Medio Oriente: parliamo un attimo di geopolitica
di Daniele Perra - 04/10/2024
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Fonte: Daniele Perra
Parliamo un attimo di geopolitica.
Sin dai tempi di Lord
Curzon e Alfred T. Mahan, il cosiddetto "Occidente" riflette sul
destino di quello che è stato definito dallo stesso Mahan come "Medio
Oriente". Lord Curzon, in particolare (autore di un voluminoso, quanto
infarcito di pregiudizi coloniali, studio sull'Iran), era fermamente
convinto che l'intero spazio dal Mediterraneo all'Oceano Indiano dovesse
essere egemonizzato dalla Gran Bretagna. Così facendo, infatti, Sua
Maestà poteva garantirsi, oltre al controllo sul Canale di Suez, una via
terrestre per la "perla dell'impero britannico": l'India. Dai primi del
Novecento in poi, la storia della regione si presenta ricca di "piani",
"accordi" e "progetti" con i quali lo stesso "Occidente" ha disegnato e
cercato di ridisegnare il profilo del Medio Oriente: dai tristemente
noti accordi segreti Sykes-Picot (con i quali Londra riuscì a tradire
non solo gli Arabi, ma pure ad ingannare i suoi alleati diretti come
Russia, Italia e la stessa Francia, ridotta ad agire come antemurale
contro una potenziale espansione sovietica dal Caucaso) fino ai più
recenti piani delle amministrazioni nordamericane. Va da sé che già con
l'Operazione Ajax del 1953, gli Stati Uniti, lungi dal soccorrere gli
Inglesi buttati fuori dal Primo Ministro nazionalista iraniano Mossadeq,
videro bene di rimpiazzarli alla lunga, divenendo i principali
referenti dello Shah.
Ora, almeno dagli anni '80 del secolo scorso
sionismo e neoconservatorismo a Stelle e Strisce (movimento, non a caso,
nato da gruppi ebraici nordamericani) hanno approntato diverse
soluzioni per la regione. Tutte, in qualche modo, si assomigliano. Tutte
mirano a trasformare il Medio Oriente in un coacervo di Stati divisi
sul piano etnico-settario e geopoliticamente dipendenti da Washington.
Il primo è stato il Piano Yinon che mirava a parcellizzare Siria e Iraq,
poi sono arrivati il Progetto Grande Medio Oriente (di stampo puramente
neocon) e le obamiane "primavere arabe" risolte nelle aggressioni a
Libia (con perdite disastrose per l'Italia) e Siria, infine, gli
"accordi di Abramo" trumpisti e il sogno di Jared Kushner di trasformare
Gaza nella Los Angeles del Mediterraneo (senza considerare i sogni
messianici del sionismo religioso). C'è solo un Paese che è riuscito ad
opporsi a tale progettualità con un certo successo e nonostante enormi
difficoltà. È l'Iran. E questo è il senso dell'Asse della Resistenza.
Dal destino di questa regione dipende realmente la prossima evoluzione
dell'ordine globale. Molto più che dal conflitto nell'Europa
mediorientale. Gli USA lo sanno bene ed Israele sta facendo il lavoro
sporco per loro.
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