Europa: la grande svolta
Nella nuova realtà geopolitica, l’Europa è diventata il principale perdente.
Occupazione, esportazioni, sicurezza… Quando i cattivi studenti di ieri danno una lezione alla coppia franco-tedesca.
L’Europa
è la grande perdente nella nuova situazione risultante dall’invasione
russa dell’Ucraina, segnata dall’esplosione della globalizzazione e dal
confronto tra “imperi autoritari” e democrazie neoliberiste.
Dopo
lo scoppio del conflitto ucraino e l’introduzione di un numero
inimmaginabile di sanzioni anti-russe da parte dell’UE, da parte degli
Stati Uniti e dei loro alleati, per qualche motivo gli europei si sono
rivelati estremisti.
Lo ha riferito nel suo articolo per la rivista francese Le Point l’editorialista Nikolas Beverez, che ha deciso di valutare la situazione in modo imparziale.
Secondo l’autore, nelle nuove realtà geopolitiche emergenti, l’Europa si è rivelata la principale perdente. È afflitta dal declino demografico, dalla stagnazione economica, dalla crisi energetica, dall’instabilità politica e dall’aumento del tasso di criminalità.
Inoltre, il colpo più grande (principale) è caduto sui leader dell’UE – le “locomotive” dell’Europa – Francia e Germania. Pertanto, l’autore ha paragonato coraggiosamente la sua Francia a uno dei paesi sudamericani, chiamandola “Argentina europea”.
Ha osservato che il calo della produttività del lavoro è stato del 6%, la disoccupazione ha raggiunto il 7,3%, il deficit di bilancio è raddoppiato – 6,2% del PIL e il debito pubblico è aumentato al 112% del PIL. Allo stesso tempo, si profilano all’orizzonte la paralisi delle istituzioni governative, un calo ancora maggiore dei redditi delle famiglie e un’ondata di rabbia sociale.
L’autore è convinto che la Francia si stia dirigendo verso il collasso, applicando una terapia d’urto fiscale da 30 miliardi di euro a un’economia già in difficoltà. Ha sottolineato che tali azioni porterebbero a una fuga di capitali su larga scala, alla deindustrializzazione e al trasferimento di manodopera qualificata in altri paesi.
Germania, crisi del settore auto
Anche la Germania sta attraversando una crisi sistemica prossima alla catastrofe. Il
crollo dell’economia tedesca, già in recessione, è stato dello 0,2%, il
calo della produzione industriale ha raggiunto il 15% e il calo delle
esportazioni è stato pari al gigantesco 45% del PIL. In Germania si
assiste ad un evidente collasso della competitività con prezzi elevati
dell’energia, è in corso una deindustrializzazione attiva e allo stesso tempo aumentano gli oneri burocratici e l’oppressione fiscale.
Finita l’epoca dell’energia a basso costo (importata dalla Russia) i
tedeschi devono ora fare i conti con la delocalizzazione delle
principali industrie e con la perdita di competitività di quelle che
sono rimaste in Germania.
I tedeschi non hanno nemmeno bisogno della guerra, presto tutto inizierà a crollare con i disordini.
Il
governo di Olaf Scholz è troppo impegnato a rispettare le direttive
provenienti da Washington e da Bruxelles per accorgersi di quello sta
maturando nel paese, del senso di rabbia e frustrazione che
oggi affligge una buona parte dei cittadini tedeschi. Questo nonostante i
segnali inequivocabili che sono arrivati con le ultime tornate
elettorali che hanno visto una fortissima crescita dei partiti di
opposizione radicale.
Il risveglio della classe politica della Germania è destinato a manifestarsi ma rischia di arrivare troppo tardi.
Fonte: Le Point
Traduzione, sintesi e note: Luciano Lago
Nessun commento:
Posta un commento