Elon Musk, il messia inquietante
di Marcello Veneziani - 20/10/2024
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Fonte: Marcello Veneziani
Mostra coraggio e magari suscita simpatia il baldanzoso
Elon Musk che contro tutto e tutti sostiene Donald Trump e scende al suo
fianco per la riconquista della Casa Bianca. Desta ammirazione il suo
schierarsi contro l’establishment, il mainstream e la sinistra globale. E
agli italiani di centro-destra piace il suo feeling con Giorgia Meloni,
fino a sospettare una love story. La prova galeotta è tutta in una foto
in cui Giorgia guarda rapita dal basso, coi suoi occhioni da fiaba, il
prode Musk. In sintesi, Melon Musk.
Ma accanto al Musk che si schiera
nella contesa politica del presente, c’è un Elon che si occupa del
futuro con l’idea di cambiare l’umanità passando al transumano,
conquistare lo spazio, trasferire all’intelligenza artificiale attività
che sono finora state appannaggio e segno dell’intelligenza umana e
naturale. Fino a promettere un’artificiale immortalità biotech.
Eccolo
il Musk ardimentoso navigatore dello spazio alla conquista di Marte e
dei pianeti più remoti; eccolo il Salvatore del mondo dal disastro
planetario attraverso un patto faustiano in cui l’umanità muta corpo,
anima e mente per attraversare le tempeste; eccolo, l’ intrepido mago
Elon ricercare l’elisir di giovinezza perenne, modificando geneticamente
e bionicamente l’umano e il naturale. “Supererò le correnti
gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. E
guarirai da tutte le malattie”, cantava Franco Battiato ne la Cura; Elon
Musk pensa di farlo sul serio…
Fascinoso e tremendo, non c’è che
dire, se non è velleitario e illusionista. Quando un uomo, da solo,
promette di sostituirsi al Destino o al Divino, alla Natura e ai suoi
limiti, senti odore di sovrumanismo, cioè di Nietzsche in versione
tecnologica. Chi disporrebbe delle chiavi di questa mutazione, chi
sarebbe il regista, dove andrebbe a parare un progetto del genere e in
mano a chi? A che punto è il progetto muskiano che prevede la
connessione tra gli smartphone, i dati digitali e la corteccia
cerebrale, creando una vera e propria telepatia, un flusso costante tra
l’uomo e la macchina? Fu battezzato Neural Lace, una specie di bluetooth
neuronale in cui collegare il cervello ai pc, cioè all’intelligenza
artificiale. Ciò procurerebbe un’espansione infinita di memoria e di
dati a disposizione; ma che fine farebbero la mente umana, l’anima,
l’identità di un soggetto, ridotto a essere un porto in cui approdano e
salpano dati, quasi una stazione postale di passaggio?
Se a coltivare
il suo sogno è un visionario solitario, un poeta o un ricercatore nel
suo laboratorio, resta nell’alveo innocuo della letteratura o
nell’ambito cauto della sperimentazione. Ma se a promettere il
cambiamento è l’uomo più ricco del mondo, un imprenditore di grandi
marchi in ambiti disparati e interconnessi, che dispone di un impero nel
campo dei trasporti, delle comunicazioni, della ricerca scientifica e
neurologica, delle imprese spaziali, allora il discorso prende una piega
diversa, anche pericolosa.
Musk, secondo Forbes, è l’uomo più ricco
del mondo, padrone di una compagnia aerospaziale, di una compagnia
automobilistica, di Twitter che ha ribattezzato X, dispone di sistemi di
trasporti spaziali avveniristici, di laboratori all’avanguardia
nell’intelligenza artificiale e nella neurotecnologia che, secondo le
leggende fiorite in questi ultimi anni, puntano a immettere nel cervello
un chip che può servire sì per correggere malformazioni anche gravi ma
può anche ridurre gli umani ad alieni, totalmente eterodiretti,
telecomandati. Anche al di là delle sue intenzioni, il progetto potrebbe
sfuggirgli di mano, come all’apprendista stregone. Facile l’ironia del
tipo Fascisti su Marte, ma qui c’è poco da scherzare. Tanto più che non
parliamo di imprese compiute da stati e unioni di stati, organismi e
alleanze internazionali, ma da un singolo Prometeo scatenato. Chi ci
assicura che il suo progetto titanico non sia al di là del bene e del
male, mosso dalla volontà di potenza che facilmente degenera in delirio
di onnipotenza? Dove finirebbero la Natura e l’Umano, coi loro limiti e
le loro identità, la cultura, la religione e la tradizione? Dove
finirebbe l’anima, che lui definisce la traccia digitale lasciata da un
essere umano e riducibile a dati scaricabili e trasferibili; che posto
avrebbe la nostra vita spirituale e la nostra intelligenza critica in
questa ebbrezza tecnologica ed escatologica? E sul piano politico è
compatibile questo suo progetto col mondo conservatore a cui si rivolge
negli States come in Italia? Vero è che è esistito il filone del
“modernismo reazionario” descritto da Jeffrey Herf ma ciò non dissipa
l’inquietudine, anzi…
Il precedente nostrano è il futurismo. In un
romanzo scritto nel 1909 in francese da Filippo Tommaso Marinetti,
Mafarka il futurista, il protagonista vuole creare l’uomo nuovo, sogno
condiviso nel primo novecento da americani, russi e italiani, cioè
capitalisti, comunisti e fascisti. E lo vuole creare “senza il concorso e
la puzzolente complicità della matrice della donna”, ma con l’ausilio
delle macchine. Visionario anche lui, ma era solo letteratura.
Insomma,
come comportarsi con Musk e i suoi progetti? Torno a terra e ricorro
alla saggezza contadina. Gloria, una prode maremmana che coltiva la
terra, usa un verbo antico delle sue parti: bisogna scattivare la frutta
e la verdura, cioè eliminare le parti brutte o marce. Così bisognerebbe
fare con la tecnologia. Si dovrebbe “scattivare” Musk e il suo
progetto… Ma chi sarebbe in grado di farlo, oltre Gloria?
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