Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

L'imputato Trump è "colpevole" , condannato in primo grado, ma non gli pregiudicherà l'elezione

 

Ieri Donald Trump è stato giudicato colpevole in primo grado, nel primo dei quattro processi che ha in corso con la giustizia americana.

Dopo avere discusso per quasi ventiquattr’ore, la giuria di 12 membri ha stabilito che Donald Trump è colpevole di aver falsificato i libri contabili, per coprire con non meglio identificate “spese legali” i 130.000 $ che ha pagato alla pornostar Stormy Daniels per tacere sulla sua relazione con lui.

Tutta la stampa del Deep State - dalla Cnn al New York Times - parla già di “convicted criminal”, ovvero di “criminale condannato”, ed è ormai evidente che questo sarà l’etichetta che Trump si porterà dietro fino alle elezioni di novembre. Lo slogan dei democratici sarà inevitabilmente “alla Casa Bianca volete Biden, oppure volete un ‘criminale condannato’ ”?

Ma non è detto che questa vittoria del Deep State si trasformi necessariamente in una sconfitta per Trump alle presidenziali. Anzi, tutti i più importanti leader repubblicani hanno già indicato che il tema della loro campagna elettorale sarà invece la “lotta ad un sistema legale corrotto”, e questo è certamente un argomento che avrà una grande trazione sulla base repubblicana.

Quindi, nella sostanza non cambia niente. Quelli che hanno già deciso di votare per il Rimba lo faranno comunque, “pur di non avere Trump alla Casa Bianca”. E quelli che avevano già deciso di votare Trump, avranno semplicemente un motivo in più per farlo.

Restano i famosi indecisi, quelli che notoriamente determinano l’esito delle elezioni negli swing states (ovvero negli “stati in bilico”), sui quali ricadrà il compito di scegliere il nuovo presidente. Sinceramente, se io fossi un elettore americano, non vorrei trovarmi nei loro panni.

Massimo Mazzucco

Sempre più comuni italiani vietano le antenne 5G: il governo prepara un piano di emergenza per favorirne la diffusione nonostante la pericolosità

 

 

Sempre più comuni italiani vietano le antenne 5G: il governo prepara un piano di emergenza

30 Maggio 2024 

https://www.lindipendente.online/2024/05/30/sempre-piu-comuni-italiani-vietano-le-antenne-5g-il-governo-prepara-un-piano-di-emergenza/

Mentre da una parte sempre più comuni ostacolano la creazione di antenne 5G invitando alla prudenza e chiedendo maggiori evidenze scientifiche che rassicurino circa gli effetti sulla salute dei cittadini, dall’altra c’è il governo che studia con Inwit, Tim e Vodafone un nuovo piano per la copertura di aree alternative da poter attuare qualora le amministrazioni meno collaborative non decidano di sbloccare i permessi: è ciò che emerge dalla nuova Relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che, pubblicata recentemente dalla Corte dei conti, ha inserito il Piano Italia 5G tra i programmi in difficoltà. Tra i motivi che pesano sul progetto però, non vi è solo la scadenza del Pnrr, ma anche gli obiettivi europei per le reti internet ultra-veloci da realizzare entro il 2025 ed il 2030 che, secondo la stessa Commissione Ue, sarebbero attualmente realizzabili con probabilità «bassa» dall’Italia.

Il Piano Italia 5G è un intervento pubblico tramite il quale il Governo intende incentivare la realizzazione delle infrastrutture di rete per lo sviluppo e la diffusione di reti mobili 5G nelle aree a fallimento di mercato su tutto il territorio nazionale, ovvero in tutte quelle aree dove l’allocazione di servizi tramite il libero mercato non risulterebbe efficiente. Si tratta di una iniziativa in attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e prevista nella Strategia italiana per la Banda Ultra Larga, la quale prevede di sviluppare una rete in banda ultra-larga sull’intero territorio nazionale per creare un’infrastruttura pubblica di telecomunicazioni coerente con gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. Il Piano – come riporta il governo – ha l’obiettivo di incentivare la diffusione di reti mobili 5G in grado di assicurare un significativo salto di qualità della connettività radiomobile mediante rilegamenti in fibra ottica e la densificazione delle infrastrutture di rete, al fine di garantire velocità di downlink e uplink più alte in aree in cui non è presente, né lo sarà nei prossimi cinque anni, alcuna rete idonea a fornire una determinata connettività in tipiche condizioni di punta del traffico. Tuttavia, negli ultimi mesi l’installazione delle antenne ha trovato ostacoli non indifferenti, tra cui l’opposizione di diverse amministrazioni comunali che hanno ritardato o negato il rilascio di permessi necessari agli operatori che dovevano effettuare l’intervento chiedendo prudenza.

Tali difficoltà sono stata inserite anche nella Relazione di maggio Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, pubblicata recentemente dalla Corte dei Conti. All’interno del documento, infatti, si legge che sono state coperte solo 160 aree su un totale di 1.385 (circa l’11,6%), mentre le aree coperte sarebbero corrispondenti al 7,7% sul totale, nonostante le stime siano ancora in corso. L’obiettivo della linea di intervento rimodulata in sede di revisione del Piano – spiega la Relazione – è quella di estendere la copertura 5G a 1.400 km di aree a fallimento del mercato, di cui 500 kmq già provviste di copertura. Tale decisione sarebbe emersa dopo aver constatato che «la popolazione residente è concentrata in punti specifici, spesso piccoli e vicini ad aree già servite» e ha reso necessaria «una ridefinizione del perimetro dell’intervento ad almeno 1.400 km aggiuntivi di zone abitate abilitati alla copertura 5G, non più limitato esclusivamente alle aree a fallimento di mercato». Inoltre, mentre il Dipartimento per la trasformazione digitale «ha avviato una cooperazione sinergica con le Amministrazioni meno collaborative», ma al contempo ha commissionato «la predisposizione di una relazione riepilogativa delle criticità riscontrate», anche al fine di individuare zone alternative per attuare un eventuale piano di recupero, da «poter attuare qualora necessario».

Questo lavoro di sostituzione delle aree problematiche è ancora in corso e – secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore – dovrebbe rispondere ad alcuni criteri specifici. In primo luogo, si potrebbero ammettere all’intervento solo le zone che facevano parte della mappatura iniziale. Inoltre, l’area “alternativa” individuata dovrebbe comunque rientrare nella stessa zona geografica del lotto a cui appartiene il comune che ostacola gli impianti e, infine, deve esserci un accordo sia di Inwit – la società italiana che opera nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni elettroniche – che di almeno uno tra i due operatori che gestiscono il servizio finale, i quali dovrebbero riscontrare “sostenibilità economica” nella nuova area individuata.

Tra i motivi che spingono alla creazione di un piano che riesca ad evitare mesi di attesa per ricorsi al TAR e permessi bloccati dai comuni però, non vi è solo la scadenza del Pnrr. L’Italia deve infatti impegnarsi per raggiungere gli obiettivi europei di connettività Gigabit Society 2025 e Digital Decade 2030, impresa tutt’altro che certa secondo lo studio della stessa Commissione Ue: secondo il documento, è «bassa» la possibilità che venga raggiunto l’obiettivo che prevede l’accesso per tutte le famiglie ad una velocità in downloading di almeno 100 megabit aggiornabili a 1 gigabit per secondo. Su tale obiettivo ci sono ben nove Paesi in posizione migliore, mentre sulle proiezioni riguardanti le sfide per il 2030, siamo in 17esima posizione. Secondo il report, a condizionare «in negativo» l’Italia c’è un mix di quattro fattori: posizione topografica non favorevole, complessità dei processi amministrativi e di coordinamento tra livelli del governo, competenze digitali e di utilizzo di internet inferiori alla media e infine – appunto – scarsa copertura di reti ultraveloci fisse.

[di Roberto Demaio]

L’Ucraina tornerà alla neutralità o dovrà affrontare la spartizione o l’annientamento La ridicola conferenza di pace di Zelensky.

 

L’Ucraina tornerà alla neutralità o dovrà affrontare la spartizione o l’annientamento

La ridicola conferenza di pace di Zelensky.

https://comedonchisciotte.org/lucraina-tornera-alla-neutralita-o-dovra-affrontare-la-spartizione-o-lannientamento/

Mike Whitney
unz.com

La portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha accettato di partecipare alla conferenza di pace sull’Ucraina che si terrà il mese prossimo in Svizzera, ad una condizione: che la Russia sia invitata. Mao ha dichiarato che Pechino sostiene la “tempestiva convocazione di una conferenza di pace internazionale che sia riconosciuta sia dalla parte russa che da quella ucraina”.

Sembra ragionevole: dopo tutto, ci si aspetterebbe che i negoziati di pace includano i rappresentanti delle parti in conflitto. Ma non è questo il caso. Mentre più di 90 Paesi hanno confermato che parteciperanno ai prossimi incontri, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha escluso l’unica nazione la cui presenza potrebbe fare la differenza. La Russia.

Naturalmente, molti analisti sono perplessi per la posizione di Zelensky, che preclude ogni possibile soluzione o fine delle ostilità. In poche parole, i combattimenti continueranno fino a quando Russia e Ucraina non condurranno negoziati bilaterali e non raggiungeranno un accordo.

Allora, cosa sta succedendo?

Sta succedendo che Zelensky sta perpetrando una frode. È chiaro che non c’è alcuna intenzione di trovare un accordo con la Russia o di porre fine ai combattimenti. Come potrebbe esserci? Dopo tutto, la Russia non è stata invitata. Quindi, dobbiamo presumere che la conferenza di pace sarà usata per qualche altro scopo, come demonizzare Putin o raccogliere ancora più sostegno per la guerra.

Ciò ci dice che né Zelensky né i suoi referenti a Washington hanno abbandonato l’idea di infliggere una sconfitta strategica alla Russia. Non stanno gettando la spugna e non stanno certo cercando aree di compromesso reciproco. No, stanno solo esplorando modi più creativi per raccogliere sostegno per la loro fallimentare crociata. La cosiddetta “conferenza di pace” serve proprio a questo, ad attirare altre reclute sul carro dell’Ucraina.

Va detto, tuttavia, che la Russia sa esattamente cosa sta facendo Zelensky e non si fa illusioni su dove porterà tutto questo. Guardate questo breve spezzone di un’intervista con il Ministro della Difesa russo Sergey Lavrov:

La conferenza svizzera è stata convocata con l’unico scopo di discutere la formula di pace di Zelensky, che verrà presentata sotto forma di ultimatum. Non è casuale che gli stessi svizzeri, compresi i diplomatici svizzeri, affermino che la conferenza non si concentrerà sulla “costruzione di ponti” per la pace, ma sul sostegno all’Ucraina.

Josep Borrel ha dichiarato che la formula di pace è l’unica iniziativa in discussione. (Nota: le altre iniziative di pace di Cina, Brasile e Lega Araba sono state tutte ignorate).

Abbiamo accesso a informazioni che, normalmente, non sono destinate al pubblico. Alla fine di aprile, discutendo della conferenza svizzera con gli ambasciatori stranieri a Kiev… Zelensky ha trascorso la maggior parte del tempo blaterando in modo quasi isterico e incoerente e implorando il sostegno per la sua formula di pace come mezzo per mettere la Russia in ginocchio. Quando una persona non sente il bisogno di controllarsi, tende a dire la verità. Coloro che ora vengono corteggiati e spinti ad andare in Svizzera, per creare una folla e a posare per una “foto di famiglia” per poter poi blaterare di un ampio sostegno alla formula di pace di Zelensky, dovrebbero essere consapevoli del luogo in cui vengono attirati. Ci si aspetta che sostengano un ultimatum che sarà poi presentato alla Russia. Questo è ridicolo.

Il Presidente Vladimir Putin ne ha parlato di recente. Questi giochi, come altre mosse di politica estera dei nostri partner occidentali che hanno perso le loro capacità diplomatiche, non hanno nulla a che fare con la diplomazia. Sergey Lavrov, Foreign Minister Press Conference

Quindi, i russi non si lasciano ingannare da queste sciocchezze, sanno che si tratta di una truffa. Sanno anche che l’intera faccenda è stata probabilmente architettata dalle agenzie di intelligence in collaborazione con i loro consulenti mediatici. Così come sanno che gli incontri saranno probabilmente usati per puntellare l’immagine ormai a brandelli di Zelensky e, ancora una volta, per trascinare la Russia nel fango. Una cosa che abbiamo già visto. Ma la realtà è che, più tempo viene sprecato in questi fiaschi di pubbliche relazioni, più la carneficina continua sui campi di battaglia dell’Ucraina orientale. Ed è questa la vera tragedia, che Zelensky continui a giocare a questi stupidi giochi mentre i suoi connazionali vengono massacrati senza un motivo apparente. Forse dovrebbe smettere di esibirsi e risolvere il problema? Forse dovrebbe pensare seriamente alla pace?

È possibile?

È possibile.

Immaginate per un attimo se Zelensky fosse sincero nel voler porre fine alla guerra. Quanti sforzi e quanti sacrifici sarebbero davvero necessari?

Non molti. Certo, sarebbe osteggiato da Washington e dagli ultranazionalisti di estrema destra del suo governo, ma il prezzo effettivo che dovrebbe pagare in termini di sangue e risorse sarebbe trascurabile. È vero, non riconquisterà mai la Crimea o il Donbass (circa il 20% dell’ex territorio ucraino), ma questo è il prezzo da pagare per una guerra di due anni con la Russia. Putin non può essere biasimato per questo. (Ricordiamo che Zelensky era pronto a firmare un accordo di pace con Putin già un mese dopo l’inizio della guerra, ma Boris Johnson aveva fatto saltare l’accordo). In ogni caso, quei territori sono andati per sempre. Il punto è salvare ciò che resta dell’Ucraina prima che i suoi confini si riducano ulteriormente. È su questo che Zelensky dovrebbe concentrarsi: preservare ciò che resta del suo Paese finché è possibile. Più la guerra si trascina, più è probabile che l’Ucraina venga divisa o trasformata in una landa desolata e inabitabile. Il momento di agire è adesso.

La buona notizia è che Putin è pronto a trattare. Nonostante la disinformazione dell’Occidente, vuole lasciarsi alle spalle questo pasticcio. Vuole porre fine alla guerra.

E le richieste di Putin non sono irragionevoli. Vuole solo garanzie sulla sicurezza della Russia, il che significa che non permetterà la presenza di postazioni missilistiche della NATO sul confine occidentale [dalla Russia]. È una richiesta che Zelensky può soddisfare a costo zero.

Cos’altro vuole Putin?

Forse vi sorprenderà, ma l’accordo che Putin cerca con Zelensky può essere ridotto ad una sola parola: neutralità. L’Ucraina deve essere uno Stato neutrale, il che significa che non deve diventare membro di un grande blocco militare come la NATO, perché la NATO è un’alleanza militare ostile, anti-russa, che ha condotto guerre di aggressione in Jugoslavia, Afghanistan e Libia. È una alleanza aggressiva, a cui deve essere impedito di mettere le sue basi, le sue truppe da combattimento o i suoi sistemi d’arma al confine con la Russia. Punto. Così come gli Stati Uniti non permetterebbero mai alla Cina di piazzare sistemi missilistici al confine settentrionale del Messico, non si può permettere alla NATO di dislocare i missili di Washington al confine con la Russia. È la stessa cosa.

Zelensky ritiene che l’Ucraina “abbia il diritto” di prendere qualsiasi accordo di sicurezza che ritenga più utile per i propri interessi nazionali. Sembra una proposta ragionevole, ma non lo è. Perché, in termini pratici, la determinazione dell’Ucraina ad aderire alla NATO ha reso il Paese meno sicuro, anzi, la probabilità di adesione alla NATO ha portato il Paese sull’orlo dell’annientamento. Quindi, se l’intenzione di Zelensky era quella di aumentare la sicurezza nazionale dell’Ucraina, questa è la prova inconfutabile che ha preso la decisione sbagliata.

Ecco una buona regola per qualsiasi nazione piccola e poco potente che condivida il confine con una superpotenza nucleare: non fare cose che spaventino il tuo vicino. Non fare cose che facciano sentire il tuo vicino minacciato. E, soprattutto, non minacciare di unirsi ad alleanze ostili anti-russe che esprimono regolarmente il loro profondo disprezzo e la loro avversione per la Russia. Questa è la corsia preferenziale per l’annientamento. Se Zelensky non lo sapeva prima, dovrebbe saperlo ora. Guardate questo estratto da un articolo del Geopolitical Monitor:

L’Ucraina non è esattamente una sconosciuta quando si parla di neutralità. All’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, nella dichiarazione di sovranità del 1° luglio 1990, il Paese aveva espresso l’intenzione di diventare uno Stato permanentemente neutrale, che avrebbe evitato di partecipare a blocchi militari e si sarebbe impegnato per la denuclearizzazione. Questo status di non allineamento si era tradotto in una politica estera vacillante, che tuttavia era apparsa favorevole al perseguimento di relazioni amichevoli sia con l’Unione europea (UE) che con la Russia, prima di essere infine abbandonata nel dicembre 2014 in seguito all’annessione della Crimea da parte della Russia e all’inizio della guerra del Donbass. Nel febbraio 2019, con la schiacciante approvazione della Verkhovna Rada (il Parlamento dell’Ucraina), la Costituzione ucraina era stata modificata, avviando così il Paese verso la piena adesione all’UE e alla NATO. Tuttavia, alla fine di marzo 2022 il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy era ancora pronto a discutere la possibilità che l’Ucraina assumesse una posizione neutrale come parte di un potenziale accordo di pace con la Russia per fermare l’invasione. A Neutral Ukraine Is Not the Answer, Geopolitical Monitor

Rivediamolo: Quando l’Ucraina aveva fatto la sua dichiarazione di sovranità statale, nel luglio 1990, si era impegnata ad essere “uno Stato permanentemente neutrale”. E, finché era rimasta fedele a questo status di neutralità, non c’era stata ostilità tra Mosca e Kiev. Ma non appena gli Stati Uniti avevano rovesciato il governo ucraino con il colpo di Stato del 2014, l’Ucraina aveva rinunciato alla sua neutralità e da allora erano iniziati tutti i problemi. È chiaro che non erano stati i leader ucraini indipendenti a scegliere di abbandonare la neutralità. La decisione era stata presa a Washington dai neoconservatori che volevano spostare il loro esercito globalista più vicino al confine con la Russia. Questa non è una speculazione, è quello che è successo. La NATO aveva mentito sul fatto che “non si sarebbe mossa di un centimetro verso est” dopo la riunificazione della Germania e ha continuato a spingersi verso est fino a trovarsi proprio alle porte della Russia. Alla fine, dopo essere stata messa alle strette, la Russia aveva utilizzato l’unica opzione disponibile e aveva reagito. Il 24 febbraio 2022 la Russia aveva lanciato la sua Operazione militare speciale (OMS).

Naturalmente, molti pensano ancora che Putin voglia ricostruire l’impero sovietico e che l’Ucraina sia solo il primo passo di una lunga marcia attraverso l’Europa. Fortunatamente, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg aveva sfatato questa credenza in una conferenza stampa nel settembre 2023. Ecco cosa aveva detto:

Il Presidente Putin aveva dichiarato nell’autunno del 2021 e, in realtà, aveva inviato una bozza di trattato che voleva far firmare alla NATO, una promessa di non allargare più la NATO. Questo è ciò che ci aveva inviato. Ed era una condizione preliminare per non invadere l’Ucraina. Ovviamente non l’abbiamo firmato.

“È successo il contrario. Voleva che firmassimo quella promessa di non allargare mai la NATO. Voleva che eliminassimo le nostre infrastrutture militari in tutti gli alleati che hanno aderito alla NATO dal 1997, il che significa che metà della NATO, tutta l’Europa centrale e orientale; dovremmo eliminare la NATO da quella parte della nostra Alleanza, introducendo una sorta di adesione di serie B, o di seconda classe. L’abbiamo respinto.

“Così è entrato in guerra per evitare che la NATO, più NATO, si avvicinasse ai suoi confini. Ha ottenuto l’esatto contrario. Ha ottenuto una maggiore presenza della NATO nella parte orientale dell’Alleanza e ha visto che la Finlandia ha già aderito all’Alleanza e la Svezia sarà presto un membro a pieno titolo.

“Questo è un bene per i Paesi nordici. È un bene per la Finlandia e la Svezia. Ed è anche un bene per la NATO. E dimostra che, quando il Presidente Putin ha invaso un Paese europeo per impedire un aumento della NATO, ha ottenuto l’esatto contrario”. Putin invaded Ukraine to stop NATO, says NATO chief, YouTube

 Quindi, Putin non è entrato in guerra per ricostruire l’impero sovietico. È entrato in guerra per impedire che una coalizione militare ostile, contraria alla Russia, si posizionasse sul suo confine, da dove i suoi missili avrebbero potuto colpire Mosca in meno di 7 minuti.

È stato irragionevole da parte sua?

Certo che no. Stava semplicemente agendo nell’interesse del suo Paese su una questione di importanza critica (esistenziale). Guardate questo breve video di 1 minuto di John Mearsheimer che arriva alle stesse conclusioni:

“… Mettiamola in modo diverso: l’Ucraina – secondo la sua Costituzione e la sua Dichiarazione di sovranità del 1990 – era un Paese neutrale. Ha abbandonato la neutralità nel dicembre 2014. Pensateci. Quindi, se l’avessimo lasciata in pace, oggi l’Ucraina sarebbe intatta, compresa la Crimea. E tutte queste persone morte non sarebbero morte”. John Mearsheimer, Would Neutrality Have Prevented the War, You Tube

Per Zelensky, la scelta non potrebbe essere più chiara. L’Ucraina o sarà neutrale o sarà annientata. La scelta spetta a lui. Ma una cosa è certa: la Russia non vivrà con una pistola puntata alla testa. Ormai lo sappiamo.

Mike Whitney

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/ukraine-will-return-to-neutrality-or-face-partition-or-annihilation/
29.05.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Durante la settimana il regime di Kiev ha tentato ripetutamente di attaccare in particolare la Crimea utilizzando varie armi occidentali


Il Ministero della Difesa russo ha parlato dei tentativi delle forze armate ucraine di attaccare la Crimea con UAV, droni navali e missili ATACMS

Il Ministero della Difesa russo informa che durante la settimana il regime di Kiev ha tentato ripetutamente di attaccare il territorio russo utilizzando varie armi. Questi non sono solo UAV, ma anche droni marini (BEC – barche senza pilota) e missili ATACMS americani.

Dal messaggio del Ministero della Difesa:

I sistemi di difesa aerea hanno distrutto 8 missili tattici operativi (ATACMS) sul Mar d’Azov e otto UAV sono stati intercettati sul Mar Nero vicino alla costa della penisola di Crimea.

Il servizio stampa del dipartimento riferisce anche della distruzione di due BEC ucraini inviati dal nemico verso la Crimea.

Missili USA ATCM contro la Crimea

In precedenza era stato riferito che i droni navali ucraini si stavano spostando dalla costa di Odessa sul Mar Nero verso la costa orientale della Crimea.

Tutto ciò dà motivo di affermare che il nemico non abbandona i tentativi di attaccare sia la stessa penisola di Crimea che il ponte di Crimea. Ricordiamo che diverse settimane fa la Direzione principale dell’intelligence e altri dipartimenti dell’Ucraina hanno apertamente minacciato di colpire questa struttura infrastrutturale russa.

Vale anche la pena ricordare che la Germania ha interrotto le indagini sui generali della Bundeswehr che discutevano su “quanti missili sarebbero necessari per distruggere il ponte di Crimea”.

Fonte: Top War

Traduzione: Luciano Lago

USA e Nato non si possono permettere una sconfitta netta in Ucraina, ricorreranno al terrorismo sul territorio russo affidato alla CIA ed al M-16


Tempo scaduto: Direttiva USA/NATO prevede l’attacco multiruolo alla Russia

di Luciano Lago

Le intenzioni degli Anglo Statunitensi nei confronti della Russia sono ormai piuttosto evidenti, emergono dai rapporti riservati della Rand Corporation e da altri organismi collegati al Pentagono. Mentre si profila sempre più evidente la sconfitta dell’Ucraina ed il successivo prevedibile crollo dell’esercito di Kiev, sotto l’incalzare dell’offensiva russa, prende piede la nuova strategia degli Stati Uniti e della Nato.

Gli Stati Uniti e la Nato non si possono permettere una sconfitta netta in Ucraina nell’imminenza delle elezioni presidenziali USA. Per tale motivo Washington deve adottare un piano B, quello che già avevano da tempo pronto nel cassetto gli strateghi statunitensi.
Il presidente francese Macron non ha fatto mistero ed ha rivelato quale sarà la strategia dell’Occidente: colpire il territorio russo in profondità, inviare truppe NATO in Ucraina e mettere in atto tutti i tentativi di destabilizzazione della Russia all’interno.

Questi gli obiettivi dichiarati e ci sono pochi dubbi che questa sarà la strategia della Nato e di Bruxelles. Il lavoro sporco, quello del terrorismo sul territorio russo, sarà affidato alla CIA ed al M-16 britannico, specialisti nel reclutare e addestrare squadre di terroristi, contando anche sull’esperienza dei servizi di intelligence di Kiev, già esperti di omicidi mirati e sabotaggi.

Crocus City Hall Mosca

Dietro i proclami fatti dal presidente francese della sua visita in Germania, tutto si poteva riassumere in una semplice formula fatta nello spirito della propaganda di Goebbels. Formalmente sono discorsi “per rafforzare l’unità europea”, ma nella sostanza per aumentare gli ascolti alla vigilia delle elezioni del Parlamento europeo.
Macron in particolare ha ribadito che l’Europa non è in guerra con la Russia e il suo popolo, ma solo con il suo governo, che impedisce agli europei di prosperare.
La Russia è stata individuata come la principale minaccia al “paradiso europeo”, per questo Macron ha chiesto la “difesa della democrazia contro le forze nazionaliste”.
Oltre a questo è andata in onda la consueta retorica dei “valori europei” che devono essere difesi ovunque e in particolare sono in gioco in Ucraina, “dove sono in questione la nostra sicurezza e la nostra pace”: se Kiev non verrà aiutata, l’Europa andrà incontro alla distruzione. Stesso discorso dall’alto rappresentante della UE, Josep Borrell, che ha affermato la necessità di colpire la Russia sul suo territorio per riequilibrare le sorti del conflitto.


Si sono associati i governi di altri paesi europei, come la Polonia, l’Estonia, la Finlandia, la Danimarca e l’Olanda. Tutti favorevoli a rimuovere ogni limitazione alle armi della Nato fornite all’Ucraina per colpire il territorio russo in profondità. Qualche dubbio ad essere coinvolti in una guerra con la Russia da Italia, Spagna, Ungheria, Slovacchia e qualche altro governo in giro per l’Europa.
Tuttavia, a parte la possibilità di infliggere danni essenziali alla Russia colpendo in profondità sul suo territorio strutture industriali, energetiche, magazzini militari, aeroporti e altre infrastrutture, i principali obiettivi saranno le città russe dove seminare terrore e caos colpendo i civili per suscitare malcontento contro il regime di Putin. Significativo ed esemplare l’attacco avvenuto a Marzo contro il Crocus City Hall di Mosca (143 morti). Un attacco risultato coordinato dai servizi britannici e ucraini. Tutto lascia prevedere che quel tipo di attacchi si moltiplicheranno, così come i bombardamenti di zone civili, come avvenuto ripetutamente a Belgorod, Kursk e altre città russe.

L’occidente deve avere un nemico da demonizzare e indicare come responsabile di tutti i mali e questo è perfettamente personalizzato nel presidente Putin, visto come il “nuovo Hitler” e nella Russia, paese euroasiatico, legato a una visione tradizionalista, umanista e cristiano ortodossa, in contrapposizione con i “valori ” europei di progressismo, neoliberismo, relativismo, LGBT, transumanesimo, globalismo e individualismo.

La Russia deve essere sconfitta, lo hanno detto Biden, Macron, Draghi, Schulz, Stoltenberg e altri importanti esponenti dell’Occidente progressista e liberal.
Per ottenere la sconfitta della Russia gli anglosassoni contano non più soltanto sugli ucraini, ormai in esaurimento, ma adesso anche sugli altri europei che devono subentrare a pieno titolo sul campo di battaglia con gli stivali sul terreno e con nuove potenti armi, missili, droni e aerei da guerra che serviranno finalmente per colpire i punti vitali della Russia e infliggere una dura sconfitta.
Tuttavia i responsabili occidentali, accecati dalla loro libidine guerrafondaia, non sono consapevoli del rischio a cui stanno esponendo i loro popoli e le loro nazioni, nell’epoca nucleare che non lascia spazio ai vecchi conflitti di stile novecentesco fino ad oggi combattuti nel contesto europeo.

Loro non tengono conto che questa per la Russia è una guerra esistenziale dove è in gioco la sua sopravvivenza come stato contro coloro che la vogliono annientare e dove devono difendere l’esistenza delle comunità russofone del Donbass e delle altre regioni della Novorussia dove queste comunità erano minacciate dalla pulizia etnica del regime di Kiev.
Quando si lotta per la propria esistenza non si escludono le armi nucleari, lo dice la stessa dottrina militare russa ma questo in occidente non lo hanno ben calcolato. Le conseguenze di un tragico errore di calcolo ricadranno sui cittadini europei i quali inconsciamente oggi continuano a ballare sul Titanic, per lo più ignari di quanto accade

Zakharova: La NATO dovrà rispondere degli attacchi dell’Ucraina alla Russia con armi occidentali

Zakharova: La NATO dovrà rispondere degli attacchi dell’Ucraina alla Russia con armi occidentali


Zakharova: La Russia comprende il ruolo della NATO nei possibili attacchi di armi occidentali sul suo territorio

L’Ucraina non ha bisogno del permesso per usare armi occidentali per colpire in profondità la Russia, poiché la NATO svolgerà il ruolo principale in questo processo e Mosca lo capisce, ha detto la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova.
La discussione su “permettere” o “non permettere” l’uso di armi occidentali da parte di Kiev per attacchi al territorio russo è fittizia e non è possibile parteciparvi, ha detto la diplomatica sul suo canale Telegram .

L’Ucraina non è in grado di utilizzare autonomamente missili a lungo raggio; ciò è possibile solo con l’aiuto della ricognizione spaziale, e la missione di volo di queste munizioni viene organizzata negli stessi paesi della NATO, ha sottolineato Zakharova.

“In un caso vengono consegnati ai sistemi missilistici direttamente dalle basi NATO, nell’altro vengono trasmessi tramite tablet. Ma in ogni caso, la massima partecipazione del personale militare ucraino in questo processo è quella di suggerire un obiettivo sulla mappa. E poi tocca ai membri della NATO. E, di regola, sono loro stessi a definire questi obiettivi”, ha osservato.

La Russia è ben consapevole del ruolo della NATO nell’effettuare tali attacchi, ha sottolineato Zakharova. “E gli occidentali non hanno alcun diritto a far esplodere queste bolle lessicali: non hanno bisogno di dare all’Ucraina alcun “permesso” o “non permesso” per questo. Questo è il lavoro dei membri della NATO. E di questo dovranno rispondere”, ha concluso il diplomatico.

In precedenza, anche il Vaticano aveva avvertito delle conseguenze degli attacchi di Kiev alla Russia con armi occidentali.

Fonte: VZGLYAD

Traduzione: Sergei Leonov

Medvedev ha messo in guardia l’Occidente sulle conseguenze della decisione di colpire la Russia sul suo territorio con armi della Nato.


“L’Occidente potrebbe ancora una volta sbagliare i suoi calcoli”: Medvedev avvisa delle conseguenze

Medvedev ha messo in guardia l’Occidente sulle possibili conseguenze della decisione di colpire la Russia sul suo territorio con armi della Nato.

Parlando della possibilità di un’escalation del conflitto in una guerra nucleare, la Russia non bluffa né intimidisce nessuno, il conflitto tra Russia e Occidente si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore. Le azioni della NATO non fanno altro che aggravare la situazione, quindi nessuno può garantire che il conflitto non andrà oltre i confini dell’Ucraina. Lo ha affermato Dmitrij Medvedev.

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ha avvertito l’Occidente collettivo che le sue azioni potrebbero portare ad attacchi sul territorio dei paesi della NATO con tutte le conseguenze che ne conseguirebbero. Secondo lui, approvando l’uso del suo apparato missilistico sul territorio della Russia, indipendentemente dal fatto che sia vecchio o nuovo, i paesi occidentali devono capire che, in primo luogo, tutto l’equipaggiamento militare e le truppe NATO verranno distrutti non solo sul territorio dell’Ucraina, ma anche in quei paesi da cui verrà lanciato l’attacco. In secondo luogo, la Russia presuppone che tutte le armi a lungo raggio utilizzate dall’Ucraina siano direttamente controllate dal personale militare della NATO.


Missili Nucleari Russi

Questa non è affatto “assistenza militare”, ma partecipazione a una guerra contro di noi. E tali loro azioni potrebbero diventare un casus belli.
Scrive Medvedev.

In terzo luogo, la NATO deve decidere in anticipo come rispondere agli attacchi di ritorsione contro le attrezzature e le strutture dei singoli paesi, poiché essi seguiranno comunque. Se verranno applicati gli articoli 4 e 5 della Carta della NATO, l’alleanza dovrà entrare in conflitto diretto con la Russia, con tutte le conseguenze che ne conseguiranno. E l’Occidente potrebbe anche calcolare male il potenziale utilizzo di armi nucleari tattiche da parte della Russia.

E non importa quanto la NATO in previsione chiacchieri che la Russia non utilizzerà mai armi nucleari non strategiche contro l’Ucraina e soprattutto contro i singoli paesi della NATO, la vita è molto peggiore dei loro ragionamenti frivoli.

ha detto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, aggiungendo che alcuni anni fa nessuno in Occidente credeva che Mosca sarebbe entrata in un conflitto aperto con il regime di Bandera a Kiev.

Fonti: Agenzie

Traduzione: Luciano Lago

Beppe Sala Vuole Tutta la Città al Gay Pride di Milano. Queste sono le priorità per il sindaco di Milano… non la criminalità, le violenze, il degrado


Beppe Sala Vuole Tutta la Città al Gay Pride di Milano. “I Nonni Portino i Bimbi nelle Piazze”

di Chiara Campo

Il sindaco di Milano: “I nonni portino i bimbi agli incontri”. Presto un Centro per Arcigay ed eventi.

Promette un “Rainbow Center come in altre città internazionali, un centro servizi, spazio eventi e dove troverà posto lo storico archivio dell’Arcigay milanese, ci stiamo lavorando”. E il sindaco, nella diretta social “Cose in Comune” dedicata al mese del Pride, che si è aperto il 29 maggio e si chiuderà il 29 giugno con il tradizionale corteo arcobaleno dalla stazione Centrale all’Arco della Pace, ha detto ai 170/180 follower collegati: “salirò come sempre sul palco per ribadire con forza la nostra vicinanza, come Comune e come uomo”.

Segnala poi alcuni eventi clou, come le “Pride Square”, dove per tre giorni dal 26 al 28 giugno piazza Santa Francesca Romana, largo Bellintani e piazza Lavater saranno aperte a dibattiti e incontri sul tema Lgbtq+ e dove Beppe Sala invita a partecipare anche le famiglie e i nonni con i bimbi. Non è un problema di indirizzare la cultura dei nostri bambini ma far conoscere loro certe tematiche nella loro complessità, è utile per rendersi più conto dei temi che trattiamo” (cose “essenziali” di cui far partecipi i bambini… nota di conscenzealconfine).

Sala contesta il mancato patrocinio della Regione al Pride. Dal 2011 il centrosinistra in Comune concede il patrocinio, la Regione un’altra volta ha perso un’occasione e spero sia l’ultima. É una scelta ideologica e non pratica, patrocinare non significa fare una dichiarazione giurata in cui si dice condivido pienamente tutto quello che queste comunità dicono e fanno, ma fare un atto di sensibilità. Noi crediamo di stare con fermezza con chi difende i diritti umani nella loro complessità”.Il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia Christian Garavaglia ha difeso la scelta dell’Ufficio di presidenza del Consiglio, “noi siamo per la lotta alla discriminazione in ogni sua forma, lo sosteniamo con convinzione, ma proprio le manifestazioni come il Pride hanno più volte dimostrato di offendere e insultare chi ha opinioni diverse dalla loro. E le logiche divisive non appartengono alla Regione”.

Sala cita più volte “l’amata Costituzione” per difendere i diritti gay e tuona ancora una volta contro l’interruzione delle trascrizioni dei figli nati all’estero da coppie omo (sia mamme che papà tramite il ricorso alla Gpa, gravidanza per altri) imposta “dal governo con circolare ministeriale ai prefetti”, salvo riconoscere che “recepiva una sentenza della Corte costituzionale”. Il sindaco “nel vuoto legislativo” aveva ripreso le registrazioni dal 2022. “C’è un’apparente follia legislativa – sostiene – perché se due mamme partoriscono in Italia si registra solo la madre biologica, se i bimbi nascono all’estero si trascrivono tutte e due perché lo dice il diritto europeo. Ma continueremo a batterci”.

Ribadisce che Milano “è prima città italiana in ambito internazionale che ha accolto in modo strutturale la comunità Lgbtq+, passando il messaggio che non devono avere difficoltà a inserirsi sia socialmente che professionalmente.

E non possiamo non riconoscere che Milano ha sviluppato interi sistemi economici e professionali che sono un fiore all’occhiello del Paese in cui queste comunità trovano gratificazione, mi riferisco alla moda e alla creatività. Lo sviluppo che questi settori hanno avuto non si sarebbe potuto realizzare senza il contributo fondamentale della comunità gay”.

Queste sono le priorità per il sindaco di Milano… non la criminalità, l’immigrazione fuori controllo, le violenze, il degrado… le attese interminabili per le visite mediche… ecc. ecc. (nota di conoscenzealconfine)

Articolo di Chiara Campo

Fonte: https://www.ilgiornale.it/news/sala-vuole-tutti-piazza-gay-e-lgbt-2327846.html

Allarmi atomici russi , colpirli è follia L'allarme lanciato dal Washington Post.

 

Allarmi atomici russi , colpirli è follia

L'allarme lanciato dal Washington Post. Uno dei radar è puntato verso il medio oriente. Intanto nella NATO si continua a spingere per alzare il livello dello scontro.
 
 
Allarmi atomici russi , colpirli è follia Tempo di lettura: 4 minuti

Il Washington Post pubblica un articolo critico sugli attacchi alle basi che ospitano i sistemi di allarmi atomici russi portati alcuni giorni fa dalle forze ucraine (il media Usa non può ovviamente che limitarsi alle responsabilità ucraine, anche se è ovvio che esse vadano ricercate altrove, ma quel che conta è che mette in guardia dal perseverare in tale follia).

U.S. concerned about Ukraine strikes on Russian nuclear radar stations

Nella nota, infatti, le considerazioni di un funzionario americano: “La Russia [a seguito di tali attacchi] potrebbe pensare di avere una ridotta capacità nell’individuare tempestivamente un attacco nucleare e ciò potrebbe diventare un problema. Dovrebbe essere ovvio a tutti che non c’è alcuna intenzione [da parte degli Stati Uniti] di usare le armi nucleari contro la Russia. Ma, certamente, siamo preoccupati di come la Russia potrebbe percepire il fatto che le sue capacità deterrenti siano prese di mira e che i suoi sistemi di allarme rapido vengano attaccati”.

Al di là delle critiche del WP, tese a raffreddare le teste calde in giro per l’Occidente, l’articolo contiene un cenno importante e riguarda una delle basi colpite. Nel dare ragione delle operazioni, infatti, un funzionario ucraino interpellato dal media americano ha spiegato che le basi in questione erano state usate dai russi per monitorare le attività delle forze di Kiev.

Possibile per una delle due basi, più prossima al fronte (anche se i dubbi in proposito sono legittimi), più difficile per la seconda. Così, infatti, il WP: “Alcuni analisti sono rimasti perplessi riguardo gli obiettivi: mentre Krasnodar ((si veda la foto) è abbastanza vicina all’Ucraina tanto da poter tracciare missili e droni, la stazione radar vicino a Orsk è focalizzata sul Medio Oriente e sulla Cina”.

“Alla domanda sul perché abbiano preso di mira un sito così lontano, il funzionario ucraino ha affermato che la Russia ‘ha utilizzato tutte le sue capacità per la guerra contro l’Ucraina’”. Spiegazione più che improbabile.

Il sistema di allarme russo puntato sul Medio oriente

Così resta il mistero del perché tentare di accecare un sistema di rilevamento predisposto a lanciare l’allarme in caso di un attacco nucleare proveniente dalla Cina o dal Medio oriente. Di certo, la Russia non ha nulla da temere dal Dragone, così l’attenzione va a focalizzarsi sul Medio oriente. E l’unico Paese mediorientale dotato di atomica è Israele.

Va da sé che l’attacco era del tutto simbolico ed è arduo trovarne una qualche motivazione, perché apparentemente Israele non ha nulla a che vedere con la guerra ucraina.

Restando tale obiezione, ma anche la consapevolezza che, sottotraccia, nel conflitto ucraino si consumano conflittualità più segrete, altre da quelle che conflagrano pubblicamente, il cenno in questione conserva una qualche suggestione.

Nel leggerlo, la memoria è meccanicamente corsa a una recente rivelazione di Pepe Escobar (che non ha avuto pubblica conferma, né avrebbe potuto averla anche se vera) secondo il quale all’attacco dimostrativo iraniano contro Israele, Tel Aviv avrebbe deciso di rispondere con una bomba atomica, che avrebbe dovuto esplodere in altitudine provocando un devastante impulso Emp sull’Iran.

Una rivelazione alla quale Escobar diceva di aver avuto conferme successive di alto livello, sebbene anonime, e secondo la quale il velivolo israeliano scelto per la missione sarebbe stato abbattuto dai russi.

La suggestione di cui sopra potrebbe quindi portare a pensare che Tel Aviv, tramite il drone più o meno ucraino in oggetto (guidato da ben più esperte mani), abbia voluto in qualche modo inviare un messaggio a Mosca, ricordandogli che anch’essa è potenza nucleare.

Ma tant’è, le suggestioni valgono quel che valgono, cioè nulla. Resta, appunto, la preoccupazione Usa di cui si è fatto voce il WP, che appare sincera. Sebbene in Occidente dilaghi la follia, registriamo con favore questo accenno di ragionevolezza, seppur residuale.

Il dilemma dei missili Nato contro la Russia

A proposito di follia, nell’articolo del WP si segnala un altro cenno significativo, cioè che Tony Blinken, il peggior Segretario di Stato della storia degli Stati Uniti, starebbe cercando di convincere il titubante Biden a dare un nulla osta a Kiev per usare le armi americane contro il territorio russo.

Si tratta del tema più attuale e cruciale del conflitto ucraino e sul quale sono concentrati i leader della Nato. Ad oggi persistono le remore a dare tale luce verde a Kiev, avendo la Russia chiaramente avvertito sulle possibili reazioni a questa aperta dichiarazione di guerra (ché di questo si tratta).

Nonostante i rischi, però, alcuni Paesi hanno già dato il loro placet e sono Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia, Repubblica Ceca, Svezia, Estonia e Canada. Nello stilare tale elenco, Strana osserva che nessuno di questi Paesi possiede missili a lungo raggio, in grado cioè di colpire il territorio russo.

Il passo compiuto – evidentemente dovuto a indebite ingerenze esterne – secondo Strana si spiega come “un tentativo di indurre Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti a permettere gli attacchi contro la Federazione Russa secondo la logica ‘molti Paesi hanno già dato il loro consenso, i raid sono già in corso, quindi diamo il via libera” anche noi.

Страны НАТО заявляют о разрешении Украине бить их оружием по территории РФ. В чем нюанс

Osservazione convincente, ma che potrebbe avere una subordinata. Infatti, tali Paesi potrebbero ricevere, in via più o meno riservata, i missili a lungo raggio dalle nazioni che li possiedono, evitando a queste di essere coinvolte direttamente nello scontro. L’azzardo implicito è che la Russia per l’ennesima volta eviti di rispondere.

Il punto è che questo conflitto vive di tante, troppe, ambiguità, anche perché l’Occidente ha fatto sì che, da limitato, assumesse i connotati di una guerra mondiale, con l’esito che è diventato decisivo per le sorti del mondo prossimo venturo. Da cui la sua configurazione esistenziale, con tutti i rischi che riserva un conflitto esistenziale. Ci torneremo.

Orbán: «Le elezioni europee sono una scelta tra guerra e pace. Non ho mai visto una tale irresponsabilità in vita mia”

 

Orbán: «Le elezioni europee sono una scelta tra guerra e pace»

Le elezioni del Parlamento europeo del 9 giugno rappresentano una scelta cruciale tra guerra e pace, il futuro dei nostri figli e le opportunità di vita in generale per l’Ungheria, ha affermato il primo ministro ungherese Viktor Orbán.

Lo riferisce l’agenzia ungherese MTI.

Viktor Orbán ha espresso la sua preoccupazione per il tentato omicidio del primo ministro slovacco Robert Fico durante un’intervista sul canale YouTube Patrióta. Innanzitutto ha espresso preoccupazione per la sicurezza dei suoi colleghi. Ha anche espresso il timore di ritrovarsi isolato a Bruxelles con la sua posizione sulla guerra, con l’imposizione di “nuove regole di sicurezza”.

Riguardo alla guerra, Orbán ha criticato la percezione dei politici europei che vedono le armi nucleari principalmente come un “deterrente tattico” piuttosto che come qualcosa da utilizzare effettivamente.

Ha ricordato che durante la seconda guerra mondiale nessuno credeva che gli americani avrebbero effettivamente usato la bomba nucleare. Secondo lui, le discussioni sulle armi nucleari sono di cattivo auspicio. E l’espressione “La missione della NATO in Ucraina fa rizzare i capelli”, ha aggiunto il primo ministro ungherese.

Orbán ha descritto le conversazioni sulle armi nucleari tattiche, sulle munizioni all’uranio impoverito, sulla guerra mondiale e sull’invio di truppe difensive oltre i propri confini come “orribili”. Egli ha sottolineato che la resistenza a queste idee è più forte tra gli ungheresi che tra le popolazioni dei paesi occidentali, aggiungendo che attualmente ci troviamo “nel mezzo di un processo che potrebbe essere visto tra dieci anni come il preludio alla Terza Guerra Mondiale”. .

Ha accusato l’Europa di irresponsabilità di fronte al suo coinvolgimento nel conflitto ucraino, senza valutare quanto ciò le costerebbe. “L’Europa si sta lanciando in una guerra senza nemmeno valutare i costi e i mezzi necessari per raggiungere gli obiettivi militari prefissati. Non ho mai visto una tale irresponsabilità in vita mia”, ha concluso Viktor Orbán.

fonte: Osservatore continentale

Oltre 115 Paesi hanno partecipato alla commemorazione di Raisi. La tragica perdita dell’Iran rafforza la sua diplomazia globale

 

La tragica perdita dell’Iran rafforza la sua diplomazia globale

Di Fereshteh Sadeghi, thecradle.co

Oltre 115 Paesi hanno inviato i loro capi di Stato o alti dignitari per commemorare il defunto Presidente e il Ministro degli Esteri iraniano. Nonostante la tragica occasione si è trattato di “un colpo di fortuna diplomatico” per gli iraniani, e questo perchè alcuni vicini, come il Bahrein, hanno colto l’opportunità di ricucire i legami dopo una pausa di nove anni nelle relazioni diplomatiche.

La scorsa settimana, capi di Stato stranieri, presidenti, inviati speciali, diplomatici, ministri, legislatori e consiglieri si sono riversati a Teheran per porgere l’ultimo saluto alle vittime dell’incidente elicotteristico che ha causato la morte del Presidente iraniano Ebrahim Raisi, del Ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian e di altre sei persone.

In tutto il Sud globale, diversi Paesi hanno dichiarato giorni di lutto nazionale e decine hanno offerto condoglianze e solidarietà alla Repubblica Islamica per la perdita del suo Presidente.

Anche gli alleati dell’Iran nell’Asse della Resistenza, che include Hezbollah del Libano, le Unità di Mobilitazione Popolare (PMU) dell’Iraq, Ansarallah dello Yemen, Hamas, la Jihad Islamica Palestinese (PIJ) e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), non hanno dimenticato l’Iran in questo momento difficile.

La presenza di funzionari palestinesi nelle cerimonie di lutto e il discorso del leader di Hamas Ismail Haniyeh prima delle preghiere di Jainaza hanno reso ancora più evidente la totale assenza dei leader dell’Autorità Palestinese (AP).

I vicini dell’Iran mostrano il loro sostegno

Un ospite degno di nota è stato il Presidente della Tunisia Kais Saeid – la prima visita storica in Iran di un capo di Stato tunisino. Aveva parlato solo una volta con Raisi a margine di un forum in Algeria nel marzo 2024 e ha ricordato quella conversazione alla Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei, dicendo che Raisi lo aveva esortato a visitare l’Iran e che non avrebbe mai immaginato di partecipare al funerale del defunto Presidente.

Anche i governanti dell’Afghanistan, i Talebani, hanno inviato una delegazione di alto livello guidata dal Vice Primo Ministro Mullah Abdul Ghani Baradar e dal Ministro degli Esteri Amir Khan Muttaqi. La delegazione ha incontrato l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al-Thani e Haniyeh di Hamas, ma non ha potuto incontrare Khamenei, a quanto pare una mossa deliberata da parte della leadership iraniana che da tempo esorta i Talebani a compiere passi più pratici e ragionevoli per migliorare le relazioni bilaterali.

L’Iraq ha dimostrato pieno sostegno all’Iran, schierando diverse delegazioni e dichiarando una giornata di lutto nazionale. Il Presidente iracheno Abdul Latif Rashid, il Primo Ministro Mohammed Shia al-Sudani, gli ex Primi Ministri Haider al-Abadi e Adil Abdul Mahdi e i capi delle fazioni politiche e delle tribù sciite e sunnite si sono recati a Teheran. Inoltre, il Presidente della Regione del Kurdistan iracheno, Nechirvan Barzani, che era stato in Iran due settimane prima del tragico incidente, ha guidato una delegazione di alto livello.

Gli Stati arabi del Golfo Persico erano tra i Paesi vicini che si sono schierati in solidarietà con il popolo iraniano in lutto. Il Principe Mansour bin Mutaib bin Abdulaziz, aiutante speciale del Re dell’Arabia Saudita Salman Al-Saud, ha guidato la delegazione da Riyadh. L’Oman ha inviato diversi ministri, mentre i ministri degli Esteri del Kuwait e degli Emirati Arabi Uniti e l’Emiro del Qatar sono volati a Teheran per rendere omaggio.

Il gesto sorprendente del Bahrain

Forse il gesto più inaspettato è arrivato dal Bahrain, un Paese che aveva interrotto i legami con l’Iran nove anni fa. Il Re del Bahrain, Hamad bin Isa Al-Khalifa, ha mandato un messaggio di condoglianze all’Ayatollah Khamenei e ha inviato a Teheran il suo Ministro degli Esteri.

Questa è stata la prima visita di un alto diplomatico del Bahrein in Iran in 13 anni. Senza dubbio, parte di questa dimostrazione di rispetto è legata al defunto Ministro degli Esteri iraniano Amir-Abdollahian, che era stato ambasciatore dell’Iran a Manama dal 2007 al 2010.

Tuttavia, sembra che il gesto del Bahrain non sia stato solo un atto di simpatia. Mentre l’Iran si accomiatava dai suoi leader il 23 maggio, Re Hamad si è recato a Mosca, dove avrebbe chiesto al Presidente russo Vladimir Putin di mediare un accordo tra Manama e Teheran.

Secondo le notizie, il monarca del Bahrein ha informato il Presidente russo che il suo Paese stava cercando di rilanciare le relazioni con Teheran. Nei video del loro incontro, Hamad ha ammesso che il suo Paese ha avuto problemi con l’Iran, ma oggi non più:

Non c’è motivo di rimandare la ripresa delle relazioni diplomatiche, perché il popolo del Bahrain ama l’Iran, ha una storia (comune) con l’Iran e vuole visitare l’Iran.

Il riferimento di Re Hamad ai ‘problemi del passato’ riguarda in particolare la rivolta delle ‘primavere arabe’ del Bahrein del 2011 contro il Governo, quando Manama aveva attuato una pesante repressione – con l’aiuto militare saudita – contro i manifestanti, per lo più sciiti, accusando la Repubblica islamica di fomentare i disordini nel piccolo Paese insulare. Si tratta di un’accusa che l’Iran respinge con veemenza ancora oggi.

Va notato che il Bahrain è un emirato a maggioranza sciita, governato da una famiglia reale di minoranza sunnita, e qualsiasi dissenso popolare contro il governo di Manama sarebbe naturalmente demograficamente a maggioranza sciita.

Le relazioni si erano ulteriormente deteriorate dopo che il Bahrein aveva iniziato a imprigionare attivisti e personaggi politici sciiti e aveva esiliato il leader spirituale della comunità sciita, lo sceicco Issa Qasim, che attualmente risiede nella città iraniana di Qom.

Il Bahrein aveva infine seguito l’esempio dell’Arabia Saudita e aveva interrotto i rapporti diplomatici con Teheran dopo che gli iraniani avevano preso d’assalto le missioni diplomatiche saudite per protestare contro l’esecuzione da parte del regno di 50 prigionieri politici sciiti, tra cui l’importante e schietto chierico sciita Sheikh Nimr al-Nimr.

Esitazione nella normalizzazione

Mentre l’Iran e l’Arabia Saudita  ripristinavano le relazioni diplomatiche con la mediazione della Cina nel marzo 2023, si pensava che anche i Paesi della costellazione saudita, che avevano tutti tagliato i legami con l’Iran, avrebbero ristabilito i rispettivi legami diplomatici. Questo era stato il caso del Sudan e di Gibuti, e, in una certa misura, dell’Egitto, che ha inviato il suo Ministro degli Esteri Shoukry per la prima volta a Teheran la scorsa settimana.

Tuttavia, la normalizzazione con il Bahrein non è progredita come previsto. Nonostante le osservazioni di Re Hamad e la sua disponibilità a ristabilire i legami, sembra che l’Iran sia ora esitante – per alcune chiare ragioni:

Il primo e più critico è l’impegno dell’Iran nei confronti dei suoi correligionari della comunità sciita del Bahrein. In linea di principio, l’Iran non intende ritirare il suo sostegno morale e spirituale agli sciiti del Bahrein, i cui leader politici e religiosi stanno scontando pene detentive a lungo termine, in cambio di un riavvicinamento con Manama.

Teheran ha da tempo dato priorità all’equa rappresentazione della maggioranza sciita del Bahrein negli organi politici e nelle istituzioni del Paese. Finché Manama non affronterà la questione dei prigionieri politici sciiti e non allenterà le restrizioni sociali e di sicurezza su questa importante comunità, è improbabile che l’Iran porti avanti una normalizzazione con il Bahrein.

In secondo luogo, e più recentemente, c’è la relazione del Bahrain con Israele, stabilita e formalizzata negli Abraham Accords del 2020 a Washington. Sebbene da allora il Bahrain abbia sospeso i legami economici con Israele e abbia richiamato il suo ambasciatore a causa del brutale assalto militare di Tel Aviv a Gaza, l’Iran rimane preoccupato per la presenza di Israele nel Bahrain.

In terzo luogo, la Quinta Flotta della Marina degli Stati Uniti è di stanza in Bahrein. L’obiettivo dichiarato di Teheran è quello di cacciare le forze armate statunitensi e straniere dalla regione e la presenza della flotta americana nel Bahrein rappresenta un ostacolo significativo. Il piccolo emirato ospita anche una base della Royal Navy del Regno Unito, fondata per la prima volta nel 1935 e riaperta ufficialmente nel 2018.

Nonostante questi ostacoli, è improbabile che l’Iran rifiuti gli sforzi di mediazione di Mosca, in quanto un funzionario del Bahrein ha rivelato che Putin farà da mediatore tra Teheran e Manama.

Consolidate gli amici, fate in modo che i nemici vengano da voi

Il sostegno e la simpatia dimostrati la scorsa settimana dai vicini dell’Iran – Stati arabi, Pakistan, Turkmenistan, Afghanistan, Turchia, Iraq, Armenia, Russia e Azerbaigian – insieme ai rappresentanti di 115 Paesi, illustrano l’efficacia della politica estera del defunto Presidente Raisi, che si basava su tre pilastri essenziali: guardare a est, impegnarsi con i vicini e unificare il Sud globale.

Mentre Teheran apprezza i Paesi che si sono uniti al lutto per i suoi alti rappresentanti deceduti, tiene il conto dei Paesi, per lo più europei, le cui ambasciate a Teheran non si sono nemmeno preoccupate di inviare un messaggio di condoglianze – le stesse missioni diplomatiche che avevano apertamente sostenuto i manifestanti durante le manifestazioni antigovernative del 2020 in Iran.

Come dice un vecchio proverbio iraniano, “Mostra rispetto, guadagna rispetto”. Il prossimo Presidente dell’Iran seguirà quasi certamente il percorso diplomatico stabilito da Raisi e Amir-Abdollahian e cercherà di espandere ulteriormente i legami con i Paesi che sono stati al fianco dell’Iran nel suo momento di dolore.

Di Fereshteh Sadeghi, thecradle.co

Fereshteh Sadeghi è una giornalista di Teheran che si occupa in particolare di politica interna iraniana. In precedenza ha lavorato per Press TV e per Al Jazeera English del Qatar.

29.05.2024

Fonte: https://thecradle.co/articles/irans-tragic-loss-spurs-global-diplomacy

Traduzione a cura della Redazione di ComeDonChisciotte.org

Nuovo attacco con missili Kinzhal sul campo di addestramento ucraino Yavorovsky uccide numerosi mercenari-istruttori NATO


Centinaia di mercenari e militari stranieri sarebbero stati distrutti da un nuovo attacco Kinzhal sul campo di addestramento Yavorovsky


L’esercito russo ha nuovamente lanciato un massiccio attacco con missili ipersonici Kinzhal sul campo di addestramento Yavorovsky, situato nella regione di Lviv.

Questa struttura, secondo Russian Arms, viene utilizzata dall’esercito ucraino per l’addestramento tattico, ingegneristico e medico, nonché per l’addestramento alla gestione dell’equipaggiamento militare. Inoltre, qui sono di stanza istruttori stranieri Nato per fornire supporto alle Forze Armate dell’Ucraina (AFU).

Secondo la stessa fonte, diverse centinaia di militanti potrebbero essere stati uccisi a seguito dell’attacco, ma il numero esatto dei morti e dei feriti non è ancora noto. Questa non è la prima volta che il sito di test Yavorovsky è stato sottoposto ad attacchi missilistici. In precedenza, sul suo territorio erano stati uccisi istruttori militari polacchi, americani e francesi, il che sottolinea la sua importanza come hub logistico chiave per il trasferimento di armi, equipaggiamenti militari e munizioni forniti dall’Occidente verso le regioni orientali dell’Ucraina.


Gli attacchi al sito di prova sono stati effettuati dal marzo 2022, quando l’impianto è stato quasi completamente distrutto a seguito di attacchi missilistici. Nonostante ciò, le forze armate ucraine hanno continuato a utilizzarlo per le proprie esigenze, rendendolo un obiettivo costante per le forze armate russe.

A seguito degli ultimi attacchi, una significativa distruzione ha nuovamente travolto il sito, rendendo difficile per l’esercito ucraino continuare a utilizzare la struttura. L’attacco con i missili ipersonici Kinzhal dimostra ancora una volta le capacità delle armi russe ad alta precisione in grado di causare danni significativi a obiettivi strategici.

Fonte: Avia pro.ru

Traduzione: Mirko Vlobodic