Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Se l’Iran bloccasse lo stretto di Hormuz il petrolio potrebbe schizzare a 350 dollari al barile


Se l’Iran blocca lo stretto di Hormuz? Petrolio a 350 dollari…

Le possibilità che si verifichino interruzioni del traffico nello stretto di Hormuz, attraverso il quale passa il 21% del consumo mondiale giornaliero di petrolio, per il momento sono basse.

Anche se molti occidentali non sanno indicare con precisione sul mappamondo dove si trova lo Stretto di Hormuz, in un futuro non troppo lontano potremmo scoprire quanto questo imbuto sia importante per l’economia mondiale.

Con le tensioni alle stelle tra Israele e Iran, si discute infatti di una possibile interruzione del traffico lungo la rotta di trasporto del petrolio più importante al mondo, lo Stretto di Hormuz. Secondo gli analisti, un blocco iraniano, o un tentativo di blocco, dello stretto tra Oman e Iran che collega il Golfo Persico con il Golfo di Oman e il Mar Arabico potrebbe facilmente far schizzare i prezzi del petrolio sopra i 100 dollari al barile.

Se Hormuz rimanesse chiuso per più di un mese i prezzi del petrolio salirebbero alle stelle

Ma, secondo la banca svedese SEB, se la situazione peggiorasse e lo Stretto di Hormuz rimanesse chiuso per un mese o più, il prezzo del Brent probabilmente salirebbe a 350 dollari al barile. La conseguenza sarebbe un crollo dell’economia mondiale, che riporterebbe i prezzi sotto i 200 dollari al barile nel giro di qualche tempo.

Le possibilità di caos nel traffico nello stretto attraverso il quale passa il 21% del consumo giornaliero mondiale di petrolio sono basse, ma se dovesse succedere il peggio, l’impatto sarebbe drammatico, non solo sui prezzi del petrolio, ma anche sui mercati del gas naturale, perché il GNL del Qatar transita attraverso quella rotta.

Stretto di Hormuz

Lo Stretto di Hormuz, che vede un flusso di petrolio di circa 21 milioni di barili al giorno, è giustamente considerato come il più importante imbuto del transito di petrolio al mondo. È la principale via di esportazione del petrolio mediorientale verso l’Asia e l’arteria chiave delle esportazioni di tutti i principali produttori della regione, incluso lo stesso Iran.

I mercati ritengono poco probabile che Hormuz venga chiuso

Secondo l’Energy Information Administration, solo l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti dispongono di oleodotti operativi in ​​grado di aggirare lo Stretto di Hormuz.

Attualmente, i mercati non ritengono che si verificherà uno shock dell’offerta nello Stretto di Hormuz, anche se, nello scenario peggiore, quella che ora è considerata una bassa probabilità potrebbe rivelarsi un’interruzione di proporzioni enormi. Quasi tutti gli analisti, per il momento, dubitano che l’escalation in Medio Oriente possa essere così grave da portare al blocco dello Stretto di Hormuz.

L'UE è Incapace a rispondere tempestivamente ai problemi reali. Il mondo sta radicalmente cambiando mentre l’Europa non vuole cambiare

 

Inarrestabile il declino della UE? Il tempo per cambiare rotta sta finendo

Una recente analisi di Bloomberg evidenzia come l’apatia e la resistenza dopo la strigliata di Mario Draghi per contrastare la debole crescita della produttività nell’Unione Europea, prevalgano su tutto.

Dopo decenni di allarmi e di crescita al di sotto della media, i leader dell’Unione Europea (UE) si trovano improvvisamente di fronte a una raffica di prove che dimostrano che il declino sta diventando inarrestabile.

Secondo Bloomberg, la UE è ad un bivio critico, con una combinazione di paralisi politica, minacce esterne e malessere economico che minaccia di porre fine alle sue ambizioni di diventare una forza globale a pieno titolo. Invece di agire come un blocco economico coeso e dinamico, gli stati membri sembrano sempre più concentrati a difendere i propri interessi nazionali.

Incapace a rispondere tempestivamente ai problemi reali

Il presidente francese, Emmanuel Macron, noto per il suo europeismo, ha ceduto il potere di veto del suo governo all’estrema destra. Nel frattempo, la più grande casa automobilistica tedesca, la Volkswagen, sta considerando di chiudere per la prima volta in assoluto le sue fabbriche in patria. A complicare ulteriormente la situazione, i giganti della tecnologia statunitensi stanno voltando le spalle al mercato europeo a causa delle nuove restrizioni sull’intelligenza artificiale.

Questi sviluppi confermano l’incapacità della UE di agire come un blocco economico coeso e dinamico, erodendo il suo status e degradando la sua capacità di rispondere ai problemi reali. Questi includono la politica industriale cinese, l’aggressione militare russa e persino una futura amministrazione antagonista negli Stati Uniti.

La recente apatia o resistenza da parte dei governi europei, dopo l’appello di Mario Draghi a maggiori investimenti e obbligazioni comuni per contrastare la debole crescita della produttività, sottolinea come la regione abbia praticamente rinunciato a provarci.

Il mondo sta radicalmente cambiando mentre l’Europa non vuole cambiare

Il problema fondamentale è che il mondo sta vivendo cambiamenti radicali dovuti al crollo climatico, al cambiamento demografico e al passaggio a un’economia post-industriale. Tutti fenomeni su cui l’Europa è in grave ritardo in termini di capacità e volontà di risposta. I rivali geopolitici della regione stanno cercando di sfruttare queste trasformazioni, mentre troppi dei membri più grandi della UE sono gravati da modelli economici che non funzionano più e da elettori che non vogliono abbracciare cambiamenti.

Come ha detto l’ex presidente polacco Aleksander Kwasniewski in un’intervista, “Qualcosa sta cambiando in modo molto, molto drammatico e molto, molto profondo in questo mondo. Non possiamo reagire efficacemente, perché siamo troppo lenti“.

Per coloro che vogliono ancora credere all’accoppiata Zelensky & Budanov migliaia di nordcoreani combattono in Ucraina a fianco dei russi

Che cosa sappiamo del presunto dispiegamento di soldati nordcoreani in Russia?

Nei giorni scorsi, le agenzie di stampa e i quotidiani italiani hanno riportato la notizia di un presunto dispiegamento di soldati nordcoreani a fianco delle forze armate russe. Nelle conclusioni emerse alla fine del vertice del Consiglio europeo del 17 ottobre, l’UE ha avvisato i “Paesi terzi” a cessare ogni forma di assistenza a Mosca e molti vi hanno letto un avvertimento indiretto a Pyongyang. Come siamo arrivati a questo punto?

Dal 10 ottobre, il Guardian ha pubblicato una serie di articoli in cui, chiamando in causa una fonte anonima ucraina, si alludeva alla presenza di «decine di nordcoreani dietro le linee russe, in squadre che “supportano i sistemi di lancio per i missili KN-23”». In un articolo successivo, il Guardian riprendeva le dichiarazioni di Volodymyr Zelensky in merito a “recenti rapporti” secondo cui la Corea del Nord starebbe anche «inviando un gran numero di truppe» in Russia. Secondo l’agenzia di spionaggio della Corea del Sud, Pyongyang avrebbe inviato 1500 soldati delle forze speciali nell’Estremo Oriente russo per l’addestramento nelle basi militari locali e questi saranno “probabilmente” impiegati per combattere nella guerra in Ucraina. E attorno a quel “probabilmente” ruota tutta l’inconsistenza della narrazione. Il capo della Direzione dell’intelligence della Difesa ucraina (GUR), il generale Kyrylo Budanov, si è spinto oltre e ha riferito che sarebbero ben 11 mila i soldati nordcoreani che si stanno addestrando nella Russia orientale, e un primo gruppo di essi – circa 2600 uomini – sarebbe già pronto a combattere nella regione di Kursk a partire dal primo novembre.

Le testate internazionali, comprese quelle italiane, hanno ripreso come oro colato la sparata dell’accoppiata Zelensky & Budanov e le insinuazioni dell’intelligence di Seoul con titoli roboanti: L’esercito della Corea del Nord va in soccorso dello zar Putin; I soldati di Kim con i russi già 1.500 al confine ucraino; Seul: “Divise russe e documenti falsi, già a Vladivostok i 1500 soldati nordcoreani che combatteranno per Mosca contro Kiev’’; ‘’11mila nordcoreani pronti a combattere per i russi’’. La rivelazione degli 007 di Kiev; L’Ue risponde alla Corea del Nord per l’invio in Russia di truppe “su larga scala”; ecc. Una breve rassegna stampa spingerebbe chiunque a presumere che le informazioni riportate su queste testate siano affidabili e che il pericolo sia concreto

Il capo della Direzione dell’intelligence della Difesa ucraina (GUR), Kyrylo Budanov

Premesso che sia la Russia sia la Corea del Nord negano tali ricostruzioni, la smentita da parte del capo del Pentagono, ripresa da Reuters, è stata volutamente ignorata da quelle stesse testate che hanno deciso di sbattere in prima pagina la notizia mai confermata. Il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha, infatti, dichiarato di non poter confermare queste notizie e che il Pentagono non ha le prove che tali insinuazioni siano vere, ma che «continua a indagare».

Che cosa sappiamo, quindi, in concreto, di queste ricostruzioni che campeggiano da giorni sulle prime pagine di quotidiani cartacei e siti online? Nulla. Nel senso che, come spesso accade con notizie di tenore propagandistico, non esistono conferme su cui costruire fantomatici reportage. Tant’è che alcuni organi di informazione hanno preferito ricorrere all’utilizzo delle virgolette per evidenziare che si tratta di notizie provenienti da “fonti di parte”, Seoul e Kiev: è il caso di Repubblica che in un articolo di Gianluca Modolo (corrispondente non si sa bene da dove) nel sommario ha preferito mettere le mani avanti e specificare che «Se fosse confermato», l’invio totale delle truppe «segnerebbe il primo coinvolgimento così massiccio in una guerra da parte dell’esercito di Pyongyang dai tempi della Guerra di Corea del 1950». Insomma, basta spingersi poco sotto il titolo per scoprire che di confermato non c’è nulla e che, per l’ennesima volta, in Occidente i mezzi di informazione rilanciano come una cassa di risonanza la propaganda di Kiev e di Seoul, senza nemmeno esserne troppo convinti. 

I numerosi precedenti che abbiamo analizzato in questa rubrica dovrebbero invitare alla prudenza. A maggior ragione quando si tratta della Corea del Nord, dove ci si trova sovente di fronte a fake news anche grottesche, diffuse da agenzie sudcoreane o da giornali satirici, ma ritenute credibili e perciò ribattute in Occidente senza averne potuto accertare la veridicità. Con ciò non si intende “difendere” o spalleggiare il regime nordcoreano, ma mostrare la dinamica che viene utilizzata con Kim Jong-un così come con altri leader stranieri al solo fine di demonizzarli. 

Il regime di Pyongyang è particolarmente chiuso rispetto al resto del mondo; quindi, è difficile ottenere notizie attendibili provenienti dal suo interno e questo, di conseguenza, ha favorito la diffusione di bufale sul suo conto, che sono state usate dalla propaganda sudcoreana. Il leader nordcoreano ha alimentato storie fantasiose talmente assurde che si fatica a credere che siano state rilanciate dai media di massa, dallo zio Jang Song-thaek, che sarebbe stato sbranato da 120 cani (la notizia falsa proveniva da un giornale semi-satirico di Hong Kong, il «Wen Wei Po»), all’ex fidanzata di Kim, la cantante Hyon Song-wol, che sarebbe stata fucilata il 20 agosto 2013,  dopo essere stata condannata per violazione delle leggi contro la pornografia (la “notizia” proveniva dal quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, grazie a “fonti” interpellate in Cina; nel maggio del 2014, Hyon Song-wol ricomparve pubblicamente, viva e vegeta, in un concerto cui presenziava lo stesso Kim), dalla morte del ministro della Difesa, che sarebbe stato giustiziato con la contraerea per un pisolino di troppo (smentita addirittura dai Servizi segreti sudcoreani ma rilanciata dai media italiani) alla macabra uccisione di un generale gettato in una vasca di piranha. 

Oggi lo schema è lo stesso: sulla base di notizie infondate, si chiede all’opinione pubblica un atto di fede. Si vuole far credere di avere la prova definitiva che «la Russia non vuole davvero la pace» per legittimare una escalation del conflitto che rischia di incendiare l’Europa. Prima di farsi trascinare in una guerra globale sarebbe almeno il caso di verificare l’attendibilità delle fonti

[di Enrica Perucchietti]

L’Iran è per ragioni politico religiose che non dispone di armi nucleari, potrebbe dispiegarle entro pochi giorni dalla decisione politica di farlo.

 

Scott Ritter - La bomba iraniana è reale ed è qui

Da mesi ormai, il mondo si è concentrato sul pericolo di una guerra nucleare tra Stati Uniti e Russia. Ma Iran e Israele potrebbero batterli sul tempo.

 

di Scott Ritter- ConsortiumNews

Lo scoppio del conflitto tra Iran e Israele sembra aver modificato la posizione iraniana contro il possesso di un'arma nucleare, poiché Israele è pronto a colpire dopo la rappresaglia di Teheran con due grandi attacchi di droni e missili balistici e da crociera.

Da aprile l'Iran ha rilasciato almeno tre dichiarazioni attraverso i canali ufficiali che hanno aperto la porta alla possibilità di revocare gli editti religiosi contro l'acquisizione di armi nucleari.

Le circostanze che, secondo l'Iran, devono esistere per giustificare questa inversione di rotta sembrano ora essere soddisfatte.

Non si tratta di semplici minacce, ma di dichiarazioni politiche che indicano che l'Iran ha già preso la decisione di dotarsi di un'arma nucleare, che i mezzi per farlo sono già pronti e che questa decisione può essere attuata nel giro di pochi giorni, una volta impartito l'ordine politico finale. 

La fatwa religiosa contro il possesso di armi nucleari è stata emessa nell'ottobre 2003 dalla Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei. Essa recita:

“Crediamo che l'aggiunta di armi nucleari e di altri tipi di armi di distruzione di massa, come le armi chimiche e le armi biologiche, siano una grave minaccia per l'umanità...[consideriamo] l'uso di queste armi come haram (proibito), e lo sforzo per proteggere l'umanità da questo grande disastro è un dovere di tutti”.

Tuttavia, la fede sciita ritiene che le fatwa non siano intrinsecamente permanenti e che i giuristi islamici possano reinterpretare le scritture in base alle esigenze del tempo.

Poco dopo che l'Iran ha lanciato l'Operazione True Promise contro Israele in aprile, Ahmad Haghtalab, un comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) responsabile della sicurezza dei siti nucleari iraniani, ha dichiarato:

“Se [Israele] vuole sfruttare la minaccia di attaccare i centri nucleari del nostro Paese come strumento per fare pressione sull'Iran, è possibile e immaginabile rivedere la dottrina e le politiche nucleari della Repubblica Islamica dell'Iran per deviare dalle considerazioni precedentemente enunciate”.

A maggio, Kamal Kharrazi, ex ministro degli Esteri che consiglia la Guida suprema, ha affermato: “Noi [l'Iran] non abbiamo deciso di costruire una bomba nucleare, ma se l'esistenza dell'Iran dovesse essere minacciata, non ci sarà altra scelta che cambiare la nostra dottrina militare”.

All'inizio di questo mese i legislatori iraniani hanno chiesto una revisione della dottrina di difesa dell'Iran per considerare l'adozione di armi nucleari, dato che il rischio di escalation con Israele continua a crescere. I legislatori hanno osservato che la Guida Suprema può riconsiderare la fatwa contro le armi nucleari sulla base del fatto che le circostanze sono cambiate.

Queste dichiarazioni, viste nel loro insieme, costituiscono una forma di politica dichiarativa che, date le fonti coinvolte, implicano che sia già stata presa la decisione politica di costruire una bomba nucleare una volta soddisfatto il criterio di sicurezza nazionale.

Ha la capacità

Da tempo l'Iran possiede la capacità di produrre e armare ordigni esplosivi nucleari. Utilizzando uranio altamente arricchito, l'Iran potrebbe costruire in pochi giorni una semplice arma a cannone che potrebbe essere utilizzata in una testata di missile balistico.

A giugno l'Iran ha informato l'AIEA che stava installando circa 1.400 centrifughe avanzate nell'impianto di Fordow. In base a calcoli derivati dalle scorte iraniane di esaflouride di uranio arricchito al 60% (la materia prima utilizzata nell'arricchimento tramite centrifuga), l'Iran potrebbe produrre abbastanza uranio altamente arricchito (cioè superiore al 90%) per fabbricare 3-5 bombe all'uranio in pochi giorni.

Tutto ciò che serve è la volontà politica di farlo. Sembra che l'Iran abbia superato questa soglia, il che significa che il calcolo alla base di qualsiasi attacco israeliano e/o statunitense all'Iran è cambiato per sempre.

L'Iran non ha fatto mistero di questa nuova realtà. A febbraio, l'ex capo dell'Organizzazione per l'Energia Atomica, Ali-Akbar Salehi, ha dichiarato che l'Iran ha superato “tutte le soglie scientifiche e tecnologiche del nucleare” per costruire una bomba nucleare, osservando che l'Iran ha accumulato tutti i componenti necessari per un'arma nucleare, tranne l'uranio altamente arricchito.

Due settimane dopo, Javad Karimi Ghodousi, membro della Commissione per la sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, ha spiegato che se la Guida suprema “desse il permesso, saremmo a una settimana dal testare la prima [bomba nucleare]”, aggiungendo poi che all'Iran “serve mezza giornata o al massimo una settimana per costruire una testata nucleare”.

Una semplice arma nucleare a cannone non avrebbe bisogno di essere testata - l'ordigno “Little Boy” sganciato su Hiroshima dagli Stati Uniti il 6 agosto 1945 era un ordigno a cannone ritenuto così affidabile da poter essere utilizzato operativamente senza alcun test preliminare.

L'Iran avrebbe bisogno di una quantità di uranio altamente arricchito compresa tra 75 e 120 libbre per ogni ordigno di tipo gun (più sofisticato è il progetto, meno materiale sarebbe necessario). Ad ogni modo, il carico utile del missile ipersonico a combustibile solido Fatah-1, utilizzato nell'attacco del 1° ottobre contro Israele, è di circa 900 libbre, una capacità più che sufficiente per trasportare un'arma all'uranio di tipo gun.

Dato che lo scudo antimissile balistico che copre Israele non è stato in grado di intercettare il missile Fatah-1, se l'Iran dovesse costruire, dispiegare e impiegare un missile Fatah-1 armato di armi nucleari contro Israele, c'è una certezza quasi del 100% che colpirebbe il bersaglio.

L'Iran avrebbe bisogno di 3-5 armi nucleari di questo tipo per distruggere completamente la capacità di Israele di funzionare come nazione industriale moderna.

Conseguenze dell'uscita dall'accordo sul nucleare iraniano

Questa situazione si è creata dopo che il Presidente Donald Trump, nel 2017, ha ritirato gli Stati Uniti dal Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), meglio conosciuto come accordo sul nucleare iraniano. Il fattore trainante della negoziazione del JCPOA, avvenuta sotto il presidente Barack Obama, era quello di bloccare il percorso dell'Iran verso l'arma nucleare.

Come ha detto Obama, “in parole povere, questo accordo prevede un divieto permanente per l'Iran di avere un programma di armi nucleari e un regime di ispezioni permanente che va oltre ogni precedente regime di ispezioni in Iran. L'accordo fornisce all'AIEA i mezzi per assicurarsi che l'Iran non lo faccia, sia attraverso strumenti di verifica specifici del JCPOA, alcuni dei quali durano fino a 25 anni, sia attraverso il Protocollo aggiuntivo, che dura a tempo indeterminato. Inoltre, nell'accordo l'Iran ha assunto impegni che includono divieti sulle principali attività di ricerca e sviluppo di cui avrebbe bisogno per progettare e costruire un'arma nucleare. Questi impegni non hanno una data di scadenza”.

All'inizio della sua amministrazione, nel giugno 2021, dopo che Trump aveva già ritirato gli Stati Uniti dall'accordo, il presidente Joe Biden dichiarò che l'Iran “non avrebbe mai ottenuto un'arma nucleare sotto il mio controllo”.

In una dichiarazione rilasciata l'11 ottobre, il direttore della National Intelligence degli Stati Uniti ha dichiarato: “Valutiamo che la Guida Suprema non ha preso la decisione di riprendere il programma di armi nucleari che l'Iran ha sospeso nel 2003”.

All'indomani della precipitosa decisione di Trump di ritirarsi dal JCPOA, l'Iran ha intrapreso azioni che hanno sottolineato che non si sentiva più vincolato da alcun limite del JCPOA.

L'Iran ha ampliato il suo programma nucleare installando centrifughe avanzate utilizzate per arricchire l'uranio e ha ridotto il monitoraggio del suo programma da parte dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA). In breve, l'Iran si è posizionato per produrre un'arma nucleare in tempi brevi.

Sebbene l'ODNI ritenga attualmente che la Guida Suprema non abbia preso la decisione politica di farlo, una valutazione pubblicata a luglio contiene un'omissione significativa rispetto alle valutazioni passate delle capacità nucleari dell'Iran.

Nella valutazione dell'ODNI del febbraio 2024 si affermava che “l'Iran non sta attualmente intraprendendo le attività chiave di sviluppo di armi nucleari necessarie per produrre un dispositivo nucleare testabile”.

Tuttavia, questa affermazione è sparita dalla valutazione del luglio 2024, una chiara indicazione del fatto che la comunità di intelligence degli Stati Uniti, in gran parte a causa della riduzione delle attività di ispezione dell'AIEA, non è in grado di comprendere gli aspetti tecnici critici delle industrie iraniane legate al nucleare.

Il senatore Lindsey Graham, dopo aver letto la versione classificata del rapporto ODNI sull'Iran del luglio 2024, ha manifestato “grande preoccupazione” per il fatto che “nelle prossime settimane o mesi l'Iran possieda un'arma nucleare”.

Cosa si prospetta per gli Stati Uniti e Israele

Questa è la situazione che Israele e gli Stati Uniti si trovano ad affrontare mentre decidono una rappresaglia israeliana contro l'Iran per l'attacco missilistico del 1° ottobre.

L'Iran ha evidenziato che qualsiasi attacco contro le sue capacità nucleari o di produzione di petrolio e gas sarebbe considerato di natura esistenziale. Ciò potrebbe innescare l'inversione della fatwa e il dispiegamento di armi nucleari entro pochi giorni dalla decisione.

Il presidente Joe Biden ha dichiarato alla stampa venerdì scorso di sapere quando e dove Israele colpirà, ma si è rifiutato di dirlo. I documenti di intelligence statunitensi trapelati negli ultimi giorni hanno mostrato i limiti della conoscenza degli Stati Uniti su ciò che Israele intende fare. 

Gli Stati Uniti e la potenza nucleare israeliana hanno a lungo sostenuto che un Iran dotato di armi nucleari rappresentava una linea rossa che non poteva essere oltrepassata senza gravi conseguenze, ovvero un massiccio intervento militare volto a distruggere l'infrastruttura nucleare iraniana.

Questa linea è stata superata: l'Iran è di fatto una potenza nucleare, anche se non ha compiuto gli ultimi passi per completare la costruzione di una bomba nucleare.

Le conseguenze di un attacco all'Iran potrebbero rivelarsi fatali per gli aggressori e forse per l'intera regione.

(Traduzione de l'AntiDiplomatico)

*Scott Ritter è un ex ufficiale dei servizi segreti del Corpo dei Marines degli Stati Uniti che ha prestato servizio nell'ex Unione Sovietica per l'attuazione dei trattati sul controllo degli armamenti, nel Golfo Persico durante l'operazione Desert Storm e in Iraq per la supervisione del disarmo delle armi di distruzione di massa. Il suo libro più recente è Disarmament in the Time of Perestroika, pubblicato da Clarity Press.

Viviamo in un mondo in cui i pazzi guidano i ciechi e nel quale prevalgono i cretini, spesso dotati di prestigiosi titoli accademici

 

La prevalenza del cretino

Nella nostra vita abbiamo sempre cercato di argomentare, di appoggiare le idee a un solido sistema di pensiero, il che costa studio quotidiano e decenni chini sui libri. Diciamo basta: è del tutto inutile dibattere o ribattere in un mondo affollato di cretini. Lo dimostrò Carlo Maria Cipolla, l’economista pavese autore de Le leggi fondamentali della stupidità umana. Lo ribadirono con l’ironia dell’intelligenza Fruttero e  Lucentini, autori de La prevalenza del cretino. “Poco interessanti catene di cause e effetti spiegano l’esponenziale proliferazione della bêtise. Figlia del progresso, dell’idea di progresso, essa non poteva che espandersi in tutte le direzioni, contagiare tutte le classi, prendere il sopravvento in tutti i rami dell’umana attività. È stato grazie al progresso che il contenibile “stolto” dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch’egli si compiace di chiamare “molto complessa” gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per “realizzarsi”. Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d’inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni: per lui, il cretino è sempre un altro”.

La citazione – e le riflessioni conseguenti- ci sono tornate in mente dinanzi alle reazioni a una dichiarazione di Marco Bucci, sindaco di Genova, candidato governatore della regione Liguria. Avere figli è un fatto positivo,
un servizio alla società, sono state le sue parole, pronunciate nella terra che detiene il triste primato delle culle vuote. Apriti cielo: l’intera galassia progressista lo ha attaccato in nome della libertà, del femminismo (???) e di non sappiamo quanti altri luoghi comuni contemporanei “de sinistra”. La denatalità impoverisce, destruttura la società, determina la fine della civilizzazione in cui si vive, fa crollare anche il sacro PIL. Sono fatti incontrovertibili, evidenze sin troppo facili da capire. Ma a che vale dimostrare, argomentare, spiegare a chi non vuole vedere né ascoltare? Esilarante l’ argomento principe delle intemerate progressiste, quello che  roncherebbe ogni discussione per manifesta inferiorità dell’avversario: le parole di Bucci provengono dal Medioevo. Allarghiamo le braccia, scuotiamo la testa e smettiamo di rispondere. Daremmo troppa importanza a un battaglione di sciocchi. A che serve ricordare che nel Medioevo fiorirono l’arte gotica e romanica, la pittura di Giotto, il genio di Dante e Tommaso d’Aquino, la grandezza del pensiero, dell’ingegneria e della matematica araba, la santità di Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, la visione politica di Carlo Magno, la geniale intuizione di progresso spirituale e civile di Benedetto da Norcia (prega e lavora), furono inventate la bussola, la scrittura musicale, recuperato il diritto romano e tanto altro? Contra cretinum non valet argumentum, con perdono del latino maccheronico.

Subito dopo, nuova dimostrazione dell’inutilità di replicare nel merito. A fronte della legge che vieta l’utero in affitto (pardon la virtuosa, gestazione per altri) abbiamo udito commenti come quello di una deputata secondo cui si tratta di “ una legge contro i bambini”. L’aborto universale no, è a favore dell’infanzia. Nichi Vendola, esponente comunista, omosessuale e genitore legale- 1, 2 o 3, non sappiamo- di un bambino concepito in provetta, portato in grembo da una donna povera pagata alla bisogna, si è espresso con la massima sobrietà nei confronti di chi ha votato la legge: sbirri talebani.

Nessun commento per rispetto di noi stessi.

Un esponente del Partito Democratico (il mondo al contrario …) ha definito la pratica dell’utero in affitto “una donazione di organo temporanea che ha il vantaggio di essere reversibile, un’azione terapeutica [che] diventa reato universale. “Umorismo involontario o radicata convinzione che sia, troppo imbarazzante replicare. Costoro rappresentano la punta di una società che vuole morire, una civilizzazione sterile per scelta, estenuata, ostile alla vita. Ha ragione Alain De Benoist, per il quale la destra ha orrore del pensiero, ma la sinistra odia la realtà. Il risultato è il nichilismo di massa per abolizione della riflessione e della realtà. I valori, i comportamenti, le credenze dominanti accolte con fervore da masse non pensanti sono profondamente negative, i prodotti di una decomposizione sociale unita a un’ eclissi del pensiero troppo avanzata per poter essere arrestata o almeno denunciata con successo.

Un esempio è l’assurda convinzione che un uomo si possa trasformare in una donna e viceversa con un atto di volontà sovrana. La genetica dice che l’uomo ha cromosomi xy e la donna xx. Il contrario è affermare il falso, un atto intellettuale tipicamente nichilista che viene imposto come verità sociale, scoperta illuminata. Ogni obiezione è rimossa o criminalizzata affinché venga ignorata dalla massa. Viene in mente un verso memorabile del poeta Antonio Machado, dedicato alla decadenza della regione che fece grande la Spagna: Castiglia miserabile, ieri dominatrice, avvolta nei suoi stracci, disprezza quanto ignora. Una caratteristica del cretino è appunto l’ignoranza soddisfatta, l’irrisione becera di ciò che non capisce.

Nel caso della denatalità, impossibile far comprendere a una generazione di individualisti, di edonisti indifferenti agli altri e al domani comune che il crollo demografico significa fine della società, povertà, squilibrio,cancellazione del futuro. Manca un codice comune. Chi non la pensa come i nuovi zombi può essere imputato di delitto di odio. Che cosa hanno fatto per me i posteri? fu una battuta fulminante di Groucho Marx ripresa da Woody Allen. Insensato quindi ragionare in termini di futuro. Il cretino contemporaneo non è solo egoista, è anche senz’anima per averla ceduta alla cultura dominante, l’unica che conosce. Nichilismo compiuto.

Capì tutto due secoli fa Tocqueville. “ Sotto il governo di uno solo, il dispotismo, per arrivare all’anima, colpiva vigorosamente il corpo. E l’anima, sfuggendo ai suoi colpi, si elevava gloriosa al di sopra di esso. Ma nelle  repubbliche democratiche la tirannia lascia il corpo e va dritta all’anima. Il padrone non dice più: pensate come me o morirete, bensì siete liberi di non pensare come me. La vostra vita, i vostri beni, conserverete tutto, ma a partire da quel giorno sarete estranei tra noi.

Vi lascio la vita, ma quel che vi lascio è peggiore della morte“. Incomprensibile come una lingua sconosciuta. Diventa allora normale, perfino logico deridere l’osservazione di senso comune sul valore di avere figli di Marco Bucci, lo scherno nei confronti di ciò che non si comprende, attribuito in negativo al Medioevo in nome di luoghi comuni cari al cretino nutrito di nozioni superficiali, prigioniero di quegli stessi pregiudizi che attribuisce agli altri. In una società che corre allegra verso la morte (gaia è l’aggettivo che meglio la definisce) occorre tornare a uno slogan del Sessantotto: una risata li seppellirà. Del resto, finire, esaurirsi, è ciò a cui aspirano. Ridiamo loro in faccia, tanto questa civilizzazione al lumicino non è una cosa seria, per riprendere il titolo di una commedia di Pirandello il cui protagonista è un tale Memmo Speranza ( nomen omen) un mediocre Don Giovanni che vuole sfuggire alla responsabilità. Proprio come il cretino nichilista contemporaneo, che ama la comodità e i diritti, sino a preferire, se proprio gli salta il ticchio di diventare genitore , la gestazione surrogata. Più pratica, senza problemi, con scelta su catalogo online e pagamento con carta di credito. Un mondo in cui davvero i pazzi guidano i ciechi e nella quale la prevalenza del cretino- spesso dotato di prestigiosi titoli accademici- si associa al nichilismo, prodromo della fine.

Moldavia – La demokrazia UE in azione per manipolare gli esiti elettorali e trasformare il paese in una Ucraina 2.0

 

Moldavia – La demokrazia UE in azione

da chi segue il voto ora per ora

Prima:

I moldavi hanno detto NO alla #UE con la #Sandu premier pro Unione Europea che ha censurato i canali russi e ostacolato ogni partito pro #Russia E nonostante questo domani i “giornali” occidentali diranno che #Putin ha influenzato con la sua #propaganda le elezioni in #Moldavi

Qualche ora dopo:

ERRATA CORRIGE

Pare che il voto dei moldavi all’estero abbia ribaltato il risultato e quindi è il SÌ alla #UE che ha vinto. Rimane il fatto che l’ingerenza della #Russia era impossibile in #Moldavia

https://twitter.com/matt7gh/status/1848268934501261387

Il miracolo spiegato:

Nel paese della guerrafondaia #MaiaSandu che stranamente divenne presidente con i voti dall’estero di giorno il no per l’adesione all’UE raggiunge quasi il 60% di notte quando meno occhi “guardano”magicamente il Si passa in vantaggio, poi parlano della #Russia di #Putin
La UE ha deciso che la Sandu deve vincere e stanno facendo di tutto perché accada. Non chiamate questa merda “democrazia”. A Mosca migliaia di moldavi residenti in Russia si sono recati a votare presso l’ambasciata moldava. Hanno però scoperto che lo Stato moldavo ha messo a disposizione della popolazione moldava di lingua russa solo 10.000 schede elettorali (a fronte degli oltre 500.000 moldavi aventi diritto, una palese manipolazione da parte di Sandu).

Nella notte accadono i miracoli un no al 58% passa clamorosamente al 50,10%, per trasformarsi in Si con i risultati definitivi. Questi sono i miracoli della Democrazia Europea. In attesa della trasformazione della Moldavia in Ucraina 2.0

Stanno facendo di tutto per taroccare i voti… https://quotidiano.net/esteri/referen

Nonostante tutti brogli elettorali da lei commessi, la valanga di voti a suo favore non è arrivata e dovrà ricorrere al ballottaggio! Ricordiamoci che la Sandu, questa “donna” creata dagli USA, ha proibito ai 500.000 Moldavi che vivono in Russia la partecipazione alle votazioni!!

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A VOLTE, PER SALVARE LA DEMOCRAZIA, BISOGNA ABOLIRE LE ELEZIONI

Israele lancia attacchi massicci su Beirut uccidendo e terrorizzando la popolazione civile, colpito anche l’aeroporto internazionale

 

Israele lancia attacchi massicci su Beirut contro la popolazione civile

La capitale del Libano, Beirut, è stata colpita da nuovi attacchi aerei, che hanno causato il crollo di un edificio a più piani e una potente esplosione nei pressi dell’aeroporto internazionale. Gli attacchi sono avvenuti durante la notte, provocando il panico tra la popolazione e danni significativi in ​​diverse aree della città, hanno riferito i media locali.

Uno degli incidenti più gravi si è verificato in una zona residenziale, dove un edificio a più piani è crollato completamente dopo un attacco aereo. Al momento non ci sono informazioni precise sul numero delle vittime, ma i servizi di soccorso continuano a sgomberare le macerie, cercando di trovare sopravvissuti. Secondo i dati preliminari, decine di persone potrebbero trovarsi sotto le macerie.

Nello stesso momento, una potente esplosione ha rimbombato nell’area dell’aeroporto internazionale di Beirut, causando interruzioni nelle operazioni dell’aeroporto. Testimoni oculari hanno riferito che l’esplosione è stata così forte che è stata udita a diversi chilometri di distanza dall’aeroporto. Si presume che l’obiettivo dell’attacco fosse una struttura strategica vicino alla pista, il che potrebbe influenzare le future operazioni dell’aeroporto.

Nota: La tecnica utilizzata da Israele è semprela stessa come a Gaza: colpire la popolazione civile, seminare il terrore e indurre la gente a sgomberare e lasciare i territori per dare campo libero alle forze israeliane. Una tattica assolutamente vietata da tutte le norme internazionali umanitarie che Israele calpesta a suo piacimento, forte della copertura che gli viene data da Stati Uniti e suoi alleati.

Fonte: Avia Pro

Traduzione: luciano Lago

Sono trapelati documenti altamente riservati sui piani di Israele di attaccare l’Iran, siccome il caso non esiste, porsi qualche dubbio è legittimo.


Sono trapelati documenti altamente riservati sui piani di Israele di attaccare l’Iran


I documenti datati 15 e 16 ottobre sono stati preparati dall’intelligence americana.
Washington sta indagando sulla fuga di due presunti documenti dell’intelligence statunitense contenenti informazioni altamente riservate sui piani di Israele di attaccare l’Iran, ha riferito la CNN citando tre persone a conoscenza della questione.

Secondo le fonti, i documenti datati 15 e 16 ottobre hanno cominciato a circolare online venerdì dopo essere stati pubblicati su un canale Telegram chiamato “Middle East Spectator”. Un funzionario statunitense, il cui nome non è stato rivelato, ha insistito sul fatto che si è trattato di un incidente ” profondamente inquietante “.

Biden afferma di sapere come e quando Israele attaccherà l’Iran

Si precisa che i documenti recano contrassegni che indicano che possono essere visti solo dagli Stati Uniti e dai loro alleati Five Eyes : Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito.

In uno di essi, presumibilmente redatto dalla National Geospatial Intelligence Agency, si parla di piani che prevedono lo spostamento di munizioni da parte di Israele. Nel frattempo, un altro documento, presumibilmente proveniente dalla National Security Agency , descrive esercitazioni dell’aeronautica israeliana che coinvolgono missili aria-superficie.

Uno dei documenti suggerisce anche che Israele abbia armi nucleari , cosa che il Paese ebraico non ha mai confermato pubblicamente.

Questo influenzerà i piani di Israele?
Un funzionario statunitense ha affermato che attualmente è in corso un’indagine per determinare chi aveva accesso al presunto documento del Pentagono. “Se è vero che sono trapelati i piani tattici israeliani per rispondere all’attacco iraniano del 1° ottobre, si tratta di una grave violazione “, ha detto Mick Mulroy, ex vice segretario alla difesa per il Medio Oriente e ufficiale in pensione della CIA.

L’esperto ha sottolineato che ” anche il futuro coordinamento tra Stati Uniti e Israele potrebbe essere minacciato “. “La fiducia è una componente chiave della relazione e, a seconda di come queste informazioni vengono divulgate, tale fiducia potrebbe essere erosa”, ha concluso.

Un funzionario americano ha detto ad Axios che la presunta fuga di notizie è estremamente preoccupante, ma che non crede che influenzerà i piani operativi di Israele contro l’Iran. A sua volta, un alto funzionario israeliano ha affermato che la difesa del suo Paese è a conoscenza della fuga di notizie e la prende “molto sul serio ” .

Dallo scorso 1° ottobre, quando l’Iran ha lanciato quasi 200 missili balistici contro obiettivi israeliani, lo Stato ebraico continua a minacciare Teheran di una risposta. La settimana scorsa, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant aveva promesso che presto sarebbe stato lanciato un attacco contro l’Iran e che si sarebbe trattato di una risposta “letale, precisa e soprattutto sorprendente”.

Fonte: RT Actualidad

Traduione: Luciano Lago

Alluvioni? Basta con le stupide giustificazioni e depistaggi, assumetevi le vostre responsabilità politiche!

 

Alluvioni? Basta con le stupidaggini (con preghiera di diffusione)

di Giovanni Favia - 21/10/2024

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/basta-con-le-stupidaggini-con-preghiera-di-diffusione

Alluvioni? Basta con le stupidaggini (con preghiera di diffusione)

Fonte: Giovanni Favia

Potete anche finirla con le vostre stupidaggini. Con i grafici copia incolla che ci dicono quanta acqua è caduta atteggiandovi ad esperti. Grazie davvero, non ce ne eravamo accorti. State solo cercando di difendere lo status quo, ed avete timore perchè le persone sono davvero arrabbiate.
Il disastro che ha colpito Bologna ha un solo responsabile o meglio un colpevole latitante e si chiama POLITICA. Non è polemica, è consapevolezza.
Ora cari amministratori dovrete pagare il conto come forza di governo storica (comune, città metropolitana, regione e per 10 anni e oltre al governo) di tutti gli errori, spesso consapevoli e voluti per interessi politico-economici, che avete fatto in questi decenni in cui avete occupato il potere.
Ho lottato 5 anni in regione contro di voi, dal 2010 al 2015. A spiegarvi che dovevamo fermare il cemento, le nuove bretelle autostradali (pericolose in caso di alluvioni), obbligare i comuni ad appoggiarsi a strutture adeguate e dedicate alla gestione delle acque nello stilare i piani urbanistici, a prendervi cura delle aree montane (che non vuol dire far su biomassa) a liberare i fiumi da colli troppo stretti, ad attuare politiche per rendere il territorio maggiormente drenante e curato, a creare nuove zone o vasche d’espansione, anche con gli espropri se necessario (siete bravissimi quando volete, vedi tram e passante). Nemmeno dopo l’alluvione di Modena, in cui deste la colpa alle nutrie (ancora non tirava il cambiamento climatico), cambiaste cultura e marcia. Eppure ve lo urlai in faccia, in Consiglio Regionale. Arrivai a rivolgermi alla procura quando faceste carne da porco della legge Galasso dando nuovi permessi urbanistici nei pressi dei fiumi. Ecco siete sempre voi. Che oggi sapete dire solo due cose: ”è colpa del governo” oppure “è un evento imprevedibile ed estremo”. Fate credere che ci sia un clima tropicale, ma ieri a Bologna non è arrivato l’uragano Katrina. Sappiamo da oltre 10 anni che nel clima di oggi, con l’Adriatico un po’ più caldo (eh, non si è scaldato di colpo il mese scorso) il nostro territorio è a rischio di precipitazioni intense, oltre i 100mm in un’ora. Su questo andavano costruiti gli scenari e pianificati gli investimenti. Ieri sui colli Bolognesi sono caduti 162 mm di pioggia in 24 ORE. A Rimini NEL 2013 ne caddero 90 IN MEZZ’ORA. 11 anni fa. Ed oggi mi parlate di stupore? Pioggia imprevedibile nella nostra regione? Esattamente cosa avete fatto in questi 10 anni se non peggiorare la situazione invece che prepararvi ai nuovi scenari?
Caro sindaco, sei in giunta da quasi 15 anni. Da quanti anni le strutture tecniche vi hanno informati che il torrente Ravone è una seria e reale minaccia per i bolognesi? Ti aiuto: era il 2015. Certo, allargarne il percorso non è facile, ma voi ci avete almeno provato? Avete incaricato delle aziende per stilare delle ipotesi di progetto? Avete avuto qualche caxxo di idea o proposta? Avete valutato l’alleggerimento a monte? Cosa avete fatto esattamente, oltre alla cura delle vostre carriere? Eh, purtroppo lo sanno i bolognesi cosa avete fatto e state ancora facendo, non c’è bisogno che scriva nulla.
Parliamo poi di come gestite l’emergenza?
Per questo basta una donna brillante che ho avuto modo di conoscere personalmente, ex sindaca per il vostro partito ed ora impegnata nel comune di Pianoro, che cito testualmente: “La Città metropolitana, non ha mandato né mezzi né uomini. La notte dell'alluvione tra mercoledì e giovedì è stata affrontata in totale solitudine dal Comune di Pianoro: c'erano il sindaco Vecchiettini, l'intera giunta a coordinare i lavori e l'aiuto ai cittadini, dipendenti comunali, la Protezione civile volontaria di Pianoro e la Pubblica assistenza di Pianoro. A combattere pioggia e fango c'erano solo mezzi messi a disposizione dal Comune". A Botteghino di Zocca, in particolare, "Pianoro c'era, ma non c'erano le altre istituzioni. Non c'erano i cantonieri della Città metropolitana" e per Palazzo Malvezzi "c'era solo il sorvegliante
Daniele Monti. Sono arrivati sei vigili del fuoco senza mezzi: perché potessero essere utili abbiamo dovuto mettere loro a disposizione un trattore con autista".
Questa è la grande macchina in ER.
Quindi per una volta, assumetevi le vostre responsabilità e se non siete capaci di amministrare cambiate mestiere, se un mestiere l’avete.
Giovanni Favia
PS scusate se sono un po’ risentito, ma ho passato 5 anni a combattere contro la loro indifferenza. Ora devo tornare in cantina a togliere acqua e fango.
PPS Ora il nemico sono le persone semplici che chiedono la pulizia dei tombini? Quelle persone, con le conoscenze a loro disponibili, chiedono che la politica si prenda cura del territorio. Se capissero per davvero quello che hanno e soprattutto “non hanno” combinato, altroché post su facebook.


Egitto e Iran, l'aggressività israeliana favorisce i loro rapporti rapporti interrotti da un decennio, turbando Israele e gli USA

 

Egitto e Iran, l'aggressività israeliana ne cambia i rapporti

Il ministro degli Esteri iraniano in Egitto dopo più di un decennio di distanza. La morte di Sinwar è davvero casuale?
 
 
Egitto e Iran, l'aggressività israeliana ne cambia i rapporti Tempo di lettura: 4 minuti

La visita del ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi in Egitto ha grande rilevanza geopolitica, perché da più di un decennio i rapporti tra i due Paesi erano quasi collassati. A sottolinearne l’importanza il fatto che Araqchi abbia incontrato non solo il suo omologo, Badr Abdelatty, come da prassi diplomatica, ma anche il presidente Abdel-Fattah al-Sisi.

Certo, a urgere per un incontro prima impensabile è la situazione del Medio oriente sul quale, oltre agli orrori di Gaza e al conflitto libanese, incombe lo spettro di una guerra regionale, a causa dell’imminente attacco di Tel Aviv all’Iran, criticità tutte oggetto della visita di Araqchi. Ma c’è dell’altro.

Infatti, in parallelo con la visita, Al Sisi ha rimosso il capo dell’intelligence, il generale Abbas Kamel, nominato consigliere della presidenza e sostituito dal suo vice, il maggiore generale Hassan Mahmoud Rashad.

Un cambio della guardia ufficialmente dovuto a motivi di salute, però, il vero motivo potrebbe essere nascosto tra le righe di quanto si legge su The Arab Weekley: “In precedenza, Rashad aveva ricoperto il ruolo di vice di Kamel e, secondo due fonti della sicurezza, aveva assunto la gestione di fascicoli importanti, tra cui il miglioramento delle relazioni tra Egitto e Iran“.

Change at the helm of Egypt’s intelligence aims to cope with evolving challenges

Kamel, l’israelo-americano

Un articolo del Jerusalem Post mette in dubbio i motivi di salute e, dopo aver ricordato il potere di Kamel in Egitto, secondo solo a quello di Al Sisi, spiega che la sua sostituzione potrebbe essere legata a un “possibile cambiamento nella strategia egiziana”.

A conferma di ciò, quanto si legge successivamente: “Si dice che i funzionari israeliani e americani siano profondamente turbati per la rimozione di Kamel; alcune fonti indicano che il cambiamento potrebbe mettere a dura prova non solo i negoziati per gli ostaggi [israeliani], ma anche le relazioni tra Egitto e Israele”. Il cronista del JP, che curiosamente ha lo stesso cognome del capo del Mossad David Barnea, sembra avere buone fonti, da cui l’interesse per l’articolo.

Palace intrigue: Why did President Sisi remove his trusted intelligence director?

Va ricordato che Kamel avvertì l’Ufficio del primo ministro israeliano dell’imminente attacco di Hamas, addirittura 10 giorni prima del 7 ottobre. Ma Netanyahu non solo ignorò l’allarme, che pure giungeva da una fonte di così alto livello, ma permise che quasi tutte le forze israeliane fossero dislocate a ridosso della Cisgiordania, allora preda di forti tensioni, lasciando quasi indifeso il resto del Paese. Il resto è storia, con Hamas che penetrava come burro attraverso la frontiera israeliana, risultata nell’occasione meno controllata di quella di San Marino, e faceva sfracelli.

L’avvertimento di Kamel fu reso pubblico subito dopo l’attacco, ma la rivelazione fu semplicemente ignorata, come anche le tante successive che hanno confermato che Tel Aviv era a conoscenza dei piani di Hamas. Tant’è.

Al di là del pregresso, resta la visita storica del ministro degli Esteri iraniano in Egitto. Non sappiamo se davvero il Cairo si stia riposizionando, ma è certo che l’implacabile aggressività israeliana e il disegno che gli è sotteso, cioè rimodellare l’intero Medio oriente, ha scosso tutti i Paesi della regione, i quali stanno cercando un modo per porre un freno alla destabilizzazione dilagante.

Israeli leaders rejoice in Sinwar’s death; PM: ‘The beginning of the day after Hamas’

L’uccisione di Sinwar

E chissà se anche la morte di Yahya Sinwar non sia da collocare nel quadro di una operazione volta alla de-escalation. Certo, è possibile che sia avvenuta casualmente come dicono, ma l’idea che il capo di Hamas si aggirasse tranquillamente per le rovine di Rafah, peraltro con soli due uomini di scorta e senza che vi fosse una rete di protezione all’intorno, fosse solo di vedette pronte a dare l’allarme all’appressarsi del nemico, desta non poche domande.

Tra queste, quella che ha a che vedere con le elezioni americane, che vedono la candidata Kamala Harris in relativa (o forte) difficoltà, nonostante le narrazioni mediatiche a lei favorevoli. La fine della guerra mediorientale – in realtà, solo una pausa prima del voto – sarebbe certo ostentata come un grande successo dalla Casa Bianca, che a parole, e solo a parole, ha sempre lavorato in tal senso. Potrebbe ridare slancio alla campagna della Harris, un po’ come fece, mutatis mutandis, l’uccisione di Osama Bin Laden al tempo della rielezione di Barack Obama.

La morte di Sinwar, figura simbolo del 7 ottobre, ha riaperto spiragli per una tregua, come da speranze di tanti. Ma Netanyahu ha gelato tutti e lo scalpo del leader di Hamas è stato ostentato come uno dei tanti nemici abbattuti in questa guerra, che ha giurato di proseguire.

Tanti analisti spiegano l’ostinazione di Netanyahu come dettata dalla volontà di favorire Trump, dimenticando che i suoi vincoli di sangue (altrui) sono, all’opposto, con i neocon che sostengono la Harris.

Il punto è che Natanyahu è una variabile impazzita del complesso puzzle geopolitico globale, come anche i suoi sostenitori messianici. Egli è il re messia e sta dimostrando una feroce resilienza nei confronti dei suoi tanti antagonisti. Le sue decisioni sono tutte dettate dall’immediato e circoscritte al suo personale disegno, al quale cerca, finora riuscendo, di piegare i desiderata altrui. E il suo disegno, ad oggi, si può sintetizzare in tre parole: guerra, guerra, guerra.

A margine, va rilevato come tanti indicassero in Sinwar l’unico ostacolo al cessate il fuoco. La reazione di Netanyahu alla sua morte mostra la relatività di tale affermazione. Peraltro, è stato ucciso quando si era convinto a riprendere le trattative (Timesofisrael).

Egypt spy chief warned Netanyahu of Gaza assault, was ignored — report; PM denies it

Nella foto di apertura il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi.

Clausola ‘segreta’ del ‘Piano Vittoria’ di Zelensky – Aderire alla NATO attraverso il ricatto nucleare. Si continua a giocare col fuoco (nucleare)

 

Clausola ‘segreta’ del ‘Piano Vittoria’ di Zelensky – Aderire alla NATO attraverso il ricatto nucleare

…si capiva…

Di Drago Bosnic – Global Research, 19 ottobre 2024

Rapporto approfondito: 

Nelle ultime settimane, il portavoce del regime di Kiev Volodymyr Zelensky ha proposto il tanto decantato “piano della vittoria” ai suoi signori nell’Occidente politico. Non li ha impressionati, per usare un eufemismo . Nonostante ciò, il 16 ottobre ha finalmente deciso di renderlo pubblico, rivelandone i punti principali in un discorso alla Verkhovna Rada (Parlamento). Il documento contiene cinque punti disponibili al pubblico e altri tre “segreti”, presumibilmente “condivisi solo con alcuni partner”, come riporta la CNN . Zelensky ha affermato che questo “sarebbe un ponte verso futuri colloqui di pace con la Russia”. Tuttavia, tra i punti principali del “piano della vittoria” c’è più o meno la stessa cosa: l’adesione alla NATO. La CNN afferma che delinea anche “disposizioni per rafforzare la difesa dell’Ucraina e implementare un pacchetto di deterrenza strategica non nucleare”.

Tuttavia, già il giorno dopo, l’affermazione della CNN è stata smentita nientemeno che da Zelensky stesso. Vale a dire, ha affermato, in termini inequivocabili, che se alla giunta neonazista non fosse stato permesso di entrare nella NATO, la sua “unica opzione” sarebbe stata quella di acquisire armi nucleari . Tanto per un “pacchetto di deterrenza strategica non nucleare”. A peggiorare le cose, ha detto questo durante una conferenza stampa dopo il suo discorso a Bruxelles. Ha anche fatto una falsa affermazione  secondo cui “l’Ucraina è stata l’unica ad aver rinunciato alle sue armi nucleari” e che “è per questo che sta combattendo oggi”. Tuttavia, questo è palesemente falso. Solo un paese ha smantellato completamente il proprio arsenale nucleare ed è stato il Sudafrica (ufficialmente nel 1994). Più o meno nello stesso periodo, Ucraina, Bielorussia e Kazakistan hanno firmato un accordo sul trasferimento delle armi termonucleari sovietiche alla Russia, l’unico stato successore dell’URSS.

Noto come il Memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza, il documento prometteva garanzie di sicurezza a tutte e tre le ex repubbliche sovietiche. Tuttavia, l’Occidente politico ruppe questi accordi dopo aver lanciato numerose rivoluzioni colorate nell’Europa orientale e nell’ex Unione Sovietica , con l’obiettivo di prendere il controllo delle ex repubbliche e di accerchiare strategicamente la Russia . Dopo la “Rivoluzione arancione” orchestrata dalla CIA, l’Ucraina smise di essere uno stato neutrale e il nuovo regime sostenuto dall’estero annunciò la sua intenzione di unirsi all’UE e alla NATO. Ciò era completamente inaccettabile per il Cremlino, ma la sua reazione fu calma, poiché i golpisti furono sconfitti alle elezioni del 2010, normalizzando le relazioni tra Mosca e Kiev. Sfortunatamente, ciò durò poco, poiché gli Stati Uniti scatenarono il colpo di stato di Maidan del 2014 che portò al potere i neonazisti .

La giunta illegale ha quindi lanciato la guerra nel Donbass, uccidendo migliaia di persone nel processo e siamo qui oggi. Va notato che il regime di Kiev aveva già flirtato con l’idea di acquisire armi nucleari negli anni precedenti all’operazione militare speciale (SMO). Vale a dire, all’inizio del 2021 , l’ex ambasciatore della giunta neonazista in Germania, Andriy Melnyk, famoso per la sua difesa del collaborazionista nazista Stepan Bandera , ha minacciato che avrebbero acquisito armi nucleari . Lo stesso Zelensky lo ha ribadito subito prima e dopo l’inizio dell’SMO, solo per “cambiare improvvisamente idea” giorni dopo, a causa dei negoziati di pace con la Russia. All’epoca, ha affermato che “l’Ucraina deve accettare che non entrerà mai a far parte della NATO” e che “lo farà se porterà la pace” . E questo avrebbe sicuramente funzionato, ma c’era “solo un piccolo” problema: Zelensky ha mentito.

L’accordo di pace già firmato è stato gettato nella spazzatura e ora centinaia di migliaia (non troppo lontano da un milione) sono morti , con ancora più mutilati a vita e milioni di rifugiati (circa la metà dei quali è fuggita in Russia). Tuttavia, questo non è chiaramente abbastanza per l’Occidente politico e i suoi burattini neonazisti.

Secondo l’Associated Press, Zelensky avrebbe presumibilmente “dato ai suoi alleati tre mesi per approvare i punti chiave del suo ‘piano di vittoria’” , ma non ha specificato cosa avrebbe fatto il regime di Kiev se le sue richieste non fossero state soddisfatte. Sembra che il frontman della giunta neonazista abbia deciso di dirlo chiaramente questa volta. Mentre presentava il piano, Zelensky ha affermato che “l’Ucraina potrebbe vincere non più tardi dell’anno prossimo”. Se stai ridendo di questo, non sei il solo. Vale a dire, prima di rivelarlo pubblicamente, Zelensky ha presentato questo “piano di vittoria” agli Stati Uniti, al Regno Unito, alla Francia, all’Italia, alla Germania, ecc.

La mancanza di qualsiasi reazione ufficiale al documento è molto significativa. Il piano include punti che sono stati già pubblicamente respinti da molti membri della NATO , tra cui la richiesta di consentire attacchi a lungo raggio più in profondità in Russia . Va notato che questo non è dovuto a una qualche sanità mentale o altruismo nei leader di quei paesi, ma perché Mosca ha reso molto chiaro che avrebbero subito conseguenze dirette se ciò si fosse mai verificato. Un altro punto del piano si riduce alla NATO che istituisce effettivamente delle no-fly zone su parti dell’Ucraina, ma anche questo è stato respinto nei mesi precedenti, quindi non c’è motivo di pensare che qualcosa sia cambiato, soprattutto perché Mosca ha dimostrato cosa accadrebbe a coloro che cercano di applicarlo . E per finire, Zelensky ha persino suggerito che le forze del regime di Kiev potrebbero sostituire alcune truppe statunitensi in Europa.

Ha insistito sul fatto che “la forza e l’esperienza dell’esercito ucraino potrebbero essere utilizzate per rafforzare la difesa europea dopo la guerra e alla fine sostituire alcune forze statunitensi in Europa”. Mentre i soldati ucraini potrebbero essere migliori delle truppe NATO (secondo la loro stessa ammissione ), questa stessa idea è assolutamente ridicola. Tuttavia, ciò che non lo è è la possibilità che i commenti di Zelensky non siano solo “chiacchiere folli”. Vale a dire, l’Occidente politico ha già mostrato segnali di essere pronto ad aiutare la giunta neonazista nello sviluppo di armi nucleari nella speranza di incitare un conflitto nucleare localizzato che distruggerebbe sia la Russia che l’Ucraina . Il Cremlino ne è perfettamente consapevole , con il suo alto diplomatico Sergei Lavrov che avverte che tali piani fallirebbero , poiché Mosca risponderebbe con i propri attacchi agli sponsor del regime di Kiev in questa eventualità.

Tuttavia, sembra che la NATO non abbia rinunciato a questo piano . E questo si vede non solo nel fatto che a Zelensky è stato permesso di fare la suddetta dichiarazione a Bruxelles, ma anche perché alcuni membri del cartello di racket più vile del mondo sostengono già alcuni punti del “piano della vittoria”. Vale a dire, i Paesi Bassi hanno sostenuto gli attacchi della giunta neonazista alla Russia usando i suoi F-16 con capacità nucleare e lo hanno ribadito dopo aver consegnato i caccia all’inizio di questo mese. Tale belligeranza non passerà sicuramente inosservata a Mosca . Tuttavia, anche se l’Occidente politico non fornisce i mezzi al regime di Kiev per acquisire armi nucleari, potrebbe aiutarli a realizzare la cosiddetta “bomba sporca”. Questa questione è stata sollevata molte volte da Mosca, incluso Andrei Kartapolov, il capo del Comitato di difesa della Duma di Stato, in commenti a RIA Novosti .

In entrambi i casi, è perfettamente chiaro che l’Occidente politico non può sconfiggere la Russia direttamente , quindi continua a provare a fare queste mosse pilatiane in cui la sua partecipazione sarà nascosta sotto il velo del “rifiuto” pubblico delle richieste della giunta neonazista, quando, in realtà, continua a spingere per una maggiore escalation che sarebbe limitata solo a Russia e Ucraina . La NATO è perfettamente consapevole che l’avanzata di Mosca non può essere fermata da alcun mezzo convenzionale e che il Cremlino riprenderà l’Ucraina in un modo o nell’altro. Quindi, se ciò è inevitabile, vuole assicurarsi che lo sfortunato paese diventi una rovina *

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su InfoBrics .

Drago Bosnic  è un analista geopolitico e militare indipendente. È un collaboratore abituale di Global Research.

L’immagine in evidenza è di  SERGEI SUPINSKY