Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

La Russia è ormai una potenza Euro-Asiatica e Euro-Pacifica, centro del multipolarismo che sta facendo collassare l'egemonia USA

 LE SANZIONI Colpiti Putin e Lavrov, il nodo Swift - Mondo - ANSA

Mosca presenta "i nuovi concetti di politica estera": l'Europa ad un bivio storico

 
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-mosca_presenta_i_nuovi_concetti_di_politica_estera_leuropa_ad_un_bivio_storico/45289_49261/

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Di fronte alla realtà di un mondo sempre più multipolare, con una potenza planetaria sinora dominante il cui progressivo declino costituisce oggi il maggior pericolo di guerra mondiale; di fronte alle manovre statunitensi contro ogni ipotesi di accordo russo-cinese, peraltro rafforzata dagli stessi USA che, perdendo alleati in giro per il mondo a vantaggio dei rivali, soffiano sul fuoco delle ambizioni polacche in Europa; di fronte a questa nuova realtà, Mosca licenzia i nuovi concetti della politica estera russa, in continuità con le linee adottate a novembre 2016.

I caposaldi di tale nuova formulazione, illustrati dal Ministro degli esteri Sergej Lavrov, consistono nella determinazione della Russia quale potenza al tempo stesso Euro-Asiatica e Euro-Pacifica, bastione dell'intero mondo russo, uno dei centri sovrani dello sviluppo mondiale, con un preciso ruolo nell'equilibrio pacifico globale. I rapporti di Mosca verso altri stati o unioni inter-statali, in base al carattere della loro politica nei confronti della Russia, sono distinti in costruttivi, neutrali o ostili.

Mosca precisa di non essere nemica dell'Occidente, di non volersi isolare da esso e conta sul fatto che l'Occidente comprenda l'infruttuosità del confronto con la Russia, e accetti le nuove realtà multipolari. Al sodo: per adattare l'ordine globale alle realtà di un mondo multipolare, Mosca presterà prioritaria attenzione alla rimozione del dominio USA e di altri stati ostili, o con ambizioni egemoniche, negli affari mondiali. È obiettivo di Mosca garantire la sicurezza reciproca in egual misura a tutti gli Stati, non escludendo però il ricorso alla forza per respingere e prevenire attacchi armati contro se stessa e i propri alleati.

Per quanto riguarda l'intera area in cui la Russia è inserita, Mosca intende vederla quale regione di pace, buon vicinato e prosperità; è dunque prioritario l'approfondimento di legami e coordinamento con «centri di potere globali sovrani amichevoli» quali Cina e India. Al tempo stesso, si guarda alla più estesa cooperazione internazionale, opponendosi a linee di divisione nella regione Asia-Pacifico. Anche per questo, il progetto-chiave è la trasformazione dell'Eurasia in un unico spazio continentale di pace, stabilità, fiducia reciproca, sviluppo e prosperità, insieme a una piena e «reciprocamente vantaggiosa cooperazione con la civiltà islamica amica». Piena collaborazione anche coi continenti africano e latino-americano e coi Paesi del bacino caribico. Per quanto riguarda i centri considerati ostili, si dice chiaro e tondo che l'attuale corso USA rappresenta la principale fonte della politica anti-russa e dei rischi per la pace mondiale, mentre si “consiglia” alla UE di rinunciare alla politica antirussa e optare per una maggiore indipendenza dagli Stati Uniti, col che si inciderebbe positivamente su sicurezza e benessere dei Paesi europei.

Dunque, la risposta russa all'aggressività statunitense e ai suoi tentativi di aggrapparsi a un mondo unipolare, è la priorità attribuita a legami sempre più stretti coi «centri di potere globali sovrani amichevoli» quali Cina e India. D'altronde, negli stessi USA si guarda al rafforzamento dell'asse russo-cinese come a un “merito” tutto americano, cui Washington ha contribuito con la propria pressione e incoscienza, col rischio di sbalzare gli Stati Uniti dal loro “piedistallo”. E non bastano le “alleanze” di cui è uso vantarsi Joe Biden: Quad, AUKUS, Giappone o Corea del Sud. Dopo la visita di Xi Jinping a Mosca, per dire, Bloomberg ha scritto apertamente che la questione di una “potenziale” alleanza russo-cinese non è più attuale, dato che essa è già un fatto. Si tratta di una unione tesa «alla riorganizzazione della politica mondiale, pur se gli americani, accecati dalle proprie azioni, non lo vedono». La stessa CNN, vicina ai Democratici, ammette che «l'America si prepara a una contrapposizione con la Cina che può trasformarsi in una guerra fredda, mentre, contemporaneamente, conduce una guerra indiretta con la Russia in Ucraina. Russia e Cina insieme hanno grosse possibilità di ribaltare i piani americani in Ucraina e da altre parti». The Washington Post mette l'accento sulle parole di Putin, largamente ignorate dai media, sull'uso del yuan negli scambi della Russia coi paesi asiatici, africani e latino-americani. Secondo American Conservative, le sanzioni non hanno fatto altro che provocare l'ulteriore avvicinamento Mosca-Pechino, accelerando il rifiuto di un mondo unipolare.

Sul South China Morning Post di Hong Kong, il banchiere malese Andrew Sheng nota che gli americani avevano vinto la guerra fredda contro l'URSS tagliando fuori la Cina dal campo sovietico; oggi, la NATO, identificando Cina e Russia quali «minacce esistenziali», è riuscita in ciò che hanno sempre temuto gli strateghi: un conflitto contro due avversari potenti: «In ogni caso, l'Europa e gli altri si metteranno dalla parte del vincitore. L'America rimarrà una fortezza difesa da Atlantico e Pacifico. Ma quanto a lungo sarà in grado di mantenere la più grande forza militare del pianeta, se l'economia mondiale va in recessione?».

Washington è comunque decisa, scriveva un mese fa la russa RT, a qualsiasi provocazione pur contrastare l'avvicinamento russo-cinese. Con l'usuale metodo di bastone e carota, mentre il Congresso discute la cessazione dei rapporti commerciali con la Cina e l'adozione di sanzioni nel caso Pechino appoggi militarmente la Russia, si insiste su un viaggio del Segretario di stato Antony Blinken a Pechino e addirittura di un possibile incontro Biden-Xi: tutto, nel tardivo tentativo di impedire l'asse Mosca-Pechino. The Heritage Foundation stila addirittura l'elenco dei passi necessari, a loro dire, per annientare la Russia e conquistare la Cina: completa interruzione delle relazioni con la Cina nella cooperazione scientifica ed educativa e nello scambio di studenti;

blocco di tutte le applicazioni per telefoni cellulari create da sviluppatori cinesi; cessazione degli investimenti cinesi in tecnologia e estrazione petrolifera in USA; cancellazione degli investimenti in Cina; restrizioni all'acquisto di beni dalla Cina, in particolare ad alta tecnologia.

Ciò che trattiene per ora la Casa Bianca da passi troppo azzardati, sono i forti legami economici tuttora attivi con la Cina: eventuali sanzioni potrebbero incidere dolorosamente sugli Stati Uniti stessi, notano gli esperti russi sentiti da RT, dati gli stretti legami tra molte imprese statunitensi e cinesi, con la tecnologia elaborata in USA e le merci sfornate in Cina. Non meno amare potrebbero risultare le contro-sanzioni cinesi.

A proposito dei “successi” americani, anche la britannica Daily Express nota che, nel corso dell'ultimo anno e nonostante la forte pressione occidentale, la Russia è riuscita addirittura ad allargare il campo dei propri alleati: naturalmente, a spese dello stesso Occidente. Così che, oltre agli alleati “indiscussi” - Bielorussia, RPDC, Nicaragua, Siria – si aggiunge sicuramente la Cina, mentre è in gioco la “neutralità” dell'India, che ha notevolmente incrementato l'importazione di petrolio russo e non ha aderito alle sanzioni. In base inoltre ai dati del Economist Intelligence Unit, il numero di paesi che condannano la Russia è sceso da 131 a 122. Così che, a livello mondiale, il decantato “isolamento” russo vede il blocco USA-UE diretto contro Mosca rappresentare appena il 36,2% della popolazione mondiale, mentre sale al 30,7% il numero di paesi neutrali. Anche paesi alleati dell'Occidente, nota Daily Express, quali ad esempio Colombia, Turchia, Qatar, stanno rivedendo il proprio atteggiamento verso Mosca.

E, “neutrali” a parte, qualcosa sembra muoversi nei meandri del bastione yankee in Europa: la iena polacca.

La Dziennik Polityczny – dichiaramente d'opposizione e orientata verso la Russia: ma tant'è - constata che gli USA sono intenzionati a scatenare la Terza guerra mondiale per mano polacca.

L'annuncio di Vladimir Putin sul dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia entro il 1 luglio, scrive la rivista, ha provocato un vero shock tra i leader mondiali. Tutti i paesi UE hanno iniziato a redigere «trattati e accordi raffazzonati» secondo cui, affermano, non possano essere dislocate armi nucleari all'interno dei confini NATO. Il presunto spostamento di armi nucleari fa aumentare le tensioni in tutta la regione; nessuno ha detto però che Putin ha rilasciato la dichiarazione non a caso, bensì immediatamente dopo che Londra aveva annunciato di voler inviare a Kiev munizioni all'uranio impoverito.

Ai russi, come bielorussi e polacchi, non piace combattere, scrive Dziennik Polityczny. Per trascinare i nostri paesi in guerra, bisogna far pressione sui punti dolenti, calpestare l'orgoglio storico, invadere la sovranità e l'inviolabilità del territorio, incatenare paesi e popoli. La Polonia, forse il paese più russofobo, ha voglia di combattere contro la Russia; o, almeno, questa è l'impressione dell'osservatore esterno, che si basa sulle affermazioni di quel gruppo criminale che è il partito governativo PiS, completamente agli ordini di Washington. Gli USA hanno "illustrato" in dettaglio al governo polacco come odiare i russi, hanno ricordato tutti gli “errori” polacchi quando si sono trovati nello stesso campo storico con la Russia; hanno quindi assicurato che non si possa fare a meno della vendetta, aggiungendo la promessa di accesso all'Olimpo europeo.

Ecco dunque che ora i polacchi sono ostaggi della crociata propagandistica dei governi UE e se gli USA sono riusciti a fare degli ucraini carne da cannone dai fratelli russi, sarà ancora più facile gettare i polacchi nella fornace per indebolire la Russia. L'unico problema che potrebbe sorgere è che i polacchi non moriranno in una guerra scomoda, il che significa che se non riusciranno a impedire loro di lasciare il Paese, come hanno fatto in Ucraina, allora non rimarrà nessuno. E questo è un grosso problema, dato che la UE “risolve” i problemi in solido: se Washington getterà la Polonia nella mischia, la stessa sorte toccherà a tutta la UE.

Rockefeller International lancia l'allarme: è a rischio il capitalismo a causa dei continui salvataggi bancari, che producono circoli viziosi

 Morgan Stanley veteran Ruchir Sharma joins Rockefeller Capital as chairman  | Business Standard News

Rockefeller International lancia l'allarme: "a rischio il capitalismo"

 
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-rockefeller_international_lancia_lallarme_a_rischio_il_capitalismo/11_49258/

 

Non è usuale che la Grande Finanza, quella vera, si esponga. Così il recente intervento di Ruchir Sharma, presidente del Rockefeller International, sul Financial Times (ripubblicato su Zero Hedge), va letto con molta attenzione.

Lo sintetizziamo, rimandando quanti volessero alla lettura integrale, perché, appunto, di interesse capitale, parola da leggere nei diversi significati del termine.


L’era del denaro facile

“Gli ultimi decenni – scrive l’autore – caratterizzati dal denaro facile hanno creato mercati così grandi – quasi cinque volte più grandi dell’economia mondiale – e così intrecciati che il fallimento anche di una banca di medie dimensioni rischia di creare un contagio globale”.

“[…] l’era del denaro facile è stata modellata da un riflesso sempre più automatico dello Stato per salvare – cioè salvare l’economia da una crescita deludente, anche durante i momenti di ripresa, salvare non solo banche e altre società, ma anche le famiglie, le industrie, i mercati finanziari e governi stranieri che attraversano una crisi. Le ultime corse agli sportelli mostrano che l’era dei soldi facili non è finita”.

“In netto contrasto con lo stato minimalista dell’era precedente al 1929, l’America si è posta alla guida di una cultura del salvataggio, che cresce verso nuovi ed estremi massimalismi”.

“I guai di oggi sono stati paragonati alle corse agli sportelli del XIX secolo, ma a quei tempi i soccorsi erano rari. L’iniziale ostilità dell’America alla concentrazione del potere aveva prodotto un governo centrale limitato e senza una banca centrale. In assenza di un sistema finanziario, la fiducia [dei clienti] si fondava su un piano personale, non istituzionale”.

“[…] Il governo circoscritto è stato un elemento chiave della rivoluzione industriale, segnata da recessioni dolorose e riprese robuste, che si sono tradotte in una forte produttività e in una maggiore crescita del reddito pro capite. Negli anni ’60 e ’70, la resistenza ai salvataggi statali era ancora profonda, sia che a supplire fosse una grande banca, una grande società o New York City”.


I salvataggi seriali e la “destinazione errata del capitale”

“Sebbene i primi anni ’80 siano visti come un momento cruciale di un più massiccio ritiro del governo, in realtà quest’era è stata contrassegnata dall’ascesa della cultura del salvataggio, come dimostra la crisi della Continental Illinois, la prima banca statunitense ritenuta troppo grande per fallire”. Che fu salvata da un intervento statale, ricorda.

“[…] Il primo salvataggio preventivo è arrivato alla fine degli anni ’90, quando la Fed è intervenuta a sostegno di un hedge fund molto legato ai mercati esteri, per evitare la minaccia di una crisi finanziaria sistemica”.

“Questi salvataggi impallidiscono a fronte di quelli del 2008 e 2020, quando la Fed e il Tesoro hanno infranto i record precedenti per migliaia di miliardi di dollari, creati o concessi in prestiti e salvataggi in favore di migliaia di società finanziarie e altri settori, in patria e all’estero”.

“[…] I rischi non sono solo morali o speculativi, come molti insistono: sono pratici e presenti. I salvataggi hanno portato a una massiccia destinazione errata del capitale e a un aumento del numero di aziende zombi, che contribuiscono notevolmente all’indebolimento del dinamismo e della produttività delle imprese”.

“[…] Invece di ridare energia all’economia, la cultura massimalista del salvataggio sta gonfiando e quindi destabilizzando il sistema finanziario globale. Man mano che la fragilità cresce, ogni nuovo salvataggio rafforza le possibilità di una successiva crisi”.

“Nessuno che ci pensi per più di un minuto può provare nostalgia per il caos doloroso, ma produttivo, dell’era precedente il 1929. Ma troppo pochi politici riconoscono che siamo all’estremo opposto; i continui salvataggi minano il capitalismo. L’intervento del governo allevia il dolore delle crisi, ma nel tempo abbassa la produttività, la crescita economica e il tenore di vita”.

Rockefeller & Bloomberg

Così parlò Rockefeller per bocca del signor Sharma. E la sua opinione ha un peso notevole. Non ci sarebbe che da rallegrarsi che uno dei dominus della Finanza lanci l’allarme sui catastrofici rischi connessi al denaro creato dal nulla.

Ma l’omissione dell’altra faccia della medaglia dei soldi facili, cioè la Finanza virtuale speculativa, diventata anch’essa di dimensioni mostruose e che comporta rischi sistemici altrettanto elevati, lascia interdetti. Il punto è che tale Finanza, che si auto-alimenta al di fuori di ogni legge, ha nei Sharma e nei suoi simili i dominus assoluti, da cui l’interessata omissione.

Non solo, i salvataggi statali in questi anni si sono resi necessari spesso per riparare ai danni provocati dai signori di tale Finanza speculativa, usi ad addossare alle banche le proprie magagne e a rimanere indenni, anzi a lucrare sui disastri provocati.

Insomma, i protagonisti della follia finanziaria di questi ultimi anni ora intendono dare la propria ricetta per uscire dalla crisi di sistema nel quale sembra che siamo precipitati. Come mettere una volpe a guardia del pollaio.

E la ricetta è semplice: lasciare che le banche falliscano e lasciare l’ambito finanziario alla completa mercé delle sue dinamiche interne, dove tutto si riduce alla legge della giungla nella quale vince il più forte, cioè loro.

C’è un’assonanza di fondo tra quanto scrive Sharma e quel che si leggeva in un autorevole articolo di Bloomberg – che abbiamo riportato in un nota relativa al fallimento della Silicon Valley Bank – nel quale si spiegava che, per uscire dalla crisi, le banche piccole devono sparire così che a gestire il Credito siano solo una decina di grandi banche.

Non abbiamo ricette alternative, ma questa non convince affatto, anzi inquieta non poco, dato che l’auspicato fallimento di tanti Istituti di credito metterà sul lastrico tanti risparmiatori.

 

Reazioni avverse e conflitti di interesse: negli Usa si indaga seriamente, nell'Ue un muro di gomma impedisce qualsiasi inchiesta

 

Reazioni avverse e conflitti di interesse: negli Usa si indaga, Ue muro di gomma

Negli Usa revisione della gestione pandemica senza tabù, su tutti gli aspetti più controversi, in Europa si arranca e in Italia commissione già arenata


 

https://www.nicolaporro.it/atlanticoquotidiano/quotidiano/politica/reazioni-avverse-e-conflitti-di-interesse-negli-usa-si-indaga-ue-muro-di-gomma/

 

Negli Stati Uniti, l’accurata ricostruzione della gestione sanitaria procede spedita. Si indaga su tutti gli aspetti più controversi, comprese le reazioni avverse. Proprio ora che il Senato ha dichiarato la fine dello stato d’emergenza con conseguente cessazione di tutte le misure vigenti, compreso il divieto di ingresso nel Paese per gli stranieri non in regola con le dosi.

Adesso si attende solo la ratifica del presidente Joe Biden, che archivierebbe definitivamente la lunga stagione pandemica e di assurde regole liberticide, come quella che non ha permesso a Novak Djokovic di disputare i tornei di tennis negli States.

Gli effetti avversi sui più giovani

Intanto, proseguono le audizioni davanti alla Commissione salute, istruzione, lavoro e pensioni del Senato, presieduta dal socialdemocratico Bernie Sanders.

La scorsa settimana, è stato ascoltato il ceo di Moderna, Stéphane Bancel che, a differenza del suo collega Bourla, non si è sottratto al confronto parlamentare. A interrogarlo ci ha pensato il senatore del Kentucky Randy Paul, che ha affrontato l’argomento più scomodo: quello degli effetti collaterali riscontrati sulle fasce più giovani della popolazione a seguito della vaccinazione anti-Covid.

In particolare, le domande sono ruotate  intorno all’insorgenza di miocarditi nei ragazzi la cui età è compresa tra i 16 e i 24 anni. Bancel ha provato a giocare in difesa negando la circostanza e precisando che il rischio di infezioni cardiache è superiore per chi ha contratto il Covid rispetto a chi è stato inoculato.

Questa risposta ha scatenato la reazione del senatore repubblicano che, come si può notare nei video che circolano in rete, è diventato sempre più pressante contrapponendo alla tesi del capo di Moderna ben sei studi peer-reviewed. Inoltre, ha aggiunto di aver avuto un conversazione riservata con il presidente dell’azienda farmaceutica il quale avrebbe riconosciuto che le iniezioni anti-Covid aumentano il rischio di miocarditi.

Troppi booster

Il fatto che non si possa dire pubblicamente è piuttosto inquietante”, ha chiosato Paul il quale si è poi concentrato sul piano politico della faccenda. L’interrogativo è più che legittimo, anzi è il vero nodo gordiano di tutta la scellerata politica sanitaria di questo triennio: “Scientificamente parlando, è stato corretto imporre agli adolescenti tre dosi?”.

Messo alle strette, Bancel ha provato a scaricare la responsabilità della decisione sulle autorità politiche e sanitarie. A quel punto, ha fornito un assist a Paul il quale gli ha ricordato che è stato lo stesso Bancel a sostenere in diverse interviste “l’efficacia e la sicurezza delle dosi aggiuntive/booster”.

Proprio quelle che, secondo diversi studi scientifici citati dal senatore repubblicano, farebbero aumentare il rischio di reazioni avverse. Tanto è vero che, provocatoriamente, Paul ha domandato a Bancel se e quante volte avesse sottoposto i suoi figli alla puntura anti-Covid. “Tre o quattro volte”, ha risposto il ceo di Moderna suscitando l’ilarità del senatore stupito dall’imprecisione su un particolare così rilevante.

I finanziamenti

Altra questione spinosa affrontata nel corso dell’audizione è stata quella relativa ai finanziamenti elargiti da Moderna al National Institutes of Health che hanno spinto il parlamentare del Kentucky a ipotizzare il conflitto di interessi. Anche su questo punto, Bancel ha glissato specificando che si trattava di una somma versata per un vecchio brevetto “non correlato al Covid ma utile a sviluppare i farmaci anti-Covid”.

Quanto ai conflitti di interessi, secondo il rappresentante della società farmaceutica con sede in Massachusetts, spetta agli organi politici effettuare una valutazione di questo tipo. È come la storia del serpente che si morde la cosa o, se vogliamo porla sul piano filosofico, chi controlla il controllore?

Il prezzo delle dosi

Infine, è stato Sanders a pressare Bancel sull’aumento considerevole del prezzo delle fiale. Su questo punto, il dirigente francese è stato meno titubante e più sicuro delle sue argomentazioni: la riduzione della domanda, che ha fatto perdere alla sua azienda la posizione di mercato acquisita in epoca pandemica, la costringe a rivedere al rialzo la politica dei prezzi.

Insomma, senza l’imposizione di Green Pass e lasciapassare vari per gli spostamenti è più arduo conservare gli stessi ricavi a parità di prezzo.

L’origine del virus

Peraltro, la commissione americana ha anche raccolto le dichiarazioni di Robert Redfield, ex direttore dei Centers for disease control and prevention, il quale ha detto di essere stato escluso da una riunione in cui si discuteva della natura artificiale del virus.

Redfield ha espressamente menzionato due massimi rappresentati delle autorità sanitarie americane già all’epoca della presidenza Trump: Antony Fauci e Francis Collins. “Volevano un’unica narrazione e quindi ovviamente io avevo un punto di vista diverso”, ha fatto mettere a verbale Redfield. Gli interessati hanno rispedito al mittente le accuse che gli sono state rivolte.

Muro di gomma in Europa

In ogni caso, il dibattito negli Stati Uniti è aperto anche sul discusso laboratorio di Wuhan e non conosce argomenti tabù. In Europa, invece, ancora si arranca e non si riesce ad accendere i riflettori né sui contratti firmati con le società farmaceutiche, né sui contatti telefonici intercorsi tra Ursula von der Leyen e Albert Bourla, presidente e ad di Pfizer.

Il commissario europeo alla salute, Stella Kyriakides, ha escluso che la Von der Leyen abbia avuto un ruolo nei negoziati per l’acquisto dei vaccini anti-Covid. Peraltro, sulla faccenda pende la denuncia del New York Times presentata in nome della trasparenza e della buona amministrazioni di cui abbiamo dato conto nell’articolo del 19 febbraio scorso.

Eppure, come riportato da La Verità, un altro rappresentante di Pfizer, ascoltato dalla commissione istituita presso il Senato francese, ha opposto il segreto industriale a qualsiasi quesito sui contratti siglati che hanno provocato, tra l’altro, un esborso miliardario per le casse pubbliche.

Insomma, questo è lo stato dell’arte. Qualsiasi tentativo di informare i cittadini su questioni di fondamentale rilevanza sia per la loro salute che per le loro tasche va a infrangersi contro un muro di gomma. Per non parlare dell’Italia, dove la nascente commissione d’inchiesta sembra già arenata ancor prima di partire. Come suggeriva saggiamente Graham Green: se un segreto deve rimanere tale, le cautele non sono mai troppe.

La capitale del mondo multipolare: un diario da Mosca redatto da Pepe Escobar, demistifica la propaganda occidentale e ci mostra la realtà

Israel-Turkey's "diplomatic victory" leads to incremental genocide: Pepe  Escobar - Khamenei.ir


La capitale del mondo multipolare: un diario da Mosca redatto da Pepe Escobar

https://nexusedizioni.it/it/CT/la-capitale-del-mondo-multipolare-un-diario-da-mosca/


Quanto era acuto il buon vecchio Lenin, primo modernista, quando rifletteva: “ci sono decenni in cui non succede nulla; e ci sono settimane in cui accadono decenni”. Questo nomade globale che ora si rivolge a voi ha avuto il privilegio di trascorrere quattro sorprendenti settimane a Mosca, nel cuore di un crocevia storico, culminato con il vertice geopolitico Putin-Xi al Cremlino.

Per citare Xi, “i cambiamenti che non si vedevano da 100 anni” hanno l’abilità di influenzare tutti noi in più di un modo.

James Joyce, un’altra icona della modernità, ha scritto che trascorriamo la nostra vita incontrando persone normali e/o straordinarie, ancora e ancora e ancora, ma alla fine incontriamo sempre noi stessi. Ho avuto il privilegio di incontrare una serie di persone straordinarie a Mosca, guidate da amici fidati o da fortunate coincidenze: alla fine la tua anima ti dice che arricchiscono te e il momento storico generale in modi che non puoi nemmeno immaginare.

Ecco qui alcuni di loro. Il nipote di Boris Pasternak, un giovane dotato che insegna greco antico all’Università statale di Mosca. Uno storico con una conoscenza impareggiabile della storia e della cultura russa. La classe operaia tagika che si stringe insieme in un chaikhana con l’atmosfera appropriata di Dushanbe.

Ceceni e tuvani in soggezione fanno il giro della Big Central Line. Un simpatico messaggero inviato da amici estremamente attenti alle questioni di sicurezza per discutere temi di interesse comune. Musicisti eccezionalmente abili che si esibiscono sottoterra a Mayakovskaya. Una splendida principessa siberiana vibrante di un’energia illimitata, che porta quel motto precedentemente applicato all’industria energetica – Power of Siberia – a un livello completamente nuovo.

Un caro amico mi ha portato al servizio domenicale nella chiesa Devyati Muchenikov Kizicheskikh, la preferita di Pietro il Grande: la quintessenza della purezza dell’ortodossia orientale. Successivamente i sacerdoti ci hanno invitato a pranzo nella loro tavola comune, mostrando non solo la loro naturale saggezza ma anche uno strepitoso senso dell’umorismo.

In un classico appartamento russo stipato di 10.000 libri e in vista del Ministero della Difesa – tante battute comprese – padre Michael, responsabile dei rapporti della cristianità ortodossa con il Cremlino, ha cantato l’inno imperiale russo dopo un’indelebile notte di eventi religiosi e discussioni culturali.

Ho avuto l’onore di incontrare alcuni di coloro che sono stati particolarmente presi di mira dalla macchina imperiale della menzogna. Maria Butina – denigrata dalla proverbiale stronzata della “spia venuta dal freddo” – ora deputata alla Duma. Viktor Bout – che la cultura pop ha metastatizzato nel “Lord of War”, con tanto di film di Nic Cage: sono rimasto senza parole quando mi ha detto che mi stava leggendo nel carcere di massima sicurezza negli USA, tramite pen drive inviate dai suoi amici (non aveva alcun accesso ad internet). L’infaticabile Mira Terada, dalla volontà di ferro, torturata quando era in una prigione americana, ora a capo di una fondazione che protegge i bambini in difficoltà.

Ho trascorso molto tempo di preziosa qualità e mi sono impegnato in inestimabili discussioni con Alexander Dugin – il russo cruciale di questi tempi post-tutto, un uomo di pura bellezza interiore, esposto a sofferenze inimmaginabili dopo l’assassinio terroristico di Darya Dugina, e ancora in grado di mettere insieme una profondità e una portata che sono praticamente senza pari in Occidente, quando si tratta di tracciare connessioni attraverso il ventaglio della filosofia, della storia e delle civiltà.

All’offensiva contro la russofobia

E poi c’erano gli incontri diplomatici, accademici e di lavoro. Dal capo delle relazioni con gli investitori internazionali di Norilsk Nickel ai dirigenti di Rosneft, per non parlare dello stesso Sergey Glazyev dell’EAEU, fianco a fianco con il suo principale consigliere economico Dmitry Mityaev, mi è stato offerto un corso intensivo sull’attuale economia russa dalla A alla Z: compresi problemi seri da affrontare.

Al Valdai Club, quello che contava davvero erano gli incontri a margine, molto più che i panel veri e propri: è lì che iraniani, pakistani, turchi, siriani, curdi, palestinesi, cinesi raccontano cosa c’è davvero nei loro cuori e nelle loro menti.

Il lancio ufficiale del Movimento internazionale dei russofili è stato un momento speciale di queste quattro settimane. Un messaggio speciale scritto dal presidente Putin è stato letto dal ministro degli Esteri Lavrov, che ha poi pronunciato il proprio discorso. Successivamente, presso la Casa dei Ricevimenti del Ministero degli Affari Esteri, quattro di noi sono stati ricevuti da Lavrov in udienza privata. Sono stati discussi futuri progetti culturali. Lavrov era estremamente rilassato, mostrando il suo impareggiabile senso dell’umorismo.

Questo è un movimento tanto culturale quanto politico, progettato per combattere la russofobia e raccontare la storia russa, in tutti i suoi aspetti immensamente ricchi, specialmente al Sud del mondo.

Sono un membro fondatore e il mio nome è sulla carta. Nei miei quasi quattro decenni come corrispondente estero, non ho mai fatto parte di nessun movimento politico/culturale in nessuna parte del mondo; i nomadi indipendenti sono una razza agguerrita. Ma questo è estremamente grave: le attuali, irrimediabilmente mediocri autodefinite “élite” dell’Occidente collettivo non vogliono altro che cancellare la Russia in tutto lo spettro. No pasarán.

Spiritualità, compassione, misericordia

Decenni che accadono in sole quattro settimane implicano tempo prezioso necessario per mettere tutto in prospettiva.

La sensazione iniziale del giorno in cui sono arrivato, dopo sette ore di cammino sotto la neve, è stata confermata: questa è la capitale del mondo multipolare. L’ho visto tra gli asiatici occidentali al Valdai. L’ho visto parlando con iraniani, turchi e cinesi in visita. L’ho visto quando oltre 40 delegazioni africane hanno preso il controllo dell’intera area intorno alla Duma, il giorno in cui Xi è arrivato in città. L’ho visto durante l’accoglienza in tutto il Sud del mondo riguardo a ciò che Xi e Putin stanno proponendo alla stragrande maggioranza del pianeta.

A Mosca non avverti nessuna crisi. Nessun effetto sanzionatorio. Niente disoccupazione. Niente senzatetto per strada. Inflazione minima. La sostituzione delle importazioni in tutti i settori, in particolare l’agricoltura, è stata un successo clamoroso. I supermercati hanno tutto – e di più – rispetto all’Occidente. C’è un’abbondanza di ristoranti di prim’ordine. Puoi comprare una Bentley o un cappotto di cachemire Loro Pianna che non trovi nemmeno in Italia. Ne abbiamo riso chiacchierando con i gestori del grande magazzino TSUM. Nella libreria BiblioGlobus uno di loro mi ha detto: “Noi siamo la Resistenza”.

A proposito, ho avuto l’onore di tenere un discorso sulla guerra in Ucraina nella libreria più cool della città, Bunker, mediato dal mio caro amico, immensamente informato, Dima Babich. Una responsabilità enorme. Soprattutto perché Vladimir L. era tra il pubblico. È ucraino, e ha passato 8 anni, fino al 2022, a raccontarla come se fosse davvero alla radio russa, finché è riuscito ad andarsene – dopo essere stato tenuto sotto tiro – utilizzando un passaporto interno ucraino. Successivamente siamo andati in una birreria ceca dove ha dettagliato la sua straordinaria storia.

A Mosca, i loro fantasmi tossici sono sempre in agguato sullo sfondo. Eppure non si può non provare compassione per i neocon psico-straussiani e i contro neoliberisti che ora si qualificano a malapena come i piccoli orfani di Zbig “Grande Scacchiera” Brzezinski.

Alla fine degli anni ’90, Brzezinski pontificò che “l’Ucraina, un nuovo e importante spazio sullo scacchiere eurasiatico, è un centro geopolitico perché la sua stessa esistenza come stato indipendente aiuta a trasformare la Russia. Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico”.

Con o senza un’Ucraina smilitarizzata e denazificata, la Russia ha già cambiato la narrativa. Non si tratta di diventare di nuovo un impero eurasiatico. Si tratta di guidare il lungo e complesso processo di integrazione dell’Eurasia – già in atto – parallelamente al sostegno di una vera indipendenza sovrana in tutto il Sud del mondo.

Ho lasciato Mosca – la Terza Roma – verso Costantinopoli – la Seconda Roma – un giorno prima che il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nikolai Patrushev rilasciasse un’intervista devastante alla Rossiyskaya Gazeta delineando ancora una volta tutti gli elementi essenziali inerenti alla guerra della NATO contro Russia.

Questo è ciò che mi ha particolarmente colpito: “La nostra cultura secolare si basa sulla spiritualità, sulla compassione e sulla misericordia. La Russia è un difensore storico della sovranità e dello stato di tutti i popoli che si sono rivolti ad essa per chiedere aiuto. Ha salvato gli stessi Stati Uniti almeno due volte, durante la guerra rivoluzionaria e la guerra civile. Ma credo che questa volta non sia pratico aiutare gli Stati Uniti a mantenere la loro integrità”.

Nella mia ultima notte, prima di incappare in un ristorante georgiano, sono stato guidato dal perfetto compagno da Pyatnitskaya a una passeggiata lungo il fiume Moscova, splendidi edifici rococò gloriosamente illuminati, il profumo della primavera – finalmente – nell’aria. È uno di quei momenti alla “Wild Strawberry” del capolavoro di Bergman che toccano il fondo della nostra anima. Come padroneggiare il Tao, in pratica. O la perfetta visione meditativa in cima all’Himalaya, al Pamir o all’Hindu Kush.

Quindi la conclusione è inevitabile. Tornerò. Presto.

Fonte: https://thealtworld.com/pepe_escobar/the-capital-of-the-multipolar-world-a-moscow-diary?utm_source=substack&utm_medium=email