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"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Ai nuovi satelliti di sorveglianza radar russi non sfuggirà alcun movimento a terra e daranno il colpo di grazia all'Ucraina e alla NATO


Analisti militari hanno segnalato l’imminente collasso della FAU grazie ai satelliti russi

https://www.controinformazione.info/analisti-militari-hanno-segnalato-limminente-collasso-della-fau-grazie-ai-satelliti-russi/

L’ex ufficiale dell’intelligence delle forze armate statunitensi Scott Ritter ha affermato che i satelliti ad alta precisione della Russia daranno presto alla FAU un incubo. Secondo lui, le forze armate russe monitoreranno più da vicino ciò che sta accadendo nelle basi aeree e nei depositi di munizioni dell’esercito ucraino.

I satelliti ultraprecisi che la Russia utilizza nello spazio monitorano i movimenti e le azioni della FAU, ha detto Scott Ritter, un ex ufficiale dell’intelligence delle forze armate statunitensi, nel programma “US Tour of Duty ” .

“ Questi satelliti di sorveglianza radar sono dotati di telecamere la cui precisione è dell’ordine del metro. A loro non importa la copertura nuvolosa o la pioggia. Hanno radar ad altissima risoluzione che possono vedere tutto. È impossibile nascondere qualcosa a questi satelliti “, ha affermato.

Ritter è convinto che l’equipaggiamento avanzato della Russia cambierà il corso del conflitto in Ucraina. L’esercito russo monitorerà più da vicino ciò che sta accadendo nelle basi aeree e nei depositi di munizioni delle forze armate ucraine, dopodiché intensificherà gli attacchi missilistici per sconfiggere definitivamente il regime di Kiev, ha riassunto Ritter.

Fonte: News Front

Traduzione: Gerard Trousson

Gli ucraini hanno attaccato per sondare le difese russe in 5 direzioni dalla regione di Kharkov al Mar d’Azov, con perdite elevate.

 

Falliti i primi tentativi di un’offensiva su larga scala delle forze armate ucraine


https://www.controinformazione.info/falliti-i-primi-tentativi-di-unoffensiva-su-larga-scala-delle-forze-armate-ucraine/

L’esercito ucraino non è riuscito a sfondare le difese delle truppe russe in direzione sud-Donetsk il 4 giugno, ha subito perdite significative, ha riferito il ministero della Difesa russo.
Da domenica, il nemico ha esercitato pressioni su tutta la linea del fronte in un arco dalla regione di Kharkov al Mar d’Azov, avendo tentato di passare all’offensiva in cinque direzioni contemporaneamente. Inoltre, continuano gli attacchi nella regione di Belgorod (frontiera russo Ucraina).

La mattina del 5 giugno, i militari ucraini sono stati riportati alle loro posizioni originali, hanno subito perdite di personale e attrezzature, ha detto lunedì il dipartimento nel suo canale Telegram .

La 31a Brigata Meccanizzata delle Forze Armate dell’Ucraina, che ha effettuato un attacco vicino al villaggio di Neskuchnoye, ha perso 250 soldati, 16 carri armati, 24 veicoli corazzati da combattimento, tra cui tre Braldey americani. Cinque soldati ucraini furono fatti prigionieri.

Nuovi attacchi sono stati effettuati vicino alla fattoria statale Oktyabr e al villaggio di Novodonetskoye, le forze armate ucraine hanno inviato in battaglia fino a tre gruppi tattici di battaglione, i carri armati hanno partecipato all’attacco. Questa offensiva è frenata dalle azioni delle unità, dal fuoco di artiglieria e dagli attacchi aerei del gruppo Vostok, ha concluso il Ministero della Difesa.

In precedenza, l’analista militare Mikhail Onufrienko, in un’intervista al quotidiano VZGLYAD , ha osservato che le forze armate ucraine stanno cercando di fare pressione sull’intera linea del fronte per creare un vantaggio locale, identificare i punti deboli e provare a sviluppare un’offensiva.

Fonte: VZGLYAD

Traduzione: Mirko Vlobodic

Dalla riunione dei BRICS è emersa la volonta di riformare l'ONU e il suo Consiglio di Sicurezza, al fine di renderlo più rappresentativo e meno filo-USA

 

Traduzione di Massimo A. Cascone per ComeDonChisciotte.org

 
Riunitisi il 1° giugno 2023 a Città del Capo, in Sudafrica, i Ministri degli Affari Esteri e delle Relazioni Internazionali dei BRICS Ma Zhaoxu, Mauro Vieira, Naledi Pandor, Sergei Lavrov e Subrahmanyam Jaishankar, hanno discusso al lungo della situazione globale attuale e di come implementare la loro incisività nei consessi internazionali ancora oggi fortemente a guida Occidentale.

La volontà del gruppo, come possiamo leggere di seguito nella Dichiarazione congiunta, è quella di fornire una leadership globale forte in un mondo fratturato da tensioni geopolitiche e insicurezza globale, spesso causate dall’imporsi perentorio dei Paesi sviluppati nei confronti di tutti gli altri. Leggendo tra le righe della diplomazia, appare evidente infatti come i 5 Paesi non siano più disposti a subire dei meccanismi internazionali che fin ora hanno funzionato con regole stabilite in altre sedi, favorendo l’Occidente e, su tutti, gli Stati Uniti. In quest’ottica va letta la richiesta di velocizzare la “riforma globale dell’ONU, compreso il suo Consiglio di Sicurezza, al fine di renderlo più rappresentativo, efficace ed efficiente e di aumentare la rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo” e  l’invito a “proseguire nel processo di riforma della governance del FMI“.

Nonostante l’evidente approccio multilaterale però, è interessante notare come alcuni punti fermi della narrazione di quella che noi chiamiamo “Agenda globalista” e dalla quale sicuramente non abbiamo una buona opinione, siano in egual modo condivisi anche dai BRICS.

Mi riferisco in particolare a quanto possiamo leggere al punto 6: “I Ministri hanno sollecitato l’attuazione dell’Agenda 2030…“; ai punti 14 e 15: “I Ministri hanno ribadito che gli obiettivi, i principi e le disposizioni della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del relativo Accordo di Parigi […] devono essere rispettati.” e “…il Global Stocktake deve essere efficace nel valutare e identificare le lacune nell’attuazione della risposta globale ai cambiamenti climatici…“; al punto 26In linea con il paragrafo 57 della Dichiarazione di Pechino, i Ministri hanno sottolineato lo sviluppo e l’uso responsabile ed etico dell’Intelligenza Artificiale (IA) per lo sviluppo socio-economico e la crescita inclusiva di tutte le società.

I toni pacati e inclusivi sono gli stessi e che vengo utilizzati all’interno del consessi occidentali che ci governano, così come medesime sono le prospettive e le finalità: Agenda 2030, Cambiamento Climatico e Intelligenza Artificiale, con tutti i meccanismi di controllo e sorveglianza sui popoli che ne scaturiranno e di cui la Cina è un chiaro esempio.

Per tutti quelli che pensano che i BRICS salveranno se stessi e i cittadini di tutto il mondo dal bullo americano un avvertimento quindi, stiamo parlando di altri bulli non sicuramente eroi. La volontà di controllo dei più vertici sulle differenti basi è la medesima. Non verrà costruito nessun mondo migliore finchè non saranno i popoli a farlo.

* * *

Dichiarazione congiunta dei Ministri degli Affari Esteri e delle Relazioni Internazionali dei BRICS, Città del Capo, Sudafrica, 1° giugno 2023:

1. I Ministri degli Affari esteri e delle Relazioni internazionali dei BRICS si sono riuniti il 1° giugno 2023 a Città del Capo, in Sudafrica. Hanno avuto uno scambio di opinioni sulle principali tendenze e questioni globali e regionali. Hanno riaffermato il loro impegno a rafforzare il quadro della cooperazione BRICS sotto i tre pilastri della cooperazione politica e di sicurezza, economica e finanziaria e culturale e tra i popoli, sostenendo lo spirito BRICS caratterizzato da rispetto e comprensione reciproci, uguaglianza, solidarietà, apertura, inclusione e consenso.

2. I Ministri hanno ribadito il loro impegno a rafforzare il multilateralismo e a sostenere il diritto internazionale, compresi gli scopi e i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite (ONU) come sua indispensabile pietra angolare, e il ruolo centrale dell’ONU in un sistema internazionale in cui gli Stati sovrani cooperano per mantenere la pace e la sicurezza, far progredire lo sviluppo sostenibile, assicurare la promozione e la protezione della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, e promuovere la cooperazione basata sullo spirito di solidarietà, rispetto reciproco, giustizia e uguaglianza.

3. I Ministri hanno espresso preoccupazione per l’uso di misure coercitive unilaterali, che sono incompatibili con i principi della Carta delle Nazioni Unite e producono effetti negativi soprattutto fra i Paesi in via di sviluppo. Hanno ribadito il loro impegno a rafforzare e migliorare la governance globale promuovendo un sistema internazionale e multilaterale più agile, efficace, efficiente, rappresentativo e responsabile.

4. I Ministri si sono richiamati alla Risoluzione 75/1 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) e hanno ribadito l’invito a riformare i principali organi delle Nazioni Unite. Si sono impegnati a infondere nuova linfa alle discussioni sulla riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) e a proseguire i lavori per rivitalizzare l’Assemblea Generale e rafforzare il Consiglio Economico e Sociale. Si sono richiamati al documento finale del Vertice mondiale del 2005 e hanno ribadito la necessità di una riforma globale dell’ONU, compreso il suo Consiglio di Sicurezza, al fine di renderlo più rappresentativo, efficace ed efficiente e di aumentare la rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo in modo che possa rispondere adeguatamente alle sfide globali. La Cina e la Russia hanno sottolineato l’importanza che riconoscono allo status e al ruolo del Brasile, dell’India e del Sudafrica negli affari internazionali e hanno sostenuto la loro aspirazione a svolgere un ruolo più importante all’interno dell’ONU.

5. I Ministri hanno ribadito quanto sia fondamentale che il G20 continui a svolgere il ruolo di principale forum multilaterale nel campo della cooperazione economica, che comprende sia i Paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo, dove le principali economie cercano congiuntamente soluzioni alle sfide globali. Hanno auspicato che il 18° Vertice del G20 sia ospitato con successo sotto la Presidenza indiana del G20. Hanno notato l’opportunità di imprimere uno slancio di rinnovamento durevole attraverso la presidenza del G20 da parte dell’India, del Brasile e del Sudafrica dal 2023 al 2025 e hanno espresso il loro sostegno per la continuità e la collaborazione nelle loro presidenze del G20, augurando loro ogni successo nei loro sforzi.

6. I Ministri hanno sollecitato l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni – economica, sociale e ambientale – in modo equilibrato e integrato, mobilitando i mezzi necessari per l’attuazione dell’Agenda 2030. A questo proposito hanno sottolineato che il Vertice sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), che si terrà a New York nel settembre 2023, rappresenta un’opportunità unica per rinnovare l’impegno internazionale nell’attuazione dell’Agenda 2030.

7. I Ministri hanno riconosciuto l’impatto sull’economia mondiale di approcci unilaterali in violazione del diritto internazionale e hanno notato che la situazione è ulteriormente complicata da misure unilaterali di coercizione economica, come sanzioni, boicottaggi, embarghi e blocchi.

8. I Ministri hanno espresso il loro sostegno a un sistema commerciale multilaterale libero, aperto, trasparente, giusto, prevedibile, inclusivo, equo, non discriminatorio e basato su regole, con l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) al centro, con un trattamento speciale e differenziato (S&DT) per i Paesi in via di sviluppo, compresi i Paesi meno sviluppati. Hanno sottolineato il loro sostegno a lavorare per ottenere risultati positivi e significativi sulle questioni alla 13ª Conferenza Ministeriale (MC13). Si sono impegnati a collaborare in modo costruttivo per portare avanti la necessaria riforma dell’OMC con l’obiettivo di presentare risultati concreti alla MC13. Hanno chiesto il ripristino di un sistema di risoluzione delle controversie pienamente funzionante e accessibile a tutti i membri entro il 2024 e la selezione dei nuovi membri dell’Organo d’appello senza ulteriori ritardi. Hanno condannato le misure protezionistiche unilaterali con il pretesto di preoccupazioni ambientali, come i meccanismi unilaterali e discriminatori di adeguamento di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism), le imposizioni fiscali e altre misure.

9. Si sono espressi a favore di una solida rete di sicurezza finanziaria globale con al centro un Fondo Monetario Internazionale (FMI) “quota-based”* e dotato di risorse adeguate. Hanno invitato a proseguire nel processo di riforma della governance del FMI nell’ambito della 16a Revisione Generale delle Quote, che prevede una nuova formula di quote come criterio guida, da completare entro il 15 dicembre 2023.

* Il termine “quota-based” si riferisce a un sistema o a un approccio che determina la distribuzione o l’allocazione di risorse, benefici o opportunità in base a quote predeterminate o proporzioni specifiche.

10. I Ministri si sono congratulati con Dilma Rousseff, ex Presidente della Repubblica Federativa del Brasile, in qualità di Presidente della Nuova Banca di Sviluppo (NDB) e si sono detti fiduciosi che contribuirà a rafforzare la NDB nel realizzare efficacemente il suo mandato. Hanno incoraggiato la NDB a perseguire i principi della “member-led”* e della “demand-driven”**, a mobilitare finanziamenti da fonti diversificate, a potenziare l’innovazione e lo scambio di conoscenze, ad assistere i Paesi membri nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e a migliorare ulteriormente l’efficienza e l’efficacia nel realizzare il proprio mandato, con l’obiettivo di diventare una delle principali istituzioni multilaterali per lo sviluppo.

* Il principio “member-led” indica che l’organizzazione o il gruppo è guidato e governato dai suoi stessi membri. Questo significa che le decisioni importanti riguardanti l’organizzazione, come la definizione degli obiettivi, le politiche, le strategie e la gestione delle risorse, vengono prese collettivamente dai membri o da rappresentanti eletti tra di loro. In un contesto “member-led”, i membri hanno un ruolo attivo nel processo decisionale e contribuiscono attivamente all’orientamento e al funzionamento dell’organizzazione.

** Il principio “demand-driven” implica che le attività e le iniziative dell’organizzazione o del gruppo siano guidate dalle esigenze e dalle richieste dei loro destinatari o utenti finali. Invece di offrire servizi o prodotti che l’organizzazione considera rilevanti, l’approccio “demand-driven” si basa sulla comprensione approfondita delle necessità del pubblico di riferimento e sulla progettazione di servizi o prodotti che rispondono in modo diretto a tali esigenze.

11. I Ministri hanno sottolineato l’importanza dell’inclusione finanziaria affinché i cittadini possano raccogliere i benefici della crescita economica e della prosperità e hanno accolto con favore i numerosi nuovi strumenti tecnologici per l’inclusione finanziaria, sviluppati nei Paesi BRICS, che possono contribuire a garantire la piena partecipazione dei cittadini all’economia reale.

12. I Ministri hanno sottolineato l’importanza di incoraggiare l’uso delle valute locali nel commercio internazionale e nelle transazioni finanziarie tra i BRICS e i loro partner commerciali.

13. I Ministri hanno sottolineato che garantire la sicurezza energetica è una condizione essenziale per lo sviluppo economico, la stabilità sociale, la sicurezza nazionale e il benessere di tutte le nazioni del mondo. Hanno chiesto catene di approvvigionamento globali resilienti e una domanda di energia prevedibile e stabile, per garantire l’accesso universale a fonti energetiche moderne, affidabili, sostenibili e a prezzi accessibili. Hanno inoltre sottolineato l’importanza di migliorare la sicurezza energetica e la stabilità del mercato rafforzando le “catene del valore“, promuovendo mercati aperti, trasparenti e competitivi e garantendo la protezione delle infrastrutture energetiche critiche. Hanno condannato fermamente tutti gli attacchi terroristici contro le infrastrutture critiche, compresi gli impianti energetici critici, e contro altri obiettivi vulnerabili.

14. I Ministri hanno ribadito che gli obiettivi, i principi e le disposizioni della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del relativo Accordo di Parigi, in particolare i principi delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità (CBDR-RC) alla luce delle diverse circostanze nazionali, devono essere rispettati. Hanno ribadito i loro sforzi nazionali e congiunti per promuovere l’attuazione dell’Accordo di Parigi. A questo proposito, hanno sottolineato l’importanza del rispetto da parte dei Paesi sviluppati degli impegni assunti di fornire tecnologia e finanziamenti per il clima adeguati, prevedibili, tempestivi, nuovi e aggiuntivi, attesi da tempo, per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i cambiamenti climatici. Hanno espresso preoccupazione per il fatto che l’obiettivo dei Paesi sviluppati di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020, e annualmente fino al 2025, non sia stato raggiunto e hanno esortato i Paesi sviluppati a rispettare i loro impegni. Hanno respinto i tentativi di collegare la sicurezza all’agenda sui cambiamenti climatici e hanno ricordato che l’UNFCCC, comprese le sessioni annuali della Conferenza delle Parti (COP), è il forum internazionale competente e legittimo per discutere la questione dei cambiamenti climatici in tutte le sue dimensioni.

15. I Ministri hanno sottolineato la loro determinazione a contribuire al successo della COP28 a Dubai, nel corso dell’anno, concentrandosi sulla sua realizzazione. In quanto fondamentale meccanismo di promozione dell’attuazione e dell’azione per il clima su tutti gli aspetti dell’Accordo di Parigi nell’ambito dell’UNFCCC, il Global Stocktake deve essere efficace nel valutare e identificare le lacune nell’attuazione della risposta globale ai cambiamenti climatici, ponendo al contempo le basi per una maggiore ambizione da parte di tutti, in particolare da parte dei Paesi sviluppati, e per colmare le lacune ancora esistenti nei mezzi di attuazione delle azioni di mitigazione e adattamento nei Paesi in via di sviluppo.

16. I Ministri hanno accolto con favore la candidatura del Brasile ad ospitare la COP30, poiché l’anno 2025 sarà fondamentale per il futuro stesso della risposta globale ai cambiamenti climatici.

17. I Ministri hanno riconosciuto l’importanza dell’inclusione delle donne nei processi di pace, compresa la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, la promozione della pace, la ricostruzione e lo sviluppo post-conflitto e il mantenimento della pace.

18. I Ministri si sono richiamati alle posizioni nazionali sulla situazione in Ucraina e nelle zone limitrofe, espresse nelle sedi appropriate, tra cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Hanno preso atto con apprezzamento delle pertinenti proposte di mediazione e di “buoni uffici”* volte a risolvere pacificamente il conflitto attraverso il dialogo e la diplomazia. Hanno chiesto la piena ed efficace attuazione dell’Iniziativa per i Grano del Mar Nero e del Memorandum d’intesa tra la Federazione Russa e il Segretariato delle Nazioni Unite sulla promozione dei prodotti alimentari e dei fertilizzanti russi sui mercati mondiali, sottolineando l’importanza di consentire che i cereali e i fertilizzanti continuino a raggiungere i più bisognosi.

* Il termine “good offices” (letteralmente “buoni uffici”) si riferisce a un ruolo o a un’azione di mediazione o di facilitazione svolta da un terzo, spesso una persona o un’organizzazione neutrale e imparziale, al fine di promuovere la risoluzione di una controversia, il dialogo tra le parti o la negoziazione di un accordo. L’obiettivo dei “buoni uffici” è quello di promuovere la pace, la cooperazione e la diplomazia nelle situazioni di conflitto, offrendo un supporto imparziale e aiutando le parti coinvolte a superare le differenze e a trovare una soluzione equa e soddisfacente per tutti.

19. I Ministri hanno espresso seria preoccupazione per i continui conflitti nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) e hanno approvato la dichiarazione congiunta dei Vice Ministri degli Esteri e degli inviati speciali dei BRICS nella riunione del 26 aprile 2023.

20. I Ministri hanno accolto con favore la riammissione della Repubblica Araba Siriana nella Lega degli Stati Arabi il 7 maggio 2023 e hanno ribadito il loro sostegno a tutti gli sforzi che conducono a una soluzione politica e negoziata che rispetti la sovranità e l’integrità territoriale siriana.

21. I Ministri hanno espresso preoccupazione per lo scoppio della violenza in Sudan. Hanno sollecitato l’immediata cessazione delle ostilità e hanno chiesto l’accesso senza ostacoli della popolazione sudanese all’assistenza umanitaria. Hanno accolto con favore gli sforzi dell’Unione Africana, dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo, della Lega degli Stati Arabi, delle Nazioni Unite e del suo Consiglio di Sicurezza nel cercare soluzioni alla crisi in corso. Hanno inoltre accolto con favore il sostegno fornito da vari Paesi, organizzazioni e agenzie internazionali per l’evacuazione dei cittadini stranieri dal Sudan.

22. I Ministri hanno espresso la loro ferma condanna al terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, sempre, ovunque e da chiunque sia commesso. Hanno riconosciuto la minaccia derivante dal terrorismo, dall’estremismo che porta al terrorismo e dalla radicalizzazione. Si sono impegnati a combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, compresi i movimenti transfrontalieri di terroristi, le reti di finanziamento del terrorismo e i “rifugi sicuri”. Hanno ribadito che il terrorismo non deve essere associato a nessuna religione, nazionalità, civiltà o gruppo etnico. Hanno riaffermato il loro incrollabile impegno a contribuire ulteriormente agli sforzi globali per prevenire e contrastare la minaccia del terrorismo sulla base del rispetto del diritto internazionale, in particolare della Carta delle Nazioni Unite, e dei Diritti Umani, sottolineando che gli Stati hanno la responsabilità primaria nella lotta al terrorismo e che le Nazioni Unite continuano a svolgere un ruolo centrale e di coordinamento in questo settore. Hanno inoltre sottolineato la necessità di un approccio globale dell’intera comunità internazionale per arginare efficacemente le attività terroristiche, che rappresentano una seria minaccia, anche nell’attuale contesto pandemico. I Ministri hanno respinto l’uso di due pesi e due misure per contrastare il terrorismo e l’estremismo che lo favorisce. I Ministri hanno chiesto la rapida finalizzazione e adozione della Convenzione Globale sul Terrorismo Internazionale nell’ambito delle Nazioni Unite e l’avvio di negoziati multilaterali su una convenzione internazionale per la soppressione degli atti di terrorismo chimico e biologico, in occasione della Conferenza sul Disarmo. Hanno accolto con favore le attività del Gruppo di lavoro antiterrorismo dei BRICS e dei suoi cinque sottogruppi, basati sulla Strategia antiterrorismo dei BRICS e sul Piano d’azione antiterrorismo dei BRICS. Ci auguriamo inoltre di approfondire ulteriormente la cooperazione antiterroristica.

23. Hanno espresso la necessità di rafforzare in modo globale i meccanismi per contrastare l’uso crescente, in una società globalizzata, da parte dei terroristi e dei loro sostenitori, di tecnologie emergenti e in via di sviluppo, come i sistemi aerei senza pilota, Internet e altre Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC), comprese le piattaforme dei social media, per scopi terroristici, come il reclutamento e l’incitamento a commettere atti terroristici, nonché per il finanziamento, la pianificazione e la preparazione delle loro attività.

24. I Ministri hanno chiesto di rafforzare il sistema di controllo degli armamenti, disarmo e non proliferazione, compresa la Convenzione sulla Proibizione dello Sviluppo, della Produzione e dello Stoccaggio di Armi Batteriologiche (Biologiche) e Tossiniche e sulla loro Distruzione (BTWC) e la Convenzione sulla Proibizione dello Sviluppo, della Produzione, dello Stoccaggio e dell’Uso di Armi Chimiche e sulla loro Distruzione (CWC), e di preservarne l’integrità e l’efficacia per mantenere la stabilità globale e la pace e la sicurezza internazionali. Hanno sottolineato la necessità di rispettare e rafforzare la BTWC, anche attraverso l’adozione di un protocollo giuridicamente vincolante alla Convenzione che preveda, tra l’altro, un efficiente meccanismo di verifica. I Ministri hanno ribadito il loro sostegno per assicurare la sostenibilità a lungo termine delle attività spaziali esterne e la prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio esterno (PAROS) e della sua militarizzazione, anche attraverso negoziati per l’adozione di un pertinente strumento multilaterale giuridicamente vincolante. Hanno riconosciuto il valore del progetto aggiornato di Trattato sulla Prevenzione della Collocazione di Armi nello Spazio Esterno, la Minaccia o l’Uso della Forza contro Oggetti Spaziali Esterni (PPWT) presentato alla Conferenza sul Disarmo nel 2014. Hanno sottolineato che anche le misure pratiche di trasparenza e rafforzamento della fiducia (TCBM) possono contribuire al PAROS.

25. I Ministri, pur sottolineando il formidabile potenziale delle TIC per la crescita e lo sviluppo, hanno riconosciuto le nuove possibilità che esse comportano per le attività e le minacce criminali e hanno espresso preoccupazione per il crescente livello e la complessità dell’abuso criminale delle TIC. Hanno accolto con favore i lavori in corso nell’ambito della Commissione Ad Hoc per l’elaborazione di una convenzione internazionale completa sul contrasto all’uso delle TIC a fini criminali e hanno ribadito il loro impegno a cooperare per l’attuazione del mandato adottato dalla risoluzione 75/282 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in modo tempestivo.

26. In linea con il paragrafo 57 della Dichiarazione di Pechino, i Ministri hanno sottolineato lo sviluppo e l’uso responsabile ed etico dell’Intelligenza Artificiale (IA) per lo sviluppo socio-economico e la crescita inclusiva di tutte le società. Hanno sostenuto la comunicazione e la cooperazione sulla tecnologia dell’IA per promuovere i vantaggi reciproci, hanno chiesto di rafforzare la governance internazionale dell’IA e di incoraggiare gli scambi e i dialoghi politici sull’IA, al fine di esplorare la creazione di un quadro di governance globale efficace con l’obiettivo di proteggere i diritti umani e stimolare l’innovazione e la crescita economica.

27. I Ministri hanno ribadito la necessità che tutti i Paesi cooperino nella promozione e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali secondo i principi di uguaglianza e rispetto reciproco. Hanno concordato di continuare a considerare tutti i diritti umani, compreso il diritto allo sviluppo, in modo equo e paritario, sullo stesso piano e con la stessa enfasi. Hanno concordato di rafforzare la cooperazione su questioni di interesse comune sia all’interno dei BRICS che nelle sedi multilaterali, tra cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e il Consiglio per i Diritti Umani, tenendo conto della necessità di promuovere, proteggere e rispettare i diritti umani in modo non selettivo, non politicizzato e costruttivo e senza doppi standard.

28. I Ministri hanno preso atto della relazione interna della Presidenza sullo sviluppo istituzionale dei BRICS in linea con i paragrafi 71-73 della Dichiarazione di Pechino.

29. I Ministri hanno accolto con favore la riunione dei “Friends of BRICS Foreign Ministers” del 2 giugno 2023.

30. I Ministri hanno espresso il loro pieno sostegno alla presidenza sudafricana dei Paesi BRICS nel 2023, sotto il tema “BRICS e Africa: Partnership per una crescita reciprocamente accelerata, uno sviluppo sostenibile e un multilateralismo inclusivo”. Hanno espresso il loro impegno a lavorare insieme per garantire il successo del XV Vertice BRICS. I Ministri hanno auspicato che la prossima riunione dei Ministri degli Affari Esteri e delle Relazioni Internazionali dei BRICS si tenga a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA78) e sia ospitata dalla Federazione Russa in qualità di Presidente entrante dei BRICS nel 2024.

Fonte: https://mid.ru/en/foreign_policy/news/1873948/, 02.06.2023

Traduzione di Massimo A. Cascone per ComeDonChisciotte.org

L'incontro dei BRICS concluso a Città del Capo: la dedollarizzazione persisterà e crescerà; non è più una questione di se, ma di quando.

I Brics, l'Occidente e il "cellophane del colonialismo"

 

Vertice BRICS a Città del Capo: il momento in cui la dedollarizzazione è diventata adulta


 

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-vertice_brics_a_citt_del_capo_il_momento_in_cui_la_dedollarizzazione__diventata_adulta/5694_49885/

 

Dal canale telegram (@IstitutoItaliaBrics)

 L'incontro dei BRICS concluso a Città del Capo passerà alla storia come il momento in cui la dedollarizzazione è diventata adulta.

Cina e Brasile regolano gli scambi in Yuan e Real.

La Francia ha concluso alcune transazioni in Yuan.

India e Malesia aumentano l'uso della Rupia nel commercio bilaterale.

Pechino e Mosca commerciano stabilmente in Yuan e Rubli.

I 10 Paesi dell’ASEAN spingono per commercio regionale e investimenti in valute locali, non in dollari.

L'Indonesia, la più grande economia dell'ASEAN, sta lavorando con la Corea del Sud per aumentare le transazioni in Rupie e Won.

Il Pakistan sta cercando di iniziare a pagare la Russia in Yuan per le importazioni di petrolio.

Gli Emirati Arabi Uniti stanno parlando con l'India di fare più commercio non-oil in Rupie.

La dedollarizzazione persisterà e crescerà; non è più una questione di se, ma di quando. 

(Asia Times)

Mercenari polacchi a fianco dei nazisti ucraini nelle incursioni in Russia, realizzano il malcelato sogno polacco di una “crociata su Mosca”.

Mercenari polacchi al fianco dei nazisti ucraini: la storia che si ripete


https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-mercenari_polacchi_al_fianco_dei_nazisti_ucraini_la_storia_che_si_ripete/45289_49888/

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

Per una serie di circostanze, presumibilmente non fortuite, la notizia apparsa il 4 giugno, a proposito della presenza di mercenari polacchi del Polski Korpus Ochotniczy (PKO), insieme ai terroristi del Corpo Volontario Russo (RDK: Russkij Dobrovol’ceskij Korpus) che lo scorso 22 maggio ha attaccato alcuni villaggi confinari nella regione russa di Belgorod, è coincisa con la richiesta rivolta dal presidente della Duma russa, Vjaceslav Volodin, al Comitato investigativo e alla Procura generale, di tornare a indagare sulla morte di decine di migliaia di soldati del giovane Esercito Rosso nei lager polacchi negli anni 1919-1921, dopo la guerra russo-polacca.

Che mercenari polacchi, insieme a decine di altre nazioni, agissero prima in Donbass, a dar man forte alle truppe di Kiev e, dopo il 24 febbraio 2022 nella stessa Ucraina, è cosa nota. Ma, con la pubblicazione di alcuni video da parte di PKO e il comunicato del RDK, è venuta l'aperta ammissione: «Non da ora i nostri compagni d'armi polacchi combattono effettivamente con noi, fianco a fianco per la libertà e l'indipendenza dell'Ucraina. Insieme, siamo già riusciti a compiere una serie di operazioni sulle direttrici di Orekhov, Zaporož'e e Bakhmut. I ragazzi si sono mostrati all'altezza, con un alto livello di motivazione e preparazione».

Un'ammissione così sfacciata, che i nazi-golpisti di Kiev sono stati redarguiti e si sono visti costretti a imporre al RDK di fare un passo indietro, così che è apparso un nuovo comunicato: «Per quanto riguarda le operazioni in territorio russo, i combattenti del PKO hanno assicurato la scorta dei prigionieri, logistica medico-militare, ma solamente all'interno dei confini di stato ucraini». In una maniera o in un'altra, sembra di assistere al mai sopito sogno polacco di una “crociata su Mosca”.

Così, le “imprese” dei moderni reazionari polacchi, istituzionali o “volontari”, meritano il giusto rilievo; ma anche quelle dei loro antenati non devono cadere nell'oblio; tra l'altro, anche perché i caporioni del moderno PKO si equiparano ai famigerati “Ussari della morte” di Jozef Sila-Nowicki, ricalcandone anche la simbologia, cioè la Dywizjon Huzarow Smierci, che si distinse nella repressione di polacchi e nell'uccisione di prigionieri russi nella guerra russo-polacca.

Delitti simili, ha detto Volodin, non hanno termine di prescrizione. Ma vengono deliberatamente ignorati o, al massimo, tenuti sotto traccia, aggiungiamo noi; a differenza del circo mediatico su gli ufficiali polacchi fucilati dai nazisti a Katyn', che da decenni tiene invece banco in ogni rappresentazione “storica” anti-sovietica, facendo il paio con l'omelia nazi-golpista ucraina sul cosiddetto “golodomor stalinista”.

E dunque: se a proposito degli attacchi di fascisti russi e mercenari polacchi, armati e riforniti con mezzi ucraini – a proposito: oltre alla proposta di Evgenyj Prigožin, di spostare distaccamenti della “Wagner” a difesa della regione di Belgorod, è arrivata anche quella del leader ceceno Ramzan Kadyrov, di inviare nella regione 70.000 uomini degli spetsnaz ceceni – si parla diffusamente su quasi tutti i mezzi di informazione, la proposta di Volodin merita qualche parola in più.

Sulle pagine di questo giornale, più di una volta si è accennato (soltanto accennato, all'interno di altri temi) alla sorte dei prigionieri di guerra russi nei lager polacchi oltre cento anni fa. L'indagine cui, per parte nostra, si è sempre fatto riferimento, è la seconda parte del volume dello storico russo Vladislav Šved “Katyn'”, che l'autore intitola, per l'appunto, “Antikatyn' o i Soldati Rossi nella prigionia polacca”: un centinaio di pagine in cui l'autore, sulla base di poco meno di settecento pagine di documenti pubblicati nel 1922 dal Ministero degli esteri della RSFSR, di indagini russo-polacche (quando i rapporti Mosca-Varsavia erano di tutt'altro tipo che non gli attuali), di rapporti della Croce Rossa e dell'Associazione americana della gioventù cristiana dell'epoca, documenta le condizioni inumane (ovviamente disconosciute dall'attuale Varsavia) in cui vennero tenuti i prigionieri russi, tanto da provocare la morte di massa di oltre la metà, se non di più, degli oltre 130.000 (secondo altre fonti: 165.500; secondo lo Stato maggiore polacco: 206.877) “krasnoarmejtsy” rinchiusi nei lager.

Šved accenna anche alle memorie di una serie di futuri ufficiali e generali dell'Esercito Rosso, distintisi poi nella Guerra patriottica del 1941-1945, sopravvissuti vent'anni prima ai lager polacchi: tutti parlano di fame, freddo, sete, percosse, privazione di calzature e indumenti, assenza di baraccamenti; testimonianze confermate anche da alcune note stese negli anni '20 da medici militari polacchi, che parlavano dei lager come di «cimiteri di scheletri mezzo morti e mezzo nudi», o di «focolai di pestilenza e uccisione di persone per fame» e denunciavano quelle condizioni come «una macchia indelebile sull'onore del popolo e dell'esercito polacco».

E, in particolare, Šved smentisce alcune affermazioni polacche – fatte proprie anche da massimi esponenti russi ancora una quindicina d'anni fa – secondo cui le vittime russe sarebbero state “appena” 16-18.000, per lo più morti di tifo. Solamente nei lager di Strzalkowo e Tuchola, scrive Šved, in cui ad esempio nel novembre 1919 morivano per malattie fino a 70-90 prigionieri al giorno, morirono più di trentamila prigionieri russi; il 1 febbraio 1922, il tenente-colonnello Ignacy Matuszewki riferiva al Ministro della guerra polacco, della morte di 22.000 prigionieri nel solo lager di Tuchola. Ancora nel 1998, storici russi, sulla Rivista storico-militare, parlavano di almeno 82.500 soldati rossi morti nella prigionia polacca, comprendendo nella cifra anche i prigionieri morti di fame, prima ancora di arrivare a destinazione, rinchiusi nei vagoni merci con cui venivano trasportati senza cibo, per giorni e giorni, verso i lager: in questi casi, la mortalità corrispondeva al 40-60% dei «bolscevichi prigionieri».

Il rappresentante della Croce Rossa internazionale, che nel 1919 visitò il lager di Bugshupe (uno dei 5-6 campi allestiti nel territorio della fortezza di Brest) riferì che due gravissime epidemie di tifo e dissenteria avevano falciato 180 uomini in un solo giorno.

Senza contare – dati forniti nel 1919 dal Comando supremo del Wojsko Polskie – la pratica in uso presso alcuni reparti polacchi di fucilare sul posto o impiccare i prigionieri dell'Esercito Rosso, in primo luogo, secondo una “tradizione” fatta poi propria dalla Wehrmacht, commissari, comunisti, comandanti e ebrei; soprattutto commissari e ebrei, secondo uno spirito che si sarebbe tramandato negli anni successivi: questo, tanto per chiarire il valore della “legge” polacca odierna, sulla proibizione di dire o scrivere della partecipazione polacca allo sterminio degli ebrei.

A onor del vero, i prigionieri non erano solo russi, ma anche baltici, bielorussi, ucraini, tedeschi; in ogni caso, sembra che in quel periodo, in diversi casi, “istruttori” francesi indicassero il numero di prigionieri da fucilare: è noto come, nel corso della guerra civile, ufficiali francesi dirigessero le operazioni delle truppe bianche a nord, mentre quelli britannici operavano a sud e nel Caucaso con le forze contor-rivoluzionarie.

Nell'autunno del 1920, il comandante del lager di Brest-Litowsk parlò così ai prigionieri appena arrivati: «Voi, bolscevichi, volevate prendere la nostra terra: bene, io la terra ve la darò. Io non ho il diritto di uccidervi, ma vi nutrirò in modo tale che creperete da soli». Stesso sistema, si racconta, nei lager di Zdunska Wola, Torun, Dorogusk, Plock, Radom, Przemysl, L'vov,  Dombe, Petrokov, Wadowice, Bialystok, Baranowici, Vil'no, Ruzany, Bobruisk, Grodno, e tanti altri, situati anche nelle regioni occupate di Ucraina e Bielorussia occidentali.

Non da invidiare nemmeno la sorte di quei prigionieri mandati a lavorare per alcuni nobili polacchi: si racconta di un conte (il nome non viene citato) che, dopo aver utilizzato i soldati rossi prigionieri per costruire una sorta di castello sul fiumicello Mistintsa, presso il villaggio di Šešory (oggi località sciistica nella regione ucraina di Ivano-Frankovsk) li “liberò” nel bosco, dopo di che, lui e gli ospiti del castello, andarono a caccia dei prigionieri, con cani e fucili.

Al processo di Norimberga, fu stabilito che centinaia di migliaia di soldati dell'Esercito Rosso erano stati deliberatamente lasciati morire di fame nei lager nazisti nel 1940-1945: nel 1919-1922, scrive Šved, un simile “golodomor” (“holodomor”, per dirla nella lingua dei suoi diffusori ucraini) era stato deliberato da Varsavia per i «bolscevichi e gli ebrei russi».

Un “golodomor” che, a differenza della carestia del 1932-'33, che aveva interessato molte regioni dell'Unione Sovietica (e anche di Polonia e Romania, sia detto per inciso) e nient'affatto “scientemente programmato” dai «bolscevichi russi ai danni del popolo ucraino», costituì la sanguinaria risposta dell'allora szlachta polacca al tentativo (poi riconosciuto “avventato” dallo stesso Lenin) di portare la rivoluzione a ovest dei confini russi, compiuto sulla spinta della controffensiva opposta dalla RSFSR all'attacco polacco per impossessarsi di Vil'no (l'attuale Vilnius), Kiev, Minsk, Smolensk e, nei sogni di Jozef Pilsudski, anche Mosca.

La narrazione sulla strage degli ufficiali polacchi, perpetrata nel 1941 nei boschi vicino a Smolensk, venne messa in circolazione da Joseph Goebbels sin dal 1943, per riequilibrare le sorti propagandistiche naziste dopo la batosta di Stalingrado e dette il via a una narrazione “fertile” tutt'oggi negli ambienti liberali, nonostante tutte le prove indichino la matrice nazista del massacro. Di contro, “Antikatyn'”, con testimonianze e documenti di fonti internazionali, merita qualcosa di più del silenzio sotto cui sono stati lasciati, per tanti decenni, i prigionieri rossi di una Polonia che, esclusa la parentesi della Repubblica popolare, prima di divenire reazionaria e sanfedista, era passata per la dittatura di Pilsudskij e l'alleanza con la Germania hitleriana. La “Katyn'” polacca dei «bolscevichi e ebrei russi», insieme all'omelia del “holodomor” nazi-ucraino, dice qualcosa non tanto o non solo sulla russofobia dei nani post-sovietici, e parla apertamente delle sciagure del nazionalismo reazionario al servizio sia degli interessi delle borghesie locali, che delle mire globali dell'imperialismo.

Per la sua posizione strategica e millenaria esperienza storica La Cina ossessiona da tempo gl’ideologi dell’imperialismo statunitense

 

L'asse che non vacilla

di Claudio Mutti - 05/06/2023

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-asse-che-non-vacilla

L'asse che non vacilla


Fonte: eurasia-rivista

Spadroneggiando dappertutto, l’imperialismo americano è divenuto il nemico dei popoli di tutto il mondo e si è sempre più isolato. (…) L’ondata di collera dei popoli del mondo contro gli aggressori americani è irresistibile. La loro lotta contro l’imperialismo USA e i suoi lacchè otterrà sicuramente vittorie sempre più grandi”.

(Mao Tse-tung, Dichiarazione in appoggio alla giusta guerra patriottica del popolo panamense contro l’imperialismo USA, 12 gennaio 1964)

 

Dall’interesse di Ezra Pound per l’insegnamento confuciano[1] nacque, tra l’altro, una versione italiana del Chung Yung[2], il testo canonico attribuito a Tzu-ssu[3], nipote di Confucio vissuto nel V sec. a.C. In esso “la moralità assume funzione cosmica, in quanto l’uomo opera la trasformazione del mondo e continua, quindi, nella società, il compito creativo del Cielo”[4]; insomma, il Chung Yung “insegna a sviluppare la capacità di perfezionare sé ed il mondo mediante la comprensione delle cose e la consapevolezza della propria azione”[5]. Il commento che tradizionalmente accompagna questo testo spiega che chung è “quello che non si sposta né da una parte né dall’altra” e che yung significa “invariabile”, sicché Pound scelse di rendere il titolo dell’opera con L’asse che non vacilla[6], mentre i traduttori successivi hanno optato per soluzioni quali Il costante mezzo[7] o Il giusto mezzo[8].

Il medesimo significato “assiale” risuona nel nome mandarino della Cina, che è Chung Kuo[9], “il Paese del Centro”, “l’Impero di Mezzo”. Se è vero, come fa notare Carl Schmitt, che fino all’epoca delle grandi scoperte geografiche “ogni popolo potente si considerava il centro della terra e guardava ai propri domini territoriali come alla casa della pace, al di fuori della quale regnavano guerra, barbarie e caos”[10], in buona misura ciò sembra vero anche nel caso della Cina odierna, la cui oggettiva centralità geografica e geopolitica è efficacemente descritta da Heinrich Jordis von Lohausen (1907-2002) in Mut zur Macht. “Fra tutti i subcontinenti dell’Eurasia – scrive il generale austriaco –  la Cina occupa la posizione strategica più forte: la triplice copertura delle montagne e dei deserti dell’Asia interiore, la corona delle isole periferiche e la barriera insormontabile della razza, della lingua e della scrittura che si erge contro ogni guerra psicologica delle nazioni bianche (…) la natura l’ha posta vicino all’oceano, le ha dato una posizione decisiva tra l’India e il Giappone, tra la Siberia e il Pacifico. Sulla costa occidentale del Pacifico, la Cina si presenta come il baricentro naturale, il centro fisso da sempre. Tutte le questioni relative all’equilibrio mondiale trovano risposta a Pechino. (…) I tentativi di una presa di potere economica o militare non possono nulla contro di essa, poiché la sua estensione è troppo vasta. È di un’altra razza e di una cultura antica, molto più antica. Ha accumulato in sé tutta l’esperienza della storia del mondo e resiste ad ogni trasformazione. Essa è inattaccabile”[11].

Il fatto che la Cina sia oggi in procinto di riacquisire il ruolo assiale al quale sembrano destinarla una posizione geografica centrale e un’esperienza storica di cinquemila anni ossessiona da tempo gli strateghi e gl’ideologi dell’imperialismo statunitense, i quali ormai scorgono nella Repubblica Popolare una “minaccia peggiore dell’Asse [Roma-Berlino-Tokio] nel XX secolo”[12] e vedono nella solidarietà sino-russo-iraniana un nuovo “Asse del Male”.

A Richard Nixon, che dal 21 al 29 febbraio 1972 si trattenne in Cina nel corso di una visita ufficiale che sanciva il disgelo dei rapporti tra gli Stati Uniti d’America e la Repubblica Popolare Cinese, viene attribuita la frase seguente: “Basta fermarsi un momento a riflettere su cosa accadrebbe se qualcuno capace di assicurare un buon sistema di governo riuscisse a ottenere il controllo di quel territorio. Buon Dio, nessuna potenza al mondo potrebbe… Voglio dire, mettete 800 milioni di cinesi al lavoro con un buon sistema di governo, e diventeranno i leader del mondo”[13].

Un quarto di secolo dopo, l’incubo della “Sfera di coprosperità della Grande Asia orientale” (in giapponese Dai Tōa Kyōeiken) tornava ad agitare i sonni degli yankee, poiché il teorico statunitense dello “scontro delle civiltà” assegnava alla Repubblica Popolare Cinese l’eredità del progetto imperiale nipponico, il cui obiettivo era stato quello di creare un’unione economica e politica coi paesi dell’area del Pacifico, dell’Asia orientale, dell’Asia centrale e dell’Oceano Indiano. “Quello di ‘Grande Cina’ – scriveva nel 1996 Samuel P. Huntington nel paragrafo La Grande Cina e la sua ‘sfera di coprosperità’ – non è dunque semplicemente un concetto astratto, ma al contrario una realtà economica e culturale in rapida espansione, e che ha cominciato a diventare anche una realtà politica”[14].

Il quadro dipinto da Huntington veniva ulteriormente arricchito dall’ex consigliere per la sicurezza nazionale Zbigniew Brzezinski, il quale insisteva sul tema della centralità della Cina e sulla naturale espansione dell’influenza cinese verso le aree circostanti. “La storia – scriveva Brzezinski – ha predisposto l’élite cinese a pensare alla Cina come al centro naturale del mondo [the natural center of the world]. In effetti, la parola cinese per la Cina – Chung-kuo, o ‘Regno di Mezzo’ – trasmette la nozione della centralità della Cina [China’s centrality] negli affari mondiali e riafferma l’importanza dell’unità nazionale. Tale prospettiva implica anche un’irradiazione gerarchica di influenza dal centro alle periferie, sicché la Cina come centro [China as the center] si aspetta deferenza dagli altri (…) È quasi certo che la storia e la geografia renderanno i Cinesi sempre più insistenti – ed anche ‘carichi’ sotto il profilo emotivo – circa la necessità dell’eventuale riunificazione di Taiwan con la terraferma (…) Anche la geografia è un fattore importante che guida l’interesse cinese a stringere un’alleanza col Pakistan e a stabilire una presenza militare in Birmania (…) E se la Cina dovesse controllare lo Stretto di Malacca e la strettoia geostrategica a Singapore, essa controllerebbe l’accesso del Giappone al petrolio mediorientale e ai mercati europei”[15].

In un dibattito del 2011 che annoverava Henry Kissinger tra i suoi partecipanti, un professore di storia dell’economia dell’università di Harvard che di Kissinger era il biografo ufficiale, Niall Ferguson, disse: “Ritengo che il XXI secolo apparterrà alla Cina, perché lo sono stati quasi tutti i precedenti secoli della storia. Il XIX e il XX rappresentano un’eccezione. Per ben diciotto degli ultimi venti secoli la Cina è stata, in vario grado, la maggiore economia mondiale”[16]. L’ex segretario di Stato nordamericano replicò al suo biografo: “Il punto non è se il XXI secolo apparterrà alla Cina, bensì se, in questo secolo, riusciremo a integrare la Cina in una visione più universale”[17] – dove “visione universale” deve essere ovviamente inteso come “visione occidentalista del mondo”. In che cosa consistesse il compito proposto da Kissinger risulta chiaro da una risposta che egli diede nel corso di un’intervista da lui rilasciata in quello stesso anno: “Dobbiamo ancora vedere che cosa produrrà la Primavera araba. È possibile che in Cina ci saranno rivolte e manifestazioni (…) Non mi aspetto però sommovimenti della stessa portata della Primavera araba”[18]. Kissinger infatti escludeva, giudicandola fallimentare, l’idea di applicare alla Cina la strategia perseguita a suo tempo dall’Occidente contro il blocco guidato dall’URSS: “Un piano americano che si proponesse esplicitamente di dare all’Asia un’organizzazione capace di contenere la Cina o di creare un blocco di Stati democratici da arruolare in una crociata ideologica non avrebbe successo”[19].

La tesi americana relativa alla translatio imperii dal Giappone alla Cina sotto l’insegna della “coprosperità” si è ripresentata nel saggio di Graham Allison Destined for War: Can America and China escape Thucydides’ Trap? L’autore, professore emerito di Harvard ed ex consigliere e assistente alla Segreteria della Difesa nelle Amministrazioni che si sono succedute da Reagan a Obama, lancia un avvertimento che è un autentico grido d’allarme: “Una volta che il mercato economico dominante della Cina, come pure le sue infrastrutture fisiche, saranno riusciti a integrare tutti i paesi limitrofi nella più vasta area di prosperità della Cina, per gli Stati Uniti diventerà impossibile mantenere il ruolo avuto in Asia nel secondo dopoguerra. Invitato a impartire un messaggio da parte della Cina agli Stati Uniti, la risposta di un collega cinese è stata: fatevi da parte. Un collega di quest’ultimo, però, ha suggerito una sintesi ancora più schietta: fuori dalle scatole. (…) Di recente, il tentativo di persuadere gli Stati Uniti ad accettare la nuova realtà si è fatto più risoluto nel Mar Cinese Meridionale. (…) Mentre continua lentamente a spingere gli Stati Uniti fuori da queste acque, la Cina sta anche fagocitando nella sua orbita economica le nazioni di tutto il Sudest asiatico, attirandovi pure il Giappone e l’Australia. Finora ci è riuscita senza che avvenissero scontri. Qualora però dovesse rendersi necessario combattere, l’intenzione di Xi è quella di vincere”[20].

Perciò l’esigenza fondamentale avvertita dagli analisti statunitensi è quella espressa da John J. Mearsheimer, secondo il quale è indispensabile arginare l’ascesa della Cina[21]. Il teorico del cosiddetto “realismo offensivo” esorta quindi l’attuale Amministrazione a “lavorare assiduamente per migliorare le relazioni con gli alleati asiatici dell’America e creare un’alleanza efficace che possa tenere a bada Pechino”[22]. Ma per conseguire un tale obiettivo, argomenta Mearsheimer, è indispensabile attirare la Federazione Russa in una coalizione anticinese: “Oggi è Pechino, non Mosca, a rappresentare la principale minaccia per gli interessi degli Stati Uniti, e la Russia potrebbe essere un prezioso alleato nell’affrontare tale minaccia”[23]. Si tratta, come è evidente, della stessa tattica suggerita a suo tempo a Donald Trump dai suoi strateghi e teorici conservatori e populisti e condivisa dagli ambienti “sovranisti” occidentali. Ma questa soluzione “richiederebbe di abbandonare la tradizionale russofobia dei democratici nordamericani di cui lo stesso Biden (…) si è spesso fatto portavoce”[24].

E così alla fine la Casa Bianca e il Pentagono hanno scelto di arginare la Cina attraverso il “contenimento” della Federazione Russa: il minaccioso avvicinamento della NATO ai confini russi, che il Cremlino è stato obbligato a contrastare dando il via all’Operazione Militare Speciale, si inquadra infatti in una più ampia strategia nordamericana di “contenimento” anticinese, oltre che antirusso. Consapevole dell’obiettivo delle manovre nordamericane in Europa, la Cina “si è vista costretta a consolidare il suo partenariato strategico con la Russia fino a trasformarlo in un’alleanza; di qui, per definirne i particolari, il viaggio del Presidente Xi”[25] a Mosca e i colloqui al vertice col Presidente Putin.

La visita di Xi Jinping nella capitale russa richiama inevitabilmente alla memoria quella compiuta settant’anni fa da un altro Presidente cinese: il 15 febbraio 1950 Mao Tse-tung sottoscrisse con Stalin a Mosca un Trattato di Alleanza e Mutua Assistenza che sanciva la nascita di un grande blocco eurasiatico, esteso da Pankow a Mosca a Pechino a Pyongyang. L’alleanza russo-cinese dovette affrontare la sua prima prova soltanto quattro mesi più tardi, allorché la Repubblica Popolare Democratica di Corea intraprese la “Guerra di liberazione della Patria”[26], che i Cinesi chiamano “Guerra di resistenza all’America e in aiuto della Corea”[27]. Grazie all’intervento diretto della Repubblica Popolare Cinese, che inviò 100.000 combattenti, e grazie al sostegno materiale fornito dall’URSS, il conflitto militare si concluse nel 1953, quando le forze degli Stati Uniti e le truppe ausiliarie di altri diciassette Paesi furono ricacciate a sud del 38° parallelo.


NOTE

[1] Cfr. C. Mutti, Pound contra Huntington, “Eurasia. Rivista di Studi Geopolitici”, a. III, n. 1, Genn.-Marzo 2006, pp. 17-25.

[2] Pinyin: zhōngyōng.

[3] Pinyin: Zǐsī.

[4] Pio Filippani – Ronconi, Storia del pensiero cinese, Paolo Boringhieri, Torino 1964, p. 52.

[5] Pio Filippani – Ronconi, op. cit., p. 204.

[6] Ezra Pound, Ciung Iung. L’asse che non vacilla, Casa Editrice delle Edizioni Popolari, Venezia 1945. Nuova edizione: Chung Yung, in Ezra Pound, Opere scelte, Mondadori, Milano 1970, pp. 503-601. “Dopo il 25 aprile praticamente tutte le copie [della prima edizione] vennero date alle fiamme in quanto il titolo avrebbe potuto far pensare ad un testo propagandistico in favore dell’Asse… Roma-Berlino” (Gianfranco de Turris, “L’asse che non vacilla”. Ezra Pound durante la RSI, in Autori vari, Ezra Pound 1972/1992, Greco & Greco, Milano 1992, pp. 333-334).

[7] I colloqui; Gli studi superiori; Il costante mezzo, traduzione di Rosanna Pilone, Rizzoli, Milano 1968. Il costante mezzo e altre massime. Perle di un’antica saggezza, versione e presentazione di Francesco Franconeri, Demetra, Sommacampagna 1993.

[8] La grande dottrina; Il giusto mezzo, a cura di Leonardo Vittorio Arena, Rizzoli, Milano 1996. I dialoghi; La grande dottrina; Il giusto mezzo, Fabbri, Milano 1998.

[9] Pinyin: Zhōngguó.   

[10] Carl Schmitt, Stato, grande spazio, nomos, Adelphi, Milano 2015, p. 294. La storia delle religioni conferma che “l’uomo delle società premoderne aspira a vivere il più possibile vicino al Centro del Mondo. Sa che il suo paese si trova effettivamente nel centro della Terra; che la sua città è l’ombelico dell’Universo, e soprattutto che il Tempio o il Palazzo sono veri e propri Centri del Mondo” (Mircea Eliade, Il sacro e il profano, Boringhieri, Torino 1967, p. 42).  Per quanto riguarda in particolare la Cina, “Nella capitale del sovrano cinese perfetto, lo gnomone non deve dare ombra nel mezzogiorno del solstizio d’estate, perché questa capitale sta al centro dell’Universo, accanto all’Albero miracoloso ‘Legno Eretto’ (Kien-mu) , dove si intersecano le tre zone cosmiche: Cielo, Terra, Inferno” (Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Boringhieri, Torino 1972, p. 388).

[11] Jordis von Lohausen, Les Empires et la Puissance, La géopolitique aujourd’hui, Le Labyrinthe, Paris 1996, pp. 127-128.

[12] Clyde Prestowitz, The World Turned Upside Down: America, China and the Struggle for Global Leadership, Yale University Press, 2021.

[13] AA. VV., Il XXI secolo appartiene alla Cina?, Mondadori, Milano 2012, p. 12.

[14] Samuel P. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, Garzanti, Milano 2000, p. 245.

[15] Zbigniew Brzezinski, The Grand Chessboard. American Primacy and Its Geostrategic Imperatives, Basic Books, New York 1997, pp. 158, 164-165.

[16] AA. VV., Il XXI secolo appartiene alla Cina?, Mondadori, Milano 2012, p. 12.

[17] AA. VV., Il XXI secolo appartiene alla Cina?, cit., p. 23.

[18] Conversazione di John Geiger con Henry Kissinger, in: AA. VV., Il XXI secolo appartiene alla Cina?,  cit., p. 74.

[19] Henry Kissinger, Cina, Mondadori, Milano 2011, pp. 441-442.

[20] Graham Allison, Destinati alla guerra. Possono l’America e la Cina sfuggire alla trappola di Tucidide?, Fazi Editore, Roma 2018, pp. 208-211.

[21] Testualmente: “the dominating issue is how to contain a rising China” (John J. Mearsheimer, Joe Biden Must Embrace Liberal Nationalism to Lead America Forward, “The National Interest”, 29 dicembre 2020).

[22] “the Biden administration should work assiduously to improve relations with America’s Asian allies and create an effective alliance that can keep Beijing at bay” (Ibidem).

[23] “It is Beijing, not Moscow, that poses the main threat to U.S. interests today, and Russia could be a valuable ally in addressing that threat” (Ibidem).

[24] Daniele Perra, Stato e Impero da Berlino a Pechino. L’influenza del pensiero di Carl Schmitt nella Cina contemporanea, Anteo, Cavriago 2022, p. 141.

[25] “In response, China felt compelled to consolidate its strategic partnership with Russia to the point of turning it into an entente, hence the purpose of President Xi’s trip to work out the finer details of this” (Andrew Korybko, President Xi’s Trip To Moscow Solidifies The Sino-Russo Entente, https://korybko.substack.com/, 20 marzo 2023.

[26] In coreano: Choguk haebang chŏnjaeng.

[27] Pinyin: kàng Měiyuán Cháo.