Juncker esattamente come Superciuk estorce ai poveri (e li penalizza continuamente) per donare ai ricchi. Ecco perché è così benvoluto dall'èlite finanziaria mondialista (seppur imbarazzante come personaggio) ed è disprezzato dalla popolazione europea. L'analogia con Superciuk non si limita al comportamento politico finanziario ma anche al "carburante" che ingerisce abitualmente per caricarsi di energia, essendo la sua propulsione biologica e psicologica ad elevato tasso alcolico. Claudio
Miliardi di debiti ed Europa a pezzi
Così Juncker ha affondato l’Europa
I
debiti si ereditano. E quelli che
Jean-Claude Juncker lascerà all’
Unione europea una volta
finito il suo mandato, sono enormi. Economici e politici. I primi,
come rivelato da L’Espresso,
ammontano a circa mille miliardi di euro all’anno. Perché con il suo
Paese, il Lussemburgo, a essere la capitale dell’elusione (o
dell’evasione) fiscale nel continente europeo, il bilancio dell’Ue e dei
28 Stati membri è disastroso.
Una voragine di tasse non riscosse, multinazionali
che fanno miliardi di profitti cercando di non pagare le imposte, con il
contributo di Stati membri dell’Unione europea che fanno a gara per
diventare il miglior luogo dove spostare i propri capitali.
In questo gioco sanguinario per le casse degli Stati
più ligi al dovere, Juncker, con il suo Granducato, ha avuto un ruolo
fondamentale. Essendo stato per anni il padre-padrone del Lussemburgo,
il suo potere ha trasformato il piccolo Paese del Benelux un vero e
proprio paradiso fiscale all’interno dell’Unione europea. Tanto è vero
che l’inchiesta LuxLeaks del 2014, proprio quando Juncker si insediava a Bruxelles come presidente della Commissione europea, ha svelato 28mila documenti riservati con accordi fiscali fra Lussemburgo e 340 multinazionali che avrebbero pagato meno dell’1% di tasse.
Il Lussemburgo è solo la punta dell’iceberg di un sistema di elusione fiscale
molto profondo. Un sistema ramificato che ha coinvolto non solo il
Granducato di Juncker, ma anche Belgio, Olanda, Irlanda e Malta. Secondo
l’Ue, questa concorrenza sleale costa mille miliardi
di euro ogni anno di tasse non riscosse. Ma a quanto pare, il presidente
della Commissione era più impegnato a dire agli altri come gestire i
debiti pubblici piuttosto che a colpire questa vera e propria truffa ai
danni di molti Stati membri e ai loro cittadini.
Il quadro dipinto dalle inchieste è fatto di manovre
politiche, pressioni sui singoli governi, accordi su come evitare
riforme fiscali in seno all’Europa e vincoli di segretezza sui patti fra Stati e colossi dell’industria e del commercio.
E quello che ne esce, è un vero e proprio incubo che dimostra, semmai
ce ne fosse ancora bisogno, l’inadeguatezza (a dir poco) di Juncker come
presidente della Commissione.
Un vero e proprio
impresentabile, soprattutto dopo
lo scandalo dei servizi segreti
che aveva mostrato come l’allora premier lussemburghese avesse creato
un sistema di schedatura illegale di tutti i cittadini del Granducato. E
ovviamente l’Europa l’ha premiato con la carica più alta: la presidenza
della Commissione.
A questi debiti economici, che sono poi la certificazione di una responsabilità, si aggiungono poi gli
effetti politici, altrettanto disastrosi, sull’Europa.
Come già scritto su questa testata,
sembra un paradosso, ma Juncker in questi anni si è rivelato un vero e
proprio alleato dei più ferventi euro-scettici. Incapace di comprendere
l’Europa e i cittadini europei, impermeabile alle critiche, convinto
sostenitore del fatto che l’Ue, così com’è, funziona benissimo, Juncker
non ha mai voluto cambiare. Ed è stata proprio questa sua granitica
certezza a fare sì che l’Unione europea diventasse intollerabile a molti
cittadini dei Paesi membri.
Una stanchezza che poi ha condotto all’ascesa di quel
mondo sovranista
e cosiddetto populista, che adesso minaccia l’establishment europeo. E
che ha già dato una sonora lezione all’uomo forte di Bruxelles punendo
il suo partito proprio in Lussemburgo.
Il voto di alcuni giorni fa nel Granducato ha certificato il risultato peggiore della storia del partito di Juncker (il Csv), con il 28% di consensi.
Incredibile a dirsi, oggi è ancora Juncker a decidere
le sorti del nostro continente. Ma l’impressione è che le elezioni
europee caleranno come una mannaia su questa struttura. E Juncker non
sarà solo vittima, ma direttamente complice di questa o addirittura
responsabile di questa futura disfatta dei moderati europei. Si è mosso come un vero e proprio sicario,
ha ucciso ambizioni, speranze e anche economie dei singoli Stati
membri. E ora aspetta, sul trono di Bruxelles, l’arrivo della fine.