Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Commento di Claudio Martinotti all'articolo sotto riportato.
Dopo tanti anni i politici nostrani ed i loro cortigiani mediatici non hanno ancora capito le caratteristiche e potenzialità di Internet, altrimenti non si scaglierebbero contro ad ogni battito d'ali, ma anzi sarebbero grati che esista, perché nella rete si possono scaricare la tensione e l'aggressività che altrimenti sfocerebbe nella realtà sociale, e quindi si rivela un mezzo utile per chi detiene il potere, ma non hanno l'intelligenza e la cultura per capirlo essendo espressione del parassitismo partitocratico, e quindi oltre alla loro inettitudine dobbiamo pure sorbirci quotidianamente le loro performance logorroiche

Rete è alterità.
Fonte: Punto Informatico http://www.punto-informatico.it
di Massimo Mantellini

Il fermento mediatico dedicato in Italia al gruppo Facebook Uccidiamo Berlusconi non trova corrispettivi altrove. Indice del fatto che ancora non siamo pronti per lo spazio di libertà offerto da Internet
Roma - L'attenzione della politica e dei media nei confronti di Facebook ha ormai raggiunto il livello di guardia. Dai giochetti leghisti sugli immigrati e - prima ancora - dai gruppi di sostegno ai mafiosi, fino al recentissimo caso del gruppo "Uccidiamo Berlusconi", abbiamo assistito ad una incessante sequenza di strilli mediatici sulle inaccettabili parole che Facebook contiene, sulla necessità di censurarle, sull'urgenza di individuare e punire i colpevoli. Siamo di fronte a due questioni molto diverse ed altrettanto importanti. C'è un problema di comprensione del mezzo che potrebbe essere riassunto nella dichiarazione del Ministro dell'Interno Maroni secondo il quale "non esiste un paese al mondo dove qualcuno può scrivere su un sito uccidiamo il premier" e c'è un problema di utilizzo strumentale del mezzo che forse potrebbe essere riassunto nella prima pagina della edizione nazionale de Il Resto del Carlino di qualche giorno fa, dedicata interamente ad un commento comparso su Facebook da parte di un giovane esponente di un circolo emiliano del PD che aveva scritto: "Ma santo cielo, possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi!".
Chiunque conosca minimamente Internet sa bene che la rete è, da sempre, il luogo della alterità. Lo è in maniera talmente ampia che la reazione che spesso coglie quanti non lo hanno sperimentato è una reazione di smarrimento ed incredulità. Possibile - si deve essere chiesto il Ministro Maroni - che sia possibile una enormità del genere, che qualcuno decida di dichiarare in rete il suo desiderio di sopprimere il Premier? La tendenza della rete a riempire interamente lo scenario dei punti di vista non fa del gruppo "Uccidente Berlusconi" una eccezione, ne è semmai una rappresentazione di normalità che può essere facilmente ricostruita anche occupandosi di temi differenti da quello dello scontro politico nostrano. Qualche anno fa una associazione consumatori italiana, sprovveduta almeno quanto il nostro Ministro dell'Interno, chiese ad un pretore romano di fare qualcosa per chiudere rotten.com, un sito web aperto negli Stati Uniti nel 1996 che i suoi stessi autori descrivono come "An archive of disturbing illustration". Iniziative del genere sintetizzano egregiamente la distanza fra la convinzione che sia giusto censurare tutto ciò che troviamo offensivo e disturbante e l'idea, che Internet porta con sé, di permettere invece un numero molto ampio di diverse declinazioni, nella certezza che 1) chi vorrà non vedere potrà certamente farlo 2) non abbiamo maniera migliore che ampliare la libertà di espressione e per accrescere le nostre prerogative di esseri democratici.
Del resto se non ci trovassimo di fronte ad un problema di comprensione del mezzo, in buona parte mediata dalla modesta cultura di rete di questo paese, non si spiegherebbe come mai - come racconta Alessandro Gilioli sul suo blog - un gruppo Facebook di imbecilli che vorrebbero uccidere (telematicamente) Berlusconi sia considerato un grave attentato alla democrazia mentre omologhi simili dedicati a Gordon Brown o a Nicolas Sarkozy ricevono nei rispettivi paesi attenzioni modestissime.
Non siamo pronti per Internet insomma: sembriamo incapaci di governare la grande libertà di orizzonte che ci offre, preferiamo riferirci all'orticello conosciuto delle nostre convenzioni sociali dove ciò che è lecito e ciò che è disdicevole è stabilito, non dalla nostra coscienza di esseri adulti e pensanti, ma da un elenco - sempre lo stesso ed immutabile - che altri hanno immaginato per noi.
Ed in questa brusca chiusura di orizzonte che si propone ogni volta che la rete mostra le sue naturali perturbazioni del senso comune, una funzione importante hanno i media. Mai come in questo periodo l'utilizzo strumentale delle parole trovate in rete aiuta i giornali a comporre articoli, sottolineare scandali e rinsaldare quel fastidioso senso comune del tipo "Signora mia, ma ha visto cosa si trova su Internet?".
È questo il secondo aspetto, non meno importante, che caratterizza la grande discussione pubblica di questi giorni sulla rappresentazione della politica in rete. Le gride manzoniane rintracciate su Internet che tutti i grandi quotidiani adottano ogni giorno per dare man forte a questo o quel teorema politico svuotano la rete di ogni valore, riducendola a stagno maleodorante nel quale andare a scovare il piccolo scoop di dopodomani. È sufficiente una frase idiota a commento di un qualsiasi blog sconosciuto che non avrebbe letto nessuno e la pagnotta mediatica è assicurata. Tranne poi lamentarci se il gruppo di chi vorrebbe uccidere Berlusconi ha molte migliaia di iscritti e quello di chi vorrebbe uccidere Sarkozy 29.
Massimo Mantellini

TURISMO. Gli esiti di un interessante convegno svoltosi ad Arona.

Pianificazione e formazione sono i due elementi cardine per fare turismo, ma attenzione a non eccedere col primo. Emerge l'assenza delle istituzioni e la carenza di idee. In tempi di crisi i prezzi italiani risultano particolarmente cari ed una certa rigidità strutturale ed organizzativa non giova al mercato in evoluzione. Occorre favorire il turismo nei centri minori e la cultura dell'accoglienza coinvolgendo e responsabilizzando i giovani

Fonte: TEATRO NATURALE Settimanale Telematico del Mondo Rurale, http://www.teatronaturale.it

Sono in tanti a improvvisarsi imprenditori turistici, ma anche le stesse istituzioni dimostrano disinteresse per il settore. Eppure per ottenere risultati duraturi e stabili è necessaria una oculata programmazione

di Daniele Bordoni

Arona, Lago Maggiore. Due giorni di incontri e dibattiti sui temi centrali del turismo, ovvero: pianificazione e formazione.
Si è appena conclusa la due giorni di dibattiti su alcuni dei temi chiave del Turismo, attraverso il convegno “Giornate del Turismo 2009”, tenutosi ad Arona dall’11 al 13 ottobre e organizzate dall’Università del Piemonte Orientale e dal Consorzio Universitario Re-Tour.
Alla manifestazione erano stati invitati, oltre agli esponenti del mondo accademico piemontese, ma anche del resto d’Italia, che hanno risposto in modo molto positivo alimentando il dibattito e sottolineando le maggiori problematiche del settore, anche esponenti del mondo politico ed istituzionale ed imprenditoriale.
E’ stato evidente il disinteresse sia delle istituzioni, che dell’imprenditoria, che hanno figurato solo con partecipazioni di circostanza e che hanno contribuito assai poco al dibattito.
I rappresentanti degli imprenditori hanno poi negato con forza l’utilità di una pianificazione nel turismo, forse interpretandola come un ostacolo alle proprie libertà di scelta. Le istituzioni si sono limitate a presenze e relazioni di circostanza o limitandosi ad inviare i propri saluti.
Assenze che sono state rimarcate con forza dal prof. Francesco Adamo, ordinario di Geografia Economico Politica nella Facoltà di Economia dell’Università del Piemonte Orientale, "A. Avogadro" di Novara, oltre che responsabile del Consorzio Universitario Re-Tour. Egli ha più volte sottolineato la necessità di pianificazione nel Turismo, come requisito indispensabile per ottenere dei risultati positivi stabili e duraturi.
Proseguendo nel suo intervento il prof. Adamo ha puntualizzato come, oltre agli stakeholders (1) del territorio vengano chiamati al tavolo della concertazione anche le persone comuni, coloro che si troveranno a stretto contatto con i turisti, nella prospettiva della creazione di una più ampia “cultura dell’accoglienza”. In altre parole occorre un clima più favorevole all’accettazione dell’altro, inteso come turista, che proviene da mondi ed esperienze diverse.
Ha poi proseguito chiedendo il superamento del provincialismo e dei confini stretti tra territori, avvicinandosi ad una visione più ampia dell’accoglienza, citando ad esempio la mancanza di utilità o il danno di chiudersi all’interno della Provincia Novarese, senza considerare Vercelli, Il Verbano - Cusio – Ossola, Varese, fino al Canton Ticino in Svizzera.
Gli interventi che si sono che si sono susseguiti hanno tutti posto l’accento sull’urgenza di riformare la formazione e di renderla più professionale e maggiormente adeguata ai tempi. Senza formazione è difficile se non impossibile che nasca una cultura dell’accoglienza, in cui anche la gente comune guardi con simpatia e comunque con rispetto la presenza dei turisti. Se si desidera che il turista ritorni occorre creare un clima favorevole all’accoglienza, che include in primo luogo non approfittare con ingiustificati aumenti di prezzi e con tentativi di raggiro.Qualità dell’accoglienza e formazione vanno di pari passo e sono la chiave della fidelizzazione.
E’ seguito un interessante intervento del prof. Elio Carfagna, preside dell’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri, della Ristorazione e Turistici “G. Varnelli” di Macerata.
Il relatore ha compiuto un’attenta disamina delle criticità delle scuole alberghiere, sottolineandone i punti da riformare, come una didattica superata, un’inadeguata conoscenza delle lingue (tema più volte emerso nel dibattito), un’inadeguata conoscenza della propria lingua madre, l’Italiano, la
distanza dal mondo del lavoro, la mobilità e precarietà dei docenti, la scarsa alternanza scuola/lavoro in prospettiva di inserimento, eccesso di ore settimanali (erano 40, sono state ridotte a 36 ed ora dovrebbero arrivare a 32). Di conseguenza auspicava un approfondimento della lingua madre e delle lingue straniere ( anche solo 2 ma ben fatte piuttosto che 3 fatte male), competenze matematiche di base in scienze e conoscenza tecnologiche e digitali. Occorre imparare ad imparare, prosegue l’oratore, acquisendo anche competenze sociali e civiche, favorendo lo spirito di iniziativa e l’imprenditorialità, la consapevolezza e l’espressione culturale.
Dal lato docenti, il relatore sottolinea, la necessità di formare i formatori, a cui va insegnato a insegnare e devono di conseguenza aggiornarsi con maggiore frequenza e continuità, anche attraverso una maggiore partecipazione alle comunità scientifiche e professionali.
Il tema della “formazione dei formatori” è stato uno dei punti fondamentali dell’intervento di Fosca Gennari, Direttore di Fast – Formazione Avanzata per lo Sviluppo del Turismo (emanazione di Alpitour) e che ha sottolineato la mancanza di coordinamento nazionale nella prospettiva di arrivare ad offrire il territorio Italia nella sua interezza.
La sessione pomeridiana del primo giorno si è aperta con l’intervento del giornalista specializzato in turismo, Andrea Lovelock, che ha cercato di tracciare un quadro dello stato del turismo in Italia, da cui sono risultate luci ed ombre. Nelle note positive è stata collocata la rinascita della figura del Ministro del Turismo, ancora senza Ministero, la nascita di un portale del Turismo Italiano (www.italia.it) il cui precedente fallimento nell’incapacità di creare contenuti è emerso nel dibattito e la pubblicazione mensile del trend dei mercati esteri da parte dell’Osservatorio Nazionale del Turismo. Le note negative, assai più numerose si sono incentrate sul trend negativo delle presenze turistiche, anche se l’Italia, nella crisi economica attuale ha perso “solo il 4%” di presenze rispetto al 22% della Grecia e al 9,9 della Spagna.
A questo proposito viene spontanea un’osservazione. Nella mia lunga esperienza nei mercati finanziari internazionali, ho sempre notato che spesso i titoli più penalizzati nei periodi di borse o mercati favorevoli, cedevano molto meno nei periodi negativi. Ora la stessa cosa sempre accadere nel Turismo, in cui i mercati in grande crescita negli ultimi anni, come appunto Grecia e Spagna, hanno mostrato di risentire sensibilmente della crisi economica con un brusco arresto delle entrate, mentre l’Italia, che da diversi anni ormai perde quote di mercato, ha reagito perdendo meno. Questo fa vedere le cose in una luce meno positiva, in particolare, come sottolineato dagli operatori, quando il fatturato complessivo delle strutture ricettive scende sensibilmente si ha la dimostrazione che si è abbassata la “qualità degli arrivi”. In altre parole sono arrivati turisti, ma con una minore capacità di spesa (es i campeggiatori e il dato è confermato dal boom nei risultati dei campeggi).
Questo ci dice ancora che l’Italia è una metà ancora desiderata, ma la discriminante decisiva è data dai prezzi, percepiti come “cari”, senza coinvolgere i casi estremi dell’aumento ingiustificato e anche considerando che i prezzi sono sostanzialmente rimasti al livello del 1997, come sottolineato dai rappresentanti degli operatori, il mercato continua a evitare la destinazione Italia o ad includerla attraverso una scelta di livello medio e di strutture ricettive più economiche.
L’intervento degli operatori, in particolare di Renzo Iorio, Vice Presidente della Federturismo, Confindustria e dirigente del Gruppo Alberghiero multinazionale Francese Accor (n. 1 al mondo NDR) sottolinea la crisi del mondo imprenditoriale che ha ridotto le entrate derivanti dal MICE (Meetings, Incentives, Conferences & Events), in altre parole il Turismo Congressuale.
Qui appare evidente la politica di scelte molto rigida applicata da molte catene e strutture alberghiere nel voler attendere una ripresa dalla crisi economica invece di ripensare e riprogettare il modello congressuale coinvolgendo le attività aggregative di livello meno elevato, come l’associazionismo culturale e quello religioso, che hanno forti necessità di spazi aggregativi per convegni e incontri e non possono permettersi spese congressuali pari a quelle delle grandi aziende, ma anche le medie aziende o gruppi di settori più locali hanno frequentemente necessità di questo tipo e che, se si vedessero offrire possibilità di sedi prestigiose e prezzi ragionevoli, vi andrebbero volentieri. Mantenere l’altissimo standard di servizi a tutti i costi significa avere una rigidità dei costi fissi e quindi quando il mercato cala, anche stagionalmente, ciò comporta forte decrementi di arrivi e presenze con conseguenti inevitabili chiusure per 2 o persino 3 stagioni su 4.
Nessuna idea su come si possa conciliare la necessità di una visione globale della politica del Turismo, che sembrerebbe negli auspici del mondo imprenditoriale, in assenza di una pianificazione del Turismo, osteggiata in modo deciso, è emersa dall’intervento dei rappresentanti del mondo imprenditoriale.
A questo proposito la Responsabile del Settore Turismo dell‘ANCI (Ass. Naz. Comuni Italiani), Dr.ssa Galdi ha suggerito l’assunzione per ognuno dei propri ruoli con lo Stato coordinatore e le Regioni, Provincie e Comuni, nei loro ambiti con proposte sul territorio. Ha poi suggerito la condivisione di obiettivi minimi, come primo livello di concertazione, individuando quei settori che meritano maggiore attenzione come ad es. le città dell’olio, le città del vino, i borghi antichi, gli eventi culturali e i festival.
Restano le questioni aperte del problema di “carico” (2) delle città d’arte, prima fra tutte Venezia. La dr.ssa Galdi suggeriva una “tassa di scopo” che poi in realtà si sarebbe tradotta, a parere unanime, in una tassa di soggiorno, aggravando ulteriormente la già precaria situazione economica degli introiti turistici italiani.
Mi verrebbe spontaneo suggerire una maggiore diversificazione delle attrattive turistiche, sfruttando le risorse presenti nelle vicinanze delle grandi città d’arte, allargando così i benefici del turismo ai centri minori, in un certo qual modo esterni alle città ed aumentando quindi la sostenibilità dei flussi turistici in generale, oltre che allentando senza costrizioni la pressione sui centri maggiori.
La formazione è stato comunque il tema dominante, vista anche la presenza preponderante del mondo accademico e, a questo proposito, sono emersi alcuni punti che meritano attenzione. Il primo è quello del Prof. Da Pozzo, Università di Pisa, il quale ha sostenuto che il compito dell’Università non può essere quello di contribuire direttamente al mondo del lavoro, perché questo comporterebbe un continuo mutamento dei corsi, senza offrire punti di riferimento e scelte stabili. Questo compito sarebbe invece destinato ai Master, come ad esempio quello costituito tra gli altri dall’Università di Pisa, in Comunicazione Ambientale, poi trasformato in Comunicazione, Ambiente e Turismo.
Alcuni degli interventi che si sono succeduti hanno posto l’accento su diverse criticità del mondo accademico, come la proliferazione dei corsi e la difficoltà da parte del mondo del lavoro, nel comprendere la portata e il tipo di conoscenze che i vari, troppi corsi di laurea comportano. La necessità di una maggiore padronanza delle lingue straniere è nuovamente emersa, nell’intervento della Prof. Manuela de Carlo, IULM, Milano, riportato dalla Prof. Mara Manente, Ca’ Foscari, Venezia.
Quest’ultima ha sottolineato la difficoltà nel gestire una flessibilità nei corsi di laurea, in particolare triennali, mentre ha indicato, anch’essa nei Master il trait’d’union con il mondo esterno e del lavoro.
Il convegno ha trattato molte tematiche, ma in sostanza il discorso si è sempre incentrato sui vari aspetti della formazione, anche in chiave della creazione di una cultura dell’accoglienza e sulla necessità di una pianificazione turistica per la proposta unitaria di un prodotto Italia, da offrire agli altri Paesi del mondo dotato di una precisa identità.
Concludendo, verrebbe da chiedersi quali siano le vie più opportune per la creazione di una cultura dell’accoglienza. Forse la prima dovrebbe coinvolgere non solo il vertice della formazione, il mondo accademico, ma anche la base, come le scuole elementari, medie e superiori. A questo proposito ben si collocano le iniziative del FAI Fondo Ambiente Italiano, che ha creato una sua sezione FAISCUOLA, con lo scopo di far crescere la sensibilità per il nostro patrimonio artistico, culturale e ambientale, attraverso iniziative, studi concorsi e partecipazioni attive, come quella del ruolo di Ciceroni, svolto dai ragazzi delle scuole per la presentazione al pubblico, in cui sono spesso presenti anche genitori, parenti e conoscenti, di beni importanti che vengono portati all’attenzione di tutti, come accade in occasione delle Giornate FAI di Primavera.
La consapevolezza acquisita di quanto siamo in grado di offrire, stimola molti i giovani e li appassiona, li fa sentire coinvolti e quindi parte attiva del processo di apprendimento e di formazione. Se non c’è tale premessa, non vi sarà neppure la propensione a comunicare quanto appreso. Il turismo si potrebbe facilmente inserire e diverrebbe subito inserimento d’alto profilo qualitativo se applicato in un contesto di approfondimenti culturali.
Accogliere non significa solo reception di albergo o servizio a tavola, ma anche capacità di trasmettere gli aspetti più significativi della nostra cultura e per dirla col Prof. Cerri Serbelloni, Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, “senza cultura non c’è turismo, ma solo mobilità”. Il valore del turismo è l’esperienza unica, irripetibile e personale. Dall’altro canto il turismo come qualsiasi prodotto, “consuma risorse”, quindi occorre anche attenzione a cosa si propone, ma anche come si propone. L’offerta turistica deve essere ponderata, altrimenti il consumo dissennato di risorse ambientali, può portare oltre all’evidente danno all’ambiente, un calo della qualità di vita per tutti e un danno economico grave.
Da qui anche la necessità di un inventario delle risorse, relativamente facile da realizzare, anche se complesso, come afferma il Prof. Da Pozzo, per i beni culturali ed artistici, ma molto più difficile da realizzare soprattutto se si tratta di beni in divenire come il paesaggio, che è fortemente condizionato dalle nostre scelte e finisce per essere quello che si pianifica o il suo opposto. Le necessità aggregative negate portano al successo dei “non luoghi”, come le finte vie cittadine all’interno dei centri commerciali, punto d’incontro per i giovani in sostituzione delle piazze dei borghi assorbite dall’espansione del grande commercio.
Sempre sul paesaggio, nell’intervento del prof. Scanu, Università di Sassari, si sottolinea la scala di impatto ambientale che le stesse strutture ricettive dimostrano e che vanno dall’alto impatto dell’albergo, a quello più basso dell’agriturismo, fino a quello pressoché inesistente del Bed & Breakfast
Infine, nell’intervento del prof. Porporato, etnologo, presso l’Università del Piemonte Orientale, emerge la necessità di inventariare i BDI i Beni Demoantropologici Immateriali, che sono poi le feste popolari e tradizionali. Il suo gruppo ha operato in questa ottica creando un Atlante delle Feste Piemontesi, mettendo in essere un metodo di approccio che mostra molti punti favorevoli e utilizza in primo luogo internet, attraverso la creazione di un portale www.atlantefestepiemonte.it che riesce a combinare un database di festività classificate con diversi criteri, con la localizzazione GIS di Google Maps e che può essere ulteriormente implementato e arricchito di contenuti, come testi, immagini, musiche, filmati.
Quest’ultimo è un ottimo esempio di come tutte le discipline e le scienze possano contribuire alla comprensione e ad un utilizzo consapevole dello strumento “turismo”, siano esse discipline basate sull’Economia in senso stretto, sulla Geografia, sull’Antropologia, sulla Storia dell’Arte, sulla Letteratura, sull’Archeologia, sulla Statistica , sulla Sociologia, sulla Psicologia e probabilmente moltissime altre, tutte concorrono alla comprensione e solo coordinandone le conoscenze sarà possibile misurarne e guidarne gli effetti nell’ambito del Turismo, con risultati preziosi per tutti.

1. I portatori di interesse del settore, quindi non solo le strutture ricettive, ma anche i ristoranti, bar, negozi, comuni ecc.
2. Capacità di sopportazione fisica di flussi turistici eccessivi che creano danni al contesto ambientale e socio-economico
di Daniele Bordoni - 17 Ottobre 2009