La crisi di Israele e quelle richieste alla NATO e all’Italia di intervenire in suo soccorso
di Cesare Sacchetti
Sono giorni nei quali qualsiasi osservatore, anche il più spassionato riguardo ai temi del sionismo, può vedere davvero qual è il vero volto dello stato di Israele.
Non il volto di chi cerca riparo dalle persecuzioni che avvennero 80 anni fa quando la Germania nazista iniziò i rastrellamenti con la benedizione però del movimento sionista mondiale, che aveva stretto un accordo con il fuhrer che dava ogni agevolazione possibile a chi voleva migrare in Palestina, e condannava invece alle persecuzioni gli altri ebrei, quelli che volevano restare.
E’ il volto dell’imperialismo sionista. E’ il volto di uno Stato che ha invaso ancora una volta il Libano per inseguire il suo folle sogno di espansione territoriale e costruire così l’impero della Grande Israele, il vero fine ultimo dei sionisti messianici e di Chabad Lubavitch, la setta che meglio, o peggio, di tutte incarna lo spirito del suprematismo sionista ed ebraico.
Il ministro delle Finanze israeliano, Belazel Smotrich, è uscito allo scoperto e con un sorrisino indisponente lo ha affermato senza alcun pudore.
“Vogliamo la Grande Israele”, vogliamo una nazione che annetta a sé i territori della Giordania – stato satellite di Israele nato per volontà degli infausti inglesi che avevano già assicurato i Rothschild nel 1917 che la Palestina sarebbe stata loro – del Libano, dell’Arabia Saudita e dell’Egitto.
La storia degli ultimi 50 anni in Medio Oriente e le guerre scatenate dagli Stati Uniti per procura di Israele non sono altro che la conseguenza di una precisa volontà di togliere dalla scena tutti quei leader arabi che in qualche modo rappresentavano un ostacolo alle mira espansioniste del sionismo e che avevano già intuito molto bene, come il colonnello Gheddafi, quale fosse il fine ultimo di Israele.
In Libano vediamo ancora una volta appieno quelle che potremmo definire delle velleità imperialistiche che non sono più attuabili, soprattutto dopo il divorzio tra Israele e Stati Uniti che ha portato l’ex impero americano a non essere più il garante delle guerre israeliane e dei propositi sionisti di conquistare larga parte del Medio Oriente.
Adesso Israele è alla ricerca di un nuovo garante, una potenza o un’alleanza che possa assicurare in qualche modo la volontà del partito del Likud di voler conquistare e sottomettere le vicine terre arabe.
Netanyahu, quando venne a luglio negli Stati Uniti, esternò chiaramente il suo proposito e chiese a Washington di aiutarlo a istituire una sorta di NATO del Medio Oriente che dovrebbe essere, nella sua idea, quell’apparato militare che si abbatte contro coloro che non vogliono farsi conquistare e soprattutto contro l’Iran, da 40 anni ormai incubo del sionismo che ha cercato in ogni modo di scatenare rivolte attraverso agenti stranieri e rivoluzioni colorate di vario tipo per riportare Teheran nella condizione precedente la rivoluzione islamica del’79, ovvero tra le braccia dello shah di Persia.
Lo shah era il garante del sionismo in Iran e suo figlio si è già fatto avanti per seguire le orme del padre e riportare il Paese nelle condizioni di una colonia anglosionista.
Ogni tentativo è stato vano. Il popolo iraniano è saldamente schierato con il suo governo e le sirene del liberalismo in Iran non hanno mai attecchito, esattamente come in Russia, altro Paese nel quale il sionismo e l’anglosfera hanno provato a rovesciare con ogni mezzo il presidente Putin che governa Mosca da 24 anni e ha raggiunto consensi ormai oceanici, se si pensa che alle ultime elezioni ha conquistato il 90% dei consensi.
Quei voli particolari da Israele all’Italia: lo stato ebraico cerca l’aiuto NATO?
Allora ecco che il Likud, compreso che la porta degli Stati Uniti è ormai chiusa, ha iniziato a sondare altri terreni e nelle ultime settimane c’è stato un piccolo saggio, non raccontato dai media, di come lo stato ebraico si stia muovendo per cercare di sostituire il potere militare di Washington.
Iniziò tutto quando sul nostro canale Telegram, dopo la segnalazione di una nostra lettrice, vedemmo che sabato 5 ottobre, c’era un infrequente traffico di aerei privati che decollavano negli stessi istanti dall’aeroporto di Tel Aviv, ancora in quei giorni non pienamente operativo dopo l’attacco missilistico degli Houthi, e atterravano in tre distinte località italiane, quali Ciampino, Napoli e Catania.
I voli del 5 ottobre da Israele verso l’Italia
In un primo momento, non ci erano molto chiare le ragioni per le quali ci fossero tutti quei voli da Israele verso l’Italia, in un giorno, il sabato, nel quale gli ebrei praticanti non potrebbero nemmeno spostarsi, considerate le rigide disposizioni imposte a chi segue le prescrizioni dello shabbat.
Addirittura queste regole impongono, come riporta proprio il sito di Chabad, di non utilizzare il telefono, di non guidare e di non cucinare, in quello che è uno stretto divieto di fare alcunché.
Quel giorno però evidentemente doveva esserci qualcosa di estremamente importante che ha spinto le persone a bordo di quei voli a venire in Italia, e dopo aver parlato con alcune nostre fonti di intelligence libanesi, ci è stato detto che i tre voli erano legati a pressioni verso l’Italia e la NATO di intervenire nel conflitto in Libano in soccorso dello stato di Israele.
Il primo volo avrebbe ospitato a bordo esponenti governativi israeliani che si sarebbero incontrati segretamente con altri esponenti governativi italiani proprio per sondare il terreno di un appoggio italiano ad un intervento NATO in Israele; il secondo volo invece vedeva esponenti delle forze armate israeliane recarsi in visita al comando NATO di Napoli, sempre per sondare il terreno di un intervento del patto atlantico in Israele, e il terzo, infine, atterrato a Catania, aveva come scopo quello di recarsi nella vicina base NATO di Sigonella, un vero e proprio luogo strategico per eseguire diversi attacchi aerei in Medio Oriente, e di recente, abbiamo visto come il governo Meloni abbia anche consentito di utilizzare la base per operazioni contro l’Ucraina.
Nei giorni scorsi abbiamo avuto un altro riscontro di questa intenzione di Israele di servirsi di un appoggio militare del patto atlantico da una fonte militare italiana che ha confermato che lo stato ebraico ha chiesto più volte insistentemente di far mandare in Israele delle truppe NATO, che non avrebbero altra missione che quella di aiutare Tel Aviv nella sua guerra contro il Libano, che, lo ricordiamo, si sta rivelando un disastro assoluto per Israele.
Nulla trapela sui media Occidentali in quanto questi da “bravi” esecutori delle volontà della lobby sionista si guardano bene dallo scrivere qualsiasi cosa che possa mettere in cattiva luce Israele o semplicemente far vedere come questa enclave sionista sia gravemente inefficiente sotto un punto di vista militare.
Una fonte al di sopra di ogni sospetto, un ex colonnello delle forze armate israeliane, su X stava scrivendo dei dettagliati resoconti nei quali raccontava del disastro israeliano in Libano, delle gravi perdite che Hezbollah stava infliggendo all’esercito israeliano, e della indisciplina che serpeggiava tra le fila dei soldati israeliani, tanto che almeno 1400 militari se la sarebbero data a gambe e avrebbero abbandonato la loro postazione.
C’è un esercito allo sbando, in condizioni molto peggiori di quelle che già si videro in parte nel 2006, quando Israele invase anche all’epoca il Libano ma subì una dura sconfitta da Hezbollah, e in quella situazione si videro gli stessi gravi episodi di insubordinazione che contribuirono, assieme all’impreparazione di diversi soldati israeliani, alla cocente sconfitta contro la milizia libanese.
Israele non ha un esercito non solo non in grado di conquistare i territori altrui, ma le forze armate di questo Paese dimostrano sempre di più tutti i loro limiti di fronte ai frequenti attacchi che arrivano da Hezbollah e a quelli dell’Iran, il secondo dei quali eseguito il 1 ottobre.
Quel giorno il mondo intero ha potuto vedere come Israele sia militarmente inferiore a Teheran. Sono piovuti 200 missili dall’Iran e nessuno di questi è stato praticamente abbattuto dalla tanto decantata contraerea israeliana “Iron Dome” che si è sciolta, ancora una volta, come neve al sole.
Israele è semplicemente impotente. Non solo non ha armi e mezzi per fermare l’Iran, ma non riesce nemmeno a fermare Hezbollah che sta colpendo le basi militari israeliane con sempre più chirurgica precisione.
Il 13 ottobre scorso infatti la milizia libanese aveva lanciato un tremendo attacco di droni alla base militare del Golan, nella quale i morti sarebbero stati decine su decine, a differenza di quello che hanno provato a far credere i media Occidentali, che hanno provato a minimizzare riducendo le perdite a poche unità.
I feriti poi sarebbero stati centinaia e se si vedono le immagini della base, ridotta ad un mattatoio, e della fila di ambulanze che si sono recate sul posto, viene da pensare che i danni siano stati veramente consistenti.
Alcuni resoconti iniziali riferivano della presenza del generale Halevi, capo di stato maggiore delle forze armate israeliane, sul posto e di una sua possibile morte.
Il giorno dopo, le forze armate israeliane, mostravano alcune immagini del generale nella base, soltanto che la postazione militare era praticamente intatta mentre le immagini di poche ore prima mostravano danni di non poco conto.
E’ un vecchio vizio dell’IDF, le forze armate israeliane, e del Mossad quello di utilizzare immagini di archivio o peggio video creati con l’intelligenza artificiale per nascondere l’assenza più o meno prolungata di un personaggio di rilievo del governo o delle forze armate israeliane.
E’ quello che sembra essere accaduto, a quanto pare, anche per il primo ministro Netanyahu, il quale, secondo due fonti separate, una legata ad un canale di informazione del Kuwait, e un’altra nostra vicina sempre ai servizi libanesi, sarebbe rimasto ferito in seguito all’attacco missilistico subito da parte degli Houthi lo scorso 29 settembre e da quel giorno si sono verificate tutta una strana serie di anomalie che ancora non hanno trovato spiegazione, a partire, ad esempio, da quella che ha visto l’aereo governativo israeliano non muoversi più da quel giorno, nonostante i media scrivessero, falsamente, che l’aereo si fosse spostato a Gerusalemme il 1 ottobre.
Non risulta essere mai stato lì dai tracciati a disposizione di Flighradar. L’ultimo viaggio è quello del ritorno di Netanyahu in patria, e da allora l’aereo governativo israeliano è rimasto fermo, a conferma che effettivamente il 29 settembre dev’essere davvero accaduto qualcosa di clamoroso che Israele ha nascosto per non far vedere al mondo di aver subito un altro clamoroso smacco.
Alla luce di tutto questo, anche la telefonata tra la Meloni e Netanyahu, nella quale la prima avrebbe fatto la voce grossa, ma ci crediamo poco data la sua devozione a Israele, con il premier israeliano potrebbe essere stata soltanto l’ennesima operazione di marketing dell’ufficio della Meloni, mentre sappiamo con certezza che Putin non avrebbe voluto parlare con Netanyahu, forse perché il secondo non era realmente “disponibile”.
Sul profilo X di Netanyahu intanto continuano ad uscire tutti video nei quali o Netanyahu parla da solo dietro la scrivania o altre immagini che ad alcuni sembrano di archivio.
Ciò non cambia comunque la grave questione alla quale Israele deve far fronte.
Lo stato ebraico è alla ricerca di nuovi padrini militari, ma nessuno sembra avere le caratteristiche ideali per sostituire gli Stati Uniti.
Non ce l’ha di certo la NATO che proprio senza il contributo americano è soltanto una tigre di carta, come disse efficacemente Trump qualche tempo fa.
Il piano del mondialismo e del sionismo messianico sta dimostrando tutti i suoi limiti di fronte al disimpegno degli Stati Uniti, e ciò mostra l’impossibilità di questo apparato di poter restare in piedi senza la partecipazione della prima superpotenza mondiale.
Uno degli storici esponenti delle élite globaliste, Henry Kissinger, lo disse molto chiaramente. E’ impossibile per il Nuovo Ordine Mondiale manifestarsi senza il supporto americano, così, analogamente, può dirsi che è impossibile per Israele fare alcunché in Medio Oriente senza Washington.
A Tel Aviv la leadership del Likud o di chiunque sia al comando in questo momento, non sembra averlo ancora appresso appieno, imbevuti come sono del loro delirio di onnipotenza che vede chiunque non si conformi alla loro volontà come insetti da schiacciare.
Il problema per il sionismo è che esso stesso entrato in una china autodistruttiva, e a questo punto non resta che lasciare che tale movimento porti avanti la sua completa dissoluzione.
Il sionismo capirà che il suo tempo è finito quando ormai sarà troppo tardi.
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