La fine del franco CFA e del dominio coloniale della Francia dei Rothschild sull’Africa
Di Cesare Sacchetti
Quando si pensa all’Africa l’immaginario collettivo corre istantaneamente al pensiero delle grandi distese della savana, e a quei suoi magnifici animali che sono diventati il simbolo di questo straordinario continente.
L’Africa però non è soltanto la sua unica fauna, ma anche una enorme montagna di materie prime e di minerali che scorre sotto il suolo di questo continente.
C’è praticamente tutto. C’è il petrolio della Libia, uno dei più “pregiati” soprattutto per il suo basso quantitativo di zolfo e per la sua facilità di raffinazione, ma ci sono anche i diamanti e l’oro del Congo e del Sud Africa, senza tralasciare la sterminata quantità di minerali quali rame, zinco e manganese.
Il deposito di materie prime dell’Africa è semplicemente indispensabile per esercitare il controllo non solo sui mercati, ma sulle altre nazioni che hanno bisogno delle materie prime africane per poter continuare ad esercitare la loro posizione predominante sugli altri Paesi concorrenti.
La Francia è uno di quei Paesi che sa molto bene che la sua ricchezza dipende, o meglio dipendeva come si vedrà in seguito, interamente dal colonialismo africano.
La Françafrique non è altro infatti che l’espressione del dominio che Parigi ha esercitato su larga parte di questo continente che non è mai riuscito nella storia moderna ad esprimere tutto il suo potenziale poiché c’erano potenze come la Francia che continuavano ad appropriarsi della ricchezza dell’Africa.
La storia della colonizzazione non si è certo interrotta con la de-colonizzazione avvenuta nei primi anni’60 dopo la fine della seconda guerra mondiale e dopo l’affermazione dell’ordine liberale internazionale di Bretton Woods.
Le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale avevano stabilito un certo “ordine” sul finire del secondo conflitto mondiale.
Avevano, ad esempio, fatto sedere al tavolo dei vincitori la Francia che invece aveva perduto la guerra sin dal principio dopo che i francesi firmarono il secondo armistizio di Compiegne nel 1940 attraverso il quale dichiaravano di fatti la resa di fronte alla Germania nazista di Adolf Hitler.
L’anglosfera però aveva bisogno della Francia nella sua composizione del citato ordine liberale internazionale e coloro che avevano perduto la guerra divennero incredibilmente “vincitori” , mentre l’Italia rappresentata sino al 1943 dal governo Mussolini si vide affibbiato addosso sulla sua pelle il marchio di infamia di “voltagabbana” nonostante l’allora presidente del Consiglio non decise di firmare nessun armistizio con gli alleati, ma lo fece al suo posto un governo formalmente illegittimo, quello di Badoglio, che salì al potere dopo l’arresto del duce ordinato da re Vittorio Emanuele III.
La storia della seconda guerra mondiale è la parabola perfetta, potremmo dire, di come i vincitori abbiano scritto le pagine del racconto a loro piacimento, lasciando fuori dai libri di storia tutta quella serie di fatti che dimostra che tra i “vincitori” ci sono dei veri e propri impostori, macchiatisi di gravi crimini di guerra come le marocchinate permesse proprio dai francesi nella Ciociaria.
L’ordine liberale internazionale aveva però, come detto in precedenza, bisogno della Francia per potersi instaurare e allora non solo si decise di considerare la Francia come vincitrice ma, peggio ancora, si decise che questo Paese poteva dotarsi dell’arma nucleare e sedersi al consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, quell’organismo composto da 5 Paesi, Francia, Cina, Gran Bretagna, Stati Uniti e Russia, che godono di uno status privilegiato rispetto a tutti gli altri in quanto dotati del potere di veto sulle risoluzioni dell’Onu, il modello di governance globale voluto dalle “grandi” famiglie dei Rothschild e dei Rockefeller.
La falsa decolonizzazione africana dei primi anni’60
Quando giunse il tempo della decolonizzazione, giunse il tempo, ancora una volta, della farsa. Si volle far credere che il mondo partorito dopo la seconda guerra mondiale fosse uno nel quale avrebbero trionfato i falsi valori illuministi dei diritti umani, e uno nel quale ci sarebbe stata più equità tra i Paesi del primo mondo e quelli del terzo, quali quelli africani.
Nulla di tutto questo avvenne. A Parigi, all’epoca della presidenza De Gaulle che si avvalse del parere del fidato consigliere economico, Jacques Foccart, non avevano la minima intenzione di rinunciare a tutte le ricchezze dell’Africa e vennero così partoriti degli accordi coloniali nei primi anni’60, ancora in parte in vigore come si vedrà a breve, attraverso i quali la Francia esercitava una esclusiva posizione di dominio su almeno 14 Paesi africani, quali Benin, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, la Repubblica Africana Centrale, il Ciad, la Guinea Equatoriale, il Gabon e il Congo che sono parte della unione monetaria nota come franco CFA, che esisteva già nel 1945.
Il franco CFA
Gli accordi di “decolonizzazione” sono stati scritti in maniera tale che Parigi ha il controllo pressoché esclusivo dello sfruttamento delle risorse di questi 14 Paesi, che quando devono scrivere un bando per assegnare un appalto, ad esempio, per l’estrazione delle proprie materie prime devono farlo assegnando alle imprese francesi un vero e proprio diritto di prelazione non solo sull’estrazione ma anche per la vendita di quel minerale che viene venduto per pochi soldi ai francesi.
Era il caso, ad esempio, del manganese che viene estratto in Gabon attraverso una società, la Eramet, nella quale ci sono gli immancabili Rothschild, che vedeva la Francia comprare a pochi euro al chilo un minerale che ne valeva sul mercato almeno 50 volte di più.
E’ il saccheggio puro e semplice del tesoro dell’Africa da parte della Francia che a sua volta si premurava di passare una consistente parte del bottino ai “grandi” signori della finanza ebraica che, ricordiamolo, sono stati i veri padroni e referenti assoluti dell’ordine partorito il secolo scorso, nel quale gli Stati nazionali cedevano la loro sovranità a favore di questi centri del potere transnazionali, e dove anche le nazioni che avevano un ruolo più alto nella gerarchia mondiale, lo avevano perché erano sempre dei portatori di interesse del capitale finanziario.
Alla Francia fu consentito di depredare impunemente l’Africa, solo e soltanto perché sopra questo Paese c’è sempre il potere finanziario della famiglia Rothschild, e la prova più cristallina di questa condizione di appartenenza alla Francia al gruppo di famigerati banchieri è il fatto che il suo stesso presidente è un uomo che ha lavorato per i Rothschild e che è salito all’Eliseo grazie ai generosi contributi del ramo francese dei finanzieri ebraici originari di Francoforte.
La ratio del franco CFA può trovarsi tutta nella massima pronunciata da uno dei più famigerati esponenti della famiglia che ha come simbolo uno scudo rosso, Amschel Mayer Rothschild, che sosteneva che per avere il controllo di una nazione era prima indispensabile avere il controllo dell’emissione della sua moneta, e aveva perfettamente ragione.
Attraverso il controllo della moneta, le banche private divenute azioniste della banca centrale, come nel caso di Bankitalia, si tramutano esse stesso nello Stato, e il governo diviene un rappresentante del potere di banche e finanza, costretto a chiedere prestiti sui mercati per poter fare la sua spesa pubblica, che un tempo invece veniva fatta attraverso l’emissione di valuta nazionale.
Il franco CFA assolve alla stessa funzione dell’euro in Europa. I 14 Paesi non dispongono della facoltà di stampare liberamente la propria moneta, che è in realtà rimessa a delle banche centrali che sono nelle mani della Francia, e non dispongono nemmeno, di conseguenza, della facoltà di svalutare la propria moneta, di alleggerire il cambio e di favorire così le esportazioni dei prodotti africani.
Tutto è fatto per fare gli interessi della Francia. Il franco CFA era legato in passato ad un cambio fisso con il franco francese, poi quando la Francia è entrata nell’euro il cambio fisso è stato stabilito con l’euro, ma la sostanza per i Paesi africani è rimasta immutata.
Non sono padroni di controllare il cambio della propria moneta e devono persino versare le riserve valutarie estere che accumulano nella banca centrale francese, la Banque de France, che nel 2012 si stimava che fossero almeno 400 miliardi di dollari di proprietà di questi Paesi.
Sosteneva un ex presidente francese, François Mitterand, che senza l’Africa la Francia non avrebbe avuto futuro nel XXI secolo, ed aveva perfettamente ragione.
François Mitterand
Se la Francia ha acquisito artificialmente il suo status di potenza di rilievo europea il secolo scorso, dopo il secondo dopoguerra, è stato anche soprattutto grazie all’afflusso di materie prime africane che arrivavano praticamente gratis a Parigi, che, non contenta, non lasciava nemmeno le riserve valutarie estere ai 14 Paesi africani.
L’anglosfera è stata certamente il garante del potere della lobby sionista e della famiglia Rothschild, ma allo stesso tempo, un altro importante pezzo dell’impalcatura del mondialismo era appunto la Francia coloniale.
Il mondo multipolare e la vera decolonizzazione delll’Africa
Il passato appare d’obbligo perché il precedente status quo sta semplicemente morendo. La Francia sta venendo cacciata dai Paesi che occupava militarmente grazie alla raffinata strategia della Russia che ha portato il mondo multipolare e la vera decolonizzazione in Africa.
Negli ultimi 5 anni sono stati tolti dal potere quei burattini di Parigi quali Lassina Zerbo che si assicuravano che i Paesi africani continuassero ad essere sfruttati da Parigi e sono venuti al loro posto leader come Ibrahim Traoré, il premier del Burkina Faso, che vogliono un destino di indipendenza e sovranità per il proprio Paese.
L’uscita dal franco CFA che soltanto fino a qualche tempo fa appariva come una chimera oggi appare come una imminente realtà per diversi Paesi quali il Burkina Faso, il Niger e il Mali che hanno espresso intenzione di uscire da questa unione monetaria per riappropriarsi della loro sovranità monetaria e iniziare un vero cammino di prosperità nel XXI secolo.
Anche in questo caso, si può notare la differente filosofia che governa la Russia di Vladimir Putin rispetto al mondo unipolare dell’anglosfera e della Francia.
Nel secondo, i Paesi africani sono ridotti alla stregua di gregari che non possono fare altro che eseguire gli ordini che piovono da Parigi e dare tutta la propria ricchezza alla Francia e ai suoi referenti dell’alta finanza.
Nel primo invece i Paesi africani vengono trattati con il dovuto rispetto e si stabilisce un rapporto di parità, nel quale l’Africa chiede aiuto alla Russia per iniziare a conquistare finalmente la propria sovranità, ma senza ridursi ad essere dei gregari di Mosca come invece accadeva nella Françafrique.
Il secolo presente è unico sotto molteplici aspetti, ma soprattutto per questo. I precedenti equilibri che vedevano il dominio dell’anglosfera e del dollaro, sua arma finanziaria, e quello della Francia coloniale stanno crollando nel giro di pochi anni, e non c’è nulla che il vecchio sistema possa fare per arrestare tale processo, poiché i suoi pilastri, quali l’impero americano, sono in via di dissoluzione soprattutto dopo che Washington ha cambiato la sua dottrina, divenuta di impronta nazionale e non sovranazionale, nel corso dell’era di Donald Trump.
In Europa poi dove c’è la più sempre traballante presenza dell’UE, orfana degli USA, c’era a garanzia di tale assetto il famigerato asse franco-tedesco, nel quale la Francia vestiva i panni di potenza regionale grazie al suo sfruttamento dell’Africa, mentre, nel caso della Germania, era l’euro ad assicurare ai tedeschi la supremazia economica in Europa, ma ora queste due condizioni che davano a queste due potenze una posizione di privilegio sulle altre, sono entrambe venute meno.
E’ una intera impalcatura che crolla. E’ l’impalcatura del mondialismo che prevedeva al suo interno anche la Françafrique, ma il secolo presente ormai ci ha portato verso un ritorno alle tradizioni perdute e verso un ritorno non solo della sovranità degli Stati europei, ma anche verso quella dei Paesi africani.
Così come il Nuovo Ordine Mondiale è ormai un ricordo del passato, lo è a sua volta la Francia coloniale che nel XXI secolo passerà da attore principale qual era stata in passato a comprimaria.
A quanto pare, il timore di Mitterand si è fatto realtà nel tempo presente. Senza l’Africa, la Francia è destinata all’irrilevanza.
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