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"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

La campagna contro Hezbollah ha cambiato Israele e salvato Netanyahu

Guerra /

Per quanto suoni orribile dirlo, alla luce delle stragi e dei massacri a cui stiamo assistendo ormai da un anno (il 7 ottobre, giorno in cui nel 2023 Hamas uccise 1.200 israeliani, quasi tutti civili, e prese 250 ostaggi è ormai prossimo), Benjamin Netanyahu detto Bibi, il primo leader israeliano a essere nato in Israele, il premier che già il 20 luglio 2019 ha battuto il record di 13 anni e 127 giorni di permanenza nella carica fino ad allora detenuto da David Ben Gurion (4876 giorni) sta vincendo la sua battaglia. L’8 ottobre, dopo le stragi dei terroristi palestinesi e il colossale fallimento dell’apparato di difesa e di intelligence del suo Governo, Netanyahu era un politico finito, aggrappato all’idea della vendetta contro Hamas come l’unico modo per conservare il potere. Le marce del sabato per chiedere un cessate il fuoco, il ritorno a casa degli ostaggi e le sue dimissioni riempivano le strade di Tel Aviv. Oggi, al contrario, può atteggiarsi a condottiero, a difensore di Israele contro tutto e contro tutti: i palestinesi, gli Houthi dello Yemen, l’Hezbollah libanese e anche (ma in un certo senso soprattutto) quella parte crescente dell’opinione pubblica mondiale che non accetta i suoi massacri indiscriminati. E che, a differenza di molte cancellerie occidentali, non ritiene che “il diritto a difendersi” equivalga per Israele, e solo per esso, al diritto a fare ciò che vuole: anche sterminare 42 mila civili palestinesi dicendo di andare a caccia di terroristi.

Di tutto questo però a Netanyahu importa poco (d’altra parte l’Onu non è che una “palude antisemita”, no?) e i fatti gli stanno dando ragione. Gli Stati Uniti sono la sua grande riserva di consenso e di bombe, e appresso a Washington vengono quasi tutti gli altri Paesi. E all’interno di Israele, il cambiamento nei suoi confronti è stato netto. I sondaggi delle ultime settimane danno il partito di Netanyahu, il Likud, in costante crescita. Un sondaggio di N12 News ha registrato un 43% di consensi sulla condotta della guerra da parte di Netanyahu, rispetto al 35% di dieci giorni prima. E, fatto ancor più importante, la compagine di Governo guidata da Netanyahu ha messo all’incasso il rientro dell’ex oppositore Gideon Saar (del partito Nuova Speranza), portando così la propria maggioranza in Parlamento alla rassicurante quota di 68 seggi sui 120 totali.

Il riorientamento dell’opinione pubblica israeliana, dalle proteste contro il Governo ai balli e brindisi per strada, è stato determinato da due fattori. Il primo è stata l’uccisione di Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas, nel cuore di Teheran, dov’era arrivato per presenziare all’insediamento del nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian. La concretissima dimostrazione di quanto Netanyahu ama ripetere: possiamo colpire dove vogliamo. Tanto più importante perché applicata all’arcinemico Iran.

Ma ancor più pesante, a favore di Netanyahu, è stata la battaglia ingaggiata contro Hezbollah e l’eliminazione dei suoi leader, fino a quello supremo, Hassan Nasrallah. La strage dei palestinesi di Gaza, accompagnata dall’esito non esaltante della campagna di occupazione militare via terra, ha comunque lasciato nella società israeliana delle sacche (magari sempre più ridotte) di opposizione. Ma l’attacco a Hezbollah, percepito come una propaggine armata dell’Iran e temuto per la sua potenza militare e finanziaria, desta ben poche perplessità. Anche perché, a differenza di quanto avvenuto nella Striscia di Gaza, è stato finora accompagnato da operazioni relativamente più mirate e accompagnate da un chiaro successo, di cui la morte di Nasrallah (dopo l’eliminazione degli altri dirigenti, i bombardamenti sulle strutture militari del movimento e l’operazione dei cercapersone esplosivi) è stata solo il momento culminante.

Naturalmente tutto questo ha un prezzo, non solo militare. Gli ostaggi israeliani ancora prigionieri a Gaza, un centinaio, sono stati di fatto abbandonati. Ammesso che siano ancora vivi, dopo tutto quello che è successo a Gaza e altrove. È questa peraltro la conclusione a cui è giunta l’associazione delle famiglie degli ostaggi e non da oggi, ma dal momento in cui il partito di Gideon Saar è andato a blindare la maggioranza di Netanyahu.

E poi bisognerà verificare se la vittoria di Netanyahu davvero equivale a una vittoria di Israele. Gli israeliani, in questo momento, sembrano esserne convinti. E a confortarli indubbiamente concorre il quadro internazionale: i palestinesi sono stati abbandonati al loro destino da quasi tutti, l’Iran è sempre più isolato in Medio Oriente ed è difficile immaginare che i colpi inferti a Hezbollah in Libano non siano stati in qualche modo coadiuvati da Paesi come Giordania e Arabia Saudita, che con i palestinesi e gli sciiti libanesi hanno vecchi conti da regolare. Ma creare il caos intorno per rafforzarsi all’interno è una strategia che può portare beneficio nel tempo? Lo vedremo. Perché una sola cosa pare certa: questa storia non finisce qui.

Fulvio Scaglione

Perchè loro possono? Perché a Israele è concesso di fare tutto cià che vuole senza ripercussioni?


Se negli anni ’80 il governo di Madrid avesse deciso di bombardare Bilbao, ammazzando centinaia di civili innocenti, solo perchè “lì in mezzo si nascondono dei terroristi” (quelli dell'ETA), sarebbe venuto giù il mondo. La Spagna sarebbe stata criticata dal mondo intero, sarebbe probabilmente stata espulsa dall’ONU, e sarebbe stata sepolta di sanzioni internazionali di ogni tipo, obbligandola in poco tempo a fare marcia indietro per rientrare nei ranghi del mondo civile.

Se nello stesso periodo il governo di Londra avesse deciso di bombardare Dublino o Belfast, ammazzando centinaia di civili innocenti, solo perchè “lì in mezzo si nascondono dei terroristi” (quelli dell'IRA), sarebbe venuto giù il mondo. Parimenti, gli inglesi avrebbero ricevuto critiche e sanzioni dal mondo intero, sarebbero stati isolati politicamente ed economicamente, e sarebbero stati obbligati a fare una rapida marcia indietro, per rientrare al più presto nei ranghi del mondo civile.

Tutto questo con Israele non succede. Israele devasta e bombarda intere città – a Gaza ieri, in Libano oggi, e chissà domani in Iran – con la giustificazione che “lì si nascondono dei terroristi”, ma nessuno dice niente. Nessuno li critica apertamente, nessuno propone sanzioni economiche, nessuno smette di vendergli armi, nessuno propone di espellerli dall’ONU, nessuno li isola politicamente, nessuno minaccia di escluderli dal resto del mondo civile.

Perchè?

Massimo Mazzucco

Creare un sistema di identità digitale globale attraverso l’uso di biometria dell’iride e una criptovaluta globale a questo associata è assai pericoloso


Dati biometrici: attenti a non passare dalla padella alla brace

miglioverde.eu

di MATTEO CORSINI

Leggo sempre le riflessioni di padre Paolo Benanti sulle questioni etiche legate agli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Occupandosi del progetto Wolrdcoin cofondato lo scorso anno da Sam Altman (uno dei fondatori di OpenAI), Max Novendstern e Alex Blania, padre Benanti si interessa delle possibili conseguenze dello sviluppo di questo progetto.

L’idea, in estrema sintesi, è quella di creare un sistema di identità digitale globale attraverso l’uso di biometria dell’iride e una criptovaluta globale a questo associata, per identificare gli umani distinguendoli dai bot. Chi si sottopone alla scansione dell’iride riceve un token denominato Worldcoin (WLD), basato su Ethereum.

Secondo i fondatori, il sistema è progettato per preservare la privacy e consentire agli utenti di dimostrare la loro umanità senza rivelare informazioni personali sensibili.  Benanti ha qualche perplessità, che peraltro è condivisibile, nel senso che quei dati comunque hanno un valore e, generalmente, chi li acquisisce sostenendo un onere non lo fa senza pensare a un utilizzo che sia remUnerativo.

Alcune delle sue considerazioni, però, mi sembrano contraddittorie. Scrive per esempio:

  • “Durante l’occupazione nazista nei Paesi Bassi, circa 107.000 ebrei furono deportati verso i campi di sterminio, con soli 5.450 sopravvissuti. Questo rappresenta una percentuale di vittime del 73% rispetto alla popolazione ebraica presente nel paese all’inizio della guerra. Questo dato è in forte contrasto con il 24% in Francia e il 18% in Italia e ha spesso fatto chiedere come mai in un paese ritenuto tollerante come l’Olanda si sia potuti arrivare a tali numeri. Come sempre nella storia le ragioni non sono mai semplici ma complessi e plurali; tuttavia, una ragione è connessa all’uso dei dati anagrafici. Durante l’occupazione nazista dei Paesi Bassi, l’anagrafe centralizzata fu utilizzata per perseguire gli ebrei in modo sistematico ed efficiente. Dopo l’invasione, le autorità naziste sfruttarono l’esistente sistema di registrazione della popolazione olandese per identificare e isolare gli ebrei. Pur nella differenza dei tempi, dobbiamo riconoscere che la gestione delle identità potrebbe essere facilmente trasformata in un’arma implacabile per effettuare discriminazioni e negare diritti umani fondamentali se messa al servizio di soggetti di potere non legittimo”.

Fin qui nulla da eccepire. Poi prosegue:

  • “Questo ci porta a chiederci se questa concentrazione di dati biometrici nelle mani di un privato più che un’operazione imprenditoriale non debba essere considerata come una concertazione di potere. Questa frontiera dello sviluppo delle tecnologie non ci porta verso una nuova frontiera in cui più che di impresa dobbiamo parlare di potere e di potere sottratto alle legittime sfere democratiche? Nella stessa direzione va la creazione di WLD, la criptovaluta associata e distribuita con questa operazione. I governi nazionali, oltre a gestire le identità delle persone, hanno storicamente avuto un ruolo cruciale nella creazione e gestione delle monete, un aspetto fondamentale delle politiche economiche e monetarie di un paese. Orb e WLD allora ci mostrano come il digitale sia sempre di più una questione di potere computazionale che si concentra in poche, potentissime mani. Sapremo ancora garantire la tutela dei diritti umani”?

Interrogativi comprensibili e anche condivisibili, tranne il richiamo al ruolo dei governi nazionali, tanto nella gestione dei dati delle persone, quanto riguardo al monopolio legale sulla moneta. Quanto ai dati, proprio l’esempio riportato da Benanti deve far riflettere sul fatto che la soluzione non sia quello di dare la gestione ai governi. Non credo che l’anagrafe olandese ai tempi dell’invasione tedesca fosse gestita da privati. Né mi pare che ci sia da essere rassicurati dall’utilizzo che il governo cinese fa dei dati dei suoi cittadini. Quanto alle monete, mi limiterei a stendere un velo pietoso sugli esiti del monopolio pubblico, tanto all’epoca dei sistemi metallici, quanto, a maggior ragione, negli attuali regimi totalmente fiat.

Last, but not least, io non darei mai i miei dati biometrici ad Altman o a chicchessia, ma chi lo fa è libero di scegliere. Non avviene altrettanto quando a chiedere i dati è lo Stato. Quindi se Altman e soci sono la padella, lo Stato sarebbe la proverbiale brace.

Dugin: “Israele” trae vantaggio da una rete globale di sostenitori che si allineano con gli ideali del sionismo politico e religioso.

“Israele” ora si sforza di creare una “Grande Israele”: Dugin

L’analista politico e filosofo russo Alexander Dugin avverte che “Israele” potrebbe prepararsi a un’invasione via terra in Libano e oltre, come parte della sua ambizione di espandersi territorialmente per creare la “Grande Israele”.
Un articolo d’opinione pubblicato dal filosofo Alexander Dugin analizza la situazione attuale dell’Asse della Resistenza dopo l’assassinio del leader di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah.

Dugin spiega che l’Asse della Resistenza in Medio Oriente è fortemente sostenuto dalla Repubblica Islamica dell’Iran, “e il defunto Hassan Nasrallah, in quanto leader di Hezbollah, rappresentava l’avanguardia della resistenza anti-israeliana dell’intero mondo islamico”.

Avendo svolto un ruolo così cruciale nell’equilibrio dei poteri, l’assassinio di Sayyed Nasrallah rappresenta un importante fattore scatenante non solo per la Resistenza libanese, ma anche per l’Asse della Resistenza più ampio.
Ricordando la strana morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi, Dugin afferma che “l’immagine di Israele che attacca i suoi avversari regionali sembra fuori dall’ordinario”.

Israele, grazie al sostegno dell’Occidente e all’utilizzo dei suoi più recenti mezzi tecnologici (è stato e rimane un pioniere nel campo delle tecnologie digitali), agisce in modo molto efficace, preciso e coordinato”, afferma Dugin.

“Ed è molto difficile immaginare come rispondere a tutto questo”, soprattutto considerando che molti individui provenienti da nazioni diverse, che sono all’avanguardia nel progresso tecnologico, potrebbero rivelarsi cittadini israeliani, osserva Dugin.

In altre parole, “Israele” trae vantaggio da una rete globale di sostenitori che si allineano con gli ideali del sionismo politico e religioso. “Questo dà a Israele un vantaggio importante come struttura in rete, non solo come stato”.

Visione delirante
Dugin ricorda inoltre che le azioni di “Israele” sono guidate dalla visione sionista di creare una “Grande Israele”, con il sostegno delle fazioni estremiste nei territori occupati.
Queste fazioni, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu e i suoi ministri, si stanno preparando all’arrivo del Messia, un obiettivo che implica il dominio della regione e potenzialmente anche la distruzione della moschea di Al-Aqsa per costruire il Terzo Tempio, spiega Dugin.

Qui Dugin avverte che “Israele” potrebbe prepararsi a un’invasione via terra in Libano e oltre, come parte della sua ambizione di espandersi territorialmente e creare la “Grande Israele”.

“Forse ora seguirà l’invasione terrestre del Libano e oltre da parte di Israele. Per creare il ‘Grande Israele’ da mare a mare. Non importa quanto utopici ed estremisti possano sembrare i progetti di Netanyahu e dei suoi ministri ancora più di destra Smotrych e Ben-Gvir, vengono implementati proprio ora davanti ai nostri occhi.”

Fonte:
Al Mayadeen Inglese

Traduzione: Fadi Haddad

Al contrario di Israele che colpisce i civili, Le forze della Resistenza colpiscono esclusivamente obiettivi militari

 

Le forze della Resistenza contrastano l’invasione di Israele con operazioni precise di contrattacco su obiettivi militari

Al contrario di come opera Israele, che tende a colpire e massacrare civili inermi da Gaza al Libano, le forze della resistenza, Hezbollah, Houthi Yemeniti e gruppi palestinesi, puntano a colpire basi militari del nemico, concentrazioni di truppe e stazioni di osservazione radar.

La YAF yemenita prende di mira Eilat, Tel Aviv con i droni Yafa e Samad 4
Il portavoce della YAF, Yahya Saree, afferma che le due operazioni sono un segno di solidarietà con il popolo palestinese e libanese e di sostegno alla loro coraggiosa resistenza.
La forza UAV delle Forze armate yemenite (YAF) ha colpito un obiettivo militare israeliano nella zona occupata di Yafa (Eilat) utilizzando un drone tipo Yafa , ha annunciato martedì il portavoce, generale di brigata Yahya Saree.

Saree ha inoltre confermato che la forza UAV ha colpito altri obiettivi militari nella zona occupata di Umm al-Rashrash (Eilat) con quattro droni Samad-4, sottolineando che le due operazioni hanno raggiunto esattamente i loro obiettivi.

Resistenza islamica in Libano

Martedì Hezbollah ha continuato le sue operazioni contro le forze di occupazione israeliane (IOF), ottenendo colpi diretti.

A sostegno del tenace popolo palestinese di Gaza e in solidarietà con la sua Resistenza, nonché in difesa del Libano e dei suoi cittadini, i combattenti di Hezbollah hanno preso di mira le forze di occupazione israeliane all’ingresso dell’insediamento di Shtula con colpi di artiglieria, confermando i colpi diretti.

In una seconda operazione, alle 7:40 del mattino i combattenti della Resistenza hanno effettuato un preciso attacco di artiglieria contro i soldati di occupazione nel sito della base di Metulla.

Alle 8:05, in una terza operazione, Hezbollah ha nuovamente preso di mira un raduno di soldati di occupazione nell’insediamento di Metulla con un lancio di razzi.
Alle 8:55, i combattenti della Resistenza hanno preso di mira un raduno di soldati nemici nell’insediamento di Avivim con il fuoco dell’artiglieria in una quarta operazione contro i soldati di occupazione.

In una quinta operazione, alle ore 10:00 la Resistenza ha preso di mira un raduno di soldati israeliani nei pressi dell’insediamento di Rosh Pinna con una salva di razzi.

30 minuti dopo, i combattenti della Resistenza colpirono un raduno di forze nemiche nella caserma Dovev con un razzo Falaq-2, portando a termine la loro sesta operazione contro le forze di occupazione.

Secondo il corrispondente di Al Mayadeen nel Libano meridionale, la Resistenza continua a prendere di mira i movimenti israeliani nei territori palestinesi occupati.

La serie di operazioni è avvenuta dopo che lunedì Hezbollah aveva intensificato le sue operazioni contro i movimenti delle truppe israeliane, prima che le IOF dichiarassero l’inizio della loro incursione di terra in Libano.
Il portavoce di Hezbollah ha dichiarato che gli israeliani pagheranno un caro prezzo per ogni metro di terreno libanese che le loro truppe andranno a calpestare.

Fonti: Al Mayadeen Hispan Tv

Traduzione e sintesi: Fadi Haddad

L’uccisione di Nasrallah non porterà alcun concreto beneficio allo stato di Israele

 

L’Illusione Sionista

di Enrico Tomaselli

La mattanza in corso in Libano, che segue quella nella Striscia di Gaza, è palesemente destinata a seguire lo stesso corso: decine di migliaia di civili uccisi e feriti, distruzioni immani, ma senza poter raggiungere la vittoria.

Da questo punto di vista, l’assassinio di Hassan Nasrallah è assolutamente simbolico. Nasrallah, infatti, assunse la guida di Hezbollah dopo che Israele aveva assassinato il suo predecessore, Seyyed Abbas Moussawi; ed anche allora, le bande sioniste alla guida dello stato terrorista avevano proclamato la fine dei loro incubi. Il risultato fu invece un trentennio di eccezionale leadership politica e militare, che hanno portato alla vittoria nella guerra del 2006, alla crescita poderosa del movimento (oggi partito di maggioranza relativa nel parlamento libanese, e forza di governo), al contributo alla nascita dell’Asse della Resistenza.

L’uccisione di Nasrallah, quindi, non porterà alcun concreto beneficio allo stato terrorista, ma sta invece contribuendo a far venire alla luce, ancor di più, quali sono le linee di frattura del fronte mondiale. Nasrallah, un leader politico amato e rispettato in molti paesi del mondo, ha dal suo punto di vista coronato la sua vita raggiungendo il martirio; nella sua fede, è la fine degna di una vita vissuta combattendo. Dall’altra parte, i terroristi israeliani ed i loro complici (al 101%) amerikani, che oggi definiscono l’assassinio “un atto di giustizia”. Ed è un bene, che mostrino sempre più spudoratamente il loro vero volto. Che contribuiscano a rendere sempre più chiaro chi sta da una parte e chi dall’altra.

Comunque vadano le cose, il Medio Oriente non sarà mai più lo stesso, e soprattutto non sarà mai più un pezzo di mondo in cui gli Stati Uniti fanno il bello ed il cattivo tempo. Sarà, molto probabilmente, il primo posto da cui i ragazzi americani cominceranno a tornare a casa nei sacchi neri. E non diversa fine faranno, molto prima, tanti giovani con la stella di davide.

Nel loro delirio messianico, misto ad una follia razzista e suprematista al cui confronto quella nazista è quasi uno scherzo, hanno voluto aprire le porte dell’inferno, illudendosi che possa inghiottire soltanto i loro nemici. Ma la ferocia non è mai dimostrazione di forza, anche se in un primo momento può apparire tale; al contrario, e mai come in questo caso, è manifestazione di debolezza e disperazione.

Quella che si era rilanciata il 7 ottobre 2023 era una battaglia esistenziale per i palestinesi, che si sarebbe potuta evitare se i sionisti non fossero quello che sono: terroristi, ladri di terra, razzisti. Ma ora non è più così, ora la battaglia è diventata esistenziale per Israele stessa, e non ha nessuna possibilità di vincerla.

È un piccolo pezzo di terra, abitato da pochi milioni di fanatici (molti dei quali hanno già preferito fuggire all’estero), circondato da centinaia di milioni di arabi e musulmani, che ben hanno a mente cos’è stato, per quasi ottant’anni, Israele.

Come sa qualsiasi mediocre giocatore di poker, quando continui a rilanciare senza fine, prima o poi arrivi ad un punto in cui non puoi che mettere in gioco te stesso. Con l’assassinio di Nasrallah, Israele si è spinto quasi al limite. Oltre, c’è solo il ricorso alle armi nucleari. Un passo che, oltre ad assicurare la maledizione eterna da parte dell’intera umanità, è l’anticamera di un gigantesco bagno di sangue che inghiottirà l’intero popolo di Israele.

Articolo di Enrico Tomaselli

Fonte: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-illusione-sionista

Quella di Israele è pura esibizione di potenza e prepotenza, illimitata, spietata, senza remore e pudore.

 

Incommensurabile

di Andrea Zhok - 01/10/2024

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/incommensurabile

Incommensurabile

Fonte: Andrea Zhok

Esistono i giudizi politici, esistono le analisi politiche e geopolitiche, ma poi esistono anche, alla base, sentimenti morali di base, che distinguono le persone in forme incommensurabili.
Se il Libano, Hamas, Hezbollah, Gaza, possedessero qualcosa di simile ad un esercito regolare, con un'aviazione ordinaria, sistemi di intercettazione strutturati, ecc. potremmo dire di essere di fronte ad una guerra.
Entrambe le parti in causa avrebbero ragioni per preferire la pace, perché entrambe avrebbero significativamente da perdere. Uno scontro iniziale potrebbe ricordare ad entrambi la durezza della perdita, suggerendo soluzioni di compromesso.
Questa sarebbe una dinamica normale nella conflittualità internazionale.
La situazione reale sul campo nell'ultimo anno è invece completamente diversa. La sproporzione di forze è totale. Un'immagine simbolicamente rappresentativa non è quella di due soldati che si confrontano, ma quella di un soldato che fa a pezzi un ragazzino.
Ciò che non può non colpire in queste ore è il persistente bombardamento israeliano di aree urbane inermi. Qui non c'è nessun "Iron Dome". Nessuna contraerea. Nessun rischio reale per l'aggressore. E' semplicemente pura esibizione di potenza e prepotenza, illimitata, senza pudore.
Ecco, se anche uno non sapesse niente dei pregressi, se non conoscesse nulla della storia del medio oriente e di Israele, comunque semplicemente la scena di qualcuno che bombarda impunito dall'alto mentre qualcuno sotto prega di sopravvivere una notte in più credo non possa che dare umanamente la nausea.
Qui non c'è niente da sapere, niente da capire. L'umanità si distingue tra quelli che vedono questo e provano rabbia e disgusto, e quelli che vedono questo e godono nel contemplare un'esibizione incontrastata di forza.
E' una distinzione umana fondamentale, più fondamentale di ogni distinzione politica, etnica, nazionale.