La giunta di Kiev si gioca la sua ultima carta
di Luciano Lago
La
giunta di Kiev si è giocata la carta di Kursk per mostrare la sua
determinazione e coinvolgere la Nato nel conflitto con la Russia.
La
posizione di Zelensky si va facendo sempre più critica e lo sarà ancora
di più se ci sarà una disfatta completa delle truppe ucraine e
mercenari inclusi che partecipano all’operazione Kursk.
Comunque
la si consideri, l’invasione dell’Oblast di Kursk ad opera dell’AFU
ucraine avrà conseguenze di vasta portata per tutte le parti in
conflitto, inclusi i gestori diella giunta di Kiev e i loro
patrocinatori della Nato.I
Indubbiamente questa mossa azzardata ha creato scompiglio sul fronte russo e si sono dimostrate gravi lacune nell’apparato di difesa delle frontiere. I vertici militari e l’intelligence ne dovranno rispondere.
Risulta evidente
che un’operazione militare di questo tipo richiede un’attenta
pianificazione, cosa che sarebbe impossibile senza le risorse di
intelligence e della logistica della NATO. Tuttavia, persino gli analisti militari occidentali stanno parlando dell’insensatezza di questa azione.
La
necessità di assestare un colpo alla macchina militare russa ed una
umiliazione al prestigio dell’esercito russo è uno dei motivi che hanno
spinto Zelensky alla scelta di una tale operazione azzardata, suggerita e
diretta (a quanto sembra) dall’intelligence britannica con l’assenso di
Washington.
La
giunta di Kiev era consapevole della mancanza di prospettive
strategiche di una operazione di questo tipo ma è stata spinta a
sostenerla per la necessità di dimostrare ai propri sponsor la capacità
dell’esercito di ottenere un vistoso successo, per quanto momentaneo e
con alto costo di vittime sacrificali.
La giunta di Kiev e lo stesso Zelensky hanno però di sicuro sottovalutato le possibili reazioni russe, con il segnare questa azione una nuova fase del conflitto.
L’operazione
di attacco e infiltrazione a Kurst dimostra che Kiev sta iniziando a
concentrare i suoi sforzi a nord al di fuori della zona di attrito
Kharkov-Belgorod. Dall’inizio dell’operazione militare russa a Kharkov,
le possibilità di sabotaggio via terra contro il territorio indiscusso
della Federazione Russa sono diminuite in modo significativo, motivo per
cui gli ucraini devono aggiornare i loro piani militari. Inoltre, ci
sono state pressioni da parte di militanti neonazisti fanatici affinché
Kiev tentasse di catturare la centrale nucleare di Kursk per ricattare i
russi nella contestata oblast di Zaporozhye.
L’incursione terrestre contro Kursk, iniziata il 6 agosto è destinata a concludersi con un vero disastro strategico, con la conseguente rapida neutralizzazione delle unità nemiche da parte delle forze russe, nonostante aver subito alcune perdite. Sono stati eliminati più di 900 soldati ucraini, oltre a 50 veicoli occidentali distrutti. Lungo il percorso, gli ucraini hanno assassinato civili, distrutto infrastrutture non militari, vandalizzato chiese ortodosse e persino ferito bambini innocenti.
Nessun
obiettivo veramente strategico è stato raggiunto dagli ucraini, che ora
stanno lasciando l’operazione completamente sconfitti. Ci sono ancora ostilità nelle regioni vicine al confine, ma la situazione è ragionevolmente sotto controllo.
Non
si può facilmente comprendere la logica strategica di questa
operazione, visto che le forze ucraine dispongono di un numero ridotto
di armi e personale per affrontare i russi, non avrebbe alcun senso uno
sforzo su larga scala per attaccare i russi in una regione al di fuori
delle aree di interesse territoriale. La logica imporrebbe, a questo
punto, che le forze di Kiev dovrebbero ritirarsi dal Donbass per
alleviare la costante pressione militare, ammassando le proprie riserve e
consolidando le linee di difesa, evitando di aprire un altro fronte in
una regione lontana dalle aree di interesse.
Al
contrario la giunta di Kiev ha imposto alle proprie truppe una
operazione suicida sulla regione di frontiera russa per ottenere un
“successo politico” che consentisse a Zelenky di fare una buona
figura con i suoi patrocinatori ed ottenere altre armi e finanziamenti
in vista di un possibile cambio di amministrazione a Washington.
Si
può indovinare chi può avere consigliato questa operazione a Zelensky.
Una azione suicida nell’ottica di utilizzare fino al’ultimo ucraino per
far durare il conflitto il più possibile.
Battaglia di Kursk
Nessuno in Occidente crede più ad una vittoria dell’Ucraina
e l’opinione pubblica occidentale in maggioranza rifiuta la
continuazione della guerra ma l’Ucraina ha necessità di alimentare
sempre la sua propaganda attraverso tali operazioni che servono a
convincere dell’utilità di continuare a pompare armi e soldi a Kiev.
L’obiettivo
finale di questa incursione è anche quello che gli ucraini tentino di
catturare la centrale nucleare di Kursk (KNPP) per ricattare il governo
di Mosca proponendo uno scambio di impianti.
Ancora una volta
Zelensky, mal consigliato dai suoi sponsor anglo statunitensi, ha
sbagliato i suoi calcoli ed espone lui stesso e il suo paese ad una
tragica resa dei conti.
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