Se la Verità è la Prima Vittima della Guerra, la Libertà è la Seconda
di Enrico Tomaselli
Sulla questione Durov/Telegram, il punto focale non è la liberta d’informazione, ma la riservatezza delle comunicazioni.
Telegram, infatti, sia pure in misura molto diversa rispetto ad altre piattaforme come Meta, applica censura sui contenuti, bloccando ad esempio alcuni canali i cui contenuti sono ritenuti ‘sgraditi’ (e successo sino a ieri, ad un canale filo-palestinese).
Quello che sta dietro il tentativo di estorsione a danno di Durov, è altro. Sulla base di una legge dell’UE, infatti, si pretende che Telegram – le cui cui comunicazioni sono tutte criptate, quindi inaccessibili se non agli utenti, ed esclusivamente per la parte che li riguarda – fornisca una backdoor, ovvero un accesso privilegiato alle polizie ed ai servizi segreti, che consenta di decriptare tutte le comunicazioni. In pratica, la scomparsa della riservatezza.
Per capire quanto sia appetibile per i servizi occidentali, basti dire che – ad esempio – Telegram viene utilizzato per le comunicazioni non riservate delle forze armate russe in Ucraina… Anche se si tratta di informazioni non classificate, è facile immaginare come possa essere utile anche soltanto poter analizzare questa grande mole di dati.
La ratio di questi provvedimenti – come ho già detto – risiede nella logica di guerra totale in cui si è collocato l’occidente. Guerra che non è soltanto contro un “nemico esterno”, ma contro chiunque metta in discussione le decisioni e le “verità” delle leadership occidentali. La premessa per questa guerra è il controllo totale ed assoluto del pensiero. Sono lontanissimi i tempi del “taci, il nemico ti ascolta”, ormai sostituiti da quelli del “attento che ti ascoltiamo”.
Se la verità è la prima vittima della guerra, la libertà è la seconda.
PS. Giusto per rinfrescare la memoria – il che aiuta a capire in che direzione stiamo andando… anzi, in che direzione ci stanno portando – la Francia dove domenica hanno arrestato Durov (emettendo il mandato di cattura pochi minuti prima che il suo aereo privato atterrasse a Parigi per fare rifornimento…) è la stessa dove il presidente Macron, 48 giorni dopo le elezioni, continua a non nominare il nuovo primo ministro, poiché dovrebbe affidare l’incarico al Nuovo Fronte Popolare.
La scusa ufficiosa è che non vogliono un governo con dentro ministri de La France Insoumise (cioè del partito che ha vinto le elezioni!), accusandolo di essere “antisemita”. E intanto, continua a governare il partito di Macron, che ha perso le elezioni!!!
Articolo di Enrico Tomaselli
Fonte: https://t.me/rossobruni (Giubbe Rosse)
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