Libertà vigilata
di Marco Travaglio - 27/08/2024
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Fonte: Il Fatto Quotidiano
Siamo talmente mal messi che ci tocca difendere Povia.
Invitato a presiedere la giuria di un talent a Nichelino e a esibirsi in
un concerto, s’è visto annullare tutto dal sindaco per “la sua
posizione sui diritti civili e la sua contrarietà ai vaccini, diverse
dalla mia amministrazione”. Ma, sia chiaro, “non è una questione
politica”. E invece è proprio una, anzi “la” questione politica.
Tantopiù che quello è il 40° concerto che annullano al cantante. Se
fosse per le sue qualità artistiche (secondo noi scarse, malgrado il
primo posto a Sanremo 2006), nulla quaestio: se un cantante non ti
piace, non lo inviti e morta lì. Ma se lo inviti e poi lo rimandi a casa
per ciò che dice o pensa, si chiama censura. Che in una democrazia
liberale non ha cittadinanza, altrimenti la democrazia liberale smette
di essere tale. Noi siamo vaccinati e vaccinisti (senza obblighi, però) e
sosteniamo i diritti civili: ma fra questi c’è la libertà di
espressione, di dissenso e pure di scempiaggine, purché non si torca un
capello ad alcuno. E un cantante si giudica da come canta, non da ciò
che pensa. Ma da quando esportiamo la democrazia, in casa ce ne resta
sempre meno.
Tutti fremono di sdegno per un elenco di “agenti
sionisti” da boicottare pubblicata sul web da un sedicente “Nuovo Pci”:
giusto, non si fanno liste di proscrizione. Il guaio è che molti degli
indignati speciali, e persino dei personaggi citati, dal 2022 compilano
liste di proscrizione di “agenti putiniani” che non sono né agenti né
putiniani, ma hanno il grave torto di non pensarla come loro sulla
guerra russo-ucraina. Poi c’è l’arresto, nella patria dei Lumi e della
Liberté, del fondatore della app Telegram, Pavel Durov, imprenditore
russo con vari passaporti. Può darsi che sia il nuovo Barbablù, ma se
l’accusa è che le chat del suo social network sono utilizzate, grazie
alla loro particolare segretezza, da organizzazioni criminali, oltreché
da milioni di russi, di occidentali e persino da Zelensky, il suo
arresto ci ripugna. E ci fanno scompisciare i giornaloni furiosi con
“l’internazionale sovranista” dei Musk e dei Salvini che difendono
Durov, ovviamente per conto di Putin. Durov fuggì proprio dalla Russia,
che nel 2018 voleva bloccargli Telegram. Solo che allora l’Occidente
protestò e Amnesty urlò: “Giù le mani dalla libertà di espressione”. Ora
invece tutti tacciono quando il commissario macroniano Ue Thierry
Breton minaccia di bandire X perché Musk è trumpiano e non fa come
Zuckerberg, che mette le censure e le fake news di Facebook, Messenger,
Instagram e WhatsApp al servizio dell’altra banda: quella “democratica”
dei Biden e delle Harris, i “buoni” che possono fare come o peggio dei
“cattivi” in ragione della loro innata bontà. Più combattiamo la Russia e
più le somigliamo.
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