L’atlantista piangente
di Marco Travaglio - 09/10/2024
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Fonte: Il Fatto Quotidiano
In principio c’era l’atlantista vanaglorioso, tipo Rampini,
che ringrazia l’Occidente di tutti i crimini e i disastri che ha
seminato nel mondo. C’era l’atlantista fantasy, tipo Severgnini, che
raccontava come Putin senza la Nato sarebbe già a Lisbona (o a Rimini:
variante Di Bella). C’era l’atlantista trionfalista, tipo Parsi, che da
due anni e mezzo narra le travolgenti vittorie di Ucraina+Nato sul campo
di battaglia, dove nessuno ne ha mai vista una. C’era l’atlantista da
lista, tipo Riotta, che addita immaginari nemici dell’Occidente al soldo
di Putin. C’era l’atlantista complottista, tipo Crosetto o Fubini, che
vedeva Putin e i Wagner anche sotto il suo letto. Ora c’è una nuova
sfumatura di Nato: l’atlantista piangente. Tipo il direttore del
Corriere che ribalta il doppio standard usato dall’Occidente sulle
guerre impunite di Netanyahu e su quelle punitissime di Putin lacrimando
come una fontana, anzi un Fontana: “Perché tanto odio per Israele e
tanta comprensione per Putin?”.
Par di sognare: Putin è sotto
sanzioni dal 2014, quando violò il diritto internazionale per
riprendersi senza colpo ferire la Crimea, da sempre russa. Sanzioni
centuplicate quando violò il diritto internazionale nel 2022 per
invadere l’Ucraina e prendersi le regioni russofone che i governi nati
da un’altra violazione del diritto internazionale – il golpe bianco-nero
di Euromaidan per rovesciare un presidente eletto, ma inviso a Nato e
Ue – bombardavano da otto anni. Da 31 mesi Nato e Ue armano Kiev (che
non è né Nato né Ue) non solo per aiutarla a difendersi, ma anche per
“sconfiggere la Russia” senza neppure dichiararle guerra. E ora, salvo
rare eccezioni, la autorizzano a invadere e bombardare la Russia con i
loro missili. Chiudono gli occhi sulle sue attività terroristiche in
Germania, Russia, Africa e persino Ucraina. E applaudono se la Corte
dell’Aja spicca un mandato di cattura contro Putin, ma strillano se il
procuratore lo chiede per Netanyahu (senza per ora ottenerlo) su crimini
di guerra molto più gravi di quelli di Putin: 42 mila morti civili in
un anno nella striscia di Gaza abitata da 2,5 milioni di persone e vasta
360 kmq (l’1,3% della Crimea), oltre a bombardamenti in Cisgiordania,
Libano, Siria, Iran, Iraq e Yemen. L’atlantista piangente fa il finto
tonto: perché i civili “morti il 7 ottobre e in Ucraina contano molto
meno per tanti presunti democratici”? Ma non è che contano molto meno: è
che sono molti meno, sia in proporzione sia in termini assoluti. E poi
chi manifesta in Occidente lo fa perché contesta la politica dei suoi
governi, incoerenti con i principi che professano. Dai terroristi e
dagli autocrati non si aspetta che diventino buoni per le sue proteste:
lo spera da quelli che si spacciano per buoni quando gli chiedono il
voto.
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