Il caso Verzeni, gli accoltellamenti multipli in Europa e l’ombra di una strategia della tensione concordata
02/09/2024
di Cesare Sacchetti
La caccia all’uomo apparentemente è finita, o forse non è mai realmente iniziata.
I media mainstream sono stati per circa un mese a parlare compulsivamente e ossessivamente del delitto di Sharon Verzeni, la 32enne barista di Bergamo che lo scorso luglio era uscita per fare la sua solita passeggiata serale fino a quando non ha incontrato la morte.
Il PM di Bergamo, Maria Cristina Rota, ha dichiarato che Sharon si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma ci sarebbe da chiedere alla signora quale sia per lei il posto giusto, visto che la ragazza è stata uccisa praticamente a pochi passi da casa sua.
Non sorprende leggere simili dichiarazioni da parte di questo magistrato, soprattutto se si pensa che la procura di Bergamo è la stessa che ha incartato quella fumosa inchiesta sulle morti avvenute nel marzo del 2020 negli ospedali bergamaschi, fondando la propria tesi sulla mancata e tempestiva esecuzione delle zone rosse.
Un qualsiasi magistrato non sarebbe dovuto partire dalla tesi falsa della farsa pandemica per arrivare ad una conclusione già prestabilita su presupposti errati, ma sarebbe dovuto partire dai fatti, dalle evidenze, che altro non sono che quei corpi che non sono stati distrutti dopo la “raccomandazione” assurda del governo Conte e del ministro Speranza, che piuttosto che cercare le vere cause della morte di quei pazienti, sembravano impegnati a nascondere una verità, che era e resta orribile.
Ne abbiamo parlato, come sanno i nostri lettori più “antichi”, in altre occasioni e si tratta di quei farmaci a base di benzodiazepine che, se somministrati in quantità elevate, si rivelano letali per l’assunzione ed è questa con ogni probabilità la vera causa di quella scia di morti che non può certo essere spiegata attraverso il teorema del virus “letale”, che uccide singolarmente solo in due o tre città italiane, senza dimenticare che, ad oggi, ancora parliamo di un virus non isolato, come si legge nei documenti ufficiali del CDC americano e del suo omologo europeo, l’ECDC.
La verità, apparente, su Sharon è giunta dopo circa un mese dai fatti ed è una di quelle che non piace certo al circuito dei media liberal-progressisti, impegnati da sempre nel promuovere la narrazione della immigrazione di massa, descritta come una sorta di “panacea”, anche recentemente dall’editorialista del Corriere, Fubini, molto vicino a George Soros e che per sua ammissione nascose le notizie delle morti dei bambini greci per non far “sfigurare” l’Unione europea.
Il giornalista, per definizione, non dovrebbe avere il compito di insabbiare la verità, ma avrebbe il diritto e il dovere di comunicarla ai suoi lettori, che hanno il diritto e il dovere di conoscere quello che determinati poteri non vogliono che si conosca, ma è colpa nostra che pensiamo che possa esserci del giornalismo dalle parti di via Solferino, impegnata da sempre nella difesa delle tecnocrazie e dei gruppi transnazionali che le sostengono, quali gli immancabili Davos, Bilderberg, e la Commissione Trilaterale, ognuno dei quali porta con sé una forte impronta rothschildiana.
Si diceva del carnefice di Sharon che secondo la procura di Bergamo sarebbe tale Moussa Sangaré, un africano nato in Italia nel 1994 e di origine maliane, che in passato ha anche tentato, senza fortuna, la strada della musica rap.
Moussa Sangaré
Moussa risultava disoccupato ed era descritto come una sorta di sbandato affetto da problemi psichici, tanto che in passato avrebbe anche aggredito i suoi genitori.
Qui ci sarebbe da aprire un discorso a parte sui “prodigi” portati dalla legge Basaglia, lo psichiatra marxista, che ha promosso la campagna della chiusura dei manicomi, fondandosi sulla bizzarra e assurda tesi che le malattie psichiatriche in fondo non esistono, e allora ci si chiede qual era il senso della professione dello stesso Basaglia, se lui per primo negava l’esistenza delle malattie che lui avrebbe dovuto curare.
Il mondo moderno è così. E’ schizofrenico, è senza senso e ricolmo di contraddizioni e guai a far notare all’apologeta di turno della modernità sessantottina della scuola di Francoforte che questa società conduce dritti alla rovina spirituale, morale e anche economica, dato che in tale sistema il lavoro e l’industria spariscono uccisi entrambe sull’altare della deindustrializzazione cara al club di Roma.
La tardiva e strana comparsa dei testimoni marocchini
Sangarè è stato identificato con un ritardo che a nostro parere sembra un po’ anomalo da due cittadini marocchini che fino a dieci giorni fa, non risultavano nemmeno essere stati sentiti dagli inquirenti, e in questo caso ci si chiede, se i due erano veramente dei testimoni chiave, perché ci è voluto quasi un mese per avere la loro “decisiva” versione dei fatti su quanto alla Verzeni.
I due marocchini danno questa versione dell’accaduto.
“Io mi sto allenando per il titolo italiano di kickboxing, lui gioca a calcio in prima categoria. Quella sera eravamo usciti come al solito molto tardi per allenarci. Era più o meno mezzanotte, eravamo a Chignolo vicino alla farmacia e davanti al cimitero dove ci siamo fermati per fare delle flessioni. A quel punto sono passati due nordafricani in bicicletta, poi un terzo. Lui ci è rimasto impresso, perché era un po’ strano. Aveva una bandana in testa e un cappellino, uno zaino e gli occhiali. Ci ha fissato a lungo e poi ci ha fatto una smorfia. Non lo avevamo mai visto prima”.
Appare già singolare l’orario e soprattutto il posto, di fronte ad un cimitero, scelto per allenarsi dai due ma poi sembra che quella sera ci fosse un vero e proprio raduno di nordafricani in bicicletta, e, i due giovani marocchini, guarda caso, si ricordano proprio del presunto omicida di Sharon perché gli avrebbe fatto una smorfia, ma a parte questo non si comprende perché Sangaré gli sia rimasto così impresso a differenza degli altri due che non risultano essere stati identificati né interpellati come eventuali testimoni di quanto accaduto quella sera.
In tutta franchezza, quando abbiamo letto che i due “testimoni chiave” intervistati da Repubblica sono marocchini con cittadinanza italiana, e che sono stati loro decisivi per l’identificazione di Sangaré, ci è sembrato quasi di leggere un copione già scritto.
Abbiamo da un lato il figlio dell’integrazione fallita, mentre dall’altro i due figli del “successo” della integrazione, e quando proseguiamo nella lettura del racconto dei due marocchini, questa nostra sensazione che una certa narrazione sia stata suggerita ai testimoni si rafforza.
Questo è quello che hanno detto i marocchini.
“Noi abbiamo avuto la cittadinanza da ragazzini, a 15 anni. Vogliamo far riflettere che se il killer è di origini straniere, lo siamo anche noi. Forse senza la nostra testimonianza sarebbe libero. Pensiamo di aver fatto il nostro dovere“.
Noi potremmo però aggiungere un’altra considerazione. Se non ci fosse stata l’immigrazione di massa, non ci sarebbe proprio stato questo omicidio né quello, ad esempio, di Pamela Mastropietro, ma ovviamente questo i vari fautori e proponenti della “cura” migratoria si sono dimenticati di dirlo, forse troppo presi dal sostenere le loro narrazioni e di guardare invece quasi per nulla ai fatti che sono sempre lì, a ripetere la stessa cosa.
L’immigrazione in Europa e in Italia è un fallimento colossale; sia nella sua forma “legale” avvenuta a suon di sanatorie e di decreti flussi, approvati anche dal governo Meloni, che hanno fatto venire in Italia un esercito di immigrati dell’Est Europa e dei Paesi afro-asiatici per fare lavori manuali e svalutare così il costo del lavoro, estromettendo dal mercato del lavoro i lavoratori italiani; sia nella sua forma illegale, nella quale le varie navette dei trafficanti delle ONG finanziate da Soros scaricano sulle nostre coste orde di anonimi clandestini che nel “migliore” dei casi finiscono per lavorare come semi-schiavi nei campi agricoli, e nel peggiore finiscono direttamente tra le braccia della criminalità organizzata.
La storia dell’immigrazione di massa è la storia di un esperimento di ingegneria sociale e razziale partorito dalla mente dell’aristocratico austriaco, Kalergi, che vagheggiava di una falsa Europa senza veri europei per lasciare il posto agli Stati Uniti d’Europa che volevano i suoi finanziatori, tra i quali c’erano le famiglie dei banchieri di origine ebraica, Warburg e Rothschild.
Sangaré non sarebbe altro che l’ennesimo parto malato di questo infernale processo di sostituzione etnica, eppure, anche al netto di sue responsabilità, ci sembra che in questa storia tutto non torni e non fili così liscio.
Il mistero del DNA assente sul corpo della Verzeni
Soltanto fino a 10 giorni fa, c’era il buio più completo sul caso. Le risultanze dell’autopsia di Sharon erano state a dir poco vaghe.
Non è stata chiarita la dinamica dell’aggressione, né tantomeno incredibilmente sarebbero state riscontrate tracce di DNA sul corpo della Verzeni.
Se è stato effettivamente Sangarè ad uccidere e se lo ha fatto da solo, appare impossibile che non ci siano delle tracce del suo DNA su Sharon, e quest’assenza non può essere certo giustificata con la rapidità dell’aggressione perché se l’assassino non indossa nessuna particolare protezione.
Come spiegava il criminologo francese e padre della moderna scienza forense, Edmond Locard, ogni contatto lascia una traccia, e se Sangarè ha ucciso la Verzeni, devono esserci tracce del suo DNA su di lei.
Invece fino a pochi giorni fa si diceva che nulla era stato trovato sul corpo della Verzeni, e a corroborare la tesi che l’ex cantante rap abbia agito da solo, c’è, fino ad oggi, soltanto la sua confessione che tra l’altro non ha nemmeno un movente solido, visto che Sangarè avrebbe agito per un inspiegabile raptus improvviso.
Nessuno si è soffermato per un istante a cercare di approfondire la pista della setta di Scientology alla quale si era avvicinata la Verzeni, e che ha una storia a dir poco controversa per via della sua natura settaria e satanica.
Il fondatore di questa setta, Ron Hubbard, era noto per essere un massone e molto amico di un altro noto occultista e satanista, Aleister Crowley, anche’egli massone e membro dell’ordine esoterico dell’Ordo Templi Orientis, e venerato da molte personalità nel mondo della musica, tra i quali ci sono i Beatles che gli resero persino omaggio mettendo sulla copertina del loro album Sgt. Pepper’s , la sua immagine.
Il fondatore di Scientology, Ron Hubbard
Non si vogliono forse toccare nodi che potrebbero scoperchiare delle scomode verità sulle realtà occulte di Bergamo, una città che negli ultimi tempi sembra aver acquisito una certa importanza nel mondo del satanismo, considerato il proliferare di sette sataniche quali le famigerate Bestie di Satana che nel bergamasco risultano abbastanza presenti da quasi 20 anni.
A Mozzo, sempre nel bergamasco, nel luglio del 2020, nel pieno dello svolgimento della farsa pandemica, erano stati trovati dei teschi, delle candele e un disegno che raffigura un uomo appeso per le mani.
Una donna che si stava avvicinando alla stradina dove c’era tutto l’armamentario per celebrare un rito satanico ha sorpreso un uomo che è fuggito con una roncola in mano.
Non si è mai saputo chi fosse quel misterioso occultista così come non si è mai saputo quali sette stanno proliferando nella zona, e quali, probabilmente altolocati, personaggi, ne fanno parte.
Sono molte le domande alle quali occorre dare una risposta su questo caso, e a nostro avviso, bisogna evitare la fretta attraverso la quale i media stanno liquidando il tutto, senza mettere in rilievo gli evidenti nodi irrisolti.
Il tempismo di episodi simili in Italia ed in Europa appare ancora più sospetto, a nostro giudizio.
Ieri è giunta la notizia che un 17enne di Milano avrebbe ucciso a coltellate la sua famiglia, senza avere anche un movente con una minima di logica, se si pensa che il presunto assassino veniva descritto come un ragazzo tranquillissimo.
A Pordenone stamane apprendiamo che c’è stata l’incredibile fotocopia di quanto già visto a Bergamo. Anche qui uno straniero con problemi psichici ha aggredito due donne e anche in questo caso sarebbe stata decisiva la testimonianza di un altro immigrato per portare all’identificazione dell’attentatore.
Ci chiediamo quante siano le probabilità che gli stessi identici scenari, o forse dovremmo dire copioni, abbiano luogo in diverse città italiane a distanza di breve tempo.
Se allarghiamo lo sguardo all’Europa, incontriamo altri casi simili.
In Germania, lo scorso sabato una donna ha preso a coltellate alcuni passeggeri di un autobus dopo che la settimana precedente a Solingen, un uomo siriano ha ucciso a coltellate tre persone.
In questo caso appare essere più evidente la mano dell’ISIS dietro quest’ultimo gesto, anche se sappiamo che ISIS è più un marchio che un vero gruppo terroristico, poiché dietro questa formazione terroristica c’è stata sin dal principio la presenza dei servizi Occidentali e israeliani, quali la CIA, il Mossad e l’MI6.
L’ISIS aveva come scopo quello di compiere la “profezia” che il massone Albert Pike fece ad un altro noto libero muratore, Mazzini, ovvero quella di arrivare ad uno scontro programmato e pianificato tra europei ed islamici per poi spianare la strada al terzo conflitto mondiale.
I massoni anelano la distruzione totale, perché da queste macerie sperano di costruire il loro proposito folle del Nuovo Ordine Mondiale.
La contemporaneità di questi eventi ci lascia pensare. Possibile che per una ragione o per un’altra diversi individui di origine africana si siano tutti attivati allo stesso momento per attuare degli omicidi che come nel caso della Verzeni non hanno un movente chiaro?
Gli accoltellamenti multipli: una coda della strategia della tensione?
Sappiamo che da sempre gli apparati Euro-Atlantici per poter conservare lo status quo e il loro potere hanno la necessità di ricorrere a minacce artificiali.
Ai tempi della cortina di ferro, c’era lo spauracchio dell’URSS e c’erano quegli attentati quali la strage di piazza Fontana e quella di piazza Bologna, soltanto per citarne due tra le molte, nei quali si vedeva la direzione atlantica e degli apparati dei servizi angloamericani.
Oggi nel mondo globalizzato o post-globalizzato ci troviamo di fronte a nuovi spauracchi fondati però sulle stesse identiche esigenze del passato, quelle ovvero di provare a mantenere immutati degli equilibri che ormai appaiono definitivamente compromessi.
Abbiamo di fronte la cosiddetta minaccia islamista che è stata costruita sin dal principio dalle varie agenzie di intelligence che hanno sempre avuto sotto controllo questo fenomeno, sin dai tempi dell’11 settembre, evento nel quale il coinvolgimento dei servizi di sicurezza americani ed israeliani era alquanto massiccio.
L’immigrazione di massa finanziata dagli ambienti sorosiani non ha solo compromesso l’omogeneità religiosa e culturale dei vari Paesi europei, ma al tempo stesso offerto agli ambienti Euro-Atlantici la possibilità di avere a propria disposizione un enorme bacino dal quale poter attingere e tirare fuori, di quando in quando, lo spostato di turno da programmare attraverso famigerate tecniche di controllo del pensiero sperimentate dalla CIA, si veda il progetto MK Ultra, e poi mandare in qualche missione suicida.
Il caos e la destabilizzazione non sono dunque frutto del caso ma si propongono di prestare soccorso ad una sempre più fragile UE, sempre più famelica di false emergenze, soprattutto dopo essere rimasta orfana della protezione americana.
Il processo in corso di liquidazione in corso del globalismo però non si arresta. Sono troppi i governi ormai che si sono allontanati dall’anglosfera e il ritorno ufficiale di Trump sarà con ogni probabilità l’ultimo chiodo sulla bara del Nuovo Ordine Mondiale.
Gli architetti del caos si sono giocati tutte le loro carte. Hanno provato a riesumare la farsa pandemica attraverso il farsesco vaiolo delle scimmie, hanno provato ad agitare lo spauracchio della invasione “aliena” e in passato avevano anche provato a ventilare la possibilità di attacchi informatici.
E’ stato tutto vano. Ogni sforzo è fallito.
E’ questa la fase dell’accanimento terapeutico.
Il malato terminale del mondialismo non vuole proprio rassegnarsi alla sua estinzione, ma il rifiuto renderà soltanto più doloroso il processo per coloro che aspiravano quattro anni orsono ad erigere un totalitarismo mondiale, e oggi si ritrovano sconfitti e impotenti.
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