Italia, una società malsana devastata da interventismo e statalismo
di LEONARDO FACCO
Nulla da fare, impossibile sperare persino di cavare un ragno dal buco in Italia. Quando sentite parlare un politico, vengono promessi miracoli a suon di leggi, ma la logica conseguenza è sempre e solo la corruzione, come ci hanno insegnato maestri del calibro di Max Nordau.
La scorsa settimana, il governatore della Regione Liguria – Giovanni Toti – ha patteggiato per i suoi reati corruttivi. Le prime pagine della stampa igienica (al netto della credibilità della magistratura, che a mio personale parere è bassissima), hanno rilanciato anche altri casi di amministratori corrotti, più o meno famosi, lungo tutto il fetido stivale italico.
Del resto, cosa potete aspettarvi in quella landa fatta di imbonitori e perculatori, che rilanciano soluzioni di questo tenore:
1- Urge assumere dipendenti pubblici per far crescere il PIL e diminuire la disoccupazione;
2- Serve più Stato per rilanciare l’economia;
3- Bisogna farla finita col neoliberismo e il turbocapitalismo;
4- Serve una tassa patrimoniale (come se non ce ne fossero abbastanza);
5- Urge una maggiore unità europea, come afferma Mario Draghi.
Le solite corbellerie da strapazzo. Minchiate tricolorite e a 5 stelle (a punta). E da chi vengono perorate cotante “soluzioni”? Dalle zecche per antonomasia, ovvero la casta di eletti, ovvero coloro che sono la causa prima del problema che stiamo vivendo. In un vecchio articolo di Luca Fero, relativo ai guasti economici “nazionali” – che ho nei miei archivi sin dal 2011 – l’autore chiudeva così il suo pezzo: “Per poter badare solo ai fatti vostri, per fregarvene della bolla, dello sciopero, dell’inflazione, dei tassi, della Grecia, della Cina, della Germania dovete appartenere alla tribù che campa, ingrassa e arricchisce di mazzette, provvigioni, stipendi a prescindere, affari vari. Nulla di illegale per carità e infatti nè vasta tribù, diciamo dieci milioni di italiani? Ecco, se siete tra questi, fregatevene. Altrimenti sono bolle, inflazione e scioperi… vostri”.
A differenza di quel che scrive Fero, non esiste una sola “tribù” delle mazzette e delle tangenti, ce ne sono di varia etnia “politico-prenditoriale” sul territorio e COOPerano fra di loro che è una bellezza, una grande bellezza. Han dato il meglio di sé con “Mafia-Capitale”, ma si trattava solo della punta di un iceberg. Sono circa una decina di milioni – afferma Fero – quelli che nella “Terra dei cachi” campano di un sistema truffaldino, che, per la cronaca, si alimenta grazie al collettivismo dilagante. Perché dove c’è Stato c’è corruzione! E dove c’è più Stato c’è più corruzione! Ludwig von Mises affermava che “la corruzione è effetto ineludibile dell’interventismo”, che oggi è uno stile di vita della casta tricolorita e un’ambizione per quelli che la eleggono, che sono una mandria di indolenti alla ricerca continua di “diritti”. I dieci milioni di cui sopra rappresentano – se togliamo alla popolazione di questa penisola i minorenni ed i pensionati – circa la metà delle persone con “capacità produttive” per così dire, il che fa il paio con il dato ufficiale per cui il Welfare State si divora oltre il 60% del PIL, dove a sua volta il “ridicolo” PIL comprende anche tutti gli stipendi e salari vari del carrozzone pubblico (compresi quelli dei liberisti), che sono null’altro che una partita di giro, effimera contabilità della Ragioneria dello Stato, roba in stile “contributi figurativi”. Qualcuno continua a chiedersi: dove andremo a finire? Consiglio di leggere quel che ha scritto anni fa Gerardo Coco su queste pagine per darsi una risposta.
Statalismo ed interventismo (oltre al problema dei problemi che ha a che fare con la moneta fiat) hanno devastato una società sana in poco meno di mezzo secolo (VEDI QUI). Ora, al declino non c’è alternativa; declino lunghetto ma inesorabile. Ciononostante, c’è ancora chi ritiene che l’illuminato di turno, il salvatore della “patria” e delle nuove generazioni, esista: un tempo si chiamava Monti, un anno dopo Letta; poi arrivarono Renzi e, come succedanei inferiori Di Maio e Salvini (sul quale insisto nello stendere un velo pietoso). Il peggio l’abbiamo visto con Conte e Draghi.
I politici (Meloni compresa) fanno a gara a prendere più voti, a chi è più sanguisuga e redistributore dei denari che estorcono ad altri con la tassazione. La maggioranza di chi è rimasto a vivere in Italia, dopo 50 anni di propaganda statalista, è ormai di indole parassitaria e redistributriva. E odia gli evasori fiscali perdinci! Il fallimento italiano è prima culturale che economico, ma mi sono stancato di ripeterlo. E io ho smesso di meravigliarmi, o indignarmi, se alla fine il beota medio si infiamma per votare l’idiota nullafacente che le spara più grosse, o il falsario che propone referendum autonomisti. Non è andata bene neppure stavolta? Votate più forte al prossimo giro!
Tanto in Italia la colpa è sempre di qualcun altro. Perché l’autobiografia della nazione è “il fascismo” (in particolare quello rosso). L’Italia – e lo sosteneva Sciascia – “è un paese senza verità”. Che sprofondi nel suo stesso guano.
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