Nonostante non abbiano ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), che stabilisce il quadro giuridico per le operazioni di “Libertà di navigazione” (FONOPs), gli Stati Uniti continuano a condurre regolarmente tali operazioni, con un’intensificazione negli ultimi anni, soprattutto vicino alle coste della Cina, nel Mar Cinese Meridionale. Altri membri del G7 seguono da vicino l’esempio americano, sostenendo che queste operazioni ribadiscono il diritto di passaggio inoffensivo nelle acque internazionali, anche se le rotte commerciali in quella zona non sono mai state realmente ostacolate.
Le FONOPs sono aumentate notevolmente dal 2015 sotto l’amministrazione Obama, e la politica è stata mantenuta e rafforzata sia dall’amministrazione Trump sia da quella Biden. Tra il 2020 e il 2023, gli Stati Uniti hanno condotto tra 8 e 12 FONOPs l’anno nel Mar Cinese Meridionale, impiegando spesso cacciatorpediniere o incrociatori statunitensi, talvolta supportati da voli di ricognizione o bombardieri. La Cina reagisce regolarmente a queste operazioni denunciandole come provocazioni e violazioni della propria sovranità, con le forze armate cinesi che monitorano da vicino le navi americane e dei loro alleati, portando occasionalmente a incidenti o tensioni. Dal punto di vista cinese, queste operazioni sono una forma di riaffermazione di un passato coloniale, con i Paesi occidentali accusati di voler ancora influenzare la regione come nel “secolo delle umiliazioni”.
Nel contesto attuale, la Cina ritiene di avere ora la potenza necessaria per farsi rispettare nel quadro del diritto internazionale. Di recente, si è osservata una presenza crescente di navi e aerei militari cinesi vicino alle coste americane, inglesi e francesi, con episodi che hanno attirato l’attenzione internazionale. L’8 luglio, poco prima del vertice NATO a Washington, la Cina ha inviato truppe per partecipare a esercitazioni militari in Bielorussia, vicino alla Polonia, dimostrando la sua capacità di proiettare forze lontano dai propri confini. Poco dopo, il 10 luglio, la Guardia Costiera statunitense ha segnalato la presenza di quattro navi militari cinesi vicino alle isole Aleutine, in Alaska, affermando che la loro presenza rispettava le norme internazionali. Il 24 luglio 2024, aerei militari cinesi e russi hanno sorvolato la zona aerea internazionale vicino all’Alaska senza violare lo spazio aereo statunitense o canadese, mentre il NORAD ha intercettato due bombardieri russi TU-95 e due cinesi H-6. Il 28 luglio, due navi cinesi, il cacciatorpediniere CNS “Jiaozuo” e la nave rifornimento CNS “Honghu”, hanno partecipato alla Giornata della Marina russa a San Pietroburgo e successivamente hanno condotto esercitazioni nel Mar Baltico con una corvetta russa, sotto la stretta sorveglianza delle marine europee, in particolare britanniche. La Royal Navy ha coordinato la sorveglianza con altre nazioni europee mentre le navi cinesi attraversavano le acque vicino alle coste portoghesi, francesi, britanniche e belghe.
Il mese scorso, il cacciatorpediniere americano USS Rafael Peralta ha incontrato navi della marina cinese durante una pattuglia nel Pacifico occidentale, segnalando l’espansione delle operazioni cinesi ben oltre le loro acque territoriali. Le interazioni sono state descritte come “sicure e professionali” dalla Settima Flotta degli Stati Uniti. Anche se questi passaggi cinesi rispettano il diritto internazionale, essi riflettono la crescente influenza della Cina nelle questioni marittime globali. La Cina, quindi, sta adottando una strategia di libertà di navigazione simile a quella di altre nazioni, con l’espansione delle sue operazioni militari e diplomatiche in nuove aree geografiche. Tuttavia, con l’aumento delle tensioni e delle interazioni ravvicinate tra le forze militari, è necessario un approccio più prudente per evitare incidenti o malintesi che potrebbero aggravare la situazione geopolitica.
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