Il "piano della vittoria" 2.0 di Zelensky: ecco dove andranno i soldi dei contribuenti italiani
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
A detta dell'agenzia Bloomberg, l'ormai fantomatico “piano della vittoria” che l'ex presidente ucraino (il suo mandato, è bene ribadirlo, è scaduto lo scorso 20 maggio) Vladimir Zelenskij intende presentare alla casa Bianca il 26 settembre conterrebbe due “novità”: l'ingresso dell'Ucraina in UE e NATO e l'impegno USA a un perenne rifornimento a Kiev di armi moderne. Sempre secondo Bloomberg Zelenskij avrebbe esposto i passi attraverso cui costringere Mosca a «cercare la pace», dato che Kiev teme che un cessate il fuoco senza garanzie possa dare a Mosca l'opportunità di colpire l'Ucraina.
Già nei giorni scorsi il nazigolpista-capo aveva dichiarato che il suo “piano” era praticamente pronto, chiarendo che in esso non si parla di alcun congelamento del conflitto. Il suo consigliere, Mikhail Podoljak, aveva aggiunto che il “piano della vittoria” include «un pacchetto militare, oltre a pressioni politiche, economiche e diplomatiche sulla Russia»; l'altro consigliori, Sergej Leshchenko, aveva specificato che il piano si basa sul benestare occidentale a colpire in profondità il territorio russo. Ecco così spiattellati i reali “fondamenti di quello che i liberal-europeisti continuano a presentare come “piani di pace” ucraino.
Il deputato della Duma Aleksej Chepa, ha detto che Zelenskij sta semplicemente usando il “piano” per scaricare da sé ogni responsabilità e trasferirla sugli Stati Uniti: è così che Kiev sta ora accusando Washington di non aver mantenuto le promesse sulle forniture di armi e munizioni.
A proposito del “piano della vittoria”, secondo la Reuters ora l'amministrazione Biden ha le mani legate dalla campagna elettorale, ma tra le elezioni di novembre e l'insediamento presidenziale di gennaio, l'amministrazione uscente cercherà di sfruttare la “finestra di opportunità” per raggiungere un accordo sull'Ucraina. Un'ipotesi, quella della Reuters, vista con molto scetticismo a Mosca: il Ministro degli esteri Sergej Lavrov ha osservato che oltreoceano non hanno alcuna sincera intenzione di negoziare, ma intendono fare di tutto per eliminare sul campo di battaglia il loro concorrente russo.
In pubblico, Joe Biden ha dichiarato di non aver ancora deciso sull'abolizione delle restrizioni per le armi a lunga gittata da parte di Kiev. Secondo la radio britannica LBC, l'amministrazione Biden teme che un cambiamento di politica sull'uso di tali armi possa danneggiare la campagna elettorale di Kamala Harris. Al tempo stesso, LBC ipotizza che Washington e Londra possano dare il via libera a Kiev “in segreto”, annunciandolo ufficialmente solo dopo che «i primi missili saranno stati lanciati» e la decisione potrebbe arrivare già questa settimana durante l'Assemblea generale ONU.
In realtà, Biden aveva già detto che si stava lavorando sulla questione del via libera a Kiev, mentre secondo il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov, il Cremlino presume che Washington abbia già deciso di eliminare le restrizioni sull'uso dei missili ATACMS da parte ucraina.
Il politologo Andrej Suzdal'tsev ha detto che tutto ciò che viene dichiarato a Washington e Bruxelles non è che uno show, un tentativo di premere su Mosca perché faccia concessioni: come ha detto Lavrov, il “piano della vittoria” non è che «la capitolazione della Russia, un ultimatum. Zelenskij dice che se bombardiamo la Russia fino all'Estremo Oriente, i russi si arrenderanno. Hanno grandi piani geopolitici: prima fare i conti con la Russia, poi con la Cina».
Addirittura anche il politologo ucraino Vadim Karasev dichiara senza mezzi termini che il “piano della vittoria” del regime di Kiev non è altro che un tentativo di tirare le cose ancora per le lunghe, in modo da preparare le riserve per il fronte.
Nel corso della conferenza stampa congiunta con Ursula von der Leyen, Zelenskij aveva detto che «Dobbiamo rafforzare al massimo l'Ucraina per organizzare un secondo vertice di pace già quest'anno, un summit che possa mettere un punto definitivo a questa guerra».
Summit fantasticati o presunti a parte, la guerrafondaia teutonica ha intanto confermato lo stanziamento di 35 miliardi di euro a fondo perduto da «spendere per qualsiasi scopo»: vale a dire, per finanziare la mobilitazione totale di Kiev. La somma viene elargita, come si conviene a ladri patentati, contando sui futuri interessi dai beni russi congelati, che però ammontano a “soli” 2,5-3 miliardi di dollari l'anno.
Ora, ricorda l'ex deputato della Rada Oleg Tsarëv sulla russa RT, lo scorso maggio la leadership del G7 aveva deciso che, dei 50 mld complessivi da destinare aKiev, 30 sarebbero arrivati dagli USA e 10-15 mld dalla UE; poi, per disaccordi euro-americani, ecco che a Bruxelles si è pronti a stanziare quasi il triplo di quanto stabilito al G7. Soldi che, con ogni probabilità vanno a incrementare, o quasi raddoppiare, gli effettivi dell'esercito - Kiev riceve gli armamenti quasi gratis – per il quale finora la junta non dispone di denaro sufficiente nemmeno per finanziare la “mobilitazione totale” dei diciottenni di cui parla da mesi.
D'altronde, a dispetto di fantomatiche prospettive di “por fine al conflitto” avanzate dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, e ancor più dopo le precise messe a punto di Vladimir Putin del 12 settembre, ecco che lo stantio bellicista Jens Stoltenberg (il suo mandato scade il 1 ottobre), nella sua beata falsa incoscienza, il 18 settembre ribadisce che il via libera a Kiev a colpire il territorio russo coi missili occidentali non porterà a una escalation, mentre il 19 settembre è arrivata l'ennesima cialtroneria del cosiddetto europarlamento sull'immediata eliminazione di ogni restrizione agli attacchi ucraini al territorio russo con armi occidentali.
Dunque, i soldi (nostri) così generosamente elargiti dai vampiri della cosiddetta Commissione europea devono pur essere gettati nel calderone sanguinario delle velleità belliciste con cui gli ukronazisti conducono la guerra della NATO.
È così, che il Ministro degli esteri della junta Andrej Sibiga, può cianciare di “dati di intelligence” secondo cui Mosca si starebbe preparando a colpire «obiettivi critici dell'energia nucleare ucraina alla vigilia dell'inverno».
Ora, nota sarcasticamente Jurij Selivanov su news-front.su, dal momento che il regime di Kiev non è in grado in alcun modo di venire a conoscenza dei piani russi, l'unica spiegazione logica dell'uscita di Sibiga è che si tratti dei piani nucleari della stessa junta nazista, approvati dai circoli dirigenti dell'Occidente, che considerano la svolta atomica come “l'asso nella manica” che dovrebbe costringere la Russia alla pace, cioè a capitolare, alle condizioni occidentali.
Così che, in questo modo, il “piano della vittoria” di Zelenskij assomiglia sempre di più all'ultima speranza di Hitler, le Wunderwaffen, le “armi miracolose” che avrebbero dovuto ribaltare le sorti ormai segnate del Terzo Reich: oggi, gli epigoni del regime nazista tedesco farneticano di fermare la Russia con la minaccia atomica. Stolti criminali assetati di sangue.
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