La rivolta di chi non ne può più
di Mario Adinolfi - 07/08/2024
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Fonte: Mario Adinolfi
I fatti. Lunedì 29 luglio Axel Muganwa Rudakubana, 17 anni
figlio di due immigrati dal Ruanda, si introduce in un campo estivo a
Southport e uccide a coltellate tre bambine: Bebe di 6 anni, Elsie di 7 e
Alice di 9. Altre sei bambine e le due loro maestre sono ferite dai
fendenti del ragazzo, arrestato dalla polizia. Il premier britannico
neoeletto, il laburista Starmer, visita martedì 30 luglio l’intera area
metropolitana di Liverpool che si ribella alla strage, accolto dal
grido: “Quante bambine dovranno ancora morire?”. Scoppiano una serie di
disordini violenti nei giorni successivi con attacchi a due alberghi
utilizzati per alloggiare dei richiedenti asilo, che vengono subito
evacuati. Starmer schiera l’esercito, 147 rivoltosi vengono arrestati,
Musk scrive che con questi livelli di immigrazione la guerra civile
diventerà “inevitabile”, i giornali gli si scagliano contro scrivendo
che Axel Muganwa Rudakubana è sì figlio di immigrati ma nato in Galles,
quindi nei titoli di ogni reportage che leggerete sui giornali di oggi
troverete tre evocazioni esplicative: razzismo, fake news, Musk.
Lo
schema degli articoli che narrano questa vicenda è sempre lo stesso: ci
sono giovani estremisti di destra, capitanati da un Tommy Robertson
(vero nome Stephen Yaxley-Lennon), che credono alla fake news che la
strage di Southport sia stata causata da un immigrato e incendiati dalla
benzina versata dal trumpiano Musk su un presunto atavico razzismo
britannico, si sono scatenati per le strade in una caccia all’immigrato.
Repubblica ha oggi un immaginifico “reportage” da Rotherham sobriamente
intitolato La battaglia d’Inghilterra, per evocare l’operazione nazista
con cui Hitler sognava di conquistare Londra. A Rotherham è stato
attaccato uno dei due hotel in cui sono alloggiati i richiedenti asilo e
il solerte cronista ci informa che in città il 91% della popolazione è
bianco e non c’è l’incidenza dell’immigrazione che c’è invece nel resto
d’Inghilterra con 695mila arrivi l’anno scorso (quattro volte più che
nel nostro Paese).
Solo en passant il giornalista di Repubblica
rievoca però l’unica ragione per cui Rotherham è nota alla cronache:
1.400 ragazzine minorenni stuprate tra il 1990 e il 2013 da alcune gang
composte prevalentemente da pakistani con la polizia che sapeva e non
interveniva per paura di essere giudicata razzista. Repubblica
sintetizza così: “Nel 2013 ci fu un grosso scandalo di abusi minorili su
decine di bambine perpetrato da varie gang di origine asiatica. Le
autorità per quasi trent’anni hanno chiuso un occhio, per i maligni in
nome del politicamente corretto”. Decine? I maligni? I numeri delle
bambine sessualmente abusate e le ragioni del mancato intervento della
polizia sono tutti fatti accertati dai processi, oltre che dal rapporto
Jay (la firma è della docente Alexis Jay che studiò e raccontò le
atrocità subite dalle ragazzine). Caro cronista di Repubblica, chi è che
diffonde fake news, chi è che non racconta i fatti?
A Rotherham non
sopportano che dopo aver visto 1.400 loro bambine violentate dagli
immigrati ora altre tre bambine vengano uccise a coltellate, sei ferite,
da un Axel Muganwa Rudakubana senza che il governo capisca che esiste
un’emergenza. A Rotherham non sopportano di vedere l’Holiday Inn, forse
il migliore hotel della città, usato come rifugio per immigrati. E,
nonostante questo, nessun immigrato è stato ferito. La rivolta di
Rotherham e del nord dell’Inghilterra è contro il governo britannico,
contro le autorità, contro la violenza del politically correct che hanno
sperimentato nelle sue conseguenze, non contro le persone con un colore
della pelle diverso perché in Inghilterra da sempre convivono etnie
diverse per via del Commonwealth e dell’Impero britannico che da secoli
ha costruito un melting pot.
Il problema è che ci sono sacche di
crescente marginalizzazione dovute alle deindustrializzazione di
quell’area dell’Inghilterra, è la zona dei “bianchi dimenticati”, non a
caso l’area dove massicciamente si è votato a favore della Brexit perché
l’Unione europea era vissuta come fattore di ulteriore indebolimento.
Il razzismo non c’entra, le fake news meno che mai, Elon Musk a stento
sanno chi sia i giovani rivoltosi di Rotherham, la loro è la rivolta di
chi non ne può più di essere considerato invisibile persino se la sua
sorellina è stata stuprata o presa a coltellate.
Invece lo schema
ideologico fa ripetere pavlovianamente sempre lo stesso schema: Musk è
cattivo perché trumpiano e contro l’ideologia gender, Harris è buona
perché figlia di immigrati pure se fino a ieri le davano tutti
dell’incapace; Walz è buono pure se nessuno ne conosceva l’esistenza e
vuole l’aborto fino al nono mese di gravidanza, Vance è cattivo e
razzista anche se è sposato a una figlia di immigrati indiani ma è
antiabortista; i ragazzi che mandano i poliziotti all’ospedale sono
buoni e democratici se lo fanno in una manifestazione non autorizzata ma
pro Gaza a Pisa, sono cattivi se lo fanno rivoltandosi dopo che si
riaprono pesanti ferite dopo una strage di bambine in Inghilterra
Avete
visto anche durante le Olimpiadi? Se vincono Egonu, Khelif o persino il
giovanissimo Furiani parte la predica contro “la destra razzista e
omofoba” con una volontà di alimentare odio e divisione che è totalmente
senza senso soprattutto su temi che dovrebbero vederci tutti uniti: si
esulta sempre per un nostro connazionale che vince, si può discutere
sulla difesa delle donne da prepotenze che non dovrebbero subire. Su
tutto si può avere un’opinione diversa, ma c’è una parte che punta solo
ad additare con i soliti epiteti escludenti: fascista, razzista,
omofobo, spacciatore di fake news, istigatore di odio. E ognuno pare
un’autobiografia.
Non fatevi attrarre dai tic narrativi, cercate di
andare sempre alla ragione profonda che indica la causa di quel che
accade, non procedete con lo schema amico-nemico che non porta da
nessuna parte. Analizzate i fatti e comprendeteli nelle dinamiche che li
producono, perché solo così si possono correggere le storture e curare
il male alla radice. Se in Inghilterra c’è una rivolta in corso la causa
non è nel razzismo, in Tommy Robertson, nell’islamofobia, nelle fake
news o in Elon Musk. La causa è che ai bisogni della povera gente
dimenticata nessuno offre risposte, anzi in nome del politically correct
si nega persino il primario bisogno di una parvenza di giustizia. Se
poi vedono gli stranieri alloggiati all’Holiday Inn, i giovani
dimenticati e privati di tutto finiscono per ribellarsi. Contro gli
immigrati perché sono razzisti? No, contro lo Stato che ha dimenticato
loro e le loro famiglie, rifiutato loro ogni rete di protezione dalla
povertà e dal male. Nessun immigrato è stato ferito, 147 ragazzi sono
stati arrestati.
Hanno fatto bene ad arrestarli, non si tirano
mattoni contro le forze dell’ordine, non si feriscono impunemente gli
agenti, giusto usare la forza contro i disordini. Ma le ragioni del
disordine vanno analizzate e comprese nel profondo, non sbattute in
prima pagina con la solita semplificazione per cui esiste un pezzo di
mondo fatto da razzisti, omofobi e seguaci di fake news di cui è bene
sbarazzarsi con qualsiasi mezzo. Perché chi fa così istiga rivolte
sempre più pericolose, davvero c’è tanta gente che non ne può più.
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