La propaganda ha superato se stessa, l’unica realtà è la Narrazione
Il confine tra menzogna e follia non ha più senso, la tecnologia autoritaria è in grado di costruire un Panopticon globale e cerebrale. Chi obietta è “fasciosfera”
A conferma che le Olimpiadi queer erano nient’altro che una finestra di Overton da spalancarsi su un labirinto di specchi, durante i giochi “inclusivi” sta accadendo quanto segue: la Senna è purissima, cristallina, ci si possono pescare le aragoste garantite da monsù Andronico, quello di Lino Banfi nel “Bar dello Sport”; se poi qualcuno ci si intossica, è colpa del riscaldamento globale.
La pugila, anzi le pugile, con cromosomi maschili sono femmine e se uno dubita è perché è un putiniano (anche se a difenderle in quanto diversamente donne sono a volte notori ultraputiniani); se c’è un test sui cromosomi a decidere con autorità di scienza, basta vietarlo “perché è maleducato”.
Nel Regno Unito un ruandese che macella tre bambine diventa un eroe di chissà quale resistenza, diventa un martire lui, e se i britannici protestano passano in fama di neonazisti, estrema destra, onda nera, con licenza di arrestarli.
Circola un video in cui un possibile migrante, data la carnagione nerissima e i tratti somatici tipici, ma di questi tempi non si può mai dire, anzi non si può più dire, si struscia ridendo contro una poliziotta londinese, la lecca, la palpa e quella ferma e zitta, rigida come la Giustizia offesa nel timore di peggiori conseguenze: meglio una violenza etnica che un richiamo burocratico, con la conseguenza che un comportamento altrimenti stigmatizzato come “stupro” (con corredo di carrierina mediatica), se perpetrato da un africano su un agente di polizia diventa normale e magari auspicabile. A conferma che la Gran Bretagna la sua Brexit la ha decisa troppo tardi.
In Austria tre mocciosi islamici, immigrati, collegati all’Isis, riescono a far saltare un affare plurimilionario come il concerto della stellina senza canzoni Taylor Swift, ma per i media, in prima fila gli italiani, trattasi di tre giovani austriaci punto e basta.
Il vice in pectore della presidenta multiglobal Kamala Harris teorizza: “Nessun diritto alla libertà di parola, se il governo decide che è disinformazione si proceda di conseguenza” cioè con le misure repressive. Ovvero come in Inghilterra, dove gli arresti sono già partiti contro i fruitori dei social che, a detta del governo, “diffondono informazioni imprecise”. C’è un invito minaccioso dell’Esecutivo: “pensaci bene prima di postare”. Il cerchio si chiude. Pensaci e pensa anche prima di pensare. Avete un’idea di cosa non tanto sta succedendo, ma si prepara in prospettiva di nuove emergenze pandemiche più o meno fondate?
Tutto questo, come per ogni contagio virale, da morbo o da pensiero (si chiama conformismo dei vili e funziona sempre), non sarebbe possibile senza l’apporto dell’informazione che non informa più, sforma, deforma non si capisce se per vocazione, missione o bonifico inclusivo. Ma importa poco.
Siamo al trionfo delle intuizioni dei pensatori di sinistra estrema, dal Foucault del potere verticale e reticolare, al Derrida della società del controllo, al Goffman dei ruoli sociali: ciascuno è qui per recitare, possibilmente per mentire, meglio se a tariffa e in funzione di un potere pervasivo e sempre più paranoide, perché la paranoia si nutre di se stessa. E di malafede.
Con la differenza che ai tempi di questi pensatori, non si dica del sempre abusato Orwell, la tecnologia autoritaria non si avvicinava nemmeno alla potenza attuale, in grado di costruire un Panopticon globale e cerebrale. Che fare?, chiederebbe qualcuno. Verosimilmente niente, perché la propaganda ha superato se stessa, ha oltrepassato tutte le colonne d’Ercole e il confine tra menzogna e follia non ha più senso. Come dicono sempre più governanti democratici, ispirati dai demiurghi dell’Agenda 2030, “l’unica realtà è la Narrazione”, maiuscolo per la Madonna.
Nella Narrazione ci stanno anche gli sporadici e in fondo timidi esitanti governanti di destra, come la nostra Giorgia Meloni, cui vengono attribuite le peggio nefandezze quanto a libera stampa: è peggio che una patacca, peggio che allucinazione ma qualche giornale unico ha avuto una trovata semantica, la “fasciosfera” che è una cazzata, che non esiste, che non ha senso compiuto ma mette a posto tutto: ogni giorno è il più caldo del mese più caldo dell’anno più caldo di tutti i tempi, non è percettibilmente vero ma se lo dici, se produci dati, ti zittiscono: taci, fasciosfera, che ti veniamo a prendere a casa.
La stessa minaccia che può tranquillamente esprimere un provocatore da strapazzo come il cuoco pro-Hamas Chef Rubio, sapendo che nessuno toccherà né lui né i suoi deliranti profili social (in caso, subito arriva qualche putiniano di servizio a rendergli l’onor di martirio). Un personaggio in perenne attesa di definizione, questo Patrick Zaki purtroppo riscattato dall’Egitto a spese comuni, scrive degli ebrei: “Dio maledica la loro specie demoniaca”. Nessuna conseguenza, anzi. Avendo io avanzato una polemica giornalistica, qualcuno mi ha scritto sotto: “Non riesco a capire in cosa avrebbe sbagliato”.
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