Sul guasto all'aereo di Trump e di attentati vari
Guasto meccanico per l’aereo di Trump, che doveva recarsi Bozeman per un comizio ed è invece stato costretto a un atterraggio di emergenza a Billings. Sfortunato il candidato alla presidenza degli Stati Uniti, già scampato a un tentativo di omicidio reso possibile da una defaillance disastrosa quanto sorprendente della Sicurezza.
Caccia a Trump
Un nuovo tassello di tale defaillance è stato disvelato due giorni fa grazie alle riprese della body cam di un agente della polizia di Cutler, cittadina dove si è consumato l’attentato. Nell’audio trapelato, l’agente, nei momenti più concitati di quel giorno fatale, si lamenta del fatto che lo scorso martedì aveva avvisato i Servizi segreti di tenere sotto controllo l’edificio dal quale ha poi sparato l’attentatore, ricevendo le dovute rassicurazioni: “Nessun problema”, avevano risposto, “metteremo dei ragazzi lì”.
La rivelazione segue l’ammissione da parte dei Servizi segreti, arrivata dopo ripetute sollecitazioni da parte dei repubblicani, di aver rigettato diverse richieste del team di Trump per ottenere una maggiore protezione al loro candidato. Trump dovrà fare molta attenzione, se vuole arrivare vivo al voto.
Come attenzione dovrà essere esercitata attorno a Biden, almeno a stare a diversi media trumpiani, che hanno allarmato su un possibile attentato contro il presidente, che avrebbe l’esito di spianare la strada verso la vittoria a Kamala Harris.
Quest’ultima continua a negarsi ai media, limitandosi a comizi affollati quanto trionfali. Evidentemente, il team della sua campagna elettorale teme che si ripetano i momenti imbarazzanti che hanno scandito la sua vicepresidenza.
Ne ricordiamo uno in particolare, data l’attualità del caso, quando si recò in Ucraina per portare la solidarietà americana a Kiev. Alla domanda se gli Stati Uniti avrebbero stanziato soldi per i rifugiati ucraini o se li avrebbero accolti, rispose con una risata sguaiata che non piacque molto nel suo Paese (e neanche agli ucraini, in verità).
Ma Kamala può contare sul sostegno alzo zero dei media, con il New York Times, ad esempio, che sfodera decine di articoli al giorno per lodare lei o il suo vice con una piaggeria che neanche l’Unità, al tempo, usava verso il suo partito di riferimento.
Quanto al suo vice, scelto dopo giorni di suspense in stile hollywoodiano, la scelta è ricaduta su tal Tim Walz, governatore del Minnesota, una sorta di cartonato in stile Kamala, utile alle élite per poter gestire indisturbata l’Impero nel chiuso delle segrete stanze.
Chiudiamo con la boutade su un asserito complotto per uccidere Trump da parte di un cittadino pakistano la cui mano sarebbe stata armata dall’Iran, disvelato di recente dai servizi segreti statunitensi, attenti più a tali fantasiose trame che ai ben più reali tetti prospicenti i comizi dello stesso.
La profezia auto-avverante di Netanyahu
Nel caso specifico, si tratta di una profezia che si auto-avvera, avendo Netanyahu avvertito di un tale pericolo nel suo discorso al Congresso degli Stati Uniti: l’Iran, disse, “ha inviato squadroni della morte qui per assassinare un ex Segretario di stato e un ex consigliere per la sicurezza nazionale. E come abbiamo appreso di recente, hanno persino minacciato sfacciatamente di assassinare il presidente Trump”.
Istruttivo, sul punto, quanto appurato dalla magistratura statunitense riguardo al tentato omicidio dell’ex Consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, complotto al quale faceva riferimento Netanyahu.
La notizia di un attentato a Bolton ebbe notevole eco sui media americani, rimbalzando con ovvia risonanza sui media delle colonie. Dalla CBS apprendemmo, riportando su PN parte del servizio, che il Dipartimento di Giustizia appurò che il presunto attentatore era in realtà un informatore dell’Fbi , il quale aveva tentato di contattare i Guardiani della rivoluzione iraniani per coinvolgerli in un finto attentato, ma senza esito. Scopriamo ora che il servizio della CBS è sparito: sul web solo le accuse al presunto attentatore e niente sull’esito del processo…
Ma, al di là del particolare, resta la fuffa di un asserito attentato, tanto ridicolo quanto inutile, e la profezia di Netanyahu che si è avverata in soli venti giorni… e, molto più invasiva, la realtà di un potere per il quale la realtà ormai non conta nulla.
Esso, infatti, vive e prospera nella manipolazione, la realtà non ha alcuno spazio nella narrazione e nella dialettica imperiale. Così come si vede con i sondaggi che, al modo dei sondaggi sul Remain, in occasione del referendum sulla Brexit, e per la campagna presidenziale della Clinton, danno Kamala Harris in crescita costante. Serve a creare un clima di entusiasmo attorno alla Candidata (con la C maiuscola).
E serve, in prospettiva, a giustificare quanto avverrà al momento delle elezioni, nelle quali, peraltro, tanti Stati hanno conservato il voto postale, o virtuale che dir si voglia, introdotto durante la pandemia Covid e risultato tanto efficace nelle scorse presidenziali, avendo premiato in maniera massiva il partito democratico (The Guardian).
Kamala e Gaza
Quanto alle posizioni sul conflitto israelo-palestinese della Candidata – che tanto stanno facendo discutere quanti seguono la guerra in corso nella speranza che un cambio alla Casa Bianca possa porre fine alla mattanza – basta considerare che attualmente è vice-presidente e non sembra proprio che alle sue parole di moderazione corrisponda un minor impegno degli States verso Israele, che ieri ha compiuto l’ennesima mattanza, bombardando e uccidendo un centinaio di palestinesi in preghiera.
Peraltro, dopo l’investitura, è più forte di prima, addirittura più forte del senescente presidente. Ma tutto procede come prima. Così, anche nel giorno dell’ennesima mattanza di Gaza, l’amministrazione Usa ha approvato nuovi aiuti per Israele, 3.5 miliardi di dollari perché la macelleria prosegua sine die.
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