Sull'etica e l'affidabilità nell'informazione
di Enrico Tomaselli - 11/07/2024
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/sull-etica-e-l-affidabilita-nell-informazione
Fonte: Giubbe rosse
Viviamo nell'era della menzogna, in cui i più pervicaci
mentitori si arrogano il diritto di giudicare ciò che è vero o falso,
pretendendo di imporre la propria verità, quale che sia, anche quando
palesemente falsa e/o contraddittoria.
E proprio in virtù di ciò,
diventa assolutamente necessario che chi si assume l'onere di fare
informazione avendo a cuore la verità si attenga invece ad una
deontologia rigorosa. Può, ovviamente, capitare a tutti di diffondere
una notizia inesatta, soprattutto quando sembra esserci una qualche
urgenza. Ma è fondamentale mantenere dritta la barra, sia per un'etica
dell'informazione (ciò che viene scritto/detto verrà creduto da altri
che confidano in quella fonte), sia per mantenere l'affidabilità, che è -
nella totale disparità di mezzi - unica garanzia di autorevolezza.
In
particolare, bisogna evitare di cadere nelle medesime 'trappole
mentali' di certo pseudo giornalismo; non si può 'stiracchiare' un
fatto, neanche per una buona causa.
Purtroppo, si deve constatare che
ultimamente ciò è accaduto in almeno due occasioni. Probabilmente
animati dal desiderio di denunciare i 'misfatti' del 'nemico', e magari
anche per una lettura superficiale delle notizie, non pochi canali
d'informazione (il termine controinformazione non mi piace) sono caduti
in questa trappola.
Nel primo caso, con riferimento all'accordo di
sicurezza stipulato nei giorni scorsi tra Polonia ed Ucraina. Molti
canali hanno fornito ai propri lettori l'idea che in tale accordo sia
contenuta una clausola che autorizzerebbe la Polonia ad abbattere i
missili russi sullo spazio aereo ucraino. Presentata in questo modo (ne
ho parlato in questo post https://t.me/target_geopolitica/1130), la
notizia è omissiva e fuorviante, poiché dà appunto l'idea di un
imminente intervento diretto dei polacchi a difesa dell'Ucraina, ma non è
così. L'accordo, infatti, prevede sì questa possibilità, ma solo nel
caso che i missili siano lanciati dallo spazio aereo ucraino (quindi da
aerei russi che lo sorvolano) e soprattutto che siano lanciati in
direzione della Polonia! Per quanto la formulazione possa suonare
ambigua, è evidente che si tratta di una cosa completamente differente.
Altro
caso è quello del bodycount a Gaza. In un breve articolo pubblicato
dalla rivista scientifica britannica The Lancet
(https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)01169-3/fulltext),
è stato esaminata la questione del conteggio dei morti a seguito
dell'operazione militare israeliana. L'articolo è stato ripreso e
citato, ma dando per acclarato ciò che nell'articolo viene ipotizzato - o
stimato, se si preferisce. La cifra di 186.000 morti, al posto dei
34.000 circa ufficiali, è stata diffusa da alcuni canali come un dato
certo, mentre l'articolo - molto più articolato - dice che "non è
implausibile stimare che fino a 186.000 o anche più morti potrebbero
essere attribuibili all’attuale conflitto a Gaza". In questa semplice
frase sono presenti ben tre espressioni di incertezza: "non è
implausibile", "fino a" e "potrebbero". Perché ovviamente, come si
spiega nell'articolo, i fattori che - appunto - potrebbero far salire
fino a tanto il totale dei morti, sono numerosi (numero di corpi ancora
sepolti tra le macerie, infrastrutture sanitarie distrutte, grave
carenza di cibo e acqua), ma - come dice esplicitamente l'articolo
citato - "nei prossimi mesi e anni continueranno a verificarsi molti
decessi indiretti dovuti a malattie riproduttive, trasmissibili e non
trasmissibili. Si prevede che il bilancio totale delle vittime sarà
elevato". Quindi nessuno, tantomeno The Lancet, sostiene che le vittime
del conflitto a Gaza siano centottantaseimila: l'articolo ipotizza che
il bilancio finale, a distanza di tempo, potrebbe arrivare a tanto. E,
ovviamente, per quel che ne sappiamo potrebbe anche superare questa
cifra, dato che la guerra è ancora in corso.
Evitare di cedere alla
tentazione della notizia-effetto, sia pure a fin di bene, dovrebbe
essere la regola aurea. Soprattutto nell'era della menzogna.
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