Ullallà: a Parigi è un disastro pure (e non solo) la cucina
Razionamenti e carne cruda: alle Olimpiadi un menù da incubo per gli atleti
Continuano le polemiche intorno alle Olimpiadi parigine. Non bastasse la balneazione della Senna che da giorni risulta inquinata (nonostante il miliardo di euro investito per rendere balneabile il fiume parigino) per le gare di nuoto di fondo e la rabbia dell’Italia per quattro decisioni a dir poco nefaste dei giudici in poche ore (dal fioretto alla boxe, passando per il judo), ora arriva la protesta per il cibo offerto dalla mensa nel Villaggio Olimpico che offre la metà delle ricette rigorosamente vegetariane, scontentando gli atleti che invece cercano cibi a base proteica (pensate un po’ che strano) e di qualità.
da Italiaatavola.net, 29 luglio 2024
Non basta una mano stellata per far decollare la cucina del villaggio olimpico di Parigi in occasione dei Giochi. Gli atleti, infatti, lamentano cibo scarso, con alcuni alimenti razionati, ma anche una bassa qualità media delle pietanze proposte. E alcune delegazioni hanno già abbandonato la struttura costruita tra Saint Denis e Saint Ouen.
A curare la cucina del villaggio olimpico è lo chef Alexandre Mazzia, alla guida del ristorante AM a Marsiglia insignito di tre stelle Michelin. L’organizzazione dei Giochi ha infatti scelto lui per guidare le cucine del villaggio olimpico. Mazzia è dunque il responsabile della preparazione dei menu per gli atleti.
L’idea dello chef era quella di mostrare «i sapori tipici di Marsiglia attraverso la salinità naturale dei suoi ambienti marini, con ingredienti come il merluzzo e il pollack accompagnati da questo latte di pesce affumicato e ceci». Tuttavia, aveva evidenziato come avrebbe preso «in prestito dalle ricche risorse degli orti francesi, ceci, broccoli, fagiolini, prodotti baciati dal sole e di stagione, ma anche locali», ma anche i sapori del Congo.
Mazzia puntava a rappresentare questi sapori «in modo giocoso, non in maniera vistosa, ma soprattutto faranno parte dell’ossatura della creazione dei piatti, perché si tratta di servire gli atleti e di avere impronte della firma del ristorante che emergeranno in modo naturale ma non vistoso». Qualcosa, però, non sta andando come dovrebbe al villaggio olimpico.
Lo chef Mazzia aveva preso
l’impegno a servire gli atleti, garantendo che le loro esigenze dietetiche siano soddisfatte per ottimizzare le prestazioni e il recupero, incorporando anche elementi di piacere e divertimento per avere un impatto positivo sul loro benessere mentale e psicologico durante la competizione».
Eppure proprio gli atleti lamentano la scarsa quantità di cibo, specialmente di alcuni alimenti fondamentali nella preparazioni di gare così importanti come carboidrati, carne e uova, come ha dichiarato il portavoce della delegazione britannica. Gli organizzatori sono rimasti sorpresi dalla grande richiesta di questi alimenti, trovandosi costretti a razionarli e provocando la protesta degli atleti.
Alimentarsi, dimensione sempre più fondamentale per mantenere al massimo il livello prestativo, rimane complicato anche a livello logistico: il nuotatore Niccolò Martinenghi ha dichiarato che per avere uno spiedino di carne ha atteso venticinque minuti, con un tempo complessivo del pasto di circa un’ora e mezza. In sostanza: cibo scarso e difficilmente reperibile. Ma non solo. Anche la qualità è stata messa in discussione da alcuni atleti e dalle rispettive delegazioni, con quella britannica in testa che ha lamentato come la carne fosse cruda.
Una situazione che ha portato la stessa delegazione britannica a servire i propri atleti in un hotel di Clichy, poco distante da Parigi: struttura privata che aveva già prenotato da tempo, tanto da far pensare ad uno sgarbo annunciato.
L’esperto Julio Velasco, c.t. della Nazionale di volley femminile, aveva già deciso di alloggiare direttamente in albergo. Fatto sta che ora i britannici mangiano i piatti dagli chef fatti arrivare da Londra e dal Regno Unito e non più alla mensa del villaggio olimpico, dove i problemi non riguardano solo le pietanze.
Gli ascensori rotti (almeno un paio) hanno costretto gli atleti a farsi nove piani di scale, come nel caso di Lorenzo Zazzeri (nuotatore).
Senza contare i letti in cartone riciclabile (già utilizzati a Tokyo, nella precedente edizione dei Giochi) trovati scomodi da molti atleti, con le ragazze della nazionale svedese di pallamano che hanno deciso di sostituire i materassi con quelli di IKEA, orgoglio nazionale.
Ma anche i pullman che dovrebbero portare ai campi di gara sono finiti al centro della polemica. Caldi e affollati, gli atleti sono costretti a stare anche un’ora in piedi in queste condizioni, come ha denunciato un altro nuotatore, Manuel Frigo.
Ma anche i campi di allenamento e di gara non sono sempre all’altezza: a causa della scarsa qualità dell’acqua della Senna, infatti, sono state cancellate due giornate di allenamento di triathlon, anche se gli organizzatori sono fiduciosi di non dover spostare le gare.
A Casa Italia, punto nevralgico della spedizione azzurra ai Giochi, la regia è stata affidata a Davide Oldani, chef bi-stellato, oltre che ex calciatore e appassionato di sport. Oldani unisce dunque la passione per la cucina a quella sportiva e ha cercato, con la sua proposta, di «esaltare il meglio delle nostre tradizioni culinarie regionali».
Tutto ciò che viene servito a Casa Italia è preparato al momento, con ingredienti freschi e di alta qualità. E non può che essere accompagnato da vini di qualità. La carta curata dal sommelier Manuele Pirovano presenta 32 etichette tra rossi, bianchi e rosé, la selezione si propone di rappresentare la ricchezza e la diversità del panorama vitivinicolo italiano.
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