La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni si trova, per la prima volta, in visita ufficiale in Cina, con tappe a Pechino e Shanghai. Con la finalità di rilanciare i rapporti tra Italia e Cina, specialmente dopo il mancato rinnovo del memorandum d’intesa sulla Nuova via della seta, la premier ha incontrato ieri il primo ministro Li Qiang. Un obiettivo chiave è il memorandum sulla collaborazione industriale tra il ministero delle Imprese italiano e il dicastero della Tecnologia cinese. Al business forum Italia-Cina è stato firmato un “piano triennale di azione” per sperimentare nuove forme di cooperazione: Meloni ha presenziato alla firma di sei intese in diversi settori strategici, tra cui auto elettriche – nel pieno del “braccio di ferro” tra UE e Cina -, energie rinnovabili, industria, intelligenza artificiale, sicurezza alimentare e istruzione. «L’obiettivo comune – ha detto la Premier all’omologo Qiang, incontrato nella Grande sala del popolo di Pechino – deve essere che le nostre relazioni commerciali siano sempre più eque e vantaggiose per tutti». Oggi avrà luogo il bilaterale tra Giorgia Meloni e il presidente Xi Jinping.
«Sono molto contenta di essere qui per il primo viaggio ufficiale di questo governo, che è stato anticipato da diversi incontri di alto livello – ha detto all’inizio del vertice con Li Qiang Giorgia Meloni, riferendosi a precedenti missioni di una serie di ministri del suo governo inviati a Pechino – a dimostrazione della volontà di iniziare una fase nuova, di rilanciare la nostra cooperazione bilaterale nell’anno in cui ricorre il ventesimo anniversario della nostra partnership strategica globale». Nello specifico, l’accordo siglato da Italia e Cina definisce meccanismi per rafforzare e rilanciare la collaborazione in vari settori di interesse comune, riaffermando principi fondamentali quali l’importanza di mantenere relazioni commerciali equilibrate e reciprocamente vantaggiose, assicurando che le aziende possano operare in condizioni di parità, favorendo la concorrenza leale e il libero commercio.
Centrale nell’accordo è il capitolo inerente la mobilità elettrica e le energie rinnovabili, settori di cui Pechino detiene una indiscussa leadership tecnologica a livello mondiale. L’intesa prevede, nello specifico, scambi di visite, maggiore condivisione di informazioni sulle rispettive politiche, regolamenti e standard tecnici, organizzazione di conferenze congiunte e reciproco sostegno alle aziende. È stato poi firmato un Protocollo d’intesa sulle Indicazioni Geografiche dei prodotti agricoli e alimentari, finalizzato a facilitare il dialogo tra il Ministero delle Politiche Agricole italiano (Masaf) e l’Amministrazione Nazionale cinese della Proprietà Intellettuale (Cnipa) attraverso scambi di informazioni, la pubblicazione dei rispettivi elenchi di Indicazioni Geografiche e l’organizzazione di eventi formativi, nonché sottoscritto un Protocollo sulla regolamentazione del mercato e la lotta alla contraffazione attraverso scambi informativi e conferenze. Sono inoltre stati siglati un Piano d’azione sulla sicurezza alimentare, un accordo focalizzato su formazione e mobilità accademica e un memorandum per la collaborazione in materia di protezione ambientale e sviluppo sostenibile tra il Ministero dell’Ambiente italiano (Mase) e il Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente cinese. Con quest’ultima intesa si punta al rafforzamento della cooperazione nei settori del cambiamento climatico, della tutela della biodiversità e della lotta all’inquinamento.
Quella della Meloni a Pechino è la prima visita di un premier italiano in Cina dalla primavera del 2019, quando Giuseppe Conte vi si recò per partecipare a un forum internazionale sulla cosiddetta “Via della Seta”, dopo che l’Italia aveva firmato come unico Paese del G7 l’omonimo memorandum d’intesa commerciale finalizzato alla cooperazione nello sviluppo di infrastrutture, alla cooperazione finanziaria, ai legami commerciali e alla collaborazione culturale e scientifica tra i due Paesi. Nota ufficialmente come Memorandum of Understanding (MoU) sulla Belt and Road Initiative (BRI), l’iniziativa venne lanciata dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013, con l’obiettivo di creare una vasta rete globale di infrastrutture e collegamenti commerciali attraverso il ripristino e l’ampliamento delle antiche rotte commerciali della Via della Seta. Lo scorso dicembre, sulla scia delle crescenti tensioni internazionali e nell’ottica di un riallineamento organico con il blocco occidentale – in particolare con gli Stati Uniti d’America -, l’esecutivo Meloni ha scelto di uscire dall’accordo sulla Via della Seta, che aveva una validità di cinque anni e sarebbe stato rinnovato automaticamente nel marzo del 2024 se la premier non avesse deciso di defilarsi. In seguito a questa delicata scelta, era però evidentemente molto alto il timore che la Cina potesse reagire con ritorsioni commerciali contro l’Italia. Il nostro Paese vede nella Cina il secondo partner commerciale extra-europeo dopo gli USA: ripristinare i rapporti bilaterali con Pechino nei settori più “caldi” e di comune interesse in questa fase di transizione era, per il governo, una mossa sostanzialmente obbligata.
[di Stefano Baudino]
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