L'attentato a Trump: il drone e le scommesse al ribasso
Le domande sull’attentato a Trump aumentano. A quanto pare Thomas Crooks aveva fatto volare un drone quel giorno, per studiare la situazione. A riferirlo sono stati gli investigatori, che hanno trovato il drone nella sua automobile (New York Times). Anche questo drone, come le tante azioni dell’attentatore prima del fattaccio, non ha allertato la sicurezza…
Crooks come Oswald
Restano, peraltro, dubbi sul fatto che Crooks sia stato l’unico a sparare quel giorno, domande che riecheggiano quelle suscitate dall’assassino di J. F. Kennedy, dal momento che la spiegazione che a sparare fosse stato solo Lee Harvey Oswald ha lasciato tante domande inevase, tra cui quelle risolte col proiettile magico.
Per chi non abbia contezza del proiettile magico, ricordiamo che, dal momento che Oswald sparò solo tre colpi e che le ferite del presidente e del suo accompagnatore (il governatore Connally) erano molte di più, si dovette concludere che uno dei proiettili avrebbe colpito Kennedy alla schiena, uscendo poi dalla gola per poi entrare nella schiena di Connaly [che sedeva davanti ndr] trapassandone il torace per, infine, colpire il polso del governatore e successivamente la sua coscia sinistra. Un colpo solo, sette ferite in totale.
E come per l’attentato a Kennedy si parlò di diversi attentatori, con Oswald semplice capro espiatorio perfetto per chiudere il caso, anche per l’attentato a Trump si riconcorrono voci, e testimonianze, sulla possibilità che vi sia stato un altro cecchino appostato su un vicino serbatoio dell’acqua.
Insomma, Crooks, che peraltro era stato scartato dalla squadra di tiro del Bethel Park High School perché “pessimo tiratore” (NYT), potrebbe essere un novello Oswald, un capro espiatorio perfetto per chiudere la vicenda.
Scommesse finanziarie
Ma al di là dell’ipotesi suddetta, altre domande suscita quanto accaduto attorno alla Trump Media & Technology Group. Il giorno prima dell’attentato, il volume delle operazioni finanziarie riguardanti le azioni dell’azienda di Trump è aumentato al parossismo, come anche il valore delle vendite allo scoperto.
Le vendite allo scoperto, posizioni corte, sono cessioni di un bene che non si possiede e sul quale si scommette al ribasso. In parole povere, se le azioni della Trump Media & Technology corp. fossero crollate, chi aveva fatto quella speculazione avrebbe incassato tanti, tanti soldi.
Lo ha fatto notare Josh Walkos su X, pubblicando il dato relativo in foto: “Osserva. Volume di giovedì: 3.956.160. Volume di venerdì: 35.643.508. Massimo giornaliero di giovedì: $ 30,31 Massimo giornaliero di venerdì: $ 15.638,32!!!! Quel massimo di venerdì deve essere un errore, vero? Anche se lo fosse, l’estrema oscillazione del volume dovrebbe sicuramente giustificare ulteriori chiarimenti. Si tratta di un aumento dell’801% in un giorno. Il giorno prima del tentativo di assassinio di Trump”.
Ricordiamo, en passant, che prima degli attentati dell’11 settembre 2001 vi furono enormi speculazioni finanziarie che sembravano mirate a quel che sarebbe accaduto. George W. Bush promise che avrebbe avviato un’inchiesta. Non fu fatta. Certi ambiti sono intoccabili.
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