Lunedì 29 luglio, il Kyiv Post ha pubblicato una foto che mostrava ribelli Tuareg in posa con una bandiera ucraina dopo un violento combattimento con le forze di sicurezza del Mali supportate da un nutrito gruppo di miliziani russi del Gruppo Wagner, ora noto come Africa Corps dopo aver inglobato tutte le PMC (Private Military Company) russe presenti in Africa.
La fotografia è stata ottenuta, come riporta il quotidiano, da fonti della difesa ucraina, e Andriy Yusov, rappresentante della Direzione principale dell’intelligence di Kiev, ha dichiarato che “i ribelli hanno ricevuto le informazioni necessarie che hanno consentito un’operazione militare di successo contro i criminali di guerra russi”, aggiungendo “non discuteremo i dettagli al momento, ma ce ne saranno altri in arrivo”. L’immagine sembra quindi dimostrare il sostegno delle forze speciali ucraine ai Tuareg, che combattono per la propria indipendenza, anche perché tra i combattenti in posa si possono notare figure dal volto censurato ma dall’aspetto molto poco “locale”, che suggeriscono più di un semplice passaggio di informazioni come sostiene Yusov.
Ricordiamo che i contractor russi sono presenti in Mali da tempo, dietro richiesta ufficiale del governo golpista locale, che ha estromesso le truppe francesi ed europee che erano presenti per cercare di contrastare l’attività degli insorgenti appartenenti al radicalismo islamico. Dalle prime notizie trapelate sappiamo che i miliziani russi, insieme ai soldati locali, erano in attività di pattuglia lungo il confine algerino per cercare di eliminare il contrabbando di armi che sostiene l’attività dei Tuareg e delle milizie islamiche quando sono caduti in un’imboscata che, a quanto risulta, ne ha decimato le forze.
Il durissimo scontro a fuoco si è svolto nei pressi del villaggio di Tinzaouatene giovedì 25 e venerdì 26 luglio, e secondo quanto riportato da fonti ucraine ci sarebbero almeno 20 morti tra i miliziani della Wagner, mentre altri sono stati catturati. Altre fonti riferiscono che le vittime russe sarebbero di più, circa 80, ma le informazioni sono troppo frammentarie e soprattutto inquinate dalla propaganda per avere un conteggio preciso delle perdite. Quello che però possiamo sapere con certezza è che il combattimento è stato una vera e propria disfatta per le truppe regolari supportate dai russi: dalle immagini che ci sono giunte si possono osservare diversi mezzi di fabbricazione russa distrutti, tra cui almeno un elicottero tipo Mil Mi-24 “Hind”.
Come pronosticato, il conflitto tra Russia e Ucraina non si sta quindi limitando alle sconfinate distese del Paese europeo, ma si sta diffondendo laddove è presente personale militare e paramilitare russo. Più o meno tra agosto e settembre del 2023, infatti, sono emersi filmati provenienti dal Sudan (alle prese con una lotta intestina) in cui l’esercito regolare ha colpito i ribelli (sostenuti da Mosca) utilizzando droni di provenienza ucraina in almeno 8 attacchi distinti. Qualche settimana dopo, a novembre e sempre in Sudan, abbiamo assistito a uno scontro tra forze speciali ucraine e operatori del Gruppo Wagner a Omdurman, cittadina situata a Nord di Khartoum. A febbraio di quest’anno, un video diffuso dalla stampa ucraina mostrava presumibilmente le forze speciali ucraine che interrogavano miliziani russi catturati in Sudan, in cui i prigionieri ammettevano che il loro compito era quello di rovesciare il governo locale.
Possiamo quindi affermare che quanto visto in Sudan nell’arco di 5 mesi, è stato un laboratorio per l’allargamento del contrasto alla Russia oltre i confini dell’Ucraina in guerra. Da queste colonne, a novembre del 2023, avevamo previsto la possibilità che Forze Speciali ucraine potessero operare in un contesto diverso da quello sudanese, se pur con tutte le difficoltà del caso, ed effettivamente, ancora prima di quanto accaduto in Mali la scorsa settimana, è quello che è accaduto: a giugno di quest’anno sempre il Kyiv Post ha ottenuto un video esclusivo che mostrava personale militare ucraino che operava coi ribelli siriani per colpire i contractor russi in Siria.
Il fine di queste azioni, che si stanno diffondendo nei Paesi dove operano le PMC russe è chiaro: indebolire le capacità militari dei miliziani a contratto, costringendo i russi a impegnarli di più in quei fronti e così sottraendoli al conflitto in Ucraina, e allo stesso tempo minare la fiducia dei governi/ribelli locali che si sono affidati alle compagnie di sicurezza di Mosca, con la speranza che possano venire estromesse com’è stato fatto coi francesi.
In effetti questa campagna può essere vincente: alcuni governi che si sono affidati alle milizie russe si lamentano degli scarsi risultati conseguiti, esattamente come avveniva quando erano presenti le forze occidentali, e non è da escludere che possano voltare la faccia a Mosca se non otterranno almeno un cospicuo invio di armamenti. I governi africani, infatti, proprio perché golpisti, devono rispondere alle élite locali che ricercano stabilità e sicurezza per prosperare, quindi qualora queste vengano meno esse faranno pressioni per ottenerle in qualsiasi modo.
Le azioni ucraine in Africa, anche se non confermate, sono quindi un importante strumento per logorare le posizioni strategiche della Russia (che da quei Paesi ottiene importanti concessioni minerarie, ad esempio) e rappresentano un tipo di contrasto di alto valore per la propria natura asimmetrica, da sempre molto difficile da sconfiggere da parte delle forze regolari/nazionali.
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