Parigi 2024, inaugurazione dei Giochi in perfetto stile Macron
Spirito olimpico semplice corollario di un soffocante bisogno di dimostrarsi privi di pregiudizi e “moderni” ad ogni costo
Va bene: i gusti son gusti e certe cerimonie capitano sempre a fagiolo per dimostrare qualcosa al mondo. Cosa diavolo volesse dimostrare l’establishment d’oltralpe con questa pacchianata di cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 possiamo immaginarlo senza sforzo: siamo un Paese moderno, che scherza coi capolavori di Leonardo buttandolo nella Senna (come dire: italiani, non gasatevi troppo con la vostra arte immortale, che alla Monna Lisa a noi importa un fico secco), che trova elegante e originale esibire ballerine taglia 56 con la barba bionda e figure efebiche che tra una mossetta e l’altra canticchiano motivetti non propriamente imperdibili.
Va bene anche che noi poveri sempliciotti avremmo preferito assistere alla sempre commovente sfilata delle squadre olimpiche come l’abbiamo sempre vista, ossia all’interno di uno stadio olimpico, ma…
Che si volesse far mostra di una Senna diventata balneabile quasi per magia – pochi giorni fa, oltretutto – l’avevamo già capito dal tuffo della prima cittadina parigina, ma non mi si venga a raccontare che la sfilata dei bateaux mouches con gli atleti che saltellavano gioiosamente come animali in gabbia sia stata elegante o abbia permesso di distinguerne qualcuno tra i più celebri al mondo. Ma, lo ripeto, i gusti son gusti e, francamente, ci preoccuperemmo se quelli dei francesi fossero in sintonia coi nostri.
Il fatto è un altro, e su questo scrivo, a caldo, questi appunti: non è che, e per l’ennesima volta si sia voltata la frittata, relegando lo spirito olimpico – di cui l’apertura dovrebbe essere la sintesi – a semplice corollario di un soffocante bisogno di dimostrarsi privi di pregiudizi e “moderni” ad ogni costo, utilizzando persino la cerimonia d’apertura dei giochi a cinque anelli per i propri fini propagandistici e, ora più che mai, politici? Quanto sport abbiamo visto rappresentare e quanta propaganda woke ci siamo visti somministrare? A forza di strizzare l’occhio a questa o quella comunità non è che finiremo per dare testate ai lampioni?
Eleganza, assente del tutto. A tratti sembrava di vedere la stessa accuratezza di organizzazione della sagra della trippa, con ballerini che andavano gioiosamente ciascuno per conto proprio, scritte in sovrapposizione per dementi che ti facevano lo spiegone di quanto volessero rappresentare questi geni della comunicazione, in uno sgambettamento generale di figuranti che sembravano vestiti dalla sartina del Paese. E questa sarebbe la grandeur?
L’unico particolare suggestivo, non previsto, è stata la pioggia e l’unica scena dotata di qualche capacità emozionale è stata la cantante (direi una mezzosoprano) che ha cantato la Marsigliese sul tetto di un edificio storico che confesso di non aver riconosciuto. L’accoppiata pioggia battente – figura della cantante fasciata nel tricolore è stata sicuramente d’effetto. Confesso altresì di non averla sentita cantare (sai che novità) la solita quanto inflazionata “Imagine” perché mi trovavo in cucina ed ero intento a prepararmi un gustoso tramezzino, ma l’avrà sicuramente cantata bene e con garbo.
Per il resto, diciamo che se è vero che questa boiata (ma viene in mente l’aggettivo fantozziano a proposito della Corazzata Potemkin) sia costata svariati milioni di euro non rimane che da complimentarsi con lo squadrone degli organizzatori: bella roba. Con molto meno vi mandavo le signore della Pro Loco del mio Paese e forse… forse…
Nessun commento:
Posta un commento