Parigi nasconde gli immigrati in vista delle Olimpiadi
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di Lorenza Formicola
Una
manciata di giorni ci separano dalle Olimpiadi di Parigi 2024, e
l’unica cosa che sappiamo con certezza è che nella capitale d’oltralpe
lo sgombero degli immigrati irregolari procede a ritmo olimpico.
Se
il repulisti della capitale in vista dei Giochi Olimpici era iniziato
già quasi un anno fa, adesso che la cerimonia di apertura si avvicina,
non si fanno più sconti: sono tantissime le zone da “bonificare” dalle
baraccopoli in giro per Parigi per un lavoro lungo un anno e non ancora
terminato.
«Sveglia, sono la polizia. Deve uscire, signore». Come un rito che si ripete ogni mattina alle 6, da mesi gli agenti si avvicinano alle tende-igloo. Per esempio, quelle alla periferia del campus di Jussieu, rue des Fossés-Saint-Bernard, nel 5° arrondissement di Parigi, per indicare, poi, un autobus che attende con la porta aperta. I servizi della prefettura offrono una soluzione di reinserimento a Besançon (Doubs), ma pochi sembrano interessati ad un’avventura nell’Est della Francia.
Gendarmeria e polizia, nelle ultime settimane, intervengono senza sosta per smantellare campi abusivi di immigrati. Solo pochi giorni fa, al Pont de Flandre e
al Pont de Stains, lungo il canale Saint-Denis, a nord di Parigi, circa
duecento persone sono state allontanate. È il 19° arrondissement di
Parigi, quartiere operaio della capitale, ed è scesa in campo
direttamente la gendarmeria per rimuovere tutte le tende installate
lungo le banchine del canale. Le autorità hanno sgomberato anche
l’accampamento di fortuna presso la sede centrale di una compagnia di
autobus abbandonata a Vitry-sur-Seine e che era diventato la casa di
circa 450 immigrati. Ed anche il campo rom situato accanto
all’autostrada A4, a Joinville-le-Pont (Val-de-Marl).
La questura di Parigi ha giustificato l’operazione forzata
sostenendo che la baraccopoli, esattamente ad un passo dal percorso
della manifestazione, avrebbe impedito lo svolgimento delle gare
olimpiche di ciclismo. Altrimenti sarebbe rimasta lì tranquillamente,
riferiscono. Lo stesso si può dire della bidonville di
Bordeaux, a 200 metri dello stadio Matmut Atlantique che ospiterà le
partite di calcio durante i Giochi Olimpici, e dove vivevano fino a 500
persone di nazionalità bulgara e rumena, tra cui un centinaio di
bambini.
Nelle ultime settimane, più di 5.224 persone sono state trasferite dall'Île-de-France verso altre regioni, secondo un dato della prefettura e tutte erano a Parigi e nei comuni prospicienti che ospiteranno alcune gare olimpiche. Caricati su camion e autobus ad hoc, nessuno sa a quale destino andranno incontro: se gli irregolari verranno destinati a centri di accoglienza, rispediti nei Paesi d’origine o in una delle dieci unità create dal Governo nella primavera del 2023 per accogliere tutti gli “allontanati” per regalare il decoro alle Olimpiadi, e quindi al Paese, lo si scoprirà solo a cosa fatta.
“Le revers de la médaille”, il collettivo che riunisce 80 associazioni che si stanno battendo per fermare i Giochi e l’“esclusione” che gli stessi starebbero creando nel Paese, denuncia che
gli immigrati allontanati rimarranno in balia del proprio destino fino a
settembre, poi, probabilmente, ritorneranno a dormire per terra nella
capitale. «La fiamma olimpica passerà proprio di qui durante la
cerimonia di apertura del 26 luglio prima di raggiungere il Parc de la
Villette. Un accampamento sarebbe stata una macchia sulle foto», lamenta
ironicamente Paul Alauzy, esponente del collettivo, sulla stampa locale
parigina.
Le associazioni per gli immigrati, e tutta la galassia
politica e mediatica che ruota intorno alle stesse, denunciano il
diritto degli irregolari di dormire e bivaccare dove vogliono, ma non
una parola sul lato oscuro dell’accoglienza scriteriata.
Come un intervento qualsiasi dell’esercito prodigato
a rimuovere accumuli di spazzatura per il decoro urbano e l’igiene
pubblica. È così che Parigi si rifà il trucco giusto in favore delle
copertine di tutto il mondo, da qui alla fine dei Giochi. Secondo il
rapporto “Circulez, y’a rien à voir”, gli sfratti avvenuti
tra aprile 2023 e maggio 2024 nell’Île-de-France hanno interessato
12.545 persone. Un aumento del 38,5% rispetto allo stesso periodo
2021-2022. Tra queste persone, 3.434 erano minorenni, il doppio rispetto
allo scorso anno, e quasi il triplo rispetto al 2021-2022.Gli indésirable che il Paese vuole nascondere. Ma sotto il tappeto.
Macron aveva promesso che i Giochi olimpici avrebbero messo in mostra la «grandezza del Paese». Ed eccoci qui. Il Villaggio olimpico è stato costruito in uno dei sobborghi più poveri di Parigi,
dove non si contano le persone che vivono in accampamenti di strada,
rifugi o edifici abbandonati ed occupati. Il cuore delle Olimpiadi è
proprio Seine-Saint-Denis, dove circa una persona su tre è immigrata, la
percentuale più alta del Paese. Il governo ha speso miliardi per riqualificare l’area tra strade rifatte ed immobili ristrutturati, ma non sono bastati. «Siamo stati espulsi solo per via delle Olimpiadi», ha raccontato al New York Times un immigrato allontanato
dall’alloggio che si era creato in una fabbrica di cemento abbandonata
nei pressi del Villaggio Olimpico. È il 60%, secondo il New York Times,
a ritrovarsi, ormai, senza un alloggio a lungo termine ed inserito
negli elenchi di espulsione. Gli attivisti dei collettivi
immigrazionisti la chiamano “l’anticamera della deportazione”.
Gli alloggi di emergenza scarseggiano, quindi la maggior parte delle persone sfrattate finisce
presto per ritrovarsi di nuovo senza casa e a dormire a terra, ma in
una nuova città. Basta che non sia Parigi e nessuna zona che interessi
le Olimpiadi.
Sono di nuovo abusivi.
Solo di un po’ di cipria, insomma, ma che non sa coprire l’altra faccia dell’accoglienza,
in nome di un umanitarismo fasullo. Nessuno vuole mettere in dubbio che
il governo non abbia il diritto di sgomberare od espellere. Anzi.
Eppure fino a ieri, l’ultimo arrivato, anche se fuori legge, doveva
godere di tutte le attenzioni e tutele possibili. Ma oggi, non serve
alla narrazione.
Fonte La Nuova Bussola Quotidiana
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