Al contrario di quanto si possa pensare, quella dell’auto elettrica è una storia di lunga data e bisogna tornare alla fine del 18° secolo per tracciarla. Sembra molto tempo fa, eppure l’innovazione che dovrebbe salvare il pianeta esiste da più di 150 anni. I primi veicoli elettrici praticabili furono sviluppati tra gli anni 1830 e 1840. Uno dei primi esempi fu il carro elettrico, opera dell’inventore scozzese Robert Anderson risalente al 1832. Successivamente, presero il via una serie di progetti e tentativi per la creazione della prima vera auto elettrica. Tuttavia, i veicoli primitivi che ne uscirono erano alimentati da batterie non ricaricabili, che li rendevano poco pratici per l’uso quotidiano.
Il vero progresso arrivò solo con l’invenzione della batteria ricaricabile al piombo-acido, ideata da Gaston Planté nel 1859 e successivamente migliorata da Camille Faure nel 1881. Tra gli anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento, le auto elettriche erano persino preferite per la loro silenziosità e facilità d’uso rispetto alle auto a benzina, che invece erano rumorose e difficili da avviare. La tecnologia elettrica era particolarmente popolare tra i benestanti, che apprezzavano il comfort e la pulizia di questi veicoli. Nel 1897 in America vengono introdotti i taxi elettrici: senza cattivi odori, silenziosi e amati dalla borghesia.
Prima che il motore a combustione interna diventasse predominante, le auto elettriche detenevano molti record di velocità e di distanze percorse con una sola carica. Il record più noto è quello del 1899, detenuto dall’ingegnere belga Camille Jenatzy con il suo veicolo a forma di razzo denominato “La Jamais Contente“, con cui stabilì un record di velocità di 105,88 km/h. La velocità massima dei modelli stradali si aggirava intorno ai 32 km/h, una velocità piuttosto notevole per quei tempi.
Moltissimi furono gli inventori che si impegnarono per trovare una soluzione ottimale per lo sviluppo delle e-car. Tra i più noti ci fu anche Thomas Edison, che nel 1901 cercò di migliorare le batterie dei veicoli elettrici. Nel primo decennio del 1900 negli Stati Uniti un terzo dei veicoli circolanti era elettrico e, pensate, la prima auto ibrida risale al 1901, si chiamava Löhner-Porsche Mixte ed era opera di Ferdinand Porsche, fondatore dell’omonima casa automobilistica.
La competizione con l’auto a benzina
Nonostante il successo iniziale, le auto elettriche hanno dovuto affrontare una crescente competizione da parte delle auto a benzina. L’invenzione del motore a combustione interna e la sua continua evoluzione resero le auto a benzina più potenti, più veloci, più silenziose e più semplici da guidare. Persino il costo della benzina diminuì a causa della scoperta di vasti giacimenti di petrolio.
A dare il colpo di grazia all’elettrico, però, fu una grande rivoluzione. Nel 1908, Henry Ford introdusse il noto Modello T, un’auto a benzina economica e pensata accuratamente per conquistare le masse. Il Modello T fu anche la prima auto prodotta in grande serie utilizzando la tecnica della catena di montaggio, che diede il via al fordismo e rivoluzionò non solo l’industria automobilistica, ma tutta la produzione industriale grazie alla divisione del lavoro, all’abbattimento dei tempi di produzione e al risparmio economico.
Le auto elettriche, nel frattempo, soffrivano di limitazioni significative, tra cui una velocità massima inferiore e un’autonomia limitata. Le infrastrutture per la ricarica erano scarse, rendendo difficile l’uso delle auto elettriche per lunghe distanze. Di conseguenza, la popolarità delle auto elettriche diminuì rapidamente nei primi decenni del Ventesimo secolo, e la maggior parte dei produttori abbandonarono la produzione a favore delle auto a benzina.
Il ritorno dell’auto elettrica
L’interesse per le auto elettriche ha conosciuto una rinascita negli anni Settanta e Ottanta a causa delle crisi petrolifere e delle crescenti preoccupazioni ambientali. Per la precisione, è il 1971 l’anno di rinascita: la Nasa si muove sul suolo lunare con un veicolo alimentato da batterie. Nello stesso anno, la General Motors sperimentò con veicoli come il prototipo di city car elettrica o la Electrovair, basato sulla Chevrolet Corvair e alimentato da batterie al litio. La rinascita dell’elettrico però fu breve e non raggiunse mai la produzione di massa a causa delle limitazioni tecnologiche dell’epoca, tanto che già nel 1979 le auto elettriche sparirono dalla circolazione.
Torneranno in auge solo negli anni Novanta, quando la California promulgò il Zero Emission Vehicle (ZEV) Mandate, che obbligava le case automobilistiche a produrre un certo numero di veicoli a zero emissioni. Questo agì da incentivo e diverse furono le innovazioni apportate per ridurre il gap con i veicoli a benzina. Ad esempio, la Fiat aveva già realizzato prototipi di auto elettriche, ma negli anni Novanta uscì sul mercato la Panda Elettra, conversione con motore elettrico alimentato da batterie al piombo acido del modello base. Invece la Toyota nel 1997 presentò la Prius, prima auto ibrida di massa, che venne venduta in tutto il mondo a partire dal 2000. E poi c’era la General Motors EV1, un’auto elettrica a due posti con un’autonomia di circa 160 km. Nonostante l’entusiasmo iniziale, la EV1 non riuscì a guadagnare un’ampia adozione e fu ritirata dal mercato nel 2003, con grande disappunto degli appassionati e controversie sul perché la GM avesse ritirato e distrutto molti di questi veicoli.
Tesla e l’innovazione moderna
Il vero punto di svolta per le auto elettriche è arrivato con la fondazione di Tesla Motors nel 2003. La Tesla Roadster, lanciata nel 2008, dimostrò che le auto elettriche potevano essere performanti e desiderabili. Fu la prima automobile di produzione a utilizzare batterie con celle agli ioni di litio. Con un’autonomia di circa 390 km e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 4 secondi, la Roadster cambiò la percezione del pubblico sulle auto elettriche.
Tesla continuò a innovare con la Model S, una berlina di lusso con un’autonomia fino a 600 km, seguita dalla Model 3, un’auto più economica destinata al mercato di massa. La crescita di Tesla ha stimolato altri produttori automobilistici a investire in tecnologie elettriche, portando a un aumento dell’offerta di veicoli elettrici disponibili sul mercato.
Una tecnologia che non riesce a sbocciare
Nonostante i progressi significativi, le auto elettriche continuano a soffrire di limitazioni tecnologiche. Le batterie agli ioni di litio, pur essendo molto migliorate, hanno ancora problemi di densità energetica, costi elevati e tempi di ricarica lunghi. Anche le batterie più avanzate oggi non possono competere con la densità energetica dei carburanti fossili, limitando l’autonomia dei veicoli elettrici.
La produzione di batterie è inoltre fortemente dipendente da materie prime come il litio, il cobalto e il nichel, la cui estrazione ha un impatto ambientale significativo e pone problemi di sostenibilità a lungo termine. Gli investimenti nella ricerca di nuove tecnologie di batterie, come quelle allo stato solido, sono cruciali per superare queste limitazioni, ma finora nessuna tecnologia ha dimostrato di essere la soluzione definitiva.
Un altro ostacolo significativo è la mancanza di infrastrutture di ricarica sufficienti. Sebbene siano stati fatti progressi con la crescita delle reti di ricarica rapida, molte aree ne rimangono poco servite. Questo limita la praticità delle auto elettriche per lunghi viaggi e riduce la loro attrattiva per molti consumatori.
Inoltre, la velocità di ricarica è ancora inferiore al tempo necessario per fare il pieno a un’auto a benzina e, nonostante le nuove tecnologie di ricarica ultrarapida promettano di ridurre questo gap, la loro diffusione su larga scala richiederà tempo e investimenti significativi.
La speranza futura è che la crescente consapevolezza ambientale e le normative sempre più severe sulle emissioni agiscano da incentivo all’arrivo di una soluzione che sia davvero sostenibile.
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