L’alleanza del disonore ha fermato Le Pen, ma apre le porte al caos
- 13 Luglio 2024
di Yena Prinskin
L’ennesimo barrage della vergogna ha determinato l’esito delle elezioni francesi. Una coalizione che non può altro che definirsi “accozzaglia immonda” o “alleanza del disonore” come l’ha chiamata Jordan Bardella, leader del RN. Anche questa volta il RN non ce la fa, nonostante il processo di dédiabolisation avviato da Marine Le Pen, un sistema elettorale pernicioso congegnato da De Gaulle sin dal ’58, sbarra la strada e tiene fuori il RN.
È dal 2002 che va avanti questa storia, con Chirac che ottenne i voti della sinistra di Jospin, che al secondo turno votò in massa il partito Repubblicano per impedire la vittoria di Jean Marie Le Pen. Da lì, una lunga serie di “Colpi di Stato amministrativi”, che hanno frustrato la volontà del corpo elettorale con giochi di palazzo da fare impallidire pure il Golpe Monti-Napolitano.
Complice di questo scempio elettorale è sempre la sinistra estrema, che a chiacchiere si dichiara contro il capitalismo, la guerra, per i diritti sociali e degli ultimi e al momento del dunque, cala sempre la maschera e cede a inciuci vergognosi con il potere.
Non ci hanno deluso nemmeno questa volta e il Fronte popolare di Mélenchon ha vinto le elezioni imbarcando l’inverosimile, formazioni politiche che si sputano addosso, che stanno come il diavolo e l’acqua santa, ma che pur di fermare l'”onda nera” si venderebbero pure l’anima. Accordi strumentali tra forze politiche in disaccordo su tutto, meno che fare muro al RN.
Quello del dopo elezioni francesi è uno scenario caotico dato che nessuna delle forze politiche tra Ensemble, NFP e RN possiede i 289 seggi necessari per formare una maggioranza all’Assemblea parlamentare.
Dato interessante: mentre la sinistra si sbraccia ed esulta per la sconfitta del partito della Le Pen, il quotidiano francese Le Monde sottolinea che col sistema di voto britannico – maggioritario secco con collegi uninominali (“First past the post”), il RN avrebbe stravinto le elezioni ritrovandosi con ben 297 seggi in parlamento. Quella della Le Pen-Bardella è una sconfitta elettorale, non politica. Il Rassemblement National ha infatti ottenuto quasi nove milioni e mezzo di voti al primo turno e resta in ogni caso il primo partito di Francia con il 34% dei consensi. L’anomalia, come accennato, risiede nel sistema elettorale che penalizza le forze radicali e antisistema come il RN, che complice il patto di desistenza tra Macron e Mélenchon, relega la Le Pen solo al terzo posto nel secondo turno.
Adesso gli scenari che si aprono sono tutto meno che chiari e con lo spettro dell’ingovernabilità e del caos ad aleggiare sull’Hexagone. Jean Luc Mélenchon ha già chiesto la poltrona di Primo Ministro, invitando Macron alle dimissioni e ad accettare la sconfitta. È facile immaginare che la strategia del Presidente francese sia stata solo quella di emarginare la Le Pen sfruttando i voti di “La France Insoumise”.
Ogni volta la sinistra radicale si presta a questo giochino per arginare i “fascisti”. Intanto nel NFP sono presenti i socialisti di Glucksmann e i Verdi, forze politiche, come avevamo detto, con posizioni totalmente eterogenee in economia, diritti sociali, per non parlare della politica estera.
Se il RN viene mostrificato ad ogni tornata elettorale, la formazione di Mélenchon ha al suo interno elementi legati all’Islam radicale, una posizione in politica estera strumentalmente anti-atlantista e politiche economiche che prevedono la tassazione al 90% per gli imprenditori e l’istituzione del salario minimo. Una delle possibilità per Macron sarebbe quella di isolare Mélenchon, attingendo dai socialisti e dai Gollisti, creare una “maggioranza Ursula”, con RN e La France Insoumise fuori.
Se tra le varie ipotesi sul tavolo non si dovesse trovare la quadra, esiste sempre la possibilità di un esecutivo “tecnico”, modello Draghi, per tirare a campare un altro po’, almeno per un anno. Un quadro politico quindi complicatissimo tanto da spingere lo stesso Macron a parlare di rischio Guerra Civile. In un podcast prima delle elezioni, il leader dell’Eliseo esprimeva preoccupazione per una situazione sociale esplosiva, incolpando la destra e la sinistra di soffiare sul fuoco della guerra civile. Diversi scontri tra manifestanti di destra e di sinistra sono andati in scena nei principali centri cittadini francesi contro le forze dell’ordine. Ipotizzabile che l’inquilino dell’Eliseo possa anche approfittare di una Francia nel caos per rimanere in sella al potere, magari promulgando leggi speciali. È una ipotesi, ma dato lo stato di ingovernabilità in cui giace il paese, non è da escludere a priori. Del resto in Francia già ci sono stati i “Gilet Gialli” a manifestare uno stato di dissenso e forte malcontento sociale.
Qualunque soluzione possa uscire dal cilindro, avrà il respiro corto e da qui alle Presidenziali del 2027 la Le Pen ha tutto da guadagnare. Un’ipotesi che veniva ventilata all’Eliseo era quella di auspicare in una vittoria del RN per bruciarlo in vista delle prossime elezioni Presidenziali, dato che si sarebbe trovato praticamente impossibilitato ad attuare il suo programma politico. Tale scenario come abbiamo visto, non si è manifestato e adesso, potrebbe essere la Le Pen a vedere il potere Macroniano macerarsi da solo.
Snaturarsi non paga mai
Il duo Le Pen-Bardella ha mostrato delle aperture ai valori liberali che in futuro potrebbero non pagare. L’apertura al mondo LGBT e le ambiguità sulla Guerra in Ucraina, con prima un sostegno senza ma e poi timide e poco chiare aperture a una pace con la Russia, per non parlare di una politica scopertamente filo-israeliana, possono risultare un rischio che sulla lunga distanza potrebbe cagionare danni al RN. Il processo di “dédiabolisation” può avere avuto un senso nell’accreditarsi alle fasce borghesi e all’elettorato moderato francese, ma a furia di fare concessioni al politicamente corretto, porterebbe il partito nazionalista francese a snaturarsi e ad una sua definitiva normalizzazione e ad essere percepito non più come partito di rottura col modello liberal-mondialista.
Un rischio che a ben vedere viene corso anche dalla Meloni, con le continue richieste di patenti e certificati di antifascismo. Oltretutto proprio quando le destre fanno di tutto per annacquare i propri programmi e moderare la propria immagine, le sinistre si radicalizzano con l’Islam radicale ed imbarcando tra le proprie file elementi antagonisti dei centri sociali (vedi caso Salis). Ritornando alla Francia, vedremo se quello di Macron sarà un capolavoro di strategia politica o una bomba pronta a scoppiargli in mano. Di certo i giochi di prestigio del pupillo dei Rothschild per conservare il potere non potranno durare all’infinito.
P:S:: Le opinioni espresse nell’articolo non corrispondono necessariamente a quelle della Redazione
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