A Washington le centrali di potere del “Deep State” sono nel panico: la vittoria della Russia in Ucraina sconvolge i loro piani
di Luciano Lago
Se
consideriamo la situazione prodottasi in Ucraina con l’infiltrazione
delle forze ucraine/ Nato nell’oblast di Kursk, sembrerebbe che
quest’ultima mossa sia stata un disastro per Kiev ed abbia militarmente
avvantaggiato la Russia che ha ottenuto la disintegrazione delle forze
ucraine nell’Est del Donbass dove l’esercito russo avanza in modo
inarrestabile verso Povrosk.
Il punto di vista
dell’obiettivo politico di coloro che a Washington e nel comando Nato
(che di sicuro ha sostenuto l’operazione) miravano ad ottenere un
successo politico e di immagine, infliggendo una grave umiliazione al
regime di Putin per non essere riuscito difendere le sue frontiere, non
sembra sia stato raggiunto ma… anzi.
Questo fa riferimento al
coinvolgimento della Nato che ha sicuramente dato il suo assenso alle
forze ucraine per entrare in territorio russo, ben sapendo che tale
azione è un passo avanti per un coinvolgimento diretto della Nato e
degli anglo USA nel conflitto.
Una tale mossa azzardata
si può spiegare con lo stato di panico in cui si trovano le centrali di
comando della Nato nella prospettiva di una vittoria russa in Ucraina. Trovare
un escamotage per fermare la inarrestabile avanzata russa ha portato le
teste d’uovo della Nato a tentare una mossa disperata per giocare il
tutto per tutto: costringere la Russia ad attaccare le retrovie e le basi della Nato in modo da giustificare un intervento diretto sul campo.
Se doveva esserci un risultato politico, questo è stato diametralmente opposto a quanto si aspettavano:
l’opinione pubblica in Russia si è ancora di più convinta del carattere
di “guerra patriottica” del conflitto e il ritmo degli arruolamenti
volontari nell’esercito russo è aumentato in modo esponenziale.
Mercenari USA a Kursk
L’invasione del territorio russo ha segnato la fine dell’operazione speciale e l’inizio di una guerra a tutto campo contro l’occidente. Le prove documentate del coinvolgimento della Nato nell’invasione dell’oblast di Kursk sono lì a dimostrarlo, non solo con le armi, le attrezzature Nato sequestrate e l’intelligence anglo USA di supporto all’esercito ucraino ma anche con centinaia di militari dei paesi Nato uccisi o presi prigionieri sul campo, molti dei quali, una volta interrogati, confessano la loro appartenenza ai rispettivi reparti. Un disastro per l’immagine degli alleati, per quanto i media atlantisti cerchino di occultarlo.
Mentre scriviamo
le forze russe hanno iniziato un massiccio attacco a Ugledar e nei
comandi dell’esercito ucraino si rimpallano le responsabilità e le
accuse. Volano gli stracci e traballano le poltrone dei capi militari di
Kiev mentre lo stesso Zelensky intona la sua abituale lagna per
implorare gli alleati a salvarlo dalla disfatta e di fornirgli altre
armi e missili per colpire la Russia.
Questo al tempo stesso in cui
gli alleati europei mostrano crescenti divisioni tra loro nella
richiesta di fornire altre armi e consentire all’Ucraina di colpire in
profondità nel territorio russo. Un barlume di lucidità si avverte nella
mente di qualcuno dei politici europei, mentre il rappresentante della
politica della UE, Josep Borrel, incita a superare ogni remora e
consentire agli ucraini di colpire anche Mosca e San Pietroburgo con i
missili USA.
Una forma di pazzia si è impadronita della mente degli euroburocrati di Bruxelles, con Borrel e la Von Der Leyen in testa, che vogliono spingere l’Europa a diventare teatro di un conflitto generale sicuramente anche nucleare. La Storia non ha insegnato nulla a questi personaggi che perseguono soltanto i loro obiettivi e vogliono mostrarsi all’occhio del padrone (d’oltre Atlantico) “più realisti del re”.
Dalla
parte Russa intanto il ministro Lavrov ha già puntualizzato con
sufficiente chiarezza che gli Stati Uniti, in caso di conflitto
mondiale, non potranno rimanere seduti in disparte a guardare ma saranno
coinvolti direttamente. Un avvertimento molto chiaro ai responsabili di
Washington.
Il pallino è ora in mano al presidente Vladimir
Putin, sarà lui a decidere cosa fare per vendicare l’affronto di Kursk,
dei civili uccisi e rapiti con le azioni terroristiche della giunta di
Kiev, oltre che di tutti i crimini commessi dagli ucronazisti contro i
cittadini russi del Donbass.
Non è facile indovinare quali
saranno le prossime mosse di Putin ma una cosa è certa, la punizione
della Russia non lascerà alcuna scappatoia ai vertici della giunta di
Kiev ed ai suoi complici.
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