MONTE MARIO. FUOCO VIP O FUOCO ROM? FUOCO DI STATO
ROMA
Di Francesca Picone per ComeDonChisciotte.org
Quel giorno del 31 luglio 2024 anche i navigatori sono impazziti, davano incendi ovunque. Traffico in tilt. Motivo?
Titoloni sul vasto e grave incendio a Roma su tutti i maggiori media, roba come: “Roma in fiamme1”, un romanzo, “Roma brucia2” come fossimo ai tempi di Nerone. La Rai viene evacuata e qualcuno fra i dipendenti che non sentiva sentore né puzza di apocalisse pensava ad uno scherzo; dai racconti dei giornali le fiamme sembrano lambire il palazzo di giustizia, i carabinieri, la Rai, e 6 palazzi evacuati. Alle famiglie è stato detto di fare le valigie e andare via. Come se si trattasse di non tornare più.
Neanche fosse un colpo di Stato: le trasmissioni su Rai 1 si interrompono come quando avvenne quel terribile terremoto nel novembre del 1980 in Irpinia e dintorni, cui seguì la speculazione edilizia che trasformò la faccia delle città e delle campagne una volta per tutte. Ma non è stato un terremoto e neanche un colpo di Stato e poteva trattarsi di un piccolo incendio, un focolaio possibile da spegnere, come ne accadono da decenni in questa zona e non solo.
Com’è andata? In realtà l’unico edificio ad essere davvero lambito dalle fiamme dopo che queste avevano avuto tutto il tempo ed il modo di allargarsi ed allungarsi verso la cima della collina di Monte Mario, era l’Osservatorio astronomico, con le sue cupole alternative a quelle di San Pietro. E non si sarebbe arrivati a tanto, se il giorno precedente – 30 luglio – quando si trattava ancora di un focolaio alle pendici della collina da poter spegnere da terra l’incendio – fosse stato davvero domato e spento e la zona tenuta sotto controllo perché non si accendesse più3.
Ma il giorno successivo, la sorpresa, i titoloni, l’impotenza di un piccolo elicottero che sorvolava una lunga striscia di fuoco, le fiamme alimentate dalla resina degli alberi della Riserva che si alzavano e camminavano risalendo verso la cima e numerosi focolai che nascevano qua e là anche in larghezza e distanti fra loro. Per giunta non c’erano i mezzi per spegnerlo. Gli idranti fuori uso4.
Passati due giorni, spento il fuoco, le strade restano chiuse5. Certo, ora temono il riaccendersi delle fiamme e lavorano sulla prevenzione e sul controllo. Se davvero l’avessero fatto il 30 luglio non ci sarebbe stata nessuna vera emergenza, ma non si può, non si fa così, perché viviamo tempi dilaniati da una fame di emergenza e così sia.. Viva l’emergenza! Che cresca e che si nutra della sua eco e del suo prolungamento; un’eco più dura a spegnersi del “vasto incendio” occorso per dolo, di chi?
Analizzando la questione a me sembra che abbia tutta l’aria di essere un piccolo colpo di Stato, ma un colpo di Stato all’inverso, come se ne vedono già tanti: lo Stato contro i suoi cittadini. Un colpo riuscito, agito tramite l’incuria o peggio.
Il sindaco Gualtieri dà la colpa al vento (non si muoveva una foglia, un’afa umida che faceva grondare sudore e le colonne di fumo che si levavano alte e come facevano a sollevarsi in verticale se su di loro soffiava un forte vento?) e all’accampamento dei rom (come se non stesse nelle sue competenze quello di far rispettare le norme per salvaguardare il decoro e la pulizia di un Parco naturale, in una zona vip, tra l’altro. Nessun rom di nessun accampamento, poi, avrebbe avuto la forza o il potere di alimentare un incendio di questa proporzione senza che si arrivasse a spegnerlo davvero e in tempo).
Il quartiere Prati, nato dal volere di piemontesi con gusto massonico anticlericale, tanto da crearlo in modo che da nessun punto si intravedesse la cupola di San Pietro, ora aspetta il Giubileo: evento che con il suo mastodontico apparato può dare almeno la speranza di un risanamento che da anni associazioni del territorio chiedono e reclamano. Poi si sa, oggi massoneria progressista e pontificato combaciano allegramente.
Un quartiere, appena fuori il raccordo, di intellettuali fortunati e ricconi che ha sempre votato a sinistra e che è tacciato da qualcuno di essere radical chic6, eppure oggi non vi dimora la tranquillità del buonismo imperante, gli incendi si susseguono, nei ristoranti7, nelle case8, perfino la casa che fu di Pino Daniele è andata a fuoco9.
Alcune frange di resistenza al degrado sono attive da anni (Trionfalmente 17, Prati in azione e diversi altri comitati).
Combattono anche e soprattutto contro un piano di speculazione edilizia che punta a quattro ettari di questa riserva naturale a Monte Mario, per farne una cittadella giudiziaria10. E si comprende quindi perché le prime notizie davano un incendio proprio dietro il palazzo di giustizia. Stavolta si è trattato di un incendio più grosso, che ha avuto tempo, modo e motivo di crescere.
Intanto nel resto di Roma e dintorni ai cittadini viene tagliata la luce11, o l’acqua12.
Altre emergenze. Paventate. Altri interessi, ancora. Sono in pochi, per ora, quelli che possono attuare forme di resistenza e che lo fanno.
Di Francesca Picone per ComeDonChisciotte.org
03.08.2024
1 https://www.italpress.com/incendio-a-roma-in-zona-piazzale-clodio/
3 https://www.lacapitale.it/post/incendio-monte-mario-si-stanno-riaccendendo-i-focolai
6 https://www.imolaoggi.it/2019/06/22/perche-i-radical-chic-votano-pd-qui-roma-quartiere-prati/
7 https://www.romatoday.it/cronaca/incendio-prati-ristorante-via-crescenzio.html
10 https://www.romatoday.it/politica/firma-protocollo-citta-giudiziaria-pratone-via-teulada.html
11 https://www.romatoday.it/cronaca/blackout-roma-oggi-31-luglio-1-agosto-2024.html
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