L’uccisione di Ismail Haniyeh da parte di Israele rappresenta un evento significativo nelle dinamiche geopolitiche del Medio Oriente, rivelando le capacità offensive di Israele e l’equilibrio di potere nella regione. Haniyeh, leader politico di Hamas, è stato eliminato a Teheran tramite un attacco mirato, presumibilmente con un missile guidato o un drone, dimostrando la capacità israeliana di eseguire operazioni complesse anche in territori avversi come l’Iran. Questo fatto, pur noto da tempo, viene spesso enfatizzato dai media occidentali per propagare l’immagine di un Occidente invincibile.
Tuttavia, l’aspetto veramente rilevante è l’evoluzione delle capacità offensive dell’Iran, evidenziata dal bombardamento del 14 aprile 2024 contro Israele, che ha dimostrato l’efficacia del sistema missilistico iraniano. L’incapacità di Israele di intercettare autonomamente questi missili ha costretto il premier Netanyahu a richiedere l’intervento degli Stati Uniti, sollevando interrogativi sulla capacità israeliana di difendersi senza supporto esterno. Questo evento segna un cambiamento nel panorama della sicurezza regionale, suggerendo che Israele potrebbe non essere in grado di fronteggiare da solo una nuova capacità offensiva iraniana.
La strategia di “leadership decapitation”, mirata a eliminare i vertici delle organizzazioni terroristiche, si è dimostrata inefficace contro gruppi resilienti e ben strutturati come Hamas. L’organizzazione, nonostante la perdita di numerosi leader, continua a crescere e ad adattarsi. La morte di Haniyeh, sebbene simbolicamente significativa, non porterà alla disintegrazione di Hamas. Al contrario, potrebbe rafforzare l’organizzazione, alimentando il risentimento e la determinazione dei suoi membri e sostenitori.
L’ingenuità di Haniyeh nel farsi individuare durante una cerimonia ufficiale in Iran sottolinea la pervasività delle reti di intelligence israeliane in territorio iraniano. Tuttavia, l’uccisione di Haniyeh potrebbe avere conseguenze di lungo termine, aumentando il sostegno a Hamas e intensificando il ciclo di violenza nella regione. Le azioni di Netanyahu, mirate a rafforzare la posizione di Israele e a impedire la formazione di uno Stato palestinese, potrebbero in ultima analisi provocare una maggiore instabilità regionale.
L’assassinio di Haniyeh deve essere visto nel contesto di una più ampia strategia israeliana volta a consolidare il dominio militare e a mantenere l’appoggio degli Stati Uniti. Tuttavia, questa strategia rischia di innescare una reazione a catena di violenza e di rafforzare le forze di resistenza, tra cui Hezbollah, che potrebbero colpire duramente Israele. In conclusione, l’uccisione di Haniyeh è un episodio che, pur rappresentando una vittoria tattica per Israele, potrebbe trasformarsi in un boomerang strategico, intensificando le tensioni e il conflitto nella regione.
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