Bellicisti a reti unificate e censura per il dissenso
di Elena Basile - 08/08/2024
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Fonte: Il Fatto Quotidiano
Giacomo Gabellini, ricercatore e stimato autore di numerosi
libri di geopolitica, ha intervistato l’ex colonnello dell’intelligence
svizzera Jacques Baud sul suo canale Youtube ed è stato censurato. Baud
è un politologo e scrittore che da anni pubblica saggi di successo sui
conflitti in corso alla frontiera orientale dell’Europa e in Medio
Oriente. Appare raramente sui media più ascoltati e letti dal largo
pubblico in quanto porta avanti una critica documentata della politica
statunitense e Nato. Smaschera con prove raramente attaccabili le
menzogne della propaganda. Se il libero pensiero scompare anche dai
social l’obiettivo della disinformazione totale dei cittadini
occidentali sarà interamente raggiunto.
Nelle società cosiddette
autocratiche si ha contezza che i media e la stampa siano uno strumento
del potere. Un russo, un cinese, un turco leggono con beneficio di
inventario la stampa nazionale. L’operazione riuscita in Occidente, che
fa comprendere come il sogno distopico di Orwell si realizzi con
velocità sorprendente, è data dalla fiducia inculcata nella maggioranza
della società civile di vivere in Paesi liberi, governati dallo Stato di
diritto, in uno spazio mediatico che rispecchia la libera espressione.
Vorrei riassumere gli argomenti oggettivi che da tempo illustro per confutare questa falsa sicurezza nostrana.
L’ex
rappresentante della Politica estera dell’Ue, Borrell, ha stabilito che
in Europa non vi sia libero accesso ai media russi. La censura è stata
giustificata con l’intento di voler proteggere i cittadini europei dalla
disinformazione del nemico. Sappiamo bene che questo è stato ed è
l’alibi delle dittature. A esso le nostre più alte cariche istituzionali
si sono adeguate, biasimando in numerose occasioni la società civile
italiana di farsi plagiare dai cosiddetti filo putiniani.
L’epiteto è
stato riservato a tutti gli analisti che nell’esame del conflitto
russo-ucraino hanno illustrato le dinamiche risalenti agli anni Novanta
in grado di provare l’espansionismo strategico e offensivo della Nato
nei confronti di Mosca. La maggior parte di questi analisti non ha avuto
accesso alle testate e reti che hanno gli indici di ascolto più
elevati. Alcuni sono stati diffamati, querelati e linciati pubblicamente
con menzogne evidenti. Su Corriere e Repubblica la sottoscritta è stata
definita “pseudo ex ambasciatrice”. Basta una semplice ricerca in
Internet per verificare come questo insulto diffamante sia una oggettiva
menzogna. Con riferimento al conflitto israelo-palestinese si è fatto
di peggio. Gli analisti non inclini a giustificare l’occupazione e lo
sterminio di innocenti a Gaza quale operazione della civiltà contro la
barbarie e come conseguenza del diritto di Israele a difendersi sono
stati considerati antisemiti, in alcuni casi querelati per istigazione
all’odio.
È vero, negli spettacoli televisivi (non li chiamerò
programmi come qualcuno vorrebbe) dedicati alla politica vengono ammessi
in netta minoranza due, tre, quattro voci del dissenso, molto
caratterizzate che servono soltanto a infondere negli spettatori (non
sono ascoltatori) l’illusione che tutte le opinioni siano rappresentate.
Naturalmente il dissenso ammesso è implicitamente denigrato, deriso.
Passa il messaggio subliminale in molti casi che gli analisti fuori dal
coro siano cabarettisti, incompetenti, non degni di attenzione da parte
dei cittadini perbene e moderati.
Le quattro agenzie di stampa
internazionali copiano molte volte le veline diffuse dai servizi
occidentali e i giornali con copia e incolla diffondono il verbo
utilizzando le stesse espressioni. Se confrontate Corriere o Repubblica
con La Libre Belgique, Le Monde e persino The Guardian, vedete assonanze
inquietanti. Lo stesso accade con poche eccezioni in radio e tv, Rai
News, La7 recitano il catechismo caro ai media europei.
I pochi
consapevoli dello stato abietto dell’informazione occidentale sono
costretti a ricercare le notizie in Rete, tv indipendenti, youtuber
competenti che intervistano personaggi scomodi da Mearsheimer a Chomski,
a Ilan Pappe, a Moni Ovadia, a Jeffrey Sachs, a Baud, al colonnello Mc
Gregor, a ex diplomatici britannici e statunitensi ignoti alle audience
dei conduttori di grido europei.
Si tratta di una minoranza di autori
e utenti consapevoli che non cedono al linguaggio stereotipato e
semplificato, alla retorica in base alla quale Biden è un illustre e
puro statista mentre Putin o Xi terribili dittatori assetati di sangue,
l’Ucraina una democrazia che difende la libertà occidentale e altri
luoghi comuni venduti senza vergogna anche da persone colte, istruite,
editorialisti stimabili all’opinione pubblica. Ecco perché la notizia
della censura a Gabellini mi ha colpito. L’ossigeno si assottiglia.
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