Gli strabici
di Elena Basile - 14/08/2024
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Fonte: Il Fatto Quotidiano
Sono trascorsi due anni e mezzo dall’invasione russa in
Ucraina. La Russia sta lentamente vincendo con una strategia difensiva
che tende a risparmiare uomini e a logorare l’avversario, focalizzandosi
fino a oggi su obiettivi militari e infrastrutture civili. La posizione
occidentale è cambiata innumerevoli volte, cancellando le linee rosse
che si era via via autoimposta.
Con la metafora della rana bollita,
Noam Chomsky ha richiamato una tecnica intesa a addormentare l’opinione
pubblica per farle accettare gradualmente quello che sarebbe stato
difficile imporre all’inizio del conflitto. Vi immaginate se la Nato
avesse proposto nel febbraio del 2022 di rispondere all’invasione russa
con mercenari e truppe sul territorio, oppure guidando con
l’intelligence operazioni terroristiche di aggressione alla Russia?
Forse la società civile si sarebbe svegliata dall’usuale torpore.
Leggo
gli editorialisti dei giornali principali. Credo nel dialogo, non nei
muri ideologici. Dubito che essi leggano gli editorialisti del Fatto che
si ostinano a chiamare “filoputiniani”. Tenterò in particolare di
oppormi, a mo’ di esempio, al ragionamento portato avanti da Ezio Mauro
su Repubblica, simile a quello di Paolo Mieli sul Corriere della sera e
da altri analisti dei giornali più letti, inclusi alcuni miei ex
colleghi: un ragionamento basato su alcuni dogmi pericolosi che vanno
confutati.
Mauro scende in campo per convincere il lettore che non vi
sia nulla di anormale nell’offensiva ucraina in territorio russo,
malgrado sia provato che gli obiettivi siano civili e che in caso di
pericolo la dottrina militare di Putin ammetta la risposta nucleare. Gli
assiomi a cui Mauro ricorre sono molteplici. La Russia sarebbe
colpevole di avere infranto il diritto internazionale invadendo
l’Ucraina. Poiché crediamo nella razionalità, patrimonio universale
dell’umanità, vorremmo chiedere allo stimato giornalista se la
violazione delle frontiere da parte della Nato a Belgrado, in
Afghanistan, in Iraq, in Libia avrebbe dovuto implicare armi,
addestramento militare, mercenari e scesa in campo dell’intelligence da
parte di Cina e Russia a favore di quei Paesi aggrediti. Vorremmo anche
chiedergli se l’ordine internazionale si viola soltanto oltrepassando le
frontiere di uno Stato sovrano. L’espansionismo della Nato ai confini
della Russia, unico Paese escluso dalla sicurezza collettiva, non
calpesta l’indivisibilità della sicurezza in Europa sancita dai principi
di Helsinki e traslata nella Carta di Parigi dell’Osce?
Ancora
vorremmo chiedergli se l’ingerenza negli affari interni di un altro
Stato, proibita dagli accordi di Helsinki, non sia stata dimostrata dal
colpo di Stato a Kiev nel 2014 e dalla presenza militare ed economica
angloamericana che ha man mano trasformato l’Ucraina in un’anti-Russia.
Domandiamo inoltre come reagirebbe Washington a un’analoga operazione
portata avanti da Mosca e da Pechino in Messico e se la sicurezza anche
per gli americani, come la crisi di Cuba dimostra, non sia innanzitutto
sicurezza territoriale. Infine gli vorremmo chiedere perché, come Merkel
e Hollande hanno dichiarato, gli accordi di Minsk siano stati
considerati un diversivo da non applicare e per quale ragione la
neutralità dell’Ucraina sia un male per Kiev e per l’Europa.
Mauro
paragona Putin a Hitler e giustifica quindi l’aggressione dell’Ucraina
in territorio russo guidata dalla Nato come una guerra per la libertà
europea e per la “pace giusta”. Come mai non si accorge della netta
superiorità militare ed economica della Nato rispetto alla Russia, che
esclude di fatto mire espansionistiche di Mosca in Europa? La Russia ha
tassi demografici discendenti su un territorio immenso ricco di materie
prime: perché mai vorrebbe procedere a conquiste territoriali? Se avesse
voluto una guerra con i Paesi Nato, perché ci avrebbe supplicati fino
al dicembre del 2021 di non includere l’Ucraina nella Nato?
Queste
erano le domande di Ipazia rimaste senza risposta. Rimane la questione
cruciale: per il bene dei nostri figli e nipoti, non dovremmo negoziare
senza pregiudizi ideologici una convivenza con Mosca basata su
neutralità dell’Ucraina, applicazione degli accordi di Minsk in modo da
favorire ampie autonomie regionali e linguistiche, referendum nel
Donbass, nell’ambito di una nuova architettura di sicurezza che implichi
la fine delle sanzioni occidentali e della mentalità da Guerra fredda?
Vogliamo invece rischiare un conflitto nucleare che colpirebbe
innanzitutto l’Europa, in primis l’ Italia?
Cari Mauro, Mieli,
Quirico, per favore in nome dell’umanità, dell’onestà intellettuale e
dell’integrità morale di cui disponete, potreste rispondere a questi
semplici quesiti? Mi pare impossibile che il mantenimento della pax
americana vi porti a sacrificare i popoli più deboli e i vostri stessi
figli.
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