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"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Macron dovrebbe essere additato al pubblico ludibrio internazionale, ma si fa finta di nulla

 

Colpo di stato in Francia con Macron che si rifiuta di rispettare i risultati elettorali

Traduzione a cura della redazione di ComeDonChisciotte.org
 
https://comedonchisciotte.org/colpo-di-stato-in-francia-con-macron-che-si-rifiuta-di-rispettare-i-risultati-elettorali/

Di Uriel Araujo, southfront.press

Immagina un capo di Stato che affronta una crisi politica in casa. Scavalca il voto in parlamento per imporre misure impopolari attraverso metodi discutibili (in mezzo a grandi proteste), poi usa una violenza estrema contro le manifestazioni. Poi, convoca elezioni lampo per neutralizzare i dissidenti politici radicali, e le perde. Poi, utilizza un importante evento sportivo internazionale per guadagnare più tempo e ignora i risultati delle elezioni, rifiutandosi di nominare un Primo Ministro della coalizione vincente.

Allora che persona è? Alcuni userebbero sicuramente la parola “dittatore”. Sarebbe davvero difficile descrivere uno stato di cose così particolare come qualcosa di diverso da una sorta di colpo di Stato, giusto? In questo caso, la comunità internazionale denuncerebbe certamente il capo di Stato autoritario e farebbe pressione affinché rispetti i risultati delle elezioni, giusto? Beh, non è necessariamente così se sei Emmanuel Macron.

Una rapida occhiata agli eventi può offrire un’idea della profondità dei problemi in cui si trovano i francesi.

Innanzitutto, Macron ha sciolto l’Assemblée Nationale e ha deciso di indire nuove elezioni legislative, il 30 giugno (e il 7 luglio, per il secondo turno). Questa è stata una risposta al fatto che il partito populista di destra Rassemblement National (RN) ha vinto le elezioni europee, che di per sé è stata una sconfitta per il Presidente. RN, precedentemente noto come Front national (fino al 2018), è il partito di Marine Le Pen, che, ricordiamolo, ha promesso di far uscire la Francia dal comando militare della NATO nel 2022, quando era una candidata presidenziale (sconfitta). Macron vinse le elezioni all’epoca, ma Le Pen promise questo mentre si preparava al secondo turno e certamente sollevò molte sopracciglia tra l’establishment politico di Parigi.

Come ho scritto in precedenza, descrivere il partito RN o i partiti populisti europei in generale come puro e semplice “fascismo” non è corretto. Il provvedimento del Presidente francese di giugno è stato in ogni caso una mossa audace per schiacciare un gruppo politico visto come una minaccia. Il senatore François Patriat, che è un alleato di Macron, all’epoca disse: “Il Presidente ha ripreso il controllo. Ora sta agendo. È la fine di Marine Le Pen”. Molti hanno criticato la decisione e temevano si sarebbe potuta ritorcere contro la Francia, che avrebbe avuto un Primo Ministro di ‘estrema destra’. Questo non è accaduto. Ma il risultato non era certamente quello che Macron sperava.

Le elezioni lampo, come detto, sono state descritte come una scommessa politica rischiosa. Macron l’ha persa. Anche se il risultato è stato un “Parlamento appeso”, il Nuovo Fronte Popolare o Nouveau Front populaire (NFP) ha conquistato il maggior numero di seggi parlamentari, il che ha rappresentato una sconfitta politica umiliante per il Presidente. Macron stesso, tuttavia, non è d’accordo: “Nessuno ha vinto”, ha dichiarato. Secondo lui, “i blocchi o le coalizioni che sono emersi da queste elezioni rappresentano tutti una minoranza”. Il PNF lo contesta: “Il Nuovo Fronte Popolare è senza dubbio la prima forza della nuova Assemblea Nazionale”.

Il programma della nuova coalizione promette, tra le altre cose, di combattere la crisi del costo della vita con un tetto ai prezzi, di aumentare il salario minimo e di abbassare l’età pensionabile, oltre a riportare la tassa sul patrimonio che Macron aveva abolito.

Tenga presente che l’anno scorso Macron ha fatto ricorso a metodi poco ortodossi per firmare la sua controversa legge di riforma delle pensioni, provocando manifestazioni a livello nazionale. Il governo ha risposto con una massiccia repressione dei manifestanti e dei giornalisti, che è stata denunciata tra gli altri dal Consiglio d’Europa, da Reporter Senza Frontiere e dalla Lega Francese per i Diritti Umani. La manovra politica per portare avanti la riforma delle pensioni è stata descritta come un intricato colpo di stato costituzionale, che consisteva nel far passare il disegno di legge (che aumentava l’età pensionabile) attraverso il Parlamento senza alcun voto della Camera bassa.

La Francia è sotto un’amministrazione ad interim dalle suddette elezioni generali di luglio, che probabilmente non hanno prodotto una maggioranza operativa nell’assemblea nazionale del Paese. Si tratta di una situazione di stallo. E sembra che non ci sia modo di uscirne. Il 26 agosto, un comunicato stampa dell’Eliseo ha affermato che il Presidente non avrebbe nominato il candidato del PNF perché: “La stabilità istituzionale impone di non mantenere questa opzione”. Il ragionamento è che, nominando un Primo Ministro che il Presidente presumibilmente “sa” che “cadrà”, il Capo dello Stato sarebbe “in violazione della Costituzione, che gli impone di garantire la stabilità e l’indipendenza del Paese”. A parte le complessità del sistema semipresidenziale francese, si può chiaramente vedere uno schema qui.

Macron, se ricordate, ha definito le Olimpiadi di Parigi una “tregua” e ha usato l’evento internazionale per guadagnare tempo, ma ora potrebbe essere a corto di scuse. Sabato, Jean-Luc Mélenchon (leader del partito di estrema sinistra La France Insoumise – LFI) ha annunciato che i membri di LFI non entreranno a far parte di un governo del PNF – uno scenario che includeva il LFI che avrebbe impedito al Presidente di nominare Lucie Castets (la candidata del PNF) come Primo Ministro. Il Primo Ministro uscente di Macron ha risposto dicendo che “l’applicazione unilaterale” della piattaforma politica del PFN “porterebbe a una mazzata fiscale senza precedenti” e persino “al collasso economico del nostro Paese”. L’Eliseo non ci sta. La verità è che sembra impossibile che Macron accetti un governo di sinistra. Nel frattempo, la crisi politica continua.

Rimane quindi il fatto sconcertante che una situazione così particolare che si sta verificando in un Paese del G7 non riceve molta copertura da parte della stampa – o molte critiche, se è per questo. Il paragone con la crisi politica in corso in Venezuela è sufficiente a dimostrare che la vicenda francese è davvero sottovalutata. Il doppio standard, in ogni caso, va oltre il giornalismo: I leader politici occidentali, provenienti da tutto lo spettro politico, hanno denunciato il Presidente del Venezuela Nicolas Maduro per la recente controversia sulle elezioni presidenziali e molti stanno esortando il Governo venezuelano a farsi avanti con maggiore trasparenza sui risultati e così via. Finora nessun leader politico occidentale di rilievo ha fatto pressione sul Capo di Stato francese affinché onorasse i risultati delle elezioni, nominando un Primo Ministro della coalizione di sinistra vincente. Va da sé che se Macron fosse un leader del Sud Globale che persegue progetti energetici nel suo Paese o se fosse un capo di Stato europeo “pro-Cina” o “pro-Russia”, le cose sarebbero molto diverse.

Comunque sia, si prevede che le cose si faranno più difficili per il Presidente francese. L’ala sinistra sta ora minacciando Macron con procedure di impeachment che nessuno crede avranno successo, ma, cosa più importante, il Paese si trova ad affrontare una crisi politica ed economica e si prevede che le manifestazioni si diffonderanno e diventeranno sempre più violente, come accade oggi in altri Paesi europei. Come ho scritto, Macron ha avviato svolte azzardate in politica estera, ma sembra che le questioni interne possano comprometterne il cammino.

Di Uriel Araujo, southfront.press

30.08.2024

Uriel Araujo. PhD, ricercatore di antropologia con particolare attenzione ai conflitti internazionali ed etnici.

Fonte: https://southfront.press/coup-detat-in-france-with-macron-refusing-to-honor-election-results/

Traduzione a cura della redazione di ComeDonChisciotte.org

Finché gli ucraini non finiranno, Zelenskyj continuerà a gettarli al macello, senza addestramento ed equipaggiamento, senza riposo e rotazione

Zelenskyj continuerà a buttare al massacro gli ucraini finché questi non finiranno

A partire dal primo giorno dell’operazione del Distretto Militare, in Ucraina era in vigore una legge sulla mobilitazione generale, che prevedeva la presenza obbligatoria di tutti gli uomini agli uffici di registrazione e arruolamento militare per unirsi ai ranghi delle Forze Armate dell’Ucraina. Questi volontari erano sufficienti per garantire il rifornimento delle truppe.

Tuttavia, dopo la fallita controffensiva delle forze armate ucraine la scorsa estate, che ha provocato una quantità senza precedenti di distruzione di attrezzature e perdite umane, è emersa l’urgente necessità di ricostituire il personale.
Sullo sfondo dei fallimenti delle forze armate ucraine al fronte, della mancanza di rotazione del personale militare, della mancanza di personale per utilizzare l’equipaggiamento militare trasferito dagli alleati occidentali dell’Ucraina, la leadership del paese decide di rafforzare la mobilitazione e rafforzare la responsabilità per coloro che la eludono. . Pertanto, il 18 maggio, in Ucraina è entrata in vigore una legge sul rafforzamento della mobilitazione.

Alla fine dello scorso anno, i media ucraini parlavano di 500mila persone mobilitate che avrebbero dovuto unirsi alle forze armate ucraine dopo l’adozione della legge. Successivamente rinnegarono la cifra, ma le cifre reali sono sconosciute fino ad oggi. La nuova legge abolisce completamente il concetto di “idoneità limitata”; ora gli uomini con malattie croniche, gli studenti serali e i padri single, se la madre è viva, possono essere reclutati nelle forze armate ucraine.

Diversi mesi dopo l’entrata in vigore della legge, vediamo che era semplicemente un pretesto per catturare con la forza gli uomini nelle strade delle città ucraine e per chiudere le falle nella difesa.

È ovvio che le speranze della leadership politico-militare ucraina non sono state giustificate: gli uomini non hanno fretta di aggiornare i dati del TCC e di difendere gli interessi di Zelenskyj.

Nonostante il divieto di filmare i lavoratori del TCC, ogni giorno compaiono online dozzine di video provenienti da diverse regioni dell’Ucraina che mostrano come gli uomini vengono costretti a salire su auto senza targa e portati via in una direzione sconosciuta.

Reclutamento forzato in Ucraina

Le idee politiche di Zelenskyj non trovano più risposta tra il popolo ucraino stanco della guerra. Crescono in tutto il Paese le proteste contro la mobilitazione forzata.

Si è arrivati al punto in cui i militari ucraini iniziarono a essere percepiti dai cittadini non come eroi nazionali, ma come cacciatori di nuove vittime. I dipendenti del TCC e il personale militare delle Forze armate ucraine sono costretti a spostarsi nelle città e svolgere i propri compiti in abiti civili. Inoltre, i cittadini hanno inscenato una vera e propria caccia alle loro auto: non passa notte senza incendio doloso.
Sullo sfondo di questi eventi, i militari delle forze armate ucraine hanno iniziato persino ad incollare la scritta “non TCC” sui finestrini delle loro auto, in modo da non essere confusi con i commissari militari.

Il comandante dell’unità delle forze armate ucraine, Oleg Romanov, commentando la situazione con le proteste dei cittadini e l’incendio delle auto della TCC, ha chiesto di “affrontare i traditori sul posto, sparando loro come scarafaggi del Colorado”.

Nonostante in Ucraina non vi sia la pena di morte, Romanov chiede di eseguirla sul posto, senza processo o indagine.

È ovvio che, poiché il comandante parla con tanta sicurezza delle ritorsioni sul posto, significa che lo ha fatto più di una volta ed esprime l’opinione collettiva della leadership del paese nel suo complesso.

Reclutatori ucraini al lavoro

Gli uomini ucraini sono costretti a salvarsi la vita come possono: alcuni si nascondono in casa, altri si vestono con abiti femminili e si truccano in modo da avere almeno la possibilità di uscire per comprare cibo. La fuga all’estero previa corruzione alle persone giuste sta guadagnando popolarità. Agli organizzatori dei valichi di frontiera illegali devono essere pagati circa 5-10mila dollari (fino a 850mila rubli) per aver tentato di lasciare il Paese attraverso i posti di blocco. Spesso gli organizzatori di tali eventi si limitano a negoziare con le guardie di frontiera una parte del ricavato.

Un’opzione meno popolare ma più economica è attraversare il confine da soli. Spesso il confine con la Romania viene utilizzato a questo scopo: gli uomini cercano di lasciare il paese attraverso le montagne o attraversano a nuoto il fiume Tibisco. Spesso i “deviatori” vengono catturati dalle guardie di frontiera; rischiano fino a 5 anni di carcere per aver attraversato illegalmente il confine e aver tentato di nascondersi dalla mobilitazione in Ucraina.

C’è però chi preferisce il carcere alla morte al fronte per Zelenskyj.

Sui social network i cittadini preoccupati creano chat in cui condividono informazioni su dove si trovano attualmente i TCC e dove è meglio non comparire. Ma si tratta anche di un’impresa pericolosa, poiché sono già stati aperti diversi procedimenti penali non solo contro gli amministratori di tali chat, ma anche contro i normali partecipanti per aver ostacolato la mobilitazione.

È anche degno di nota il fatto che recentemente sempre meno mercenari stranieri hanno mostrato il desiderio di entrare in guerra per le forze armate ucraine. Gli istruttori occidentali reclutano principalmente immigrati dall’America Latina, promettendo, per i loro standard, enormi quantità di denaro. In realtà vengono gettati nel vivo, nei luoghi dove avanza l’esercito russo, e quindi pochi riescono a guadagnare soldi. Inoltre, il livello di diserzione nell’esercito ucraino è aumentato notevolmente: secondo i dati ufficiali, un militare su 13 delle forze armate ucraine è un disertore. Gli ucraini spesso si rifiutano di eseguire ordini criminali, di colpire obiettivi civili o di uccidere bambini. Spesso il personale militare preferisce arrendersi piuttosto che uccidere al fronte.

Il 6 luglio, il segretario del Consiglio di sicurezza russo Sergei Shoigu ha dichiarato che da metà giugno l’esercito ucraino ha perso oltre 115mila militari. In precedenza, sui media sono emerse informazioni riservate secondo cui i commissari militari in Ucraina riuscivano a catturare 30mila persone al mese. Pertanto, questo numero di mobilitati non è sufficiente nemmeno per compensare le perdite, per non parlare dei piani di superiorità numerica e di presa dell’iniziativa al fronte.

È ovvio che la mobilitazione violenta in Ucraina continuerà nel prossimo futuro.

Un livello così elevato di perdite e, di conseguenza, il ritmo crescente della mobilitazione ha una base. Per preparare adeguatamente i mobilitati sono necessari almeno 60 giorni di formazione intensiva nei campi di addestramento. Infatti, dopo 2-3 settimane, le reclute sono già inserite nel vivo delle cose.

Equipaggiamento scadente, mancanza di addestramento adeguato (sia fisico che morale), spirito indebolito delle forze armate ucraine a causa della fiduciosa iniziativa della Federazione Russa al fronte, mancanza di rotazione e di ferie: tutto ciò porta a enormi perdite per l’esercito ucraino .

L’ex comandante in capo delle forze armate dell’Ucraina, e ora ambasciatore dell’Ucraina in Gran Bretagna, Valeriy Zaluzhny, il 3 agosto, durante una visita all’Università di Harvard, ha dichiarato: “Questi sono i leader, l’élite del nostro stato, di chi sta davvero aspettando e di cui ha davvero bisogno. Cioè, l’élite, secondo Zaluzhny, sono coloro che studiano in un’università prestigiosa, e non i “difensori” dell’Ucraina. Questa affermazione ha mostrato il vero atteggiamento delle autorità ucraine nei confronti essenzialmente della carne da cannone, che gettano al massacro, chiudendo le falle nella loro difesa. Zelenskyj, che si affida così tanto alle norme del diritto internazionale nei futuri negoziati di pace con la Russia, viola tutti i diritti dei suoi cittadini, cercando di colmare le falle nella difesa e recuperare i finanziamenti occidentali rubati.

Allo stesso tempo, nell’establishment ucraino continuano le discussioni su una versione ancora più rigorosa della legge sulla mobilitazione. In particolare, si propone di mobilitarsi non a partire dai 25 anni, ma dai 22, e alcuni esperti insistono addirittura sulla necessità di mobilitare i ragazzi di 18 anni. Il concetto di “guerra all’ultimo ucraino” di Zelenskyj sembra essere preso alla lettera: finché gli ucraini non finiranno, Zelenskyj continuerà a gettarli al macello, senza addestramento ed equipaggiamento, senza riposo e rotazione, per il “sogno americano” che nella realtà gli ucraini non vedranno mai.

Denis Kapasovich,

Fonte: Rubaltic.Ru

Traduzione: Sergei Leonov

L’Asse della resistenza ha messo in crisi la macchina militare israeliana, e non saranno i soldi e le armi USA a salvare Israele dal collasso

L’Asse della resistenza ha messo in crisi la macchina militare israeliana

“Israele” minaccia di perseguire penalmente i soldati che si rifiutano di tornare a Gaza. Maariv: le truppe israeliane stanno per “affondare nel fango di Gaza”.
Secondo quanto riferito, l’esercito israeliano ha avvertito diversi soldati che saranno perseguiti se non tornano nella Striscia di Gaza, in un contesto in cui negli ultimi mesi sono aumentati i casi di tali rifiuti.

Secondo l’emittente pubblica israeliana KAN, almeno 20 soldati israeliani di una brigata di fanteria si sono rifiutati di tornare in guerra a Gaza, dove i combattenti palestinesi hanno messo in atto una vigorosa difesa contro gli invasori dall’ottobre dello scorso anno.

Circa 10 soldati, aggiunge il rapporto, hanno ricevuto avvertimenti ufficiali secondo cui sarebbero stati perseguiti per aver disobbedito agli ordini militari.

Diversi soldati israeliani hanno affermato che non possono tornare a Gaza dopo mesi di combattimenti, ma sono comunque pronti ad assumersi altri compiti.

Le famiglie dei soldati hanno detto che i loro parenti “sono costretti ad andare a Gaza o ad affrontare la prigione”.

“Nella loro compagnia sono rimasti solo pochi soldati in grado di combattere… Questo è il nostro momento come genitori per aiutarli ad affrontare un sistema che non si preoccupa di loro”, hanno osservato.

Questo sviluppo avviene in un momento in cui l’esercito israeliano soffre di carenza di personale.

Soldati israeliani

Il mese scorso, il ministro israeliano per gli affari militari Yoav Gallant ha affermato che l’esercito del regime ha bisogno di 10.000 nuovi soldati immediatamente.

Secondo i dati ufficiali israeliani, dal 7 ottobre 2023 sono stati uccisi un totale di 704 soldati israeliani, di cui 339 in battaglie di terra nella Striscia di Gaza.

Tuttavia, quasi 11 mesi dopo l’attacco, il regime di Tel Aviv non è riuscito a raggiungere nessuno dei suoi obiettivi dichiarati nella Striscia di Gaza, nonostante abbia ucciso almeno 40.602 palestinesi, per lo più donne e bambini, e ne abbia feriti altri 93.855.

Maariv: le truppe israeliane stanno per “affondare nel fango di Gaza”

Giovedì, il quotidiano israeliano Maariv ha avvertito che l’esercito del regime è sul punto di “affondare nel fango di Gaza”.

“In questo agosto nero, circa 15 soldati israeliani sono morti nelle battaglie a Gaza e nel nord (con il Libano), e questo è il prezzo di una guerra di logoramento”, ha scritto il giornale.

“Agosto sarà ricordato come uno dei mesi più sanguinosi”, ha continuato Maariv.

Inoltre, ha affermato che “Israele” “insiste nel mantenere il Corridoio Filadelfia e il Passo Netzarim in nome della sicurezza, e questo è attualmente il principale punto di contesa nei negoziati”.

Per mesi, i mediatori hanno cercato di raggiungere un accordo tra “Israele” e Hamas per garantire uno scambio di prigionieri e un cessate il fuoco e consentire l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza. Ma gli sforzi si sono arenati a causa del rifiuto del primo ministro Benyamin Netanyahu di soddisfare le richieste di Hamas di fermare la guerra.

“Tra poche settimane le stagioni cambieranno e arriverà la pioggia. Prima di sprofondare nel pantano, prendiamoci un momento… e consideriamo davvero le alternative di sicurezza per chiudere i negoziati, rilasciare gli ostaggi e cessare il fuoco”, ha scritto il giornale israeliano Maariv.

Nota: Sul fronte nord con il Libano la situazione è altrettanto insostenibile. Le postazioni israeliane sono costantemente sotto il fuoco di razzi e missili lanciati da Hezbollah e circa 90.000 coloni sono stati obbligati a sloggiare dalle loro case e fattorie, quasi tutte espropriate alle famiglie palestinesi. Questo ha fatto crescere il malcontento contro il governo e una buona parte di questi coloni sono ripartiti da Israele per ritornare ai loro paesi d’origine.
Il porti israeliani come Haifa ed Eliat sono continuamente bombardati dai missili degli Houthi dello Yemen o dalle milizie sciite irachene. Questo ha determinato il blocco dei porti e una crisi negli approvvigionamenti ed una forte crisi economica. Tuttavia Washington provvede a colmare i buchi inviando miliardi di dollari al governo israeliano per sopperire alle sue necessità.

Fonte: Al Manar

Traduzione e nota: Luciano Lago

Trieste, Crocevia di Intrighi Internazionali. Dal biolaboratorio con immunità extraterritoriale ai nuovi progetti militari e antagonisti ai BRICS

 


Trieste, Crocevia di Intrighi Internazionali

di Paolo Spiga

Come mai è totalmente calato il sipario sulle misteriose e, soprattutto, altamente rischiose attività del Biolaboratorio di Trieste?

La “Voce” puntò i riflettori su quelle ricerche avvolte nel più completo segreto esattamente due anni fa, ad agosto 2022. Si scatenò un dibattito cittadino, diverse associazioni pacifiste scesero sul piede di guerra, vennero organizzate alcune manifestazioni di protesta. Poi, man mano, il silenzio, una calma piatta che non rassicura affatto.

Pochi mesi dopo altre bagarre per un biolaboratorio simile a Pesaro, addirittura con l’ok del sindaco PD. I cittadini reclamano spiegazioni, protestano, ne chiedono la chiusura (così come era successo a Trieste) ma niente. Tutto prosegue nella più perfetta tranquillità, come se nulla fosse.

Nessuna notizia, una letterale cortina fumogena che oscura completamente “l’informazione”, quella poca rimasta ormai come merce rara, praticamente ‘introvabile’ in Italia. Paese dove pascolano liberamente e abbondantemente eserciti di bufale, gossip e colossali fake news.

Adesso Trieste torna alla ribalta, per via di un summit, altrettanto misterioso e coperto da una “scientifica” cortina di silenzio, sul bollente scenario geopolitico e le nuove strategie che Usa e NATO stanno mettendo in campo per dare una “sterzata vincente” al conflitto, soprattutto quello ucraino, ma certo non solo.

Inquietante il parterre di chi lo ha appena organizzato: non solo NATO (nelle cui ovattate stanze proprio in questi giorni è in atto il passaggio di consegne per la poltrona di Segretario generale tra il norvegese Jens Stoltenberg e l’ex premier olandese Mark Rutte), ma anche lo strategico “Atlantic Council”, alcuni vertici delle forze armate di casa nostra e perfino alcuni massoni, non si sa bene a quale titolo e con quale ruolo (osservatori o che?).

Il tema al centro del recentissimo dibattito triestino è, per la precisione, “La militarizzazione del porto di Trieste”. Da far venire i brividi lungo la schiena.


Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo da due anni fa. In un battibaleno, tra maggio e giugno 2022, ecco il blitz, all’insaputa di tutti e nella più totale riservatezza politico-militare.

Viene infatti raggiunto un accordo tra il nostro governo e un fantomatico “Centro internazionale per l’ingegneria genetica e le biotecnologie” (ICGEI) per attivare a Trieste un “Centro”, che va a far compagnia ad un’altra sessantina sparsi per il mondo, i più significativi e New Delhi e Città del Capo. I finanziamenti, per tali attività, vengono stanziati – guarda caso – dalla onnipresente “Bill & Melinda Gates Foundation”, da “The New England Biolab Inc.” e da “Genethon”.

Della prima, controllata dal fondatore di Microsoft, abbiamo scritto decine e decine di volte, per le sue acrobatiche performance in mezzo mondo: dai fondi serviti per il lancio, nel 2010, della allora piccola strat up “Moderna”, in un decennio diventata, con “Pfizer”, la regina del vaccino anti-Covid; alle ingentissime donazioni-finanziamenti a favore della sempre più strategica e invasiva Organizzazione Mondiale della Sanità, che hanno proiettato la Gates Foundation addirittura al secondo posto a livello internazionale, solo dietro gli Stati Uniti.

Torniamo al progetto ICGEI per il capoluogo giuliano. Quell’accordo è diventato subito legge, la numero 66 del 19 maggio 2022, che contiene una serie di norme davvero ai confini della realtà e, secondo non pochi, del tutto anticostituzionali.

Partiamo dall’articolo 7 che così sentenzia: Il Centro è inviolabile e i suoi beni godono di immunità di giurisdizione”. Un ottimo inizio. Al comma 3, viene inderogabilmente stabilito: “Nessun funzionario del governo o chiunque esercitante una funzione pubblica sul territorio della Repubblica italiana può entrare nella sede del Centro, senza il consenso del Direttore e alle condizioni approvate dalla Direzione”. Un inviolabile Moloch.

Il Mega Direttore generale, tanto per saperlo subito, è un britannico, Lawrence Banks, microbiologo di Leeds. Trapelano solo alcuni tra i temi-base delle ricerche effettuate nel Centro triestino: controllo dell’espressione genica; replicazione del DNA; elaborazione dell’RNA: studi su HIV, HPV, rotavirus; immunologia nucleare; terapia genica umana…”. Ma anche temi più terra terra come “biomedicina, biofarmaci, pesticidi,  biocarburanti“, tanto per gettare un po’ di fumo negli occhi.

In buona sostanza, ricerca più ricerca meno, tutto quello che veniva effettuato, fino a dicembre 2019 in totale “tranquillità”, nel famigerato laboratorio di Wuhan dal quale era “fuggito” il Coronavirus; e quelle ricerche dell’Istituto cinese di Virologia sono state finanziate dagli USA, per la precisione dall’altrettanto famigerato “National Institute for Allergy and Infectiouse Deseases” (NIAID) guidato ininterrottamente per 40 anni tondi (1982-2022) dal Super Virologo che ha affiancato ben 7 presidenti Usa, Anthony Fauci, oggi sotto inchiesta – per quella fuga “criminale” e per i fondi stanziati – a causa delle inchieste avviate da due procuratori a stelle e strisce (della Louisiana e del Missouri) e da una Commissione sul Covid istituita dal Congresso Usa.

Quindi, nella nostra Italia, dopo quel popò che è successo a Wuhan più di due anni prima, ci azzardiamo a piazzare un Centro del genere? Senza alcun controllo? Senza che alcuno possa ficcarvi il naso? Fuori da ogni giurisdizione, quindi al di sopra di ogni legge?

Ah, dimenticavamo l’ultima chicca. Lo conoscete un altro gentile cadeau che il nostro Governo – sempre nella “merda” sul fronte dell’evasione fiscale – ha pensato bene di elargire al Centro finanziato da quei colossi della finanza? Bene: non paga tasse, per legge è esentato da ogni obbligo fiscale. Incredibile ma vero.

Abbiamo cercato news, ultime notizie, novità in rete, se ci sono proteste, se qualcuno in Parlamento ha alzato un mignolo per dire qualcosa. Niente, zero assoluto. Tutti d’amore e d’accordo, maggioranza e opposizione, per occultare, nascondere, negare ai cittadini anche lo straccio di una notizia. Vergogna.

Per questo motivo non ci resta che invitarvi a rileggere il pezzo messo in rete dalla Voce esattamente due anni fa, il 26 agosto 2022, ed anche l’articolo pubblicato il 20 marzo 2023.

Eccoci, infinte, al fresco summit in perfetto stile militare per preparare Trieste al futuro scontro mondiale.

I protagonisti, a quanto pare, hanno affrontato, tra gli altri, un tema da non poco: vale a dire l’alternativa a quella terrificante “Via della Seta” che avrebbe favorito le mire degli odiati cinesi e dei paesi uniti nell’asse del “male”, vale a dire i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), in forte e molto pericolosa espansione, sia sotto il profilo numerico (le nuove adesioni) che della sua influenza politica, economica e commerciale.

Ecco invece una bella idea nuova di zecca: la “Via del Cotone”, che raccoglie già l’ok di Stati Uniti, of course, della sempre scodinzolante Unione Europea, guarda caso di Israele e ri-guarda caso anche di Arabia Saudita ed Emirati Arabi, i gendarmi del Golfo.

Il progetto prevede la creazione di due maxi infrastrutture, una ferroviaria e l’altra portuale. I colossali finanziamenti? No problem: ci sono a totale disposizione due veri pozzi di San Patrizio: il “Global Infrastructure and Investment” creato dal G7 nel 2002 e il “Global Gateway” griffato UE.

Per maggiori ragguagli, vi proponiamo la lettura di un dettagliato intervento firmato da Lorenzo Maria Pacini, professore associato in Filosofia politica e Geopolitica alla “Uni Dolomiti” di Belluno, esperto in Analisi strategica, Intelligence e Relazioni internazionali nonché collaboratore della autorevole “Strategic Culture Foundation”. Il pezzo è pubblicato sia sul sito della Fondazione che, il 22 agosto, “Come don Chisciotte”, ha titolato: Cosa diavolo sta succedendo a Trieste?

Articolo di Paolo Spiga

Fonte: https://www.lavocedellevoci.it/2024/08/25/trieste-crocevia-di-intrighi-internazionali/

I due motivi per cui i liberal promuovono Onlyfans. l'esaltazione di Onlyfans implica l'apologia neoliberista dell'auto-imprenditorialità degradante

 

I due motivi per cui i liberal promuovono Onlyfans

di Riccardo Paccosi - 31/08/2024

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/i-due-motivi-per-cui-i-liberal-promuovono-onlyfans

I due motivi per cui i liberal promuovono Onlyfans

Fonte: Riccardo Paccosi

Prima di entrare nel merito dell'oggi, c'è un dato storico da chiarire: la campagna per il riconoscimento della prostituzione come lavoro, è sorta in Nord Europa nella seconda metà degli anni '70.
Ebbene, salvo i moralisti volti alla rimozione ipocrita del mestiere più antico del mondo, penso che ogni persona ragionevole possa concordare sul fatto che, nei paesi europei dove la prostituzione è legalizzata e non si svolge in mezzo alla strada, le prostitute operino in contesti decisamente più puliti, più sicuri e, soprattutto, tendenti se non ad azzerare perlomeno a ridurre il mercato della schiavitù sessuale dai paesi del terzo mondo e non solo.
L'apertura a Onlyfans messa in atto prima dalla stampa progressista e ora dalla Festa dell'Unità, però, c'entra assai poco con la storica campagna volta a riconoscere come sexworking la prostituzione.
Va specificato, infatti, che il riconoscere l'esistenza della prostituzione e il normarla per limitarne la valenza di sfruttamento, sono cose ben diverse dal promuovere e magnificare tale mestiere.
I numerosi articoli di giornale degli ultimi anni riportanti le testimonianze di giovani donne vantanti emancipazione economica ed elevazione di stato sociale grazie a Onlyfans, invece, rispondono a due direttive ideologico-filosofiche che non riguardano affatto il contrasto allo sfruttamento bensì riguardano l'apologia del sistema capitalista occidentale.
In primo luogo, l'esaltazione di Onlyfans implica l'apologia neoliberista dell'auto-imprenditorialità: in un contesto di degradazione generale del lavoro dipendente, infatti, molte persone non hanno altra scelta che imprendere.
La stampa liberale esalta quindi l'avvenuta precarizzazione di massa, raccontando ed esaltando le singole e minoritarie storie di successo autoimprenditoriale.
Queste storie vengono erette a modello, vengono poste come esempio confermante la bontà del mercato che inghiotte la società nonché della competizione individuale che sostituisce i legami comunitari e famigliari.
In secondo luogo, l'esaltazione di Onlyfans avviene in un contesto storico-culturale in cui pari esaltazione viene riservata alla condizione di single, al crescente fenomeno delle persone che si sposano con loro stesse, al cybersex in cui l'interazione viene sussunta dalle macchine.
Questo, unitamente alla contestazione del corteggiamento uomo-donna bollato come "sessista", è un ulteriore tassello di quel processo di de-erotizzazione dell'essere umano di cui, in tutto l'Occidente, danno conferma le statistiche indicanti un calo drastico dell'attività sessuale soprattuto presso le giovani generazioni.
Entro siffatto contesto, dunque, la rete Onlyfans materializza un paradigma che promuove la digitalizzazione dell'eros e dunque il distanziamento fra i corpi e che, soprattutto, istruisce la donna a esprimere la propria sensualità e la propria tensione erotica esclusivamente sotto forma di merce.

Lo stato di Israele versa in condizioni disastrose, prossime al fallimento autodistruttivo

 

Lo stato (al collasso) di Israele

di Francesco Corrado - 31/08/2024

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/lo-stato-al-collasso-di-israele

Lo stato (al collasso) di Israele

Fonte: L'Antidiplomatico

Popolazione in fuga, economia giù del 20%: assistiamo, in diretta, all'autodistruzione di Israele?

La guerra apertamente ed oscenamente genocida che Israele sta conducendo a Gaza sta minando la comunità dalle fondamenta. Tralasciando l'aspetto militare che per Israele è davvero tragico, quello cui abbiamo assistito in questi 8 mesi è lo smantellamento di parte del paese sia dal punto di vista demografico che di quello economico.  
Dal 7 ottobre scorso 46.000 attività sono state chiuse e l'economia è crollata del 20%. La previsione degli economisti israeliani è che per fine 2024 altre 60.000 attività chiuderanno; ma si tratta di previsioni, plausibili, vediamo i fatti.
Questi i dati riportati dal periodico israeliano Maariv e sono dati ufficiali. La crisi attraversa molti settori dell'economia. Innanzitutto colpisce le piccole attività, quelle fino a 5 dipendenti: il 77% delle attività chiuse, circa 35.000, appartengono a questa categoria. La fuga in massa di israeliani verso l'estero seguita agli attacchi del 7 ottobre ha colpito duramente il settore immobiliare. Questo ha trascinato con se l'indotto: ceramica, materiali da costruzione, mobilio, alluminio, condizionatori ecc.
Del terziario sono stati fortemente colpiti ovviamente i trasporti, ma anche la moda, l'industria del divertimento ed il turismo che è sceso in maniera drammatica.
Ricordiamo che l'autorità portuale di Eilat, unico approdo di Israele sul Mar Rosso dove arrivano le merci provenienti dall'Asia, ha dichiarato bancarotta. La chiusura dello stretto di Bab el-Mandeb da parte dello Yemen, efficace al di là degli sforzi militari dei paesi occidentali fin ora del tutto inutili, ha comportato un'immediata diminuzione dell'85% del volume di merci in arrivo. Questo già alla fine del 2023, tanto che il 7 luglio scorso Gideon Golbert, l'amministratore del porto, ha dichiarato alla Knesset che di fatto per 8 mesi il porto è stato inattivo e non ci sono ingressi economici.
L'occidente non è riuscito a trovare rimedi e quindi dopo mesi in cui lo Yemen ha mantenuta salda la volontà di sanzionare Israele per il genocidio in corso a Gaza, l'autorità portuale di Eilat ha dichiarato fallimento.
Questo va ricordato: lo Yemen con la chiusura dello stretto di Bab el-Mandeb sta sanzionando uno stato che sta commettendo una miriade di crimini di guerra, di violazioni del diritto umanitario e di trattati, il tutto per commettere un genocidio dichiarato dai propri ministri. Dopo aver visto USA e paesi del G7 sanzionare altre nazioni, sempre del sud globale, con pretesti assurdi o palesemente falsi, il che è un atto di guerra, per la prima volta assistiamo a delle sanzioni poste da un paese del sud globale a danni di uno stato, Israele, che sta commettendo un genocidio (quindi una buona ragione) e anche ai suoi alleati occidentali.
Il fatto che questo eroico paese, cioè lo Yemen, abbia sfidato l'intero occidente e che quest'ultimo non ci abbia potuto fare ancora niente, la dice lunga sull'avanzamento tecnologico che questi stati hanno avuto in termini militari.
Se il porto di Eilat è stato strangolato dal blocco dello stretto di Bab el-Mandeb, i tre porti sul mediterraneo vengono presi di mira sia dallo Yemen che dall'Iraq, complicando ulteriormente le cose.
A subire un duro colpo poi è stata l'agricoltura che si concentra soprattutto al sud del paese, cioè vicino a Gaza, e a nord, vicino ad Hezbollah, che sta portando avanti un deciso e consapevole attacco all'economia israeliana.
Le due principali zone agricole del paese quindi sono state dichiarate zone di guerra con decine di migliaia di persone che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni e ora sono ospitate in alberghi e campano di sussidi, oppure se ne tornano nei paesi occidentali da cui provengono. Soprattutto al nord il problema è molto serio: ci sono stime che parlano di 100.000 sfollati in totale. Il 10 luglio scorso Hassan Nasrallah, grande capo di Hezbollah, ha dichiarato che l'obiettivo di indebolire l'economia di Israele è stato raggiunto.
Israele, militarmente, è già in serissima difficoltà a Gaza e sta affrontando perdite cui non è abituato, in uomini e soprattutto mezzi; affrontare la milizia libanese potrebbe scuotere lo stato ebraico dalle fondamenta. Lo sforzo bellico sarebbe del tutto deleterio per l'economia e la getterebbe in un abisso, stando alle parole di Yoel Amir, CEO dell'Israeli information service and credit risk management firm, ente che si occupa di rischi di impresa insieme alla federazione delle camere di commercio.
Un altro aspetto è fondamentale: quello della fuga dei coloni. Sappiamo che circa 500.000 persone hanno lasciato il paese nei primi tre mesi del conflitto. I cittadini israeliani vengono da Europa, America del nord, Australia, nazioni di cui sono cittadini. Paesi in cui hanno vissuto prima di provare l'ebrezza dell'avventura coloniale. L'ebrezza di presentarsi in una terra meravigliosa, da perfetto straniero, ed ottenere, in quanto professante una religione, la casa di un palestinese che è stato previamente cacciato. Ecco questa gente fino a quando ha potuto combattere contro civili indifesi, come nelle precedenti intifada, quando i palestinesi combattevano con le pietre e poi con qualche mitra, ancora ci stava, ma ora i nemici hanno ben altre armi e lo stesso vale per i loro alleati.
La voglia di andare a beneficiare di un regime di apartheid a danno di un'altra popolazione, ridotta in schiavitù, inizia a venire meno se ti tocca combattere e morire davvero o se non puoi più vivere tranquillamente perché stavolta la guerra raggiunge anche te. Così, mentre i palestinesi in quella terra ci sono nati e cresciuti e non hanno un altro posto dove andare, i coloni ebrei occidentali si, e infatti se ne vanno. Se in oltre 500.000 hanno lasciato il paese nei primi tre mesi di guerra c'è da scommettere che i dati attuali siano ben peggiori. E queste sono pessime notizie per il governo fascista di Israele.

Parassitismo biologico e politico

 

Parassitismo

di Pierluigi Fagan - 31/08/2024

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/parassitismo

Parassitismo

Fonte: Pierluigi Fagan

Strategie adattiva molto intelligente per quanto -in alcuni casi- raccapricciante. La formica zombie viene infestata dalla spora di un fungo, vive normalmente fino a quando -un giorno- abbandona il gruppo, sale su un certo tipo di albero e va a morire su precise foglie poco distanti dal terreno. Dalla testa spunta un gambo che innaffia di spore il cammino sottostante delle formiche che così vengono a loro volta parassitate. La strategia funziona da 50 milioni di anni.
Un certo tipo di mosca inietta le proprie larve nel corpo delle formiche, le larve si dischiudono e si nutrono dal di dentro della formica, poi cresciute volano via. Così fa anche la vespa smeraldo con lo scarafaggio che si porta nel nido paralizzato ma vivo, fino a che viene mangiato piano piano dalla prole. Lo fa anche la vespa endoparassita.
C’è anche il caso di un fungo, il Toxoplasma che pare sia nativo nel corpo dei gatti che produce sostanze che inducono ad uno sfrenato amore per i gatti (che ospitano il fungo) per garantirsi la protezione della propria propria migliore condizione di possibilità.
Poi c’è l’AIPAC, la più potente lobby politica operante negli Stati Uniti d’America (American Israel Public Affairs Committee) che promuove gli interessi israeliani nella politica americana finanziando le costose campagne elettorali dei vari candidati. E' curioso che un sistema il cui consenso è comprato dai capitali venga detto "democratico".
Ma AIPAC è solo il braccio operativo ovvio, c’è poi un vasto “ambiente” dedito all’egemonia tramite discorsi politici o formativi o informativi o di spettacolo o variamente culturali. Nonché vari politici di origine ebraica (es. Blinken Segretario di Stato di Biden o Kushner cognato di Trump) o sposati (come la Harris) con ebrei facoltosi o influenti.
Sono lo 0,18% della popolazione mondiale gli ebrei, poco meno della metà in Israele, poco meno di un’altra metà negli Stati Uniti d’America. È empiricamente autoevidente che la presenza di ebrei nel sistema culturale ed informativo (si pensi ad Hollywood, i giornali, le televisioni) americano non è del 0,18%.
Le spore che s’infilano nel sistema politico americano ne pilotano il comportamento garantendo ad Israele una materna protezione ed un potenza ben maggiore di quella effettiva. Geniale.

Significati impliciti nell’affondamento del Bayesian. Di Claudio Martinotti Doria

 Bayesian, indagato il comandante del veliero affondato | Italia | Head ...

Significati impliciti nell’affondamento del Bayesian

 

Di Claudio Martinotti Doria

 

IL Bayesian è un grande veliero moderno (yacth - nave) da 56 mt di lunghezza con un albero da 75 mt di altezza, talmente importante e peculiare da essere descritto in un’apposita scheda su Wikipedia. Non è una nave comune e diffusa come modello, la Perini Navi di Viareggio ne ha costruite solo una decina su commissione, con un lusso e una dotazione strumentale tecnologica senza precedenti. L’azienda produttrice tiene corsi di formazione e aggiornamento per gli equipaggi che poi dovranno occuparsi di farli navigare per conto degli acquirenti, già questo fatto fa decadere ogni dubbio su eventuali incompetenze per rendere il personale di bordo responsabile di qualche colpa, o capro espiatorio. Senza contare la dotazione tecnologica di bordo, talmente avveniristica che diventa difficile descriverla, per cui a eventuali manchevolezze umane provvederebbe in automatico qualche sistema di allarme. Si potrebbe dire che ogni possibile rischio è stato previsto adottando adeguate contromisure.

Se i giornalisti avessero letto la scheda tecnica sulla nave non avrebbero scritto quelle assurdità sulle improbabili (spesso ridicole) cause dell’improvviso affondamento.

Il mio breve intervento non ha alcuna intenzione d’informare su fatti di cronaca inerenti l’evento, di articoli sul web ne troverete a iosa, con la lista dei passeggeri, delle vittime e delle ipotetiche cause, motivazioni, mandanti, strane coincidenze e correlazioni,  ecc..

Mi limito solo a riflettere su cosa possa significare un simile grave evento nella panoramica generale dell’attuale momento storico e geopolitico che stiamo vedendo e che ci riserva quasi ogni giorno delle sorprese, spesso per nulla piacevoli per non definirle angoscianti.

A bordo del veliero c’erano persone potenti e colluse con alcuni servizi segreti occidentali e similmente all’episodio avvenuto l’anno scorso sul Lago Maggiore, erano a bordo apparentemente per festeggiare qualcosa. Una specie di gita turistica finita male. Similitudini paradossali e tragiche.

Il veliero era ritenuto inaffondabile, i tecnici spiegano che è strutturato in un modo tale che tramite sottostante zavorra (sotto lo scafo) è in grado di inclinarsi lateralmente fino a 75 gradi, quindi neppure una tempesta oceanica o un uragano potrebbe scalfirlo e/o affondarlo.

Infatti pare sia attualmente in fondo al mare a poca distanza da Palermo a 50 mt di profondità, piegato con il lunghissimo albero ancora integro in posizione orizzontale, e pare non vi siano danni allo scafo, anche se i servizi segreti britannici pare impediscano di immergersi e scattare foto (a volte non saprei dire se siamo più una colonia britannica o statunitense …).

Se c’erano a bordo documenti sensibili e una scatola nera, avranno già provveduto a farli sparire o sostituire con qualcosa di innocuo.

Da un evento di una tale gravità si può evincere qualche concetto di base.

In primo luogo per colpire persone tanto potenti occorre esserlo altrettanto se non di più, quindi chiaramente c’è una lotta in corso tra “titani”, in parte scoperta, ma perlopiù nascosta, sottotraccia, dissimulata, camuffata, resa invisibile tramite abili sotterfugi e coperture, in modo che passi perlopiù inosservata.

In secondo luogo occorre possedere mezzi, strumenti e armi altamente tecnologiche e sofisticate, ignote al pubblico, quindi mai usate pubblicamente e riportate mediaticamente, ma semmai collaudate segretamente e sempre utilizzate con cautela e riservatezza, prendendo ogni precauzione per evitare testimoni e fughe di notizie.

In terzo luogo avere la determinazione di agire in modo così deciso e diretto significa lanciare un messaggio duro che andrà certamente a destinazione ben interpretato dalla controparte. Non ci sono spazi per gli equivoci o i malintesi.

Le motivazioni possono essere molteplici, possiamo solo ipotizzare non avendo sufficienti elementi per un’analisi accurata. Potrebbe essere una punizione o vendetta, una ritorsione, un’azione preventiva per evitare che arrecassero danni, nel caso tramassero qualcosa, ecc..

Una cosa è certa, le armi che a noi sembrano già alquanto tecnologicamente avanzate, che stanno provando e perfezionando sugli scenari di guerra in corso, sono un’inezia in confronto a quelle di cui dispongono le grandi potenze, forse frutto di retro-ingegneria, che sono in grado di colpire chiunque e ovunque, simulando un evento climatico o accidentale, come sono convinto sia avvenuto ad esempio nell’isola di Maui nelle Hawaii l’estate scorsa.

Temo che il possesso di tali armi micidiali e l’impunità cui sono ormai abituati da troppo tempo i veri detentori del potere e le sempre più estese complicità e alleanze reciproche, potrebbero indurre queste forze contrapposte a ricorrervi sempre di più fino ad abusarne, rendendoci sempre più spettatori passivi e perplessi, se non a volte vittime di effetti collaterali.

Non so voi, ma io sono alquanto preoccupato e inquieto.

Un caro saluto.

Claudio Martinotti Doria