Taylor Swift arriva a Milano e non porta solo la sua musica ma anche un giro d’affari considerevole. La cantante americana, attiva in generi che vanno dal country all’indie folk, nata a West Reading, Pennsylvania, nel 1989 e cresciuta artisticamente a Nashville, Tennessee, si esibirà il 13 e 14 luglio in due date allo stadio di San Siro che sono già diventate un evento pop. Si parla di biglietti sul mercato secondario rivenduti a 13mila euro, di gruppi Telegram che da settimane organizzano tendopoli per gli ingressi anticipati al Meazza, e di un ampio giro d’affari.
L’effetto Swift sull’economia
Confcommercio Milano ha addirittura provato a dare dei numeri precisi: 176,6 milioni di euro. A tanto equivarrebbe l’impatto per Milano di quella che nel mondo giornalistico Usa è chiamata la Swiftonomics, ovvero l’impennata di spese e entrate in una località quando la pop star nativa dell’America periferica riempie stadi, arene e sale concerti negli States e non solo. Per fare un paragone, in attesa dei dati più recenti, Inter e Milan, che col calcio San Siro lo popolano ogni domenica, hanno da tutte le loro attività fatturato nel 2022-2023 complessivamente 276,5 e 385 milioni di euro.
Questo si inserisce nel trend più ampio del boom dei live. “Gli ultimi dati ad oggi disponibili forniti da Siae – commenta Eugenio Allora Abbondi – sono riferiti al 2022. In quell’anno si sono tenuti oltre 24.000 spettacoli, attirando oltre 13 milioni di persone con una spesa complessiva di oltre 450 milioni di euro”.
Allora Abbondi è un finanziere attivo nel mondo della musica: è Founder, Director, Investment Committee Member di EICO Funds Sicav, azienda che ha lanciato un fondo dedicato proprio al settore, primo in Europa. Analizzando un mercato che di sicuro dai 450 milioni è ampiamente salito, ricorda la struttura in Italia: “Siae incassa circa il 10%, un valore molto importante che al netto della sua commissione ridistribuisce ad autori ed editori, garantendo quindi notevoli benefici ai detentori dei diritti. Se poi guardiamo al resto del mondo, il mercato ha raggiunto un volume d’affari di oltre 26 miliardi di euro”. Anche, se non soprattutto, per l’effetto-Swift.
Un impatto internazionale
La magnitudine dell’effetto-Swift è notevole. Toccherà anche Milano. E se sono esagerate le dichiarazioni che vedono nel fattore-Swift addirittura un traino per alcuni territori, è indubbio che un impatto momentaneo c’è. Investopedia ricorda che il legame tra Swift e questi fattori nasce dopo che con il suo Eras Tour, iniziato a marzo 2023 e destinato a finire il prossimo dicembre, Swift ha contribuito a suscitare entusiasmo in territori ove l’economia anemica si dibatteva tra le scorie del Covid e l’inflazione.
Insomma, Swiftonomics significa innanzitutto ottimismo: “A Chicago nel giugno 2023, il governatore dell’Illinois JB Pritzker e i principali responsabili del turismo hanno annunciato che l’Illinois aveva battuto il suo record di fatturato alberghiero anche grazie alla visita di Swift”, ha ricordato Investopedia, parlando di un tour che si prevede possa incassare oltre 2 miliardi di dollari solo per la vendita di biglietti e movimentare 5 miliardi di dollari per la sola economia Usa. Ma l’onda lunga dell’effetto Swift è stato percepito altrove: “La visita di Swift a Tokyo avrebbe portato 228 milioni di dollari nell’economia giapponese, di cui 162,7 milioni sarebbero andati direttamente alla città che ha ospitato la cantante”, e “la sua visita a Città del Messico avrebbe generato più di 59 milioni di dollari e gli hotel di Edimburgo, Liverpool e Cardiff erano esauriti nell’agosto 2023 per la tappa britannica del tour del 2024”.
Il capitalismo delle emozioni
La star ha nei mesi scorsi sfondato il miliardo di dollari di patrimonio anche per il successo globale del suo tour sulla scia della funflaction, la tendenza degli appassionati seguaci di una celebrità a spendere oltre il reale valore di esperienze, merchandising e prodotti legati a un artista di successo. Ma sarebbe riduttivo sottolineare solo questo aspetto. Il “colpo” maggiore di Taylor Swift in campo di guadagni è dietro le quinte.
Bloomberg Businessweek l’ha definita rivoluzionaria nella gestione dell’industria musicale perché i suoi brani spesso primeggiano dalle classifiche discografiche alle vendite di dischi fisici (Cd e vinili) ma anche, se non soprattutto, per un nuovo approccio al rapporto tra artisti e diritti musicali. Celebri le sue battaglie per dare ai cantati quote maggiori degli incassi via Spotify, nel 2018 ha firmato un accordo con la Universal che impegnava a redistribuire agli artisti qualsiasi plusvalenza la casa avesse in futuro prodotto uscendo dall’azionariato della stessa Spotify.
In definitiva, la Swiftonomics è, come l’ha definita Bred Wilhite di Abrdn, una nuova frontiera dell’interazione tra le emozioni collettive, in questo caso soprattutto della Generazione Z, e il capitalismo dell’intrattenimento. Spirito del tempo di un’epoca ove non sono più ideali politici e sociali ma fascinazioni collettive, spesso legate a singole personalità, a generare fermento sociale. Perlomeno in Occidente. E come vedremo a Milano, oggi la massima interprete di questo trend è una giovane americana divenuta punto di riferimento di una generazione.
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