Quale alternativa?
di Andrea Zhok - 17/07/2024
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/quale-alternativa
Fonte: Andrea Zhok
I massacri di civili proseguono ininterrottamente a Gaza
(l'ultima strage qualche giorno fa a Khan Yunis). Chi non ha la fortuna
di essere fatto a pezzi subito, muore spesso dopo una prolungata agonia
per la mancanza di cure, perché quasi tutti gli ospedali di Gaza sono
stati fatti saltare in aria e mancano gli approvvigionamenti di
strumenti, medicinali, rifornimenti di base.
Tra Ucraina e Russia la
guerra si fa sempre più incarognita, con vittime civili sempre più
frequenti, sabotaggi, incendi dolosi, "incidenti" (ieri uno alla
centrale nucleare di Rostov): un conflitto nato come un'operazione
limitata, si trasforma ogni giorno di più in una costruzione psicologica
dell'odio reciproco, e ciò allontana ogni trattativa di pace - anche
laddove qualche tentativo in questa direzione fosse fatto.
Gli USA
riportano rampe di lancio nucleari in Germania, dopo aver alimentato il
riarmo più massiccio della storia in Polonia e Finlandia. In sostanza
tutti i confini occidentali della Russia sono ora per essa una minaccia
incombente, proprio mentre una guerra calda per procura è in corso in
Ucraina. L'Europa si presenta sempre di più come l'ariete americano
puntato contro la Russia. Finirà benissimo.
L'informazione pubblica
ha raggiunto livelli di manipolazione senza precedenti. In Europa il
controllo esercitato grazie al Digital Service Act sulle piattaforme
social è venuto alla luce del sole dopo il rifiuto di sottostarvi di
Elon Musk (tutti gli altri hanno acconsentito, senza clamori). Tutti i
giornali e le maggiori testate sono da tempo in caduta libera quanto a
fruitori, ma chiaramente non sono più questi ultimi a pagare i costi di
impresa. La quasi totalità dell'apparato mediatico italiano, e buona
parte di quello europeo, è rappresentato da imprese economicamente
bollite o alla canna del gas, che però vengono tenute in vita
artificialmente come apparati di propaganda. (Tragicamente ancora molti
non sembrano averlo capito e, per ignoranza o per pigrizia, continuano a
illudersi di riuscire a distinguere nei notiziari ufficiali e
‘accreditati’ il vero dalla manipolazione.)
La copertina del noto
settimanale tedesco Focus riportava questa settimana le immagini di
profilo di Biden, Macron e Scholz, titolando "Die Selbstherrlichen",
espressione traducibile come "Gli Autocrati" (o “Gli autoesaltati”). Il
sottotitolo spiega: "Distaccati dalla realtà, irresponsabili, testardi.
Come l’Occidente si sta gettando da sé nel caos.” (“Abgehoben,
verartwortungslos, stur. Wie sich der Westen selbst in Chaos Stuerzt”).
Che
quella descritta dal settimanale sia la realtà è oramai chiaro a molti,
praticamente a chiunque non continui a nutrirsi dei media mainstream, e
anche ad alcuni che ancora vi si abbeverano.
Che ciò conduca
l’Europa ad un futuro di impoverimento, indebitamento,
deindustrializzazione, censura interna, guerra fredda e calda, e forse
ad una catastrofe nucleare, è parimenti chiaro.
Ma allora perché
niente si muove? Perché l’atteggiamento medio continua ad essere quello
dell’accettazione acquiescente, del mugugno da social, della
lamentazione sterile?
È semplice, perché tranne le esigue minoranze
che percepiscono la sfera ideale in modo vivido, i più riescono a
scegliere solo tra alternative pratiche immediatamente percorribili. E
il sistema di potere attuale è riuscito ad assicurarsi, a colpi di
finanziamenti (e definanziamenti) mirati e di governo dei media, che le
alternative non ci siano, o siano invisibili o appaiano poco credibili.
Mai
come ora c’è stato bisogno di capacità organizzativa politica, mai come
oggi essa è stata ostacolata a mille livelli, dalla diffidenza diffusa
dei più, alla depoliticizzazione giovanile, alla perdita di un qualunque
retroterra culturale comune, alla confusione ideale e ideologica, alla
schietta ignoranza politica.
Io non so se qualcuno dei progetti
alternativi esistenti in Europa e in Italia avrà davvero filo da tessere
nel medio e lungo periodo (il più promettente al momento sembra essere
il Bündnis Sahra Wagenknecht), ma so per certo che senza una tale
capacità progettuale, senza una capacità di sintesi e di individuazione
chiara delle priorità, il destino europeo (e italiano) è segnato.
E
chi si illude che basti l’associazionismo culturale e il gruppettarismo
locale a cambiare le cose, per quanto possa essere mosso da nobili
intenti, è parte del problema e non della soluzione
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