Con i rettiliani non si discute, si spara
di Andrea Zhok - 14/07/2024
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/con-i-rettiliani-non-si-discute-si-spara
Fonte: Andrea Zhok
L'ex presidente americano, e candidato presidenziale,
Donald Trump è stato oggetto ieri di un attentato ad un raduno a Butler,
in Pennsylvania.
Un proiettile di fucile lo ha ferito all'orecchio destro, senza ulteriori conseguenze.
Il
cecchino, che in una ripresa pochi istanti prima del colpo si vede in
bella vista, è il ventenne Thomas Matthew Crooks, ucciso nella
successiva sparatoria.
Nella medesima sparatoria uno spettatore è stato ucciso e due feriti.
Se
la dinamica dell'attentato non lo escludesse (un proiettile a due
centimetri da un punto vitale non può essere una messinscena) si sarebbe
potuto pensare ad un finto attentato a sostegno della candidatura,
visto che poche cose sono generalmente più benefiche ad un risultato
elettorale che apparire nel ruolo della vittima.
Ma siamo tempi
singolarmente stupidi e, purtroppo, Trump appare come una "vittima
dell'odio" semplicemente perché lo è. Questo non lo rende una bella
persona ma è un fatto che merita qualche riflessione.
Il processo e
la recente condanna di Trump da parte del tribunale di New York per il
caso Stormy Daniels andavano precisamente nella stessa direzione.
In
effetti, neanche 24 ore prima Biden in un discorso pubblico aveva
presentato Trump come "minaccia per la nazione", e questo è il tenore
normale del dibattito.
La stessa atmosfera serena è quella che ha
coinvolto le sorti del più noto sostenitore di Trump in questa campagna
elettorale, Ellon Musk, le cui attività economiche (in particolare il
social X) sono state oggetto di una serie di attacchi concertati di tipo
istituzionale (in USA e UE). Lo stesso Musk - stando a quanto da lui
stesso riferito - è stato oggetto di due tentativi di assassinio negli
ultimi otto mesi.
Ciò che traspare, e che pur non essendo una novità
merita di essere soppesato, è che la radicalizzazione della lotta
politica in Occidente ha raggiunto livelli inediti, pur in assenza di
significative differenze ideologiche.
In Occidente, e negli USA in
particolare, il mutuo disprezzo, l'assoluta mancanza di riconoscimento
di legittimità agli avversari politici, è divenuta parte integrante,
ordinaria, della vita pubblica. Ma, diversamente da altri periodi
storici, questa delegittimazione radicale NON è dovuta al contrapporsi
di visioni del mondo distanti e antitetiche, non al confronto tra
ideologie palingenetiche incompatibili. Tutt'altro. Il disprezzo e
l'avversione hanno una carattere personale, psicologico, epidermico, e
tuttavia assoluto.
Questa forma di tribalismo primitivo, prepolitico,
è analoga all'avversione e disprezzo che può avvenire, oggi, tra due
tifoserie calcistiche: le squadre sono di fatto intercambiabili, spesso
gli stessi giocatori cominciano in una squadra e finiscono acquistati
dall'altra; non c'è nessuna "sostanza" della squadra che rimane la
medesima, e tuttavia la coltivazione dell'odio reciproco è essa stessa
un ultimo livello di motivazione, e può portare alla violenza più
estrema.
Nella cornice del nichilismo occidentale, in mancanza di
ideali alternativi, di prospettive positive, l'ultimo orizzonte
motivazionale rimasto è quello implicito nella creazione dell'odio, del
disgusto per l'avversario, che viene dipinto in forme umanamente
deprecabili e di cui l'unico attributo esposto è l'assoluta,
inderogabile inaccettabilità. Se non puoi amare niente, se non hai
niente da sperare, almeno puoi mantenere in vita una spinta
motivazionale minima in forma di un'oscura "difesa dalla minaccia
estrema".
Lo scenario politico è costantemente polarizzato (o
frammentato se il sistema non è bipartitico), pur in sostanziale assenza
di autentiche differenze ideali.
Quest'assoluta delegittimazione de
L'Altro, percepito letteralmente come Alieno, in un senso
naturalistico, quasi biologico, si accompagna alla legittimazione di
qualunque cosa sia atta a metterlo fuori gioco.
Le regole saltano,
il fine giustifica i mezzi, perché (come nei film americani) la scelta
viene sempre presentata all'insegna del rischio del Male Assoluto. Nella
recente filmografia americana la dinamica morale più frequente è quella
in cui vengono presentate delle regole morali (virtù, regole kantiane o
religiose) solo per mostrare come esse debbano cedere il posto - a
malincuore, si intende - ad una scelta ultima di tipo drasticamente
utilitarista: "Sì, non si dovrebbe torturare o uccidere l'innocente, ma
se l'alternativa è la Fine Del Mondo?" (Nei film americani si fa
regolarmente strame di ogni regola morale ordinaria perché bisogna
salvare il mondo e l'umanità almeno due volte prima di cena, e di fronte
a simili scelte tragiche, va da sé che il fine giustifica qualunque
mezzo.)
Il meccanismo di delegittimazione prepolitica dell'Altro è
presente, soprattutto nella politica americana, da lungo tempo: qui i
candidati si fanno e disfano non sulle idee, ma sulle foto con l'amante,
sulle registrazioni a microfoni spenti, sulle accuse a scoppio
ritardato di testimoni compiacenti, insomma sulla base di un letamaio da
cui ci si difende soltanto con carriole di soldi per avvocati e media.
Ma,
come sempre accade, il peggio degli USA trasmigra regolarmente in
Europa con un paio di decenni di ritardo ed ora queste dinamiche sono
ben visibili anche da noi.
Più la politica è intercambiabile, più è
impermeabile alla volontà popolare, più è vuota di visione, di idealità
alternative, e più la lotta si psicologizza, si animalizza, si riduce a
disprezzo epidermico di fronte all'Alieno.
E quanto più ciò si
verifica, tanto più ogni regola morale, ogni equilibrio giuridico,
saltano: perché con i rettiliani non si discute, si spara.
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