L’Italia decide, ma fa quello che le chiede Blinken
di Alessandro Orsini - 11/06/2024
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Fonte: Alessandro Orsini
La Russia sta attaccando anche l’oblast di Sumy. Quanto più
elevato è il numero di fronti aperti da Putin, tanto più bassa è la
capacità di Zelensky di difendersi e resistere. Putin sta esasperando i
tre problemi cronici di Zelensky: mancanza di soldati, armi e soldi.
Putin costringe Zelensky a sparare più proiettili, a sguarnire i fronti
di Kherson e Zaporizhzhia e a spendere più soldi. Ogni accelerazione del
conflitto è un danno per Putin.
Le sconfitte di Emmanuel Macron e
Olaf Scholz peggiorano la situazione di Zelensky che rischia di
ritrovarsi con Trump alla Casa Bianca in pochi mesi. Giorgia Meloni
vince le elezioni ma, almeno per ora, proibisce a Zelensky di colpire il
territorio russo con le armi italiane. La incalza Matteo Salvini, il
suo vicepresidente anti-Zelensky. Salvini ha preso Macron a male parole
per avere proposto un maggiore coinvolgimento della Nato in Ucraina.
Offendere Macron è come offendere Zelensky in persona. Zelensky non ha
richiesto ufficialmente truppe Nato; le ha chieste a Macron nelle
segrete stanze. La paura di Zelensky è che Putin possa un giorno
travolgere le linee a Kharkiv. A quel punto, la strada per Kiev sarebbe
spianata. Immaginiamo di svegliarci una mattina con l’esercito russo che
marcia verso il palazzo presidenziale di Zelensky. La Nato che cosa fa?
Macron chiede questo. Salvini risponde: “Restiamo a guardare”.
Tutte
le guerre – soprattutto le pre-guerre mondiali – funzionano nello
stesso modo: il potere politico dice ai comandanti degli eserciti, con
largo anticipo, ciò che i soldati dovranno fare davanti a tutti gli
scenari che potrebbero configurarsi. La Nato ha un piano per reagire a
un attacco nucleare; al cedimento del fronte a Kharkiv; all’invasione di
Odessa e un piano per reagire a un nuovo sfondamento dalla Bielorussia
verso Kiev. Se la Nato non possiede questi piani, come Guido Crosetto
vorrebbe far credere, allora è un’organizzazione fallita perché è suo
dovere essere preparata a tutte le situazioni in Ucraina. La politica
internazionale è il regno della menzogna e dell’inganno. Eppure
Crosetto, che nasconde agli italiani le armi che invia a Zelensky, giura
di essere il solo trasparente. Crosetto assicura che le decisioni
vengono prese, una alla volta, dopo un lungo iter burocratico che
coinvolge decine di soggetti. A leggere ciò che scrive Crosetto sembra
che il nostro ministro della Difesa decida che cosa fare in Ucraina come
l’Inps decide se il signor Mario Rossi abbia maturato i requisiti per
la pensione. Il 3 giugno scorso, in polemica con l’autore di questa
rubrica, Crosetto ha scritto: “Non c’è un Guido Crosetto che si sveglia
la mattina e decide di fare A e non B. C’è il vertice di un Dicastero
che propone ad un Governo delle scelte, dopo averle analizzate e
concretizzate con una macchina burocratica preparata e seria. Poi il
Governo sceglie”. Qualcuno spieghi a Crosetto che è suo dovere decidere
se fare A o B. Perché Crosetto si diminuisce così tanto? La risposta è
semplice: perché si vergogna di dire che il 90% dell’iter decisionale
consiste in una telefonata di Blinken a Crosetto. Il rimanente 10% è
Isabella Rauti che gira nei magazzini per capire se l’Italia abbia le
armi che la Casa Bianca chiede di inviare all’Ucraina. Un tempo i
ministri si fregiavano di decidere. Il buon Crosetto non decide né A, né
B. Crosetto non decide niente, com’è ben noto, per sua stessa
ammissione. Il che fornisce una misura precisa del degrado politico e
morale della classe dirigente italiana ai tempi del sovranismo.
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