Rapporto ONU: Israele usa sistematicamente abusi sessuali e torture sui palestinesi
17 Giugno 2024 -
Nei giorni scorsi la notizia del rapporto ONU che accusa Israele di avere commesso crimini di guerra e contro l’umanità ha avuto ampia risonanza; anche noi de L’Indipendente abbiamo restituito brevemente i punti focali del documento, eppure, letto nel suo più pieno contenuto, questo dettaglia con estrema brutalità il modo in cui pratiche come l’abuso sessuale e la tortura verrebbero utilizzate dalle Forze di Difesa Israeliane in maniera apparentemente sistematica. Il resoconto della Commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite è infatti lungo 126 pagine, più del doppio del gemello fascicolo sui crimini del 7 ottobre, e nei suoi 6 capitoli divisi in oltre 500 punti intende restituire, come da titolo “ritrovamenti dettagliati sulle operazioni militari e sugli attacchi effettuati nei territori palestinesi Occupati dal 7 ottobre al 31 dicembre 2023”. Del suo centinaio di pagine, 97 sono dedicate solo a “ritrovamenti fattuali” dei crimini israeliani, e una sola agli stessi ritrovamenti per quanto riguarda crimini dei vari gruppi armati palestinesi. Il documento, insomma, fornisce l’ennesima spietata ricostruzione dell’efferata violenza che colpisce la Palestina, che in larga parte sarebbe portata avanti, in maniera a tratti sistematica, proprio dalle IDF.
Metodologia e crimini di guerra
Prima di procedere con il resoconto, il documento si sofferma brevemente sui metodi utilizzati per stilare il rapporto: da quello che spiegano i punti di metodologia, la Commissione si è basata principalmente su testimonianze dirette delle vittime e di presenti ai fatti e fonti aperte verificate tramite “analisi forense”. Utili sono stati inoltre i lavori di valutazione sulle stesse testimonianze, ma anche i registri medici, le evidenze audiovisive, le immagini satellitari, e i rapporti militari. Il rapporto passa poi ad analizzare 12 specifici argomenti in cui sono stati rilevati crimini di guerra verificati. Il documento inizia passando in rassegna le dichiarazioni dei politici e delle autorità di Tel Aviv che avrebbero plasmato una narrativa di legittimazione bellica e fomentato odio, vendetta e violenza, manifestando inoltre chiaramente l’intenzione di deportare i civili palestinesi. Evidenze sono poi state trovate anche nel campo dell’uccisione dei civili e della distruzione della Striscia, facilmente riscontrabili dalla documentazione audiovisiva; su tale questione la Commissione torna anche in seguito, stressando il continuo attacco a personale umanitario e a civili che non costituivano minaccia, nonché la distruzione indiscriminata di infrastrutture civili, interi quartieri cittadini, campi coltivabili, colture locali, e in generali strutture e spazi necessari alla vita sociale degli abitanti.
In generale, descrivendo le operazioni militari condotte a Gaza il rapporto suggerisce, senza lanciare specifiche accuse, che l’esercito israeliano “debba rispettare i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione” nei suoi attacchi. Per ciò che concerne gli ordini di evacuazione e la designazione di zone franche, invece, il rapporto evidenzia come le IDF abbiano mancato di fornire assistenza alle persone che incontravano difficoltà nel seguire gli ordini di evacuazione, e certifica gli attacchi condotti sulle persone costrette a migrare; la Commissione conferma inoltre anche i ripetuti attacchi alle zone franche e chiude il paragrafo constatando che “il processo di evacuazione e delle zone di sicurezza designate ha fallito nell’assicurare sicurezza agli evacuanti”; Tel Aviv avrebbe inoltre mancato di concedere il ritorno alle proprie abitazioni presso i distretti di Nord Gaza e di Khan Younis. Proprio su questo tema, la Commissione si sofferma lungamente anche sull’effetto delle operazioni militari sulla popolazione di rifugiati palestinesi, le quali avrebbero aumentato considerevolmente il numero degli sfollati, peggiorando inoltre le loro condizioni di vita tra mancato accesso ad acqua, cibo, e trattamenti sanitari. La causa principale di tali operazioni è a tal proposito restituita dai due paragrafi dedicati a quello che viene definito “assedio totale” della Striscia e agli effetti di questo stesso assedio su popolazione e infrastrutture di Gaza. Nello specifico tale stato si concretizza nella mancanza di fornitura di aiuti umanitari, scorte alimentari, e assistenza sanitaria ai civili palestinesi, ma anche nell’ormai carente accesso a scorte di carburante, alla fornitura di elettricità, e alla rete idrica. L’impatto dell’assedio totale viene descritto come “disastroso” e “severo nei riguardi dei servizi essenziali”, e colpirebbe specialmente soggetti sensibili quali donne, bambini, e persone con disabilità.
Crimini umanitari e altri rapporti
Tra i crimini di guerra e umanitari che il rapporto denuncia a Israele i due di maggiore impatto risultano quelli di tortura e stupro, alle volte condotti addirittura sui bambini palestinesi. Secondo la Commissione, i reati legati all’abuso sessuale sarebbero effetto di quella stessa narrativa con cui viene aperto il resoconto, e a partire dall’8 ottobre sarebbero aumentati considerevolmente “in connessione all’intenzione di punire e umiliare i palestinesi come ritorsione per gli attacchi” del 7 ottobre; questo genere di violenza avrebbe principalmente avuto sede in “luoghi appartati, come posti di blocco, centri di detenzione e durante assalti notturni”. La volontà di vendetta e umiliazione descritta dal rapporto, si sarebbe nello specifico manifestata attraverso la scrittura di graffiti sessisti e degradanti, ma anche e soprattutto “filmando e fotografando atti di violenza sessuale e severo maltrattamento”, tra cui l’obbligo a strapparsi le vesti, la “pubblica nudità forzata, e la coercizione nel mantenere una posizione di subordinazione mentre parzialmente svestiti”, così come in quei casi di veri e propri “stupri e altre forme di abuso sessuale”. Secondo la commissione “questi atti sono stati portati avanti su base discriminatoria, tra genere”, nazionalità ed etnia. Riguardo alla questione, la Commissione “conclude” che l’esercito israeliano ha sistematicamente commesso atti “oltraggiosi per la dignità personale”, sfociando spesso in forme di violenza di genere che “costituiscono tortura e trattamenti disumani e crudeli”.
Quello di mercoledì non è il primo rapporto di denuncia delle azioni che Israele sta portando avanti in questo momento a Gaza: tra gli innumerevoli bollettini dell’Agenzia per gli affari umanitari dell’ONU, e il documento “Anatomia di un genocidio” di Francesca Albanese, sono tanti ormai i documenti che evidenziano il continuo violare dei diritti umanitari da parte di Israele. Questi sono stati inoltre appoggiati da molteplici organi internazionali, come nel caso dei vari ordini di misure per “prevenire il genocidio” da parte della Corte Internazionale di Giustizia, e della richiesta di mandati d’arresto per Netanyahu e Gallant da parte del procuratore della Corte Penale Internazionale.
[di Dario Lucisano]
Nessun commento:
Posta un commento