L’Affaire Bergoglio: dalla Partecipazione al G7 alla Dicitura Secondo cui “Si Può Ridere Anche di Dio”
di Diego Fusaro
Bergoglio, che sembra aver fatto della distruzione di ogni ponte tra cielo e terra la propria missione speciale, ha candidamente affermato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, che, (sono parole sue) “si può ridere anche di Dio”.
Il travagliato affaire Bergoglio non si placa e continua anzi a far discutere indefessamente di sé. Per la prima volta nella storia un, tra virgolette, Papa, e nel caso di Bergoglio le virgolette sono d’obbligo, partecipa al G7. Al raduno delle grandi potenze che comandano il mondo e che si sono autoinvestite della missione, non gliel’ha infatti conferita nessuno, di promuovere la pace con le armi, la democrazia con i missili e la libertà con le bombe.
Orwell era davvero un dilettante rispetto al nostro presente. Stiamo parlando naturalmente dell’Occidente, che già da tempo sarebbe più opportuno appellare “Uccide-nte”. Ebbene, anche Bergoglio era presente nella sontuosissima e sfarzosa località di Borgo Egnazia, ove il consesso dei potenti della terra si è svolto con un dispendio di danari davvero notevole, che stona, tanto più se si considerano le condizioni miserrime in cui le classi nazionali popolari versano ogni giorno in tutto l’Occidente.
La notizia non deve passare sotto silenzio, da che realmente è epocale. Bergoglio, che curiosamente assai spesso risulta malato quando si tratta di celebrazioni religiose ufficiali, non si lascia sfuggire questa ghiotta occasione relativa a questioni mondane. D’altro canto, Bergoglio ci ha abituati negli anni.
Egli sembra trovarsi decisamente più a proprio agio in tv con Fabio Fazio o ai consessi dei potenti piuttosto che ai luoghi del sacro, come del resto sembra preferire le questioni mondane rispetto alle cose ultime della trascendenza e dell’eternità. Proprio in ciò riposa la religione del nulla di Bergoglio, vuoi anche la sua teologia liquida, smart e chiusa alla trascendenza, votata all’immanenza e alle cose mondane.
Come non ci stanchiamo di ripetere da tempo, con Bergoglio, che Non è il Papa, da che Ratzinger rimase papa “in sede impedita” fino alla sua morte, la chiesa cattolica si è venuta ridefinendo come una neo-chiesa post-cristiana e smart, semplice gran cassa della globalizzazione liberal-progressista in tinta arcobaleno, mero raddoppiamento del pensiero unico politicamente corretto, che in tal guisa diventa anche teologicamente corretto.
Insomma, una fede low-cost che rende ormai indistinguibile il cattolico dal consumatore. Proprio così, ai tempi di Bergoglio, il buon cattolico coincide in toto con il buon liberal globalista, che ha introiettato i moduli del pensiero unico funzionale all’ordine mondiale asimmetrico della globalizzazione turbo-capitalistica. Del resto, nei giorni scorsi lo stesso Bergoglio ha candidamente affermato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, che, (sono parole sue) “si può ridere anche di Dio”.
Proprio così, per Bergoglio si può ridere anche di Dio. Migliaia di anni di teologia, da Agostino di Ippona a Tommaso d’Aquino, da Anselmo di Aosta a Duns Scoto, sono stati buttati con un colpo alle ortiche, con un’uscita tanto misera e infelice. A opera di colui il quale, idealmente dovrebbe rappresentare il facitore di ponti, questo dice la parola pontifex, il facitore di ponti tra cielo e terra, tra trascendenza e immanenza, tra Dio e uomo. Invece sembra aver fatto della distruzione di ogni ponte tra cielo e terra la propria missione speciale.
Ebbene, un Dio di cui l’uomo può ridere semplicemente non è più un Dio, ma è un ente dissacrato tra gli altri, privo di sacertà, il sacro e l’indisponibile, ridotto a cosa del mondo a disposizione dell’uomo.
Non ci stupiremmo davvero se un giorno o l’altro Bergoglio si affacciasse con nonchalance al balcone di San Pietro e si rivolgesse ai fedeli citando direttamente Nietzsche: “Fratelli e sorelle, Dio è morto!”Articolo di Diego Fusaro (Radioattività – Lampi del Pensiero Quotidiano)
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