Fate schifo
di Marco Travaglio - 28/06/2024
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Fonte: Il Fatto Quotidiano
Eniente, non ce la fanno proprio i cosiddetti “giornalisti”
italiani a rendere omaggio a Julian Assange, il collega (senza offesa
per lui) che ha nobilitato la professione mentre loro la sputtanavano a
suon di veline, marchette e autobavagli. Non ce la fanno a
scandalizzarsi perché Usa e Uk, celebri culle della democrazia, l’hanno
costretto a vivere per 12 anni da sepolto vivo prima nell’ambasciata
ecuadoregna e poi in una cella d’isolamento senza uno straccio di
processo. Non ce la fanno a dire che il presunto Impero del Bene ha
trasformato un attivista pieno di entusiasmo, di valori e di coraggio in
una larva umana con 12 anni di accuse false (persino di stupro),
persecuzioni politiche, torture psicologiche e progetti di “ucciderlo
con un drone” (brillante idea di Hillary Clinton), fino a estorcergli in
cambio della vita una confessione e un patteggiamento per un delitto
inesistente, che per le Convenzioni internazionali è una medaglia da
Pulitzer: svelare notizie vere e documenti autentici sui segreti e sui
crimini del potere.
La stampa mondiale esulta perché Julian è
finalmente libero e si allarma per il pericoloso precedente del
patteggiamento, che espone ad arresti e condanne chiunque faccia il
giornalista sul serio e dissuaderà chiunque altro dall’imitarlo. Intanto
la nostra stampa serva schiera i suoi migliori crani embedded, tutta
gente che non ha mai trovato una notizia vera in vita sua. Repubblica,
che ha campato per anni su Wikileaks, deplora “l’enorme clamore
mediatico e dei fan di Assange” per un fatterello del genere. E
s’interroga pensosa: “Eroe? Criminale? Martire della libertà?
Giornalista? Agente al soldo altrui?”. Meglio non pronunciarsi. In
compenso Chelsie Manning, l’ex analista militare, attivista e
whistleblower che gli fornì un bel po’ di carte, è “un ladro”. Per il
Giornale anche Assange è “un ladro di segreti di Stato”, altro che
“paladino della libertà”: uno “spione” con la “pancetta da abbrutito”
(vedi a non fare palestra? Poi non passi la prova costume). Per la
Stampa è un “personaggio controverso” che ha “favorito Trump e
autocrati”, un “hacker” forse “putiniano”. Sul Foglio, la vera spia
(della Cia) Giuliano Ferrara raccomanda: “Niente monumenti per Assange,
colpevole e libero” che in fondo, dopo essersela cercata, “se l’è
cavata” (restare chiusi come sorci per 7 anni in una stanza e per 5 in
una cella d’isolamento è una passeggiata di salute). Anzi dovrebbe
ringraziare i suoi persecutori: “I nemici degli Usa non muoiono in
cella” (Libero), “Julian è libero, Navalny è morto. È la differenza fra
democrazia e dittatura…” (Dubbio). Infatti la democrazia è quel paradiso
che arresta chi dice la verità, ma poi non lo ammazza, o lo libera un
attimo prima che crepi. E sono belle soddisfazioni.
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