Nel quadro delle elezioni europee in cui il voto italiano ha per la prima volta presentato un’affluenza sotto il 50% a una tornata nazionale, un dato di fatto appare importante: l’elettorato è più mobilitato laddove a essere chiamato in causa non è solo il tema dell’Europarlamento ma anche, se non soprattutto, un voto locale.
Da Nord a Sud, i cittadini italiani votano con maggior entusiasmo e attenzione pensando alle dinamiche di prossimità, ai ridotti poteri e al margine d’influenza risicato di un consiglio comunale, piuttosto che ai destini dell’Europa al bivio tra un mondo in guerra e grandi sfide sistemiche. E non è certamente solo colpa di un’approssimazione dell’elettorato: in un voto per le Europee dove non si è parlato d’Europa la mobilitazione per Strasburgo è stata limitata a pochi settori, come dimostra l’exploit di Alleanza Verdi Sinistra e di Ilaria Salis. Piuttosto, a far la differenza è stato l’impatto delle amministrative nel salvare un’affluenza che si è riverberata pure sul voto comunitario.
Alcuni esempi? A Bari, dove si votava per il rinnovo del comune, l’affluenza balza al 60% contro il 43% della regione di cui la città è capoluogo. L’affluenza di Bari è dieci punti sopra quella di Milano, che supera di poco il 50%, per fare un paragone. Un 50% in linea con la media regionale, ma che a Bergamo, chiamata al voto, supera il 62%. In Toscana vota il 59% degli aventi diritto, a Firenze la punta, in occasione del rinnovo di Palazzo Vecchio, è del 66%. E parliamo solo dei principali centri che andavano alle urne. Ovunque, in provincia, nei piccoli comuni e nei borghi, è il localismo il fattore determinante. Confermato anche dal voto regionale in Piemonte, territorio col massimo afflusso alle urne nella circoscrizione Nord-Ovest.
E proprio il Piemonte, ove il presidente uscente Alberto Cirio si è confermato con la maggioranza assoluta in quota centrodestra, è in controtendenza rispetto all’esito dominante delle tornate elettorali e della spinta politica data dal voto locale, che nel resto d’Italia sembra aver nettamente avvantaggiato il Partito Democratico. Lo schema avviato nelle Regionali lombarde del 2023, con la candidatura al Pirellone come consigliere del sindaco uscente di Brescia Emilio Del Bono usata come traino per fare vendemmia di preferenze e condizionare positivamente l’esito della tornata amministrativa locale, è stata ripetuta con forza a Bari, Firenze e Bergamo su scala più ampia.
I tre sindaci uscenti delle città, tutti del Pd, erano infatti candidati a Strasburgo. E hanno centrato l’obiettivo. A Bari, Antonio Decaro ha trainato il Pd a diventare con quasi il 50% dominante in città, e i dem primi nella circoscrizione Sud, sorpassando addirittura Giorgia Meloni in termini di preferenze e conquistando l’Europarlamento, mentre in scia Vito Leccese è primo in vista del ballottaggio. Sarà ballottaggio anche a Firenze, dove Sara Funaro sfiderà Eike Schmidt, candidato del centrodestra. E dove alle Europee Dario Nardella, sindaco uscente entra da secondo, dietro la segretaria Elly Schlein, all’emiciclo di Strasburgo nella circoscrizione Italia Centrale. Vince al primo turno a Bergamo la candidata progressista Alessandra Carnevali e l’attuale inquilino di Palazzo Frizzoni, Giorgio Gori, stacca il biglietto per l’Europa con quasi 200mila preferenze nel Nord-Ovest.
Una combo, questa, che ha permesso al Pd di tenere e crescere a oltre il 24%, favorita dalla presenza di altri cacciatori di preferenze come il presidente uscente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e il sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Il meccanismo propulsivo sembra funzionare dal locale all’Europa, almeno per il Pd. Mutatis mutandis, è quanto Meloni ha puntato a fare personalizzando sulla sua figura la discussione sulle Europee. Insomma, i primi due partiti hanno capito che la popolazione non si portava al voto parlando di Europa ma, al massimo, esaltando il vincolo tra dinamiche europee e strutture territoriali e di partito. Più che delle idee di Europa, sono state premiate le voci dei territori in Europa. Ma il vincolo di priorità è chiaro: i voti territoriali mobilitano più di quello comunitario. E questo tema deve essere spunto di riflessione in una fase storica dove per i palazzi europei passa una larga fetta del nostro futuro.
Nessun commento:
Posta un commento