Qualcosa di più di un mero voto di protesta, ma qualcosa di meno di un voto per un'alternativa
di Andrea Zhok - 10/06/2024
Fonte: Andrea Zhok
Tra le varie analisi sbilenche del voto europeo c'è n'è
una, diffusissima, che lega il (relativo) progresso dei partiti di
destra o nazionalisti nel panorama politico all'atmosfera bellicista,
secondo la logica che associa la destra alla temperie guerrafondaia.
Si
tratta di un'analisi che oltre ad esprimere una preoccupante cecità
alla realtà, risulta particolarmente dannosa. Essa infatti fornisce
l'ennesimo alibi ai molti benpensanti, che continuano a leggere la
politica con categorie binarie di cent'anni fa (sinistra - destra,
progresso - reazione, pacifismo - bellicismo, ecc.).
Ora, se c'è una
cosa chiara è che le forze politiche che più hanno alimentato il
bellicismo nel panorama europeo sono state forze di centro (i "moderati
per la nuclearizzazione", tipo la Von der Leyen) e forze sedicenti
progressiste, di sinistra o centro sinistra (dall'SPD di Scholz, a
Renaissance di Macron, ai Verdi della Annalena Baerbock.)
Le forze di
destra premiate dalle elezioni sono quasi tutte (l'unica significativa
eccezione è la nostra Meloni) contrarie alla guerra, contrarie a spedire
armi all'Ucraina, contrarie alle sanzioni alla Russia (non per
russofilia, ma perché consapevoli che danneggiano più noi che la
Russia).
Anche dove la destra al governo non viene premiata, come in
Ungheria, essa è sfidata su questioni di corruzione interna, non sulla
linea politica. Accade così che in Ungheria i due primi partiti siano
Fidesz con il 46% seguito da Tisza, guidato da un fuoriuscito da Fidesz
con il 31%, con un'agenda di politica estera indistinguibile da quella
di Orban.
La minaccia della guerra e il contenimento
dell'autolesionismo economico dell'Europa sono i punti su cui la destra
ha vinto, dove ha vinto.
Che su questi temi la sinistra non riesca a battere un colpo da tempo è un dato su cui meditare.
Negli
eredi storici dei partiti socialisti e popolari - oltre che nei Verdi -
oggi prevale un atlantismo ottuso, una visione manichea e fortemente
ideologizzata della storia e della politica, prevale soprattutto una
visione del mondo sconcertantemente astratta, che ha perso ogni contatto
con il senso comune prima ancora che con i beni comuni. E'
quell'astrattezza europea che mette a posto le sedie del Titanic (con
eroiche battaglie su diritti LGBTQ, auto elettriche e certificazioni
termiche) mentre ci prepara alla guerra col sorriso sulle labbra (la CO2
fa malissimo, ma quanto alle radiazioni ionizzanti e all'uranio
impoverito, ecchessarà mai).
Le forze di destra che escono
vincitrici, come l'AfD o, con agenda molto più annacquata, il
Rassemblement National della Le Pen, non rappresentano però delle
risposte realistiche al disorientamento corrente dell'elettorato.
Sono qualcosa di più di un mero voto di protesta, ma qualcosa di meno di un voto per un'alternativa.
Nonostante
qualche segno interessante, come il buon successo del Bündnis Sahra
Wagenknecht in Germania, di un'alternativa programmaticamente solida non
si vede ancora traccia.
PS. Comunque accetto scommesse che la politica europea non cambierà di una virgola.
Perché non è decisa in Europa.
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