Kiev spolpata da nemici e amici per trarre profitto dal cadavere
di Fabio Mini - 05/05/2024
Fonte: Il Fatto Quotidiano
DÉBÂCLE SUL CAMPO - È scoccata l’ora della verità.
Nonostante promesse e aiuti, la situazione sul terreno ormai è
compromessa, ma i gialloblù continuano a essere illusi
In questo
periodo di guerra ciò che si percepisce sul campo di battaglia è meno
rilevante di quanto ci viene mostrato da tutte le fonti occidentali
alimentate dall’Ucraina e di quanto avviene a livello
strategico-politico. Sul campo gli attacchi russi sono sistematici, ma
limitati. La parola è data alle artiglierie terrestri e alle fanterie
diluite lungo una linea di contatto di oltre 800 chilometri, ma più
concentrate nell’area di Kharkiv ormai ridotta, come tutte le cittadine e
i villaggi del fronte, a cumuli di macerie. A ridosso di tale linea,
dalla parte russa sono schierate le forze di riserva, i supporti e i
lanciatori di razzi e missili terrestri pronti sia a favorire
l’ulteriore avanzata sia a garantire il controllo del territorio. Ancora
più arretrate operano le basi di fuoco aereo e missilistico e le basi
logistiche. Aerei e missili battono obiettivi in profondità in tutto il
territorio ucraino, o quasi, colpendo strutture energetiche, centri di
comando e controllo e altri obiettivi d’interesse militare e
industriale.
I danni materiali sono ingenti e significativi, mentre
quelli alle persone sono largamente sproporzionati rispetto ai primi.
Non si è mai visto un rapporto ucraino sui bombardamenti aerei subiti
che abbia fatto più di 4 o 5 morti tra i civili, di cui gli immancabili
uno o due bambini. Per contro, secondo le stesse fonti ucraine, non
viene colpito nemmeno un soldato. Le perdite di combattenti sono un
segreto di Stato che come tale va rispettato per la tenuta morale della
nazione. Ma non convince nessuno. Da parte ucraina, a ridosso della
sottile linea di contatto, peraltro molto discontinua, non c’è niente.
Le poche forze disponibili sono concentrate nei punti di maggiore sforzo
russo in un testa a testa che contrasterebbe con tutte le regole del
combattimento se veramente i russi avessero intenzione e fretta di
“sfondare” da qualche parte. Dietro le linee ucraine più in profondità
operano le artiglierie e i lanciarazzi e lanciamissili forniti dai Paesi
occidentali completi di munizioni, operatori e sistemi di acquisizione
di obiettivi non necessariamente schierati in Ucraina. La difesa
antiaerea russa copre le parti più sensibili, come Crimea, Zhaporizhia,
Kherson e Kharkiv oltre alla difesa “di punto” delle basi aeree e
logistiche. Quella ucraina è quasi assente e carente anche nella difesa
dello spazio aereo dei maggiori centri come Kiev e Dnipro.
La
situazione è quindi di per sé drammatica e non avrebbe bisogno di essere
ulteriormente esasperata, come invece Kiev è costretta a fare. Dopo due
anni di combattimenti a singhiozzo, l’Ucraina si è resa conto di non
possedere la base né per vincere né per essere aiutata a vincere. Il
tentennamento americano sui finanziamenti ha lanciato un segnale
pericoloso ai dirigenti di Kiev, ha imbarazzato l’amministrazione Biden e
ha costretto i vertici di Nato ed Europa a spendersi in rassicurazioni e
finanziamenti oltre ogni realistica capacità di fornirli realmente e in
tempo per evitare la catastrofe e di inviarli per un tempo lungo. Le
manifestazioni di appoggio incondizionato e “per tutto il tempo che ci
vorrà” garantito da personaggi in perenne pellegrinaggio a Kiev sono al
limite tra l’ipocrisia e la goliardia. Gli ucraini l’han notato da tempo
e a ogni viaggio alzano la posta.
E neppure questo sarebbe
necessario perché già per proprio conto i “ragazzi” e le “ragazze” che
giocano alla guerra fanno promesse che non potranno mantenere senza
aggravare ancor più la situazione ucraina e la sicurezza dell’Europa e
del mondo. Biden incassa il consenso a fornire altri 60 miliardi di
aiuti militari all’Ucraina che mascherano un ingiusto profitto. La Von
der Leyen fa altrettanto per l’Europa e Stoltenberg assicura il supporto
Nato pur sapendo di non poter garantire il consenso unanime dei Paesi
membri: Ungheria, Turchia, Grecia e Italia già promettono saggiamente di
non inviare truppe e di limitare gli aiuti, ma come al solito si dovrà
vedere cosa faranno se messi alle strette. Macron invece si spende in
minacce d’intervento militare da parte della Francia, Cameron conferma
la “licenza di uccidere” la Russia coi suoi James Bond, incursori e
mercenari, i suoi carri e lanciamissili che da tempo operano in Ucraina e
nei Paesi baltici, oltre a 3 miliardi di sterline all’anno “per tutto
il tempo che ci vorrà”.
Numeri e promesse sono impressionanti, ma non
tanto da rassicurare i dirigenti ucraini che hanno perso la fiducia e
devono esasperare le percezioni per affrettare l’afflusso di armamenti e
gli accrediti di denaro prima di essere costretti a capitolare non
tanto nei confronti della Russia, ma dello stesso blocco occidentale
sempre a rischio di frantumazione. Zelensky e i suoi sanno che tali
promesse non saranno comunque sufficienti a ribaltare le sorti della
guerra. I miliardi di aiuti, tolti quei tanti per le spese di
mantenimento dell’apparato statale e quei pochissimi destinati agli
scopi umanitari, vanno in armamenti forniti direttamente dai singoli
Paesi.
In pratica, come già evidenziato dalla commissione armamenti
del Senato americano, “nemmeno un dollaro di aiuti militari all’Ucraina
uscirà dagli Stati Uniti”. I soldi andranno alle industrie americane
come un qualunque aiuto di Stato. E così è anche per gli altri Paesi
generosi sostenitori. Inoltre i materiali che vengono ceduti e tramutati
in dollari sono quelli esuberanti le capacità di difesa e deterrenza.
Gli Himars, lanciamissili relativamente moderni, sono stati centellinati
e ognuno di tali sistemi richiede più risorse per la propria difesa che
per il lavoro che dovrebbe fare. Abbondano invece le forniture di
lanciamissili tattici Atacms con gittata di 300 chilometri, iniziate
nell’autunno 2023 anche da parte inglese. Si tratta di materiali
obsoleti già radiati dal servizio o alla fine della vita tecnica per la
crescente instabilità dei propulsori. E sono dirette all’esasperazione
della guerra le accuse di ricorso alle armi “proibite” che
periodicamente tornano alla ribalta fin dai primi giorni dell’invasione
con la “scoperta” in Ucraina di siti medici dove si testavano agenti di
guerra biologica.
Ora la situazione dei combattimenti non è in
stallo, come qualcuno afferma, ma sta peggiorando ogni giorno per
l’Ucraina. Russia e Ucraina non hanno mostrato alcuna intenzione di
negoziare ed entrambe fanno credere di poter vincere sul campo:
l’Ucraina non da sola, ma con il sostegno armato di Usa ed Europa; la
Russia con la deterrenza nucleare e il sostegno politico-strategico di
Cina e altri Paesi del sud del mondo. Sono due presunzioni errate, ma
proprio per questo ancor più pericolose: entrambe portano direttamente a
una guerra continentale con l’impiego di armi nucleari tattiche, reso
altamente probabile dalle forniture di armi occidentali all’Ucraina.
In
una situazione del genere sembra inutile e ipocrita chiedere ai due
Paesi di rinunciare alla lotta mentre il resto del mondo spinge per
continuarla, per un motivo o per l’altro, per l’interesse di qualcuno o
di qualcun altro.
Pertanto i vari appelli per il negoziato che si
stanno moltiplicando più per motivi elettorali che per considerazioni di
sicurezza dell’intera Europa dovrebbero essere accompagnati da azioni
concrete volte a rimuovere da entrambe le parti le false certezze sul
sostegno di cui ancora godono.
L’Ucraina sembra avviata verso una
fine ben più grave della neutralità alla quale ha rinunciato
volontariamente o forzatamente. È intrisa e circondata da amici e nemici
che applicano uno dei Trentasei stratagemmi dei classici cinesi della
guerra: “Trarre utile proficuo anche da un cadavere”.
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