Pechino alza la tensione mentre a Taiwan si insedia il nuovo presidente
15 aerei cinesi oltre la linea mediana dello Stretto. Attesa una delegazione non ufficiale Usa a Taipei per l’insediamento di Lai Ching-te
Dalla Repubblica di Cina-Taiwan hanno riferito che martedì le forze della Cina Popolare stavano effettuando un’altra “pattuglia di combattimento” vicino all’isola, inclusa una missione di aerei militari attraverso la sensibile linea mediana dello Stretto di Taiwan. Questo accade mentre le tensioni tra i due Paesi aumentano per le provocazioni di Pechino nella settimana che precede il giorno in cui il nuovo presidente taiwanese entrerà in carica.
Negli ultimi quattro anni, l’esercito della Cina Popolare ha notevolmente intensificato le sue attività nell’area di Taiwan, governata democraticamente ma che Pechino considera come un proprio territorio. Si tratta di una posizione che il governo di Taipei logicamente e giustamente respinge in modo fermo.
Difesa dello status quo
Come dicevamo, lunedì si insedierà il presidente eletto di Taiwan, Lai Ching-te, che dopo la sua elezione (a gennaio scorso) Pechino ha etichettato come un “pericoloso separatista”, rifiutando ostinatamente le ripetute offerte di dialogo.
Martedì scorso, rivolgendosi al vertice sulla democrazia di Copenaghen in un messaggio preregistrato, il presidente Lai ha comunque affermato che lavorerà per salvaguardare lo status quo oltre lo Stretto. “Non escluderò il dialogo con la Cina Popolare sui principi del rispetto reciproco, dei vantaggi reciproci e della dignità, senza precondizioni”, ha affermato Lai senza lasciare spazio a male interpretazioni.
Le provocazioni militari
In queste giornate, Il Ministero della difesa di Taiwan ha dichiarato di aver avvistato 23 aerei militari cinesi, inclusi caccia avanzati Su-30, che effettuavano “pattuglie congiunte di prontezza al combattimento” insieme a navi da guerra. Un totale di 15 aerei cinesi ha attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan, o aree vicine, e hanno volato nello spazio aereo a nord, centro e sud-ovest dell’isola.
La linea mediana in precedenza fungeva da confine non ufficiale tra le due parti, ma ora gli aerei da combattimento di Pechino la attraversano regolarmente. La Cina Popolare afferma unilateralmente di non riconoscere l’esistenza della linea e questa è almeno la terza volta nell’arco di un mese che Taiwan segnala una “pattuglia congiunta di prontezza al combattimento” di Pechino che viola la linea mediana.
Le forze armate della Cina Popolare non hanno commentato quanto accaduto e, separatamente, la Guardia Costiera di Taiwan ha riferito che martedì la Guardia Costiera di Pechino ha effettuato un altro pattugliamento nelle acque vicine alle isole Kinmen (controllate da Taiwan) che si trovano vicino alle città cinesi di Xiamen e Quanzhou. In tale situazione da Taiwan è arrivata conferma che la sua Guardia Costiera sosterrà il principio di non provocazione e di non mostrare debolezza, continuerà a rafforzare la sua posizione di applicazione della legge del mare e scoraggerà le azioni della Cina Popolare che mettono in pericolo la sicurezza della navigazione.
Quanto descritto contrasta con la posizione di Pechino che ha definito gli eventi (le pattuglie della Guardia Costiera intorno a Kinmen) come “normali ispezioni delle forze dell’ordine” per aiutare a proteggere i pescatori. Taiwan ha denunciato le pattuglie come una tattica intimidatoria che surriscalda le acque fino a diventare “bollenti”.
Delegazione Usa a Taipei
In tale quadro “surriscaldato” la Casa Bianca invierà una delegazione non ufficiale a Taipei, questo fine settimana, per partecipare alla cerimonia per l’insediamento del presidente “democraticamente eletto” dell’isola. Una mossa che sicuramente infastidirà la Cina Popolare ma difficilmente susciterà risposte eccessive da parte di Pechino proprio mentre i due Paesi tentano di stabilizzare le relazioni.
Un alto funzionario della Casa Bianca ha affermato che la decisione è in linea con la consuetudine, di lunga data, degli Stati Uniti di inviare la delegazione – che comprende due ex alti funzionari e uno studioso – alla cerimonia di lunedì, quando Lai Ching-te del Partito Democratico Progressista entrerà in carica, succedendo alla presidente Tsai Ing-wen del suo stesso partito.
Pechino, che come già ricordato vede Taiwan come parte del territorio cinese e minaccia di impadronirsi dell’isola con la forza per raggiungere l’unificazione, vede Lai come un sostenitore dell’indipendenza e si oppone da tempo a qualsiasi contatto ufficiale tra Washington e Taipei. “Il modo in cui gli Stati Uniti tratteranno con le nuove autorità di Taiwan il 20 maggio e in seguito influenzerà la situazione attraverso lo Stretto e anche le future relazioni sino-americane”, ha dichiarato Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, aggiungendo: “Quindi esortiamo gli Stati Uniti ad agire in base all’impegno del presidente Biden di non sostenere l’indipendenza di Taiwan”.
La delegazione statunitense sarà a Taipei “per rappresentare il popolo americano”, ha detto ai giornalisti un funzionario della Casa Bianca che ha anche definito Taiwan “un modello di democrazia non solo nella regione ma anche a livello globale”. Nonostante l’assenza di relazioni formali con Taiwan, gli Stati Uniti sono il più forte alleato dell’isola e sono obbligati, ai sensi di una legge del 1979, ad aiutare Taiwan a proteggersi da una eventuale invasione.
La reazione di Pechino
Pechino ha ripetutamente avvertito Washington di “non immischiarsi” negli affari di Taiwan, che secondo il governo comunista sono un interesse fondamentale per la Cina Popolare in quanto si tratta di una questione di sovranità e integrità territoriale. E considera quindi provocatorio il sostegno di Washington a Taipei.
Gli Stati Uniti insistono affinché qualsiasi controversia venga risolta pacificamente e si oppongono a qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo da parte di entrambe le parti. “Non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan”, ha detto il funzionario dell’amministrazione. “Noi sosteniamo il dialogo attraverso lo Stretto”.
Taiwan è, quindi, in cima all’agenda delle relazioni Usa-Cina Popolare, che si sono inasprite anche su questioni che vanno dal commercio alla sicurezza informatica, dai diritti umani allo spionaggio. L’amministrazione Biden, nella sua competizione con la Cina Popolare, si è impegnata in una “intensa diplomazia” volta a evitare che le tensioni sfuggano al controllo.
Il segretario al Tesoro Janet Yellen e il segretario di Stato Antony Blinken hanno recentemente visitato la Cina Popolare nell’ultimo sforzo dell’amministrazione per mantenere aperte le comunicazioni e ridurre al minimo le incomprensioni. Poco dopo l’elezione di Lai a gennaio, il presidente Biden ha però inviato una delegazione non ufficiale a Taipei per incontrarlo, suscitando le proteste di Pechino e anche membri del Congresso si sono recati a Taiwan per incontrare il presidente eletto.
Pechino ha ribadito le sue rivendicazioni su Taiwan subito dopo l’elezione di Lai e ha affermato che “il fatto fondamentale che Taiwan fa parte della Cina Popolare non cambierà“. Giorni dopo, Nauru, una piccola nazione del Pacifico, ha interrotto i suoi rapporti diplomatici con Taiwan, che ora è riconosciuta da 12 Paesi, compreso quello della Città del Vaticano.
Inoltre, Pechino ha criticato il passaggio di un cacciatorpediniere americano attraverso lo Stretto di Taiwan. La settima flotta della marina statunitense ha dichiarato che la USS Halsey “ha effettuato un transito di routine nello Stretto di Taiwan l’8 maggio attraverso acque dove si applicano le libertà di navigazione e di sorvolo in alto mare in conformità con il diritto internazionale”.
Taiwan all’assemblea dell’OMS
Infine, in questi giorni, nel tentativo di evitare il riconoscimento globale di Taiwan, Pechino ha dichiarato che non accetterà la partecipazione di Taiwan all’Assemblea mondiale della sanità di quest’anno, un incontro annuale dell’OMS che potrebbe aumentare la visibilità di Taipei sulla scena mondiale. “La regione cinese di Taiwan, a meno che non riceva l’approvazione da parte del governo centrale, non ha alcuna base, ragione o diritto di partecipare all’Assemblea mondiale della sanità”, ha affermato Wang Wenbin, parlando a nome del Ministero degli esteri cinese.
Wang ha anche affermato che il Partito democratico progressista di Taiwan, al governo dal 2016, è stato “deciso sulla posizione separatista” dell’indipendenza di Taiwan e che Pechino ha “ragioni sufficienti e una solida base giuridica” per escludere Taiwan dall’organizzazione globale.
Le acque dello Stretto sono calde e la Cina Popolare usa tutti gli strumenti coercitivi in suo possesso. Il presidente Lai avrà molto da fare dalla settimana prossima…
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