E così, dopo aver macronianamente detto tutto e il contrario di tutto, la Francia non invita la Russia alle celebrazioni per l’anniversario (l’ottantesimo) dello sbarco alleato in Normandia del 6 giugno 1944. Ricordiamo che poche settimane fa Philippe Etienne, ex ambasciatore francese negli Usa e direttore del comitato Mission Libération che organizza l’evento, aveva dichiarato: “Al contrario del Cremlino, la Francia non applica il revisionismo politico della Storia, per questo abbiamo sempre invitato tutti i Paesi che parteciparono allo sbarco”. Ora contr’ordine compagni, i russi non vanno più bene. Vladimir Putin, che aveva presenziato al sessantesimo (2004) e al settantesimo (2014) anniversario, non potrebbe comunque esserci, visto che la Corte internazionale di giustizia dell’Aja, a cui la Francia ha aderito, ha spiccato contro di lui un mandato di cattura. Ma non ci sarà nessun’altro esponente del Governo russo, nemmeno l’ambasciatore.
Ci sarà, invece, l’Ucraina rappresentata dal presidente Volodymyr Zelensky, se l’andamento della guerra gli consentirà di allontanarsi da Kiev. Il che, da un certo punto di vista, è perfettamente logico, visto che durante la seconda guerra mondiale, per la lotta contro le armate tedesche, furono mobilitati in Ucraina sette milioni di persone e, secondo le statistiche più credibili, nel conflitto morirono almeno tre milioni di soldati ucraini accanto a circa cinque milioni di civili. Ma dall’altro è almeno paradossale visto che ci furono anche ucraini che si schierarono con il nazismo, contribuirono a pogrom e stragi di ebrei e in qualche modo sono oggi glorificati, visto che i loro capi sono stati elevati al rango di eroi.
Ma la politica è questa roba qua e non saremo certo noi a scandalizzarcene. Sarebbe interessante capire le ragioni della marcia indietro dei francesi. C’è una spiegazione nobile: Emmanuel Macron sperava di utilizzare questo anniversario come già fece il suo predecessore Francois Hollande nel 2014, a riannessione della Crimea compiuta, ovvero come un’occasione per intavolare un qualche inizio di negoziato tra Russia e Ucraina. Svanita la possibilità, Macron è rientrato nei ranghi e negli schieramenti ormai delineati. E poi c’è una spiegazione meno nobile: Usa e Regno Unito, già irritati per l’accoglienza che Macron poche settimane fa ha riservato al leader cinese Xi Jinping, si sono fatti sentire. E oggi non c’è leader europeo che possa impunemente ignorare quel tipo di pressione. D’altra parte la Francia ha il diritto di scegliere. Essere stati alleati ottant’anni fa non obbliga nessuno a essere amici anche oggi. Soprattutto se sei il presidente che vorrebbe mandare truppe occidentali in Ucraina contro i russi.
Detto questo, resta un punto che dalle nostre parti non si considera mai, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Iniziative di questo tipo, qualunque sia la motivazione, non fanno un baffo a Putin (davvero pensiamo che stia chiuso nella sua cameretta a frignare perché Macron non lo invita?) mentre fanno venire un travaso di bile a 140 milioni di russi. Forse qui non si è ancora capito che non c’è una famiglia, in Russia, che non abbia perso qualcuno in quella che loro chiamano la Grande Guerra Patriottica, costata al Paese 25 milioni di morti. Forse qui non si leggono le statistiche, che parlano chiaro: 8 soldati nazisti su 10, tra quelli caduti al fronte, furono uccisi dalle truppe sovietiche. E con il massimo rispetto per la Francia, mentre il generale Charles de Gaulle, sincero democratico, stava in esilio a Londra, il tiranno sanguinario Stalin stava al Cremlino, a Mosca, con le artiglierie tedesche a portata di tiro. Per i russi è l’ennesima dimostrazione (vera o presunta non importa, in questo è il loro giudizio che conta) che l’Occidente non solo non riconosce il loro sacrificio ma li discrimina, li considera gente minore, roba da poco.
Con questo, ribadiamolo: la Francia ha le sue ottime ragioni per non invitare la Russia sulle spiagge della Normandia, e noi per appoggiare magari le sue decisioni. L’importante è essere chiari e capire qual è il costo. In questo, come in diversi altri casi, è di portare consenso a Putin, non di togliergliene. Sapevatelo. E ricordatevene quando vi stupite del fatto che così pochi si oppongano sul serio alle sue politiche.
Nessun commento:
Posta un commento