La morte in un ”incidente” di Raisi, l’attentato a Fico e la furia dell’anglosfera in declino
di Cesare Sacchetti
Il lumicino della speranza si è a poco a poco affievolito fino a spegnersi del tutto.
Il presidente dell’Iran, Raisi, è morto in un “incidente” di elicottero assieme al ministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian, al governatore dell’Azerbaigian , Malek Rahmatix, e assieme ad un membro della sua sicurezza personale, Mahdi Mousavi.
Sin dai primi momenti non è sembrato molto chiaro quanto stava accadendo. Se c’erano dei banchi di nebbia attorno al luogo della catastrofe ce n’erano anche attorno alle cause degli eventi.
Nei momenti prima della caduta dell’elicottero, tutto sembrava in ordine. Fuori dai vetri del velivolo si poteva intravedere il sole.
Non c’era maltempo o scarsa visibilità e questo è alquanto importante perché qualora la visibilità fosse stata estremamente ridotta, sarebbe stato semplicemente impossibile volare e appare difficile pensare che la sicurezza del presidente iraniano e il suo pilota non sapessero di una eventuale possibilità del formarsi di fitti banchi di nebbia.
Sulla carta infatti non c’era. I testimoni che vivono in quella zona riferiscono che la nebbia è calata massicciamente all’improvviso e l’elicottero ne è rimasto avvolto.
In quegli attimi è possibile pensare che il pilota abbia provato un atterraggio di emergenza ma la scarsissima visibilità ha con ogni probabilità portato l’elicottero a schiantarsi causando la strage che purtroppo è nota a tutti.
Raisi era considerato un presidente conservatore vicino allo spirito della rivoluzione islamica del 1979 che mise fine alla monarchia dello shah di Persia che altro non era che una diretta emanazione del potere dell’anglosfera e soprattutto di Israele, se si pensa che il figlio dello shah ancora oggi rinnova la sua fedeltà allo stato ebraico piuttosto che all’Iran, ma questo non deve sorprendere poiché i governi dell’anglosfera sono lì per tutelare non gli interessi nazionali ma quelli transnazionali e di ristretti circoli di potere.
Ora occorrerà capire cosa è realmente accaduto all’elicottero di Raisi e se le circostanze dell’incidente sono più o meno casuali.
Inutile dire che la CIA e il Mossad sono stati accusati già in passato di ricorrere a questa “procedura” che prevede il sabotaggio di un elicottero per eliminare i propri avversari attraverso l’uso di ordigni a bordo, si veda il caso Mattei, oppure attraverso il più sofisticato controllo da remoto.
E i canali vicini all’agenzia di intelligence israeliana del Mossad erano “paradossalmente” i primi che rivendicavano di aver in qualche modo interferito con i comandi a bordo e causato il disastro.
Altre fonti, sempre israeliane, esultavano persino sotto il nostro profilo X e affermavano invece che probabilmente l’elicottero era stato colpito da un drone, causandone poi la caduta e l’esplosione.
Israele ovviamente in via ufficiale non afferma nulla, ma parlano ufficiosamente i suoi profili ad essa collegata che sembrano in qualche modo voler rivendicare l’accaduto.
I paragoni con il 1914: una situazione molto differente
E’ in effetti difficile pensare ad una semplice coincidenza soprattutto se si allarga lo sguardo e si vede quanto successo pochi giorni prima ad un altro uomo di governo, Robert Fico, primo ministro della Slovacchia che è stato vittima di un attentato da parte di un seguace della sinistra progressista slovacca, tale Cintula, e sono stati in molti a pensare che quanto accaduto in Slovacchia possa ricalcare le orme di quanto accaduto nel 1914 con l’attentato all’arciduca austriaco Francesco Ferdinando ucciso dallo studente bosniaco Gavrilo Princip.
Princip era in realtà un elemento strettamente legato alla massoneria che aveva tutto l’interesse a provocare un conflitto globale per poi, alla fine delle guerra, conquistare quel riordino necessario per raggiungere meglio i suoi scopi, e tra questi c’era indubbiamente la presa della Palestina, tolta dalle mani degli Ottomani, e consegnata a quelle dei britannici, che già attraverso la dichiarazione Balfour avevano assicurato a Lord Rothschild che la Palestina sarebbe divenuta il futuro stato d’Israele.
Le circostanze attuali sono diverse poiché un secolo fa i più importanti governi del mondo, su tutti quello degli Stati Uniti e dell’allora URSS erano effettivamente controllati da rappresentanti di quel potere che vuole instaurare un governo mondiale e la guerra in quelle condizioni era inevitabile poiché i governanti delle grandi potenze non agivano per scongiurarla, ma per provocarla.
La storia di come gli Stati Uniti furono trascinati nella prima guerra mondiale non è raccontata sui libri di storia studiati sui banchi di scuola in quanto se gli studenti già da giovani fossero edotti sul fatto che l’allora presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, era sottoposto al ricatto della potente lobby sionista che gli impose di entrare in guerra pena la rivelazione dei suoi scandali, probabilmente questi, gli studenti, comprenderebbero subito che a tirare le fila dei governanti sono altri poteri, che si trovano dietro il palcoscenico della storia.
La fase storica che stiamo attraversando è profondamente diversa in quanto non ci incamminiamo verso una concentrazione del potere globale ma piuttosto verso una sua frammentazione a favore dei rinvigoriti e rinati Stati nazionali che tornano ad essere finalmente padroni delle loro politiche e non più passivi spettatori.
Soltanto pochi giorni fa, una delle riviste simbolo dell’establishment globalista, l’Economist di proprietà della famiglia Rothschild e degli Elkann scriveva, non per la prima volta, che l’intero “ordine liberale internazionale” partorito a Yalta da Churchill, Roosevelt e Stalin è ad un passo dalla sua definitiva caduta con la fine dell’anglosfera, scelta per rappresentare gli interessi del mondialismo e del sionismo.
E’il vecchio mondo che si estingue e dall’altra parte vediamo una furia scomposta accompagnata ad un panico fuori controllo.
Sono in molti quelli che temono di sparire e di non sopravvivere a questa fase storica, anche in Italia.
I vecchi equilibri del’92 non hanno più senso alcuno con la caduta dell’impero americano e con il ritorno alla sovranità nazionale e non più, come prima, globale o transnazionale.
Sono settimane queste dove soltanto nel Belpaese si susseguono inchieste giudiziarie delle procure che fino a ieri non muovevano un dito di fronte alle malefatte di questa classe politica, e che ora si attivano per colpire i referenti politici dell’altra parte prima che i propri di referenti siano a loro volta colpiti.
La guerra tra bande che si vede in Italia non è altro che la diretta conseguenza del mutato ordine internazionale che sta portando alla fine degli imperi e all’acuta crisi dello stato ebraico che soltanto ieri ha visto l’aprirsi di un nuovo capitolo, quando il ministro della Guerra, Gantz, ha intimato a Netanyahu un cambio di rotta a Gaza, pena la sua uscita dall’esecutivo.
L’anglosfera non sopravviverà e Israele ha davanti a sé un destino molto incerto con due visioni della politica e del mondo, quella sionista messianica e quella sionista liberal-progressista che fanno sempre più fatica a coesistere e che stanno portando ad una guerra civile strisciante in Israele.
Ciò non vuol dire che l’altra parte se ne resti ferma e immobile mentre si estingue. Lo abbiamo visto con il premier slovacco, Fico, che per fortuna è riuscito a salvarsi dall’attentato nei suoi confronti.
Lo abbiamo visto oggi con la morte di Raisi che già appare avere degli elementi che fanno pensare ad un attacco pianificato attraverso sofisticate tecnologie e non soltanto alla inspiegabile e improvvisa nebbia che è calata dal nulla.
L’Iran ora indirà nuove elezioni entro 50 giorni. In questo periodo di tempo, il potere sarà retto dal vicepresidente Mohammad Mokhber.
Non sappiamo ancora chi saranno i candidati ma non ci sorprenderemmo di vedere la vittoria di un leader che cerchi di salvaguardare l’eredità del presidente iraniano Raisi, e soprattutto il ruolo dell’Iran nel contenimento delle pulsioni guerrafondaie e sanguinarie di Israele e il rinnovato impegno di Teheran a sostegno del nascente mondo multipolare.
I lettori possono stare tranquilli che se Teheran scoprirà che c’è stato un qualche tipo di attacco contro l’elicottero di Raisi, non resterà con la mani in mano.
L’Iran ha già inferto una dura lezione a Israele quando ha risposto al bombardamento del consolato iraniano in Siria.
Lo stato ebraico non ha saputo e potuto rispondere se non con l’invio di qualche drone che è stato abbattuto rapidamente dalla contraerea iraniana.
L’umiliazione per Israele è stata forte e storica. Mai nella storia di Israele i suoi cieli erano stati violati dai missili di un’altra nazione che colpiva gli obiettivi che voleva colpire mentre la groviera della contraerea israeliana, “Iron dome”, poteva fare ben poco per fermare quanto stava accadendo.
Adesso è il momento di serrare le fila. L’avversario è alle corde e si dimenerà fino alla fine.
Il ritorno ufficiale di Trump potrà essere probabilmente considerato come l’ultimo chiodo sulla bara del Nuovo Ordine Mondiale.
Dopo dovrà esserci il seppellimento del cadavere di questo totalitarismo globale che ha fatto vedere in quale tipo di mondo voleva trascinare l’umanità ai tempi della farsa pandemica.
Ora occorre mantenere i nervi saldi ed essere vigili perché la bestia ferita cercherà di colpire fino all’ultimo istante.
Questo non cambia già quanto detto. Il mondialismo è un fenomeno storico, e soprattutto religioso, già condannato all’estinzione dalla storia.
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