Le nuove scelte dell’Iran
di Luciano Lago
Il sinistro avvenuto sulle montagne dell’Iran in una zona interna, che ha determinato lo schianto dell’elicottero dove viaggiavano il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il ministro degli esteri Hossein Amir-Abdollahian e altri funzionari iraniani, ha creato un vulnus nella dirigenza dell’Iran che dovrà essere presto rimpiazzato.
A
prescindere di quale sia stata la causa dello schianto dell’elicottero,
su cui stanno indagando riservatamente i servizi iraniani e quelli
russi, la morte del presidente Raisi è arrivata in un momento molto
difficile per il Medio Oriente. Fatta eccezione per Israele, i leader
mondiali hanno espresso le loro condoglianze.
Secondo la costituzione iraniana , il nuovo presidente sarà eletto entro 50 giorni. Tuttavia,
l’eredità di Raisi lascerà una impronta sul futuro sviluppo della
posizione dell’Iran nell’arena internazionale e su quella interna.
L’Iran ha avuto, sotto la presidenza di Raisi, un rafforzamento della sua posizione politica grazie ad una politica di cooperazione e di alleanze verso l’Est, in particolare con la Russia e con la Cina, che ha permesso al paese persiano di sottrarsi alla asfissiante morsa delle sanzioni occidentali decretate dagli Stati Uniti e dalla UE. Quanto meno l’Iran è riuscito a non rimanere isolato ma anzi ha continuato a stringere accordi economici e di cooperazione con paesi emergenti come l’India, la Cina, la Turchia, l’Iraq, il Pakistan e altri.
Il paese persiano ha sofferto e soffre la crisi con alta inflazione e crollo del potere di acquisto ma è riuscito a mantenere le sue esportazioni di petrolio, il suo sviluppo economico e coesa la sua popolazione (in barba alla propaganda occidentale) contro l’assedio decretato dagli Stati Uniti e dall’Europa. Inoltre l’Iran è stato attaccato dalle centrali di destabilizzazione con sede a Washington e Tel Aviv mediante attacchi terroristici e sobillazione interna di piazza, per un maldestro tentativo di rovesciamento di regime. Anche questi tentativi sono andati a vuoto e respinti dalle forze di sicurezza, le Guardie della Rivoluzione, non senza perdite di vite umane.
L’Iran dall’occidente non
si aspetta più nulla se non sanzioni a tutto spiano e tentativi di
infiltrazione e sovversione interna. Questo non ha prodotto gli effetti desiderati dai nemici ma piuttosto ha consolidato la difesa iraniana all’esterno ed all’interno del paese.
Teheran
ha fortificato le sue forze di difesa, ha modernizzato i suoi sistemi
d’arma e oggi si trova sulla soglia del nucleare, come ha voluto Raisi,
dopo il fallimento del piano JCPOA (nucleare), sabotato e disdetto
dall’amministrazione Trump. Per fare fronte alle aggressioni contro il
proprio paese da parte di Israele e degli Stati Uniti, l’Iran ha scelto
di realizzare un fronte unito con le milizie di Hezbollah nel Libano,
degli Houthi nello Yemen, con le milizie sciite irachene e la Siria di
Assad. Questo che si è formato ha preso il nome di asse della
resistenza, voluto dal generale Soleimani (assassinato dagli USA) e
assecondato da Raisi. L’Asse della Resistenza è divenuto il
principale protagonista nella difesa della Palestina dopo il 7 Ottobre
con l’aggressione di Israele a Gaza. Questo è stata la vera novità che
ha permesso all’Iran di creare una nuova equazione di forza in Medio
Oriente.
Di sicuro è l’Iran il principale bastione della resistenza ad Israele ed agli Stati Uniti e questo ha reso l’Iran il più importante nemico da colpire per i gruppi di potere di Washinton e Tel Aviv. Ogni azione da parte di questi gruppi è lecita: eliminazioni mirate dei capi delle guardie della Rivoluzione, attentati ed attacchi terroristici da parte dei proxi degli USA, vale a dire l’ISIS e gruppi affini, infiltrare gruppi di terroristi dal Kurdistan iracheno, sabotaggi ad impianti industriali e depositi energetici, assassinio di scienziati iraniani. Niente è stato risparmiato nella strategia di americani e sionisti per seminare il caos e la destabilizzazione nel paese. Tuttavia l’Iran del dopo Raisi è più forte di prima e non ha intenzione di piegarsi ai diktat della potenza ex egemone.
La presidenza di Raisi ha visto impennarsi al massimo le le tensioni tra l’Iran e l’asse USA-Israele. Il
1° aprile 2024, un attacco aereo israeliano su un edificio consolare
iraniano nella capitale siriana Damasco ha ucciso diversi alti ufficiali
militari iraniani.
La risposta iraniana non si è fatta attendere:
il 13 aprile, l’Iran ha effettuato il suo primo attacco diretto in
assoluto sul territorio israeliano dispiegando oltre 300 velivoli senza
pilota e missili. Proseguendo Israele questa strategia di provocazioni
contro l’Iran, questa potrebbe portare a una guerra totale tra Iran e
Israele e non mancherebbe il coinvolgimento degli USA.
L’altro grande successo della presidenza di Raisi è stato il riavvicinamento con l’Arabia Saudita, mediato dalla Cina, che ha posto fine ad una ostilità trentennale tra sciiti e sunniti che in buona parte era fagocitata dagli occidentali.
Il
successivo grande sviluppo regionale-internazionale è stata l’adesione
permanente dell’Iran all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai
(SCO) e la richiesta dell’Iran di aderire al gruppo Brics di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, che Pechino e Mosca hanno presentato come un potente polo di contrasto all’Occidente.
Di
conseguenza non si può sottovalutare che la figura del presidente Raisi
ha coinciso con una serie di scelte fondamentali del paese persiano che
ne hanno determinato la crescita e che, per tale motivo, era fortemente
inviso a Washington e Israele.
Non si può escludere a priori che
l’incidente dello schianto del suo elicottero non sia stato un evento
del tutto casuale come si vorrebbe far credere.
Nessun commento:
Posta un commento